1 ora fa
mercoledì 11 febbraio 2009
Dicono che noi ci stiamo buttando via, ma siam bravi a raccoglierci.
Il vento che soffia fuori è freddo e violento. Secondo me sta traslocando - contro la loro volontà - intere famigliole di scoiattoli terrorizzati da una parte all'altra della città. Ogni tanto mi pare di sentir squittire...
L'ondeggiare del pino alto quattro piani davanti a questa finestra, oltre a darmi il mal di mare, mi ipnotizza e scava nella mia memoria dissotterrando antichi ricordi...
Mi è sempre piaciuto scrivere e l'ho sempre fatto. Più o meno sempre, diciamo. Senz'altro ricordo qualche tentativo negli anni delle medie, in cui ero bombardata da cartoni animati, telefilm e letture varie.
Erano racconti scritti più che altro per mettere nero su bianco qualche fantasia: di solito la protagonista ero io, ma con un nome figo (e possibilmente molto più bella) e immancabilmente salvavo il pianeta con le mie immense doti.
Di volta in volta tali doti erano:
a) innate, ma io le avevo sempre tenute nascoste fino al momento in cui fossero state cruciali;
b) rivelate all'improvviso in situazione di emergenza.
Capitava che io non fossi proprio io, ma scoprissi di:
a) venire da un altro pianeta;
b) essere una "prescelta", di quelle nate con il cartellino "congratulazioni, sei la numero mille" o qualcosa del genere.
Approdata ai tredici-quattordici anni ho ardito infilare anche qualche strafigo in qualità di co-protagonista.
La casistica variava:
a) lo strafigo era antipatico e io lo snobbavo elegantemente;
b) lo strafigo non mi notava mai, ma quando i miei Poteri si rivelavano cadeva ai miei piedi;
c) lo strafigo era mio compagno designato nell'avventura da un'entità superiore - era il destino (oh, mon Dieu!)!
La prima "storia" propriamente detta che mi sono azzardata a completare risale ai miei quattordici anni, prima liceo.
Scritta a matita su un quaderno a righe di seconda elementare con la copertina verde marcio e pupazzetti non meglio identificati sopra.
Probabilmente non aveva titolo o se ce l'aveva non lo ricordo.
Parlava di quattro compagni di scuola che si perdono in una grotta nel corso di una gita scolastica. Incontrano pericoli e personaggi fantastici con i quali devono confrontarsi. Ci sono i due secchioni e i due propensi alle battute. L'unico scopo è trovare l'uscita della grotta. Nessuno di loro è "me", nessuno di loro ha (o scopre di avere) poteri speciali. Niente gnocche o gnocchi. Alla fine escono dalla grotta, trovando ad accoglierli pattuglie della polizia che li cercano da giorni.
Breve, semplice, probabilmente scritto in modo accettabile.
Non venderebbe mai.
E la cosa assurda è che credo che sia giusto!
Prendiamo uno a cui piace disegnare. Dipinge e dipinge, forse a dieci anni ha spremuto un paio di tubetti di tempera colorata su un foglio e li ha pasticciati con le mani, ottenendo una composizione gradevole per l'occhio.
Potete immaginarvi una mostra d'arte organizzata e pubblicizzata, con ingresso a pagamento, per ammirare la cosa?!?!
Può pure darsi che questo ragazzino prosegua nella sua passione e un giorno dipinga "La Nascita di Venere", ma vogliamo aspettare che abbia sfornato "La Nascita di Venere", prima di dargli dei soldi e presentarlo all'intera nazione come "pittore"?!
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oh beh... parliamone :D. ci sono mostre d'arte moderna in cui un disegno pastrocchiato con le mani da un bambino di 7 anni sarebbe l'opera di punta :D.
RispondiEliminase vuoi facciamo a gara a chi ha scritto più oscenità in tenera età. sono un avversario duro da battere in questo frangente, ti avverto subito :P
hai ragione, forse l'esempio "arte" non era calzante ;) ma era una (neanche troppo) velata allusione al mitico Ghirardi =)
RispondiEliminapurtroppo non ho conservato le prove, forse ho giusto tenuto un fumetto spancioso. il quaderno verde marcio invece sono convinta sia da qualche parte giù in cantina, devo cercarlo [*sparisce inghiottita da cumuli di ragnatele*]