WE OWE IT TO EACH OTHER,
TO TELL STORIES.

Neil Gaiman

CARESS THE TALES
AND THEY WILL DREAM YOU REAL.

Nightwish

STORIES AND SONGS
ARE THE LANGUAGE OF THE HEART.

Stephen Lawhead


ALL STORIES ARE TRUE.
Patrick Rothfuss

A DREAMER IS ONE WHO CAN ONLY FIND HIS WAY BY MOONLIGHT,
AND HIS PUNISHMENT IS THAT HE SEES THE DAWN
BEFORE THE REST OF THE WORLD.
Oscar Wilde

THE CORE OF ALL LIFE
IS A LIMITLESS CHEST OF TALES.

Nightwish
ALL THE TRUTH IN THE WORLD
IS HELD IN STORIES.

Patrick Rothfuss

domenica 27 febbraio 2011

Look! A new day has begun.

Stasera va così, di ricordi...



Memory!
Turn your face to the moonlight
Let your memory lead you
Open up, enter in
And you'll find there the meaning of what happiness is
And a new life will begin

Ricordi!
Volgi lo sguardo alla luna
Lascia che i ricordi ti guidino
Ti aprano, entrino in te
E scoprirai cos'è la felicità
E una nuova vita avrà inizio

Memory!
All alone in the moonlight
I can smile at the old days
I was beautiful then
I remember the time I knew what happiness was
Let the memory live again


Ricordi!
Tutta sola sotto la luna
Riesco a sorridere dei giorni passati
Ero bellissima allora
Ricordo il tempo in cui sapevo cos'era la felicità
Lascia che il ricordo torni in vita


Burnt out ends of smoky days
The stale cold smell of morning
A streetlamp dies
Another night is over
Another day is dawning

Giorni fumosi bruciati alla fine
L'odore freddo e stantìo del mattino
Un lampione si spegne
Un'altra notte è al termine
Un nuovo giorno comincia


Daylight!
I must wait for the sunrise
I must think of a new life
And I mustn't give in
When the dawn comes
Tonight will be a memory too
And a new day will begin

La luce del giorno!
Devo aspettare il sorgere del sole
Devo pensare a una nuova vita
E non devo lasciarmi andare
Quando giunge l'alba
Anche questa notte diverrà un ricordo
E un nuovo giorno comincerà

Sunlight through the
Trees in the summer
Endless masquerading
Like a flower as the dawn is breaking
The memory is fading

La luce del sole attraversa
Gli alberi in estate
Una mascherata senza fine
Come un fiore mentre si sta aprendo l'alba
Il ricordo svanisce

Touch me!
It's so easy to leave me
All alone with the memory
Of my days in the sun
If you touch me
You'll understand what happiness is
Look! A new day has begun

Toccami!
È così facile lasciarmi
Tutta sola con i miei ricordi
Dei giorni trascorsi al sole
Se mi tocchi
Saprai cos'è la felicità
Guarda! Un nuovo giorno è cominciato

lunedì 21 febbraio 2011

We stand against

If you don't want a man unhappy politically, don't give him two sides to a question to worry him; give him one. Better yet, give him none. Let him forget there is such a thing as war. If the Government is inefficient, top-heavy, and tax-mad, better it be all those than that people worry over it. Peace, Montag.

Se non vuoi che un uomo sia politicamente infelice, non mostrargli due aspetti della questione: non faresti che preoccuparlo. Mostragliene uno solo. Meglio ancora: neppure uno. Lascia che si dimentichi che esistono le guerre. Se il governo è incapace, pressante ed esigente, è comunque meglio che avere della gente preoccupata. Pace, Montag.

Give the people contests they win by remembering the words to more popular songs or the names of state capitals or how much corn Iowa grew last year. Cram them full of non-combustible data, chock them so damned full of 'facts' they feel stuffed, but absolutely 'brilliant' with information. Then they'll feel they're thinking, they'll get a sense of motion without moving. And they'll be happy, because facts of that sort don't change. Don't give them any slippery stuff like philosophy or sociology to tie things up with. That way lies melancholy.

Dà alla gente concorsi che possano vincere ricordando le parole delle canzoni più in voga, o i nomi delle capitali, o quanto mais è stato prodotto l'anno scorso in Iowa. Riempi tutti quanti con informazioni vuote, li devi sopraffare di 'fatti', in modo che si sentano 'brillanti'. Allora crederanno di pensare, sembrerà loro di muoversi quando invece sono fermi. E saranno felici, perché i fatti tanto non cambiano. Non dare loro roba che scotta come la filosofia, o la sociologia per collegare ogni cosa. È in questo modo che si apre la strada alla malinconia.

Any man who can take a TV wall apart and put it back together again, and most men can nowadays, is happier than any man who tries to slide-rule, measure, and equate the universe, which just won't be measured or equated without making man feel bestial and lonely.
I know, I've tried it; to hell with it. So bring on your clubs and parties, your acrobats and magicians, your dare-devils, jet cars, motor-cycle helicopters, your sex and heroin, more of everything to do with automatic reflex.


Chiunque possa distruggere un televisore e rimetterlo insieme, e la maggior parte degli uomini può farlo al giorno d'oggi, è più felice di chiunque cerchi di calcolare, misurare e mettere l'Universo in equazioni. L'universo non si farà misurare o mettere in equazioni senza che l'uomo si senta un animale e soffra la solitudine.
Lo so, ci ho provato. Al diavolo. Quindi andiamo avanti con le feste e i club, con gli acrobati e i prestigiatori, i matti, le automobili a propulsione, gli elicotteri-motocicletta, il sesso e l'eroina, di più di ogni cosa che sia possibile fare grazie a un riflesso automatico.


We stand against the small tide of those who want to make everyone unhappy with conflicting theory and thought.

Noi affrontiamo la piccola marea di coloro che vogliono rendere tutti infelici con teorie e pensieri contrastanti.

[Fahrenheit 451, Ray Bradbury]

venerdì 18 febbraio 2011

Bringing about Armageddon can be dangerous.

Questa mattina sono andata a fare la spesa.
In Maybachufer c'è un bellissimo mercato e sono andata là, sebbene siano 6 fermate di U-Bahn da casa. Mi sono portata 4 tracolle di tela per trasportare i carichi e mi sono avviata.

Circa due ore dopo sono tornata a casa e ho svuotato 3 delle 4 borse, estraendone:
1) il bottino del mercato: patate; cipolle; zucchine; peperoni rossi; peperoncini piccanti; un mazzetto di coriandolo; 2 cespi di lattuga; coste; susine nere; arance; mele; 3 avocado; 3 manghi;
2) il bottino del negozio BIO proprio davanti alla fermata dell'U-Bahn: piselli, mais e spinaci surgelati; tofu; latte di soia alla fragola; yogurt di soia; fagioli rossi; passata di pomodoro.

Sono rimasta a osservare compiaciuta cotanta abbondanza, congratulandomi con me stessa per essere riuscita a portare a casa tutto senza dimenticarmi pezzi in giro. Dovrei avere tutto ciò che mi occorre per una cenetta messicana a base di chili vegetariano e guacamole (magari potrei procurarmi o imparare a fare delle tortillas) nonché per una torta di mele. Il resto è a improvvisazione.

E dopo tutto questo auto-compiacimento, ho deciso di pranzare con degli avanzi raccattati in giro per la cucina: un fondo di lattuga appassita con residui di finocchio conditi con sale-olio e semini vari nonché un piatto di cavolo rosso misto a pezzi di mela (una porzione surgelata che non ci stava più agevolmente nel freezer). Succede sempre così, quando faccio la spesa. L'abbondanza evidentemente mi intimidisce.

mercoledì 16 febbraio 2011

Il contadino! Alla locanda! Non ha pagato il conto!

.

Siamo solo a metà del mese, ma non va bene lasciare che troppe letture si accumulino nella memoria.
Dai tempi del post in cui riassumevo i primi libri letti nel 2011, ne ho già da aggiungere una decina, si impone un riepilogo prima che i dettagli sfumino troppo.

Era ancora gennaio, quando mi sono immersa nella lettura di Down And Out In The Magic Kingdom, di Cory Doctorow.
Il racconto si svolge a Disneyland, nel futuro. Gli esseri umani non temono la morte: ogni inconveniente viene risolto con un corpo nuovo di zecca in cui viene impiantata la memoria del soggetto, precedentemente registrata in periodici back-up. C'è tuttavia chi si stufa di vivere, in quel caso gli è concesso di suicidarsi, ma sono veramente pochi coloro che scelgono di farla finita in maniera così drastica. La soluzione preferita dai più è la cosiddetta "deathend": ti fai semplicemente mettere a dormire per un periodo più o meno lungo, anche centinaia di anni. Dopodiché ti risvegli e riprendi a vivere, presumibilmente in un contesto talmente diverso da quello che hai lasciato, che la noia almeno per un po' non ti tormenterà più.
Un altro dettaglio interessante è il fatto di essere sempre tutti on line: le informazioni vengono istantaneamente condivise da chiunque con chiunque, non c'è bisogno di telefonini, scambio di foto o di sms perché tutto viene aggiornato al momento nella tua personale banca dati.
La vicenda gira intorno al protagonista, la sua ragazza e il suo migliore amico, impegnati strenuamente in un'impresa senza speranza, ovvero cercare di evitare che lo spirito animatore di Disneyland venga soppresso a vantaggio di nuove tecnologie più efficaci, potenti, sbalorditive e naturalmente remunerative. Il protagonista è colui che prende più a cuore la cosa, al punto da allontanare la propria ragazza nonostante inizialmente fosse partito proprio con l'idea di farlo per lei. Con la sua motivazione riesce a scaldare qualche animo, ma naturalmente incorre in molteplici difficoltà: certe battaglie non si lasciano mai combattere facilmente.
Doctorow riesce sempre a essere brutalmente attuale anche in un mondo fantastico.

Subito dopo ho letto Radiance, di Alyson Noël.
Si tratta della storia di una ragazzina di nome Riley, che muore in un incidente d’auto insieme a mamma, papà e il suo cane Buttercup. La sola che sopravvive all’incidente è Ever, la sorella maggiore di Riley. Il libro racconta proprio la storia di Riley, che dopo lo schianto attraversa un ponte e si trova nell’aldilà. Questo altro mondo si rivela essere un posto molto simile a quello in cui lei viveva quando era ancora viva, ma che si chiama QUI e in cui il tempo è sempre ADESSO. È un posto strano, visto da una prospettiva ancora più insolita: quella di una ragazzina che brama la vita e non sa come andare avanti ora che è finita. Timorosa del confronto, proprio come lo sarebbe stata al primo giorno di scuola sulla terra; prevenuta nei confronti di un giudizio che ritiene ingiusto a priori, dal momento che non le è stata data la possibilità di crescere o di vivere abbastanza; perplessa nello scoprire che i suoi genitori non hanno avuto difficoltà a trovare il proprio posto lontano da lei… infine si ritrova a ricoprire il ruolo di “acchiappa-anime”, più per mancanza di alternative, che per desiderio. E scopre di non cavarsela affatto male.
Un racconto carino, curioso e meno leggero di quanto potrebbe apparire.


Il terzo libro di questo round è stato La Verità Del Ghiaccio, di Dan Brown.
Farò un piacere a me stessa e a tutto il mondo, d’ora in poi. Non leggerò più niente che porti la sua firma. Trovo i suoi libri sempre più irritanti, spocchiosi, rimasticati e insopportabili. Credo che Dan Brown abbia un’unica abilità nella quale eccelle: riesce a prendere una qualsiasi idea potenzialmente buona, spogliarla di tutti i lati interessanti, buttarla in pasto a personaggi che sembrano la caricatura di Topolino e Gambadilegno, condire il tutto con Frasi Fatte a volontà e Cliché come se piovesse e vendere milioni di copie.
Per tutta la lettura si ha la vivida impressione di assistere a un teatrino in cui il burattinaio si mostra in continuazione ed è pure imbranato.
Lui & Lei sono obbligati a innamorarsi. Sono circondati da supercattivi che vogliono fargli la pelle ma non ci riescono mai nonostante siano militari addestrati del corpo speciale e abbiano a loro disposizione ritrovati tecnologici e bellici che nemmeno Luke Skywalker. Si sarebbe portati a pensare che Lui & Lei siano dei supereroi, delle specie di Rambo, reduci dal Vietnam, fuggiti da Guantanamo… no, nulla di tutto ciò. Se ancora sperate di trovare qualcosa di plausibile, rinunciate ora! Lui è un oceanografo di bell’aspetto che conduce documentari in TV. Lei è un’impiegata (d’ufficio) del governo.
Lo stile di narrazione è scadente e fa notevole uso di una cosa che in gergo viene definita infodump. Vi trovate di fronte a un infodump quando nel bel mezzo di una scena l’autore ci delizia con un’informazione non richiesta, rifilata a mo’ di lezioncina e non integrata alla trama. Non solo Dan Brown sfoggia la sua cultura senza degnarsi neppure di mascherarla. Ci propina nozioni spicciole di biologia o di fisica così, senza motivo, visto che si tratta spesso di informazioni del tutto irrilevanti ai fini della storia. Evidentemente, oltre a credersi un romanziere, Mr Brown si erge a promotore della cultura delle masse.
Ma ho parlato fin troppo. E sarà magari sarà l’invidia a farmi parlare, come spesso - si sa - accade in questi casi. Mi sembra giusto e doveroso, quindi, lasciare la parola a lui, l’esimio:
"il buco aperto nel ghiaccio appariva come una piccola piscina al centro dell'habisfera. La superficie della pozza, profonda settanta metri, rimase increspata per un poco prima di acquietarsi. Il livello dell'acqua del pozzo era almeno un metro sotto la superficie del ghiacciaio, e questa discrepanza era causata sia dallo spostamento della massa del meteorite sia dalla proprietà del ghiaccio di ridurre i suo volume quando si scioglie". (pag 128)
Ho aggiunto io il corsivo. A qualcuno interessava sapere che Dan ha imparato a dovere la sua lezioncina? A me no, a nessuno dei personaggi poteva fregar di meno, visto che sono tutti del mestiere e questa cosa la sapevano perfettamente.
Ora, prima di trascrivere per voi la seconda (e ultima, state tranquilli) citazione, c’è bisogno di un piccolo riassuntino. La premessa è essenziale per cogliere la drammaticità del momento che voglio condividere con voi.
I nostri protagonisti, Lui & Lei, come si diceva prima, sono continuamente presi di mira da un manipolo di militari dei corpi speciali, qualcosa tra i servizi segreti e i mercenari legalizzati. Sono in tre, si muovono rapidi, non hanno problemi di budget e possono permettersi di sparare con prototipi di arma che se venissero trovati da un comune mortale verrebbero scambiati per prodotti alieni. In un momento in cui i Tre attaccano, Lui & Lei sono in compagnia di un’altra donna e di un altro uomo: quattro civili disarmati e soli nella sterminata distesa bianca e ghiacciata della banchisa polare. La donna viene uccisa davanti agli occhi di Lui & Lei e l’uomo quasi, ma Lui & Lei si nascondono dietro la slitta. Troppo furbi! Perché tre militari dei corpi speciali incaricati di far fuori 4 civili disarmati debbano concentrarsi sul primo cadavere e sul secondo quasi-cadavere invece di spicciarsi a far fuori anche gli altri due e tornare a casa per l’ora del tè, non lo so. In ogni caso funziona così. E quindi i nostri due riescono a farsi venire la brillante idea di agganciarsi alla cintura il telone che copriva la slitta, che immediatamente si gonfia per via del forte vento e li solleva in aria. Siccome il gruppetto era unito in cordata e l’unica a essere staccata al momento è la donna-cadavere, Lui & Lei, zavorrati dal quasi-cadavere, prendono il volo sotto allo stupefatto naso dei militari. Ma il vento è fortissimo e li trascina inesorabilmente verso il mare. Non vogliono finire in acqua, perché le tute termiche che indossano hanno una tenuta limitata e in acqua morirebbero di freddo nel giro di breve tempo, allora cercano di sganciarsi. Immaginiamoci la scena, è una situazione pazzesca! Il vento soffia e urla, presumibilmente c’è anche della pioggia che li sferza, fa freddo, si stanno trascinando un quasi-cadavere penzoloni in fondo alla corda e rischiano di essere scaraventati in mare. Cercano di sganciare il moschettone a cui è attaccato il telone, ma la pressione è troppo forte e non ce la fanno. Il bordo della banchisa si avvicina inesorabile, Lei prende la piccozza che aveva appesa alla cintura per segare la fune che li lega al telone. Io non ho mai preso parte a un corso di sopravvivenza e sono ignorante di tecniche di salvataggio in extremis, ma faccio piuttosto fatica a immaginare che una fune come deve essere quella che trasporta tre adulti in una bufera possa cedere nel giro di secondi a colpi di piccozza, in aria. In ogni caso, Lei ci riesce appena in tempo e i tre precipitano sul ghiaccio sottostante, a un pelo dall’acqua. Stremati, terrorizzati, ammaccati e contusi sollevano la testa.
E ora cedo la parola a Dan, che ci offre il punto di vista di Lui:
“Allora si rese conto di ciò che era successo: erano scivolati dal ghiacciaio principale su un lastrone più basso. Grande come una pista da hockey, era in parte crollato, pronto a staccarsi e precipitare in mare da un momento all'altro.
"Il fenomeno del calving", pensò Tolland, osservando la precaria piattaforma su cui era disteso.” [pag 233)
E certo! A cos’altro vuoi pensare in un tale frangente, se non alla definizione scientifica del fenomeno di formazione degli iceberg?!
Bastano poi due accenni ai famosi Lui & Lei. Lui è bello e lavora in TV, milioni di donne nel paese sono innamorate di lui, ma lui è forse uno sbruffone che cambia ragazza come cambia i calzini? Giammai! Lui è un Puro Di Cuore, devotamente fedele alla buonanima di sua moglie, opportunamente morta e sepolta al momento in cui questo popò di storia si svolge. E Lui & Lei si innamorano perché verso la fine del libro Dan Brown se ne ricorda e strizza tra un paragrafo e l’altro frasi del tipo: “Lei si rese conto dell’espressione dolce negli occhi di lui”, o “Lui finalmente capì cosa voleva dire sua moglie, quando sul letto di morte gli aveva promesso che un giorno si sarebbe innamorato ancora” e ancora un po’ ci si aspetta di vedere qualcuno che cavalca solitario verso il tramonto.
Insomma, talmente deludente che non so che parte evitare di descrivere. Ma diciamo basta qua.

Il quarto libro di questo post è Uomini Che Odiano Le Donne, di Stieg Larrson.
Nonostante lo spropositato successo che ha avuto, l’ho trovato un bel libro. Forse non da giustificare lo sproposito nel successo, ma mi è parso un bel giallo, ben costruito, con personaggi credibili e reazioni realistiche.
Un giornalista si ritrova, a causa di varie vicissitudini, ad avere un anno di tempo a disposizione. Accetta quindi di lavorare per un anziano signore, che lo incarica ufficialmente di redigere la sua biografia, ma ufficiosamente è interessato a scoprire che fine ha fatto la sua nipote prediletta, scomparsa qualcosa come cinquant’anni prima e da lui creduta morta, assassinata da un membro non identificato della loro numerosa e acidissima famiglia. Il giornalista accetta e si lascia suo malgrado coinvolgere dalle vicende che mano a mano si svelano sotto i suoi occhi. Viene aiutato nelle sue ricerche da una ragazza molto particolare, anticonvenzionale, molto cinica e crudamente realista, sempre pronta ad aspettarsi il peggio dalle persone. E spesso ci azzecca. Alla fine il mistero si svela e il nostro bravo giornalista torna gloriosamente a fare il suo lavoro.
Non mi ha fatto impazzire, ma la storia è coinvolgente. Ho già in programma di leggere i seguiti.

A seguire ho letto World Of Wonders, di David Gerrold.
Ne ho già scritto qui e ne approfitto così taglio un pochino questo post che per colpa di Dan Brown si è allungato a dismisura.

È stata quindi la volta di The Forest House, di Marion Zimmer Bradley.
Ho deciso di prendere in mano un libro della Zimmer Bradley dopo essermi imbattuta in numerose recensioni entusiaste. L’unico libro suo che avevo preso in mano precedentemente era stato “Le Nebbie Di Avalon”, alla tenera età di 17 anni, e lo avevo mollato quasi subito per la noia. Vedi mai che con l’età riesca ad apprezzarla?, mi sono detta. E ho attaccato “The Forest House” . Confesso di avere impazientemente tentato di spingere i personaggi con la forza del pensiero a fare qualcosa dopo aver realizzato che a pagina 100 il riassunto della storia poteva essere questo: giovane soldato romano precipitato per errore in una trappola per orsi viene soccorso da famiglia di Britanni. *GH*
Ho proseguito la lettura, non tanto per l’implacabile azione, ma per l’ambientazione dipinta con una precisione e una delicatezza che ho trovato davvero ammirevoli. Non so se quella che sto per fare sia un’osservazione idiota o sessista, ma percepivo nettamente che dietro alle pagine del libro ci fosse una donna. Come quando entri in una casa e vedi fiori sul tavolo e cuscini dcorativi sul sofa.
Insomma, alla fine devo ammettere che il libro mi è piaciuto, ma che lo stile della Zimmer Bradley mal si confà alla mia natura impaziente, figlia probabilmente di una vita frenetica e troppi film di Hollywood. Credo che leggerò altro di suo, ma solo quando mi sentirò di rallentare il ritmo.

Anche del libro numero sette ho già parlato. Si tratta di The Complete Idiot's Guide To Pilates Method, di Karon Karter. Non c’è molto altro da aggiungere, se non la considerazione che la teoria è decisamente la parte più facile. Decisamente.

Il libro seguente è stato First Love, Last Rites, di Ian McEwan.
Si tratta di una raccolta di racconti e non mi ha lasciato particolarmente soddisfatta. Il primo racconto, Solid Geometry, è forse il più surreale dell’intera raccolta e credo quello che ho apprezzato maggiormente. Gli altri sono troppo malinconici e si svolgono su ambientazioni volutamente squallide, ma sono un po’ stanca di Malinconia & Squallore Senza Via D’uscita.

Su consiglio di un contatto anobiiano subito dopo ho intrapreso la lettura di un altro libro dello stesso autore: Atonement.
E questo mi ha entusiasmato.
Si tratta di una storia articolata su diversi livelli. La base della vicenda è una grande casa inglese in tempi antecedenti la seconda guerra mondiale. È estate e nel giro di pochi giorni si svolge l’episodio che dà ragione a tutto quello che segue. La fautrice del destino di una manciata di persone è Briony, una ragazzina che all’epoca aveva tredici anni. Ha una fantasia molto fervida, anzi: di più. Nella sua immaginazione crea episodi, assegna ruoli e a un certo punto trascina il suo mondo di fantasmi e idee all’interno del mondo reale, sconvolgendo la vita di più di una persona. Quando, più grandicella, si rende conto di quello che ha fatto, è troppo tardi per rimediare, ma a suo modo lei sente di doverci provare.
Il finale è triste da strapparti il cuore, ma è talmente azzeccato che non fa che accrescere il valore e la bellezza di questo romanzo.

Infine ho letto Sostiene Pereira, di Antonio Tabucchi.
Un racconto delicato, triste e bellissimo, di un Portogallo che si sveglia sotto la dittatura e di un giornalista che si dedica alla pagina culturale di un quotidiano.
Pereira è un uomo normale, non è un fervente patriottico e neppure un ardito rivoluzionario. Non usa la pagina culturale di cui è responsabile per fare propaganda pro- o anti-dittatura, ma traduce brani di poeti e scrittori che trova interessanti . È affezionato al ricordo della moglie morta, a cui si rivolge quotidianamente osservando il suo volto in una vecchia fotografia. È un po’ sovrappeso, soffre di cuore e fa la vita dello scapolo, con la governante che gli fa trovare pronto il mangiare regolarmente. E nella sua routine si innestano sia la dittatura, con le sue esigenze, sia una giovane coppia di rivoluzionari, che lui continua ad aiutare discretamente senza riuscire a spiegarsi bene perché. E quando infine lo spettro della dittatura gli si palesa inconfondibile e crudele, prende l’unica decisione che un uomo desideroso di concludere la propria vita in pace con il mondo e con la propria coscienza può prendere.
Lo stile è particolare e sempre molto leggero anche quando gli episodi sono scottanti. Il libro si fa leggere volentieri, le pagine si susseguono delicate e intrecciate l’una all’altra. Un pomeriggio tranquillo che lascia un po’ di amaro in bocca, inevitabilmente portando alla constatazione che la storia si ripete sempre.

Per me si va nella città dolente

- Allora, mamma, dimmi un po': cosa farai oggi?

- Beh, per prima cosa devo preparare la lezione di italiano. E poi voglio cucinare il pane e i peperoni arrosto. Avrei vouto farlo ieri, ma alla fine non ce l'ho fatta.

- Come mai? Cos'è successo?

- Beh, sai. Una cosa tira l'altra ed è arrivata sera.

- Ma dai, cos'hai fatto ieri?

- Al mattino sono andata a iscriverti al liceo. Solo che prima dovevo compilare la domanda ed era obbligatorio segnare altre due preferenze di scuola. Così ho dovuto cercare i nomi di altri due licei.

- E quali hai messo?

- Ho segnato come seconda scelta quello dove va il tuo amico V. e come terza quello dove si è iscritto A.

- Okay. E dopo cosa hai fatto?

- Dopo aver consegnato la domanda di iscrizione volevo tornare subito a casa, però ho sentito belare...

- Belare?

- Ma sì, proprio BÈÈÈÈÈ. Veniva dalla piccola fattoria che c'è di fianco al liceo. Allora sono andata a vedere. C'era un pecorone che continuava a lamentarsi: BÈÈÈÈÈ - BÈÈÈÈÈ. Un altro gli andava dietro ma quello continuava. Ah e poi ho visto due agnellini! Stavano già sulle loro gambe, non erano proprio piccoli. Però erano così carini, tutti neri e soffici!

- E dopo le pecore, cosa hai fatto?

- Beh a quel punto sono tornata a casa. Mi sono messa a cercare dei documenti che servono a papà e poi mi ha telefonato la nonna. Nel frattempo ho ritirato il bucato e piegato la biancheria. Dopodiché mi sono preparata il pranzo, solo che l'ho bruciato e ho dovuto buttare via tutto e ricominciare. Poi è tornata Sara e ci siamo messe a parlare della sua sciarpa all'uncinetto. Quando lei è uscita per andare a comprarsi altri gomitoli mi sono accorta che mi rimaneva solo mezz'ora prima di venirti a prendere, allora ho letto qualche pagina. Dopo la scuola ti ho accompagnato a violino e quando siamo tornati a casa era già ora di preparare la cena. Come vedi, non c'è proprio stato tempo di preparare il pane e i peperoni al forno.

Ebbene sì. Una cosa tira l'altra e quando arriva sera si riesce a collassare anche se non si è fatto praticamente niente.

sabato 12 febbraio 2011

Little ball of fur

ore 16:00
- Allora, Luca, io adesso esco con tua sorella, la accompagno in giro per negozi. Tu resti a casa con papà e sai cosa devi fare, vero?
- Uh?- Devi finire il libro che avevi promesso di finire l'altro ieri sera, e poi ieri pomeriggio, e poi ieri sera, e poi stamattina...- Va bene, va bene! Ho capito! Ma mi mancano 20 pagine, non ce la farò mai a finire prima che voi torniate!- Ma sì, che ce la farai. Noi restiamo via per un po'.
- Uffa. E poi tanto lo so già chi è il ladro: è il cuoco.
- Il cuoco?
- Sì! Tutti gli indizi portano a lui e poi, vedi? Qui c'è disegnata la cucina e il cuoco è questo. Vedi che aria sospetta? Inoltre il libro si intitola "Pfefferdieb", cioè "Il ladro del pepe", e il cuoco è ovviamente un personaggio sospetto.- Va bene, potrebbe essere il cuoco. Ma non lo saprai mai di sicuro, finché non finisci. Ti mancano ancora due capitoli, magari c'è un bel colpo di scena e si scopre che il Pfefferdieb è, che ne so: il monaco del villaggio!
- Tsè, il monaco. È il cuoco, te lo dico io.- Va beh, non importa: cuoco o non cuoco, il libro lo devi finire. Ciao.
ore 16:48
- Pronto?
- Pronto, mamma? Sono io. Quando tornate?- Mah, non lo so, siamo ancora dentro al negozio. Perché me lo chiedi?- Eh, ho letto solo dieci pagine, non so se ce la faccio a finire prima che torniate. Mi serve più tempo!- Non preoccuparti, possiamo attardarci ancora un po'. Quanto ti serve?
- Uhm, direi almeno un'altra ora.- D'accordo, topo. Ci vediamo tra un'ora.- Okay. Ah, mamma? Avevo ragione io: è stato il cuoco!- Ma ti manca ancora un capitolo, non puoi saperlo!- Ti dico che è lui, vedrai! Ciao!
ore 17:16
- Pronto?
- Ciao mamma, sono io.- Oh, ciao topo. Che succede?
- Ecco, davvero non credo di farcela a finire le dieci pagine prima che torniate. Posso interrompere e finire dopo?- Ma perché dici così? Quando mi hai telefonato mezz'oretta fa avevi già letto dieci pagine! quante ne hai lette da allora?
- Ehm, zero.- Zero? Ma come?- Non riuscivo a concentrarmi e allora per rilassarmi un po' ho suonato "Tanti auguri a te" con il mio kazoo.- Va bene, ma adesso che ti sei rilassato non puoi riprendere?- Davvero, mamma, non riesco a concentrarmi!- D'accordo, finisci pure dopo! Ciao!
ore 17:45

- Pronto?- Ciao mamma, sono io. Posso giocare con la wii?- Beh, se rispetti il limite di un'ora puoi sicuramente.
- Allora mi diresti qual è la password? Papà non vuole mettermela!- No che non ti dico qual è la password! Dì a papà che ho detto che puoi giocare e se lui ancora ti dice che non puoi, aspetti.
- Uffa.- Puoi sempre metterti di nuovo a leggere.- No, no. Aspetto. Ma voi quando tornate?
- Sara si sta provando un maglioncino, non lo so. Ci vediamo dopo.
- Okay. Ciao.

Certi pomeriggi sono davvero duri!

venerdì 11 febbraio 2011

In 10 sessions, you'll feel the difference

.


Ordunque. Nelle ultime settimane, tra una lettura e l'altra, mi sono dilettata con un manuale chiamato The Complete Idiot's Guide To Pilates Method.



Questo qui, insomma, ordinato di seconda mano su amazon e pagato la bellezza di 0,37 euro.





Premetto che ho già letto qualche manuale della serie "Idiot's Guide" e ne sono rimasta sempre piacevolmente sorpresa: sono davvero manuali completi, semplici e divertenti.
Il Pilates sembra un gioco e promette non solo un bel fisico, ma un fisico sano e che soprattutto sta insieme.
Giunta infatti alla soglia delle quattro decine, e dopo aver passato le ultime due praticamente digiuna di attività sportiva degna di questo nome, avverto più d'uno scricchiolio. Non intendendo essere vittima di un disassemblamento spontaneo a breve termine, ho pensato che un corso di ginnastica avrebbe potuto aiutare. Essendo tuttavia oltremodo timorosa di un confronto in pubblico, ho inforcato il mio bravo manuale e mi sono data al fai-da-te del ripristino & restauro.

Così oggi, nella tarda mattinata, ho approfittato della casa deserta e mi sono infilata i pantaloni della tuta e una magliettona larga. Mi sono chiusa in camera, per garantirmi maggiore intimità nonostante in casa non conviva neppure una bestiola domestica di taglia piccola, e ho attaccato il CD Highest Hopes dei Nightwish, per garantire al mio spirito di non sprofondare nell'oscuro baratro della depressione.

Dopodiché ho aperto il fatidico manuale alla pagina in cui spiega gli esercizi base. Sentendomi ancora un po' insicura, ho cercato qualche video su YouTube e sono stata premiata: esili e filiformi fanciulle eseguivano davanti ai miei occhi quegli stessi esercizi con una naturalezza e una semplicità che facevano ben sperare, sebbene le loro gambette fasciate in una tutina nera sembrassero le zampette di un ragno e sebbene fosse evidente che dette zampette non dovessero sopportare un peso superiore ai 40 chili.
Cosa succederà alle MIE punte dei piedi, alorché si troveranno sottoposte alla pressione di ###CENSURA### chili?, mi domanavo ansiosa.

In ogni caso, ho deciso di provare.
Mi sono stesa sul pavimento, occhieggiando più volte la pagina del manuale su cui spiccava la fotografia alla quale dovevo sforzarmi di somigliare.
Poi mi sono alzata e sono andata a tirare le tende blu, che offrono un effetto coprente maggiore di quelle di pizzo traforato bianco.
Mi sono ristesa, ho fatto qualche respirone profondo (la respirazione è la base del bravo esecutore di Pilates) e mi sono attorcigliata secondo istruzioni.
Ho una capacità di coordinazione tale per cui, se mai mi scoprisse un neurologo, mi consegnerebbe sui due piedi a un antropologo affinché mi catalogasse quale nuova specie. Riuscivo a perdere l'equilibrio rimanendo sdraiata. *SIGH*

Non mi sono certo lasciata abbattere - Highest Hopes girava a tutto volume mica per niente.
Ho terminato tutta la serie di esercizi e in più ne ho fatti alcuni specificamente pensati per combattere la cellulite! Sono o non sono una ragazza virtuosa?
Alla fine, in verità, nonostante Highest Hopes mi sentivo leggermente demoralizzata. Mi domandavo, Chissà se sono riuscita a indovinare un movimento che uno? Avrò utilizzato almeno UN muscolo?
Ho sospirato e sono andata avanti con la mia giornata.

Ma la sapete una cosa? Quando poi sono uscita per andare a scuola a prendere Luca sentivo le gambe che andavano da sole, come se si fossero svegliate. Avevo l'impressione di sentire il sangue che scorreva, le fibre dei muscoli che si muovevano... una sensazione insolita e, devo dire, gradevole. Allora forse devo avere azzeccato qualche movimento!

Rottamazione rimandata!

Pare che Pereira stesse in redazione ...

Sarà, disse Pereira, ma anche qui le cose non vanno bene, la polizia la fa da padrona, ammazza la gente, ci sono perquisizioni, censure, questo è uno stato autoritario, la gente non conta niente, l'opinione pubblica non conta niente. Silva lo guardò e posò la forchetta. Stai bene a sentire, Pereira, disse Silva, tu credi ancora nell'opinione pubblica? Ebbene, l'opinione pubblica è un trucco che hanno inventato gli anglosassoni, gli inglesi e gli americani, sono loro che ci stanno smerdando, scusa la parola, con questa idea dell'opinione pubblica, noi non abbiamo mai avuto il loro sistema politico, non abbiamo le loro tradizioni, non sappiamo cosa sono le trade unions, noi siamo gente del Sud, Pereira, e ubbidiamo a chi grida di più, a chi comanda. Noi non siamo gente del Sud, obiettò Pereira, abbiamo sangue celta. Ma viviamo nel Sud, disse Silva, il clima non favorisce le nostre idee politiche, laissez faire, laissez passer, è così che siamo fatti, e poi senti, ti dico una cosa, io insegno letteratura e di letteratura me ne intendo, sto facendo un'edizione critica dei nostri trovatori, le canzoni d'amico, non so se ti ricordi all'univeristà, ebbene, i giovani partivano per la guerra e le donne restavano a casa a piangere, e i trovatori raccoglievano i loro lamenti, comandava il re, capisci? Comandava il capo, e noi abbiamo sempre avuto bisogno di un capo, ancora oggi abbiamo bisogno di un capo. Però io faccio il giornalista, replicò Pereira. E allora?, disse Silva. Allora devo essere libero, disse Pereira, e informare la gente in maniera corretta. Non vedo il nesso, disse Silva [...]
[ Sostiene Pereira, dal cap. 9, Antonio Tabucchi]

Non so perché, ma questo brano mi è parso piuttosto attuale.

mercoledì 9 febbraio 2011

My fall will be for you


- Mamma, ho avuto un'idea strepitosa!

- Davvero? Dimmi!
- Insegnami a fare la tua firma!
- E perché mai?
- Così, quando prendo un brutto voto a scuola posso firmare io senza farti vedere il compito.
- ...

domenica 6 febbraio 2011

Fish are friends, not food.

Quando verso la fine di gennaio ho scritto un post parlando dei libri che avevo letto fino a quel momento nel 2011, devo confessare che sono stata piuttosto fiera di me. Non tanto per la quantità di libri letti, ma per averli raccontati tutti in un post (relativamente) breve.
Per la verità, sono stata talmente fiera, che ho deciso di rifarlo. Non oggi, tranquilli! Idealmente direi una volta al mese, uno degli ultimi giorni. Oppure, nel caso il morbo da lettrice idrofoba si sia dimostrato particolarmente virulento, senza aspettare la fine del mese potrei preparare il post dopo 10-12 libri.

Detto questo (lettore avvisato, mezzo salvato), mi permetto solo una breve citazione dall'ultimo libro ingollato: Worlds Of Wonder, di David Gerrold. Il sottotitolo parla da sé: How to Write Science Fiction & Fantasy.

Non ho mai letto manuali sulla scrittura, almeno non che mi ricordi. Ho letto molti articoli sull'argomento; ho sorriso con il simpatico elenco di consigli utili a uno scrittore pensato da Umberto Eco, nonché ho riflettuto su quelli forniti da Mark Twain.
Non ricordo, però, di aver mai letto un intero libro che spieghi come scrivere, o come fare lo scrittore. Evidentemente, se mai ne ho letto uno non mi ha colpito.
Questo testo invece mi ha gasato subito dall'inizio, perché un conto è avere maturato determinate opinioni riguardo alla valutazione positiva di un racconto/romanzo/scritto che dir si voglia. Un altro è scoprire che pressoché tutte tali opinioni sono condivise da Qualcuno Che Conta.

Se con le idee riguardo alla creazione/gestione di un mondo fantastico ho vissuto momenti di conquistata gloria e autocompiacimento per il mio acume, ho apprezzato enormemente la parte che trattava lo stile e il ritmo.
Normalmente mi considero una scrittrice spontanea, non sono mai andata a caccia di uno stile in particolare, non limo molto quello che scrivo. Naturalmente sono consapevole di non aver raggiunto la perfezione, ma semplicemente non mi sono mai posta il problema di cambiare/migliorare in quel campo specifico.
Leggendo questo manuale ho visto da che parte andare per colmare l'immenso spazio che separa il mio stile da uno stile perfetto. Ho ricevuto tutti gli input che potevo desiderare. Ora SO dove andare a lavorare e mi sono state fornite idee riguardo a come farlo. Ho capito cosa tentare, come esercitarmi e come sperimentare. E io aaaamo sperimentare!

Ma sto divagando. In principio desideravo solo annotare una citazione, invece oggi deve essere la giornata in cui le dita si muovono sulla tastiera in maniera incotrollata. Di loro mi occuperò più tardi, adesso mi servono.

You are what you pretend. Pretend big. - Sei quello che fingi di essere. Fingi in grande.
Be your own biggest fan. - Sii il tuo più grande fan.
Be your most ferocious critic. - Sii il tuo critico più accanito.
Impatience is fatal. Enjoy each moment of your story. - L'impazienza è fatale. Goditi ogni momento della tua storia.
If you don't, no one else will. - Se non lo farai tu, non lo farà nessun altro.
You can't write what you don't know. If you don't know, find out. - Non puoi scrivere di ciò che non conosci. Se non lo conosci, scoprilo.
Show. Don't tell. - Mostra. Non limitarti a dire.
Create expectations. Then defy them. Surprise yourself. - Crea aspettative. Poi sfidale. Sorprendi te stesso.
Write your own story. - Scrivi la tua storia.
Be passionate. - Mettici passione.
Aim for the stars. - Punta alle stelle.
Never eat anything larger than your lawyer. - Non mangiare mai nulla di più grosso del tuo avvocato.


Okay, l'ultima non l'ho capita. Ma le altre affermazioni da oggi in avanti sono mie!

I think, therefore I doubt

Ci sono tante cose belle al mondo. Ci sono tante cose belle intorno a me.

Un mazzo di tulipani rossi screziati di giallo davanti alla finestra della cucina rallegra lo spirito, è come una pennellata di colore sulla tela grigia e quasi monocromatica del paesaggio che si intravede al di lá del vetro.

Il cuscino di piume 80x80 su cui affondo la testa quando vado a dormire, che mi accoglie soffice e mi coccola morbidamente promettendomi una notte serena e senza preoccupazioni.

Il violino che suona quando viene sfiorato dall'archetto mentre Luca fa i suoi esercizi, docilmente lo accompagna alla scoperta della musica, svelando i suoi segreti di corda in corda.

Il profumo della pagnotta appena sfornata, lo scricchiolio dei semi di girasole tostati sotto i denti, la fragranza dell'impasto che si sbriciola tra le dita.
E la gioia, e i sorrisi, e gli abbracci, e le parole gentili delle persone che mi vogliono bene.

E non era quello che volevo scrivere, ma mi sono lasciata prendere la mano dalla poesia del momento. Ogni tanto fa bene compilare certe liste.

mercoledì 2 febbraio 2011

You don't know me, you don't know who I am

- Cara, dopodomani è il mio compleanno! I miei colleghi si aspetteranno che porti qualcosa in ufficio!
- Qualcosa di che tipo? Cibo?
- Eh, per esempio.
- Hai già un'idea di cosa vorresti portare?
- Uhm, no.- Verdure grigliate? Peperoni arrosto sott'olio?
- Uh, che buoni! Sì, sì, sì... NO! Aspetta: NO! Quelli me li mangio tutti io. Qualcos'altro?
- Una torta?
- Ecco, per esempio una torta. O due.
- Ma di che tipo? Le girelle francesi con gocciole di cioccolato vanno bene?
- NO! AS-SO-LU-TA-MEN-TE NO! Le girelle sono MIE!
- Va beh, ma ti vuoi mangiare tutto! Cosa vuoi portare ai tuoi colleghi, insomma?
- Non lo so, cosa suggerisci?- [...] Un'apple-pie va bene?
- Uh, buona, l'apple-pie! Fanne due, così quella che avanza me la porto a casa.- Due apple-pie? E se facessi un'apple-pie e una torta al cioccolato?
- *sbav* Sì, sì, buona idea!- Uhm, ricapitolando. Per il tuo compleanno vuoi: le verdure grigliate, i peperoni arrosto sott'olio, le girelle francesi, l'apple-pie e la torta di cioccolato. Giusto?
- Ehm, sì.- *growl* mi tocca passare tutta la notte in cucina.
- Come dici?
- No, no, niente. Vado a fare la spesa, mi manca giusto qualche ingrediente.