WE OWE IT TO EACH OTHER,
TO TELL STORIES.

Neil Gaiman

CARESS THE TALES
AND THEY WILL DREAM YOU REAL.

Nightwish

STORIES AND SONGS
ARE THE LANGUAGE OF THE HEART.

Stephen Lawhead


ALL STORIES ARE TRUE.
Patrick Rothfuss

A DREAMER IS ONE WHO CAN ONLY FIND HIS WAY BY MOONLIGHT,
AND HIS PUNISHMENT IS THAT HE SEES THE DAWN
BEFORE THE REST OF THE WORLD.
Oscar Wilde

THE CORE OF ALL LIFE
IS A LIMITLESS CHEST OF TALES.

Nightwish
ALL THE TRUTH IN THE WORLD
IS HELD IN STORIES.

Patrick Rothfuss

domenica 24 febbraio 2013

Fly to a dream, far across the sea. [Nightwish]

 
Si sente sempre dire che uno "ha la testa tra le nuvole", ma non è così: sono le nuvole che ti entrano nella testa.

Cosa succede quando si hanno le nuvole nel cervello?
Succede che il mondo è un disturbo, la realtà un'interferenza.
I sogni sono così accessibili, che basta allungare una mano per toccare la luna.
I colori sono vibranti al punto che assumono nuove identità, si mescolano e crescono per creare qualcosa di mai visto.

Tutto, ma proprio tutto, può essere e succedere, e il nostro unico mondo è improvvisamente tanto piccolo e limitato.
Ma sapete una cosa? Quando si hanno le nuvole nel cervello si capisce con chiarezza che il mondo non è affatto piccolo e limitato.
Tutto ma proprio tutto può davvero succedere. Pensiamo che far uscire le nuvole dalla testa significhi crescere e maturare, ma non è vero. Significa scegliere un mondo solo e una vita sola, rinunciando a tutto il resto.

Io voglio le nuvole nella mia testa.

venerdì 22 febbraio 2013

Whit's fur ye'll no go past ye. [Old Scottish saying]

 
 

Mi piacerebbe andare in Scozia, nell'estate 2013.

Negli ultimi giorni mi sono data da fare su internet, per organizzare un itinerario che comprendesse cultura e natura: la Scozia è ricca di entrambe le cose!
Ho inviato mail a svariati B&B a caccia di posti letto, purtroppo alcuni ancora non mi hanno risposto.

Comunque alla fine un programma l'ho preparato: un programma secondo me meraviglioso, che solo a guardare le foto mi fa venire la nostalgia.
La nota dolente è che i prezzi, specialmente quello del volo per raggiungere Edimburgo, sono più alti di quanto mi aspettassi.
Mi fa una rabbia, che solo per giochi commerciali, che neppure capisco, ci siano tante cose meravigliose da fare e da veder che resteranno fuori dalla mia portata, solo perché devo pagare cifre folli per raggiungere il punto di partenza del mio viaggio. Stando a quello che sta scritto sulle pagine dei siti che ho visitato, posso avere un biglietto aereo per meno di 50,00 € ... peccato le tasse che superano i 100,00 €! Che cosa voglia dire, poi, che in alcuni casi le tasse ammontino a 20,00 € e altre volte siano cinque-sei volte più gravose, proprio non lo so, ma è così.
 
E dopo questa prima macchia sul mio idillico progetto, la proposta che mi rendeva tanto entusiasta e fiera è stata accolta dagli altri membri della famiglia in modo che definire tiepido è già attribuirgli una temperatura più alta di quella che aveva.

Credo che ci dormirò su, sognerò forse qualche castello infestato, o un lago tranquillo nel cuore di una foresta e mi sentirò meglio!


lunedì 18 febbraio 2013

Immer werden, niemals sein. [?]

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Abito a Berlino da qualche anno, ormai, e devo dire che amo vivere in questa città.
Inizialmente la apprezzavo soprattutto in rapporto alla città dalla quale provenivo, ovvero Milano: un confronto tra le due è improponibile. Berlino è infinitamente più verde, più organizzata, più economica, più vivace, più accessibile, più vivibile, più pulita, più varia, più aperta, più... di Milano.
A distanza di tempo, Berlino mi piace di per sé, anche senza bisogno di confronti.
Amo le casette colorate e dal pittoresco tetto a punta, con la finestra della cucina che si affaccia sul giardino, un parco-bosco-foresta-lago raggiungibile a piedi in pochi minuti, così come la metropolitana o l'autobus che ti portano in centro.
Amo il suo cielo, vasto e dall'azzurro tenue quando è sereno, e grigio plumbeo striato di nero quando temporaleggia; il sole che in inverno rimane basso sopra l'orizzonte, quasi avesse freddo anche lui e rimanesse vicino alla terra per potercisi rintanare al più presto.
Amo la storia che si respira a ogni angolo; amo il fermento che si avverte dietro a ogni palazzo, a ogni strada, a ogni monumento: pare che ti avvertano che oggi ci sono, ma domani chissà?
Amo la quantità inesprimibile di proposte culturali: dalle gallerie e dai negozietti d'arte e artigianato; ai concerti gratuiti del martedì a pranzo proposti dall'Orchestra Filarmonica; ai ristorantini e locali thailandesi, indiani, vietnamiti, arabi, greci, messicani, nepalesi, senegalesi, e chi più ne ha più ne metta; ai mercatini delle pulci ogni domenica; al mercato turco a Kreuzberg il martedì e venerdì; alle terme immerse nel bosco; ai musei d'arte, di sculture, di reperti, di oggetti, di roba antica e roba moderna; alle mostre di pittura, di fotografia, di gioielli; ai concerti all'aperto, al chiuso, di musica classica, rock, jazz, punk, indie...
Amo vedere i battelli sui fiumi e le chiatte che trasportano legna e mattoni sui canali; ammirare gli alberi secolari nei parchi e i fiori di stagione nei giardini; incontrare leprotti, volpi e cicogne per le strade della città, e cinghialotti e cerbiatti nelle foreste.
Amo l'abbigliamento senza pretese, gli scarponcini pesanti, i calzettoni di lana e i guanti senza dita.
Amo le piste ciclabili, i vagoni della S-Bahn e le stazioni vecchie della U-Bahn.

Potrei andare avanti, ma so che ho già fatto addormentare tutti con le mie sviolinate.

In ogni caso, con tutto questo strabordante amore, e con la mia irrefrenabile passione per Berlino, mi sono sempre rifutata e sempre mi rifiuterò di tenere l'ennesimo blog di un'italiana a Berlino.
Sembra quasi che sia obbligatorio spiegare a chi rimane in patria come si vive da italiani a Berlino.
Perché, a quanto pare, coloro che restano sono tutti lì a domandarsi le stesse cose: la lingua è difficile? E gli autobus, arrivano in orario? Ma come fai quando stai male e hai bisogno del dottore? E soprattutto: cosa mangi, la trovi la pasta??
Il terrore di morire di fame o avvelenati pare che sia imperante. Come se senza la pasta De Cecco fosse impossibile sopravvivere. Come se condire l'insalata con una cosa che non sia l'olio extra-vergine di olive liguri super d.o.p. sia un'aberrazione. Come se non trovare facilmente un espresso sia una maledizione da girone infernale.

Ecco, capite il mio dramma: perché sono io, quella che passa per snob. Io, che non ne posso più di sentire gli italiani-a-Berlino che alzano al cielo lamentazioni accorate perché sono convinti che i tedeschi manipolino financo la Nutella pur di non fargliela mangiare buona (giuro, non sto inventando). Io, che compro la mozzarella alla Lidl a 0,49 € e bevo il caffè solubile, sono la snob. Io, che oso affermare che si può mangiare benissimo senza farsi menate perché nella vita c'é anche molto altro da fare e da scoprire, sono la snob. Io, che la prossima volta che qualcuno mi chiede ansioso "Ma riesci a mangiare qualcosa?" lo strozzo con una fila di salsicce.

domenica 10 febbraio 2013

A Conspiracy Of Alchemists, by Liesel Schwarz

 
More about A Conspiracy of Alchemists
A Conspiracy Of Alchemists by Liesel Schwarz

This book shows, in my opinion, very good ideas: alchemists, warlocks, absinth fairies, nightwalkers and oracles live and fight in a steampunk world. From Paris to Oxford, to Genoa, Venice, Vienna, Bucharest and finally to Constantinople a two-hundred-year-old warlock tries to save the oracle from the Alchemists who want her for dark purposes.
Anyway, I think the story was a bit too predictable and I did not like very much the fanfiction style of the novel. Moreover, my copy was full of mistakes.

Thanks to Netgalley and Random House Publishing Group for the preview.

***

In questo libro, a mio parere, ci sono diverse buone idee: alchimisti, warlock, fatine, vampiri e oracoli convivono e lottano in un'ambientazione steampunk. Da Parigi a Oxford, a Genova, Venezia, Vienna, Bucarest e infine a Costantinopoli, un warlock di duecento anni di età cerca di salvare l'oracolo dalle mani degli alchimisti, che lo vogliono per i loro scopi oscuri.
In ogni caso, penso che la storia fosse un po' troppo prevedibile e non ho gradito molto lo stile da fanfiction. Inoltre la mia copia era piena di errori.

Grazie a Netgalley e Random House Publishing Group per avermi fornito la copia per la recensione.

venerdì 8 febbraio 2013

My significant other right now is myself. [Joaquin Phoenix]



Un paio d'anni fa ho letto un libro intitolato The Minds Of Billy Milligan.

Si tratta della vera storia di Billy Milligan, ovvero un uomo affetto da una forma gravissima di disturbo da personalità multiple. Dentro la mente di Billy coesistevano ben ventiquattro differenti personalità, con un range di età che variava fra i tre e i ventisei anni, maschi e femmine, delinquenti e artisti.

Non sono un'esperta, ma il funzionamento della mente mi affascina, così come affascina moltissime altre persone: leggere la sua storia è stato interessante e terribile. Nella mente di Billy ogni personalità mostrava un tratto caratteriale predominante.
Penso che nessuno di noi sia esclusivamente generoso, o egoista, o gentile, o sgarbato, eccetera. Siamo tante cose tutte mescolate insieme e, nella maggior parte dei casi, manteniamo in un determinato eqilibrio, più o meno stabile, i diversi tratti caratteriali. C'è una personalità che domina, e che mantiene il controllo di chi siamo. Credo di aver capito che quando questa personalità dominante per qualche motivo non mantiene il controllo, emerge qualcun altro: un altro "noi", con tratti diversi dal "noi" principale.
Nel disturbo da personalità multiple, quando una domina le altre non sono "presenti": per loro il tempo non trascorre e questo spiega i buchi nella memoria dei malati.

Quando leggo un libro non posso fare a meno di immedesimarmi nei personaggi e devo dire che non è stata un'esperienza semplice e indolore, immedesimarmi in Billy Milligan!
Ho cominciato, scherzando, a parlare dell'altra Chiara, quando qualcuno cercava di ricordarmi qualcosa che avevo detto o fatto in passato, e che proprio non riuscivo a richiamare alla memoria. Scherzavo, certo, ma con una piccola dose di preoccupazione: se una personalità non vive né ricorda ciò che fanno le altre, come potevo essere sicura di non lasciare effettivamente libera un'altra me, di tanto in tanto? Ho passato in rassegna la gente nei cui confronti covavo dei rancori mai (o poco) espressi, domandandomi se una mia "altra" sarebbe stata in grado di occuparsene a modo suo. Sapendomi capace di scoppi d'ira alla Hulk, la cosa mi ha preoccupato un tantino.

In ogni caso, passata la suggestione da libro, ho riflettuto con maggiore freddezza sull'argomento e sono giunta a una conclusione, grazie al mio personalissimo approccio psicoteraupeutico à la fai-da-te.
Posto che noi tutti siamo tante persone insieme, e che una raccoglie e domina in maniera unica e  personale i tratti di ciascun componente, risulta che:
- nei soggetti sani la personalità dominante domina sempre;
- nei soggetti affetti dal disturbo, la gestione della persona viene spartita tra le diverse personalità: ogni volta che una di esse assume il controllo, le altre si "spengono".

Non credo (almeno spero!) che dentro di me si "spenga" mai del tutto qualcuno, ma a seconda del periodo mi rendo conto che sono drammaticamente più predisposta a un atteggiamento, o a un'attività piuttosto che ad altro.
Per esempio: c'è il periodo in cui ho voglia di cucinare, di fare esperimenti con il cibo, di assaggiare di tutto... E allora cerco nuove ricette, compro ingredienti insoliti, preparo cenette ricche e prelibate, non smetterei mai di cucinare e riempio il freezer di pietanze.
Poi c'è il periodo in cui solo a parlarmi di cibo mi assale la noia più totale, e riesco a mettere in tavola solo precotti (cotti male, peraltro).
Non è che in quel periodo io sia depressa, o infelice, o altro. Sono semplicemente concentrata su un altro aspetto di me stessa e della mia vita: magari riempio la casa di quadri, o faccio due ore di sport al giorno, o leggo dieci libri in una settimana, o metto a posto la casa fino a che sembra uscita da una rivista d'arredamento, o scrivo a manetta dodici nuovi racconti, o improvvisamente sono una mamma da manuale, o una giardiniera provetta grazie alle cui amorevoli cure un trifoglio si trasforma in baobab, o (pressoché) una qualsiasi altra cosa.
Ho tantissimi interessi, che sono quasi mutuamente esclusivi. Quando sono nella fase della giardiniera, per esempio, sarei capace di vendere tutto e trasferirmi in una fattoria vita natural durante. Mi frena solo la consapevolezza che, non appena il trip giardiniero sarà passato, non saprei cosa farmene di un ettaro di campo di patate, due mucche e venti galline.
E così via. Non riesco a scegliere una vita sola, e a intervalli più o meno regolari cerco di vivere tutte le esperienze che ho potenzialmente dentro di me.
Ogni volta che cerco di costringermi a mantenere ciascuno dei miei interessi simultaneamente, per esempio con un programma settimanale, cado preda di insoddisfazione, infelicità e profonda frustrazione, perché non c'è niente da fare: se la cuoca non c'è è inutile cimentarsi con un filetto alla Wellington! Farà schifo, e sarò comunque costretta ad aprire una scatoletta di tonno per cenare.
Ogni tanto mi viene da invidiare chi ha una vita stabile, chi sa perfettamente chi è e cosa vuole, chi non cambia mai. Perché io vivo in maniera tumultuosa, anche se la mia vita è all'apparenza molto tranquilla. Alla fine, comunque, mi dico sempre che un'esistenza entro confini definiti non fa davvero per me.

Devo dire che, una volta elaborato questo quadro di me stessa, sono molto più serena e accetto con tranquillità i periodi in cui qualcuno dentro di me si assenta, perché so che prima o poi tornerà. In questo momento, per esempio, la tizia che fa splendere la casa è in vacanza, e anche quella che fa da mangiare. Basta saperlo, e regolare le aspettative di conseguenza. In compenso è spuntata una nuova presenza: la tizia che cuce! Questa veramente non si era mai vista. Penso che mi toccherà comprarle una macchina da cucire, anzi mi conviene farlo alla svelta prima che se ne vada, così mi sistema le tende e i copridivani una volta per tutte.



martedì 5 febbraio 2013

He knew the name of the wind, and so the wind obeyed him. [Patrick Rothfuss]

 
Adoro il vento.
Il che non significa che non mi piacciano anche il sole, o la neve. Per la verità, mi piace tutto, persino la pioggia a volte. Ma il vento!
Oggi pomeriggio ero seduta al tavolo in mansarda, e mi sono accorta che fuori c'erano delle raffiche di tutto rispetto. Ho aperto la finestra e sono rimasta lì a farmi colpire la faccia e scompigliare i capelli da un potentissimo soffio di aria fredda, che scuoteva violentemente le cime degli alberi e ululava infilandosi nei camini.
Mi veniva da ridere, da volare, da gridare, da unirmi a quella potenza!
Se chiudo gli occhi e provo a immaginare i trovarmi in cima a un colle battuto dal vento, con nuvolone plumbee che si inseguono sopra la mia testa, foglie impazzite, rami piegati, eccetera, mi prende una sensazione di esaltazione incredibile.
È come se l'aria mi riempisse dentro, come se da un momento all'altro potessi diventare vento anch'io e correre a perdifiato nel cielo, abbracciando tutto e sollevandomi senza alcun limite. E con tutto ciò, mi sa che comunque non sono riuscita a trovare le parole per esprimere quello che provo.

Comunque. Mi chiedevo proprio oggi: perché mi piace così tanto il vento?

Risposte possibili:

1) Sono parente di Thor.
2) È perché sono dell'aquario, che è un segno d'aria.
3) In una vita precedente ero un'aquila.
4) C'ho le bolle d'aria nel cervello, quindi avverto sensazione di familiarità con l'aria di fuori.
5) ...

domenica 3 febbraio 2013


I lupi hanno il potere di uccidere e minacciano sempre di usarlo, ma lo esercitano solo se vi sono costretti. Combatteranno fino alla morte per salvare la famiglia e salvaguardare le riserve di cibo nel corso dell'inverno, e saranno rivali spietati degli altri branchi di lupi. Però rispetteranno i rivali e li valuteranno per ciò che fanno. Noi non valutiamo i nemici: nella guerra moderna neppure li vediamo, li uccidiamo premendo un bottone e ignoriamo perfino perrché siano nostri nemici. L'uccisione è inutile e priva di scopo e la sua moralità decisamente dubbia. 

[L'uomo che parlava con i lupi, Shaun Ellis]

sabato 2 febbraio 2013

The true mystery of the world is the visible. [Oscar Wilde]

 
Ci sono cose che non si possono spiegare.
Non è che manchino le parole. È che non si trovano gli argomenti.

Per dire: perché i tedeschi, con tutta la loro fama di essere precisi, tecnologici, meccanici & assimilati, non sono in grado di costruire un parcheggio del supermercato in piano?
Voglio dire: tu sei lì, con il carrello pieno di roba, che svirgola già da solo perché è vecchio e ha le ruotine che ormai sono dotate di un libero arbitrio che contrasta vigorosamente la tua forza di volontà.  E per di più, il cavolo di parcheggio non è in piano.
Pertanto, oltre alle sette camicie sudate per riuscire a dirigere il carrello in direzione della tua auto, devi sudarne altre sette per evitare le vetture altrui.
Infine, supponendo tu sia giunto senza danno davanti al bagagliaio aperto, dovrai tenere fermo il carrello con un piede, o un'anca, o un arto, o un corpo, intanto che travasi la tua spesa, per impedire che vada a sbattere sulla carrozzeria.
Eppure i romani ci son passati, di qua: non sono riusciti a insegnare niente alle nordiche masse barbare? Che poi, diciamocelo: se c'è una città piatta è Berlino e pure se non sono un ingegnere mi pare che non dovrebbe essere poi così faticoso lisciare tutto per benino.

E poi, sempre in ambito supermercato (sono andata a fare la spesa, oggi), un altro mistero tutto tedesco: perché devo aprire venti confezioni di uova e toccarle e rigirarle una per una, per essere sicura di portarmi a casa sei uova tutte intere? Ma cosa perdindirindina ci fanno con le uova, gli addetti al carico/scarico di Berlino? Ci giocano a golf? Perché ce ne sono così tante ammaccate, incrinate o proprio spatasciate? Non è che prima di venire in Germania non comprassi mai le uova al supermercato, eh. Eppure non ricordo che mi sia mai capitato di trovarle rotte.

Mi rendo conto che di fronte alla fame nel mondo, alla crisi, ai senzatetto e allo sterminio delle balene tutto ciò non sia nulla. Infatti alla fin fine vivo bene anche con i parcheggi ondulati e le uova incrinate.
È che a volte non posso fare a meno di chiedermi: ma Santa Polenta, c'è chi va sulla luna, e io mi devo tenere il parcheggio storto e le uova rotte. Ma perché?

venerdì 1 febbraio 2013