WE OWE IT TO EACH OTHER,
TO TELL STORIES.

Neil Gaiman

CARESS THE TALES
AND THEY WILL DREAM YOU REAL.

Nightwish

STORIES AND SONGS
ARE THE LANGUAGE OF THE HEART.

Stephen Lawhead


ALL STORIES ARE TRUE.
Patrick Rothfuss

A DREAMER IS ONE WHO CAN ONLY FIND HIS WAY BY MOONLIGHT,
AND HIS PUNISHMENT IS THAT HE SEES THE DAWN
BEFORE THE REST OF THE WORLD.
Oscar Wilde

THE CORE OF ALL LIFE
IS A LIMITLESS CHEST OF TALES.

Nightwish
ALL THE TRUTH IN THE WORLD
IS HELD IN STORIES.

Patrick Rothfuss

giovedì 30 settembre 2010

All gods are one god.

Mi sono recentemente imbattuta in una storiella carina, che parla di Re Artù, del suo Primo Cavaliere Gawain e di una strega.

Si narra che Re Artù un giorno fu sconfitto dal sovrano di un regno lontano, il quale decise di proporgli un patto: se entro un anno fosse tornato da lui con la risposta a un quesito impossibile, avrebbe avuto salva la vita. Diversamente, lo avrebbe ucciso.
Artù accettò, convinto che non esistessero quesiti impossibili.
La domanda che gli porse l’altro re fu la seguente: cosa vogliono veramente le donne?

Artù fu costretto ad ammettere la difficoltà e la complessità del problema, ma fece comunque ritorno a Camelot.
Iniziò a interrogare tutti: principesse e prostitute, saggi e sacerdoti, dame di corte e pollivendoli… ma nessuno gli fornì una risposta soddisfacente.

Rimaneva un solo giorno allo scadere dell’anno e l’unica persona che Artù non aveva ancora interpellato era una orribile ma saggissima strega, che aveva purtroppo la nota abitudine di pretendere compensi esorbitanti per i suoi responsi.
Artù decise di rivolgersi alla strega, la quale accettò di rispondere al quesito impossibile solo a patto di diventare la moglie del Primo Cavaliere del re, il prode Gawain.
Re Artù osservò costernato la vecchia: era orrenda! Aveva sulla schiena una gobba a uncino, in bocca un solo dente, puzzava di acqua di fogna e produceva spesso dei forti rumoracci! Non se la sentiva di condannare l’amico a una vita al fianco di quella orrida strega, avrebbe rifiutato e sarebbe andato incontro alla morte.

Gawain, però, parlò ad Artù:
“Nessun sacrificio per me sarà mai troppo grande, pur di salvare la vita al mio Re e alla Tavola Rotonda! Sposerò la strega!”
Una volta che il matrimonio tra i due fu annunciato, la strega fornì a Re Artù la risposta al quesito impossibile:
“Ciò che una donna vuole veramente – è essere padrona della propria vita.”

Il sovrano del regno lontano, che aveva sconfitto Artù, si ritenne molto soddisfatto da tale risposta, e gli risparmiò la vita.
Artù, però, continuava a essere turbato e a sentirsi in colpa, a causa della sorte cui aveva destinato l’amico.
Gawain, dal canto suo, si comportava sempre in maniera garbata e cortese con tutti, compresa la sua promessa sposa che, al contrario, stava dando mostra delle sue peggiori maniere: mangiava con le mani, sbrodolandosi e ruttando a tavola e mettendo tutti a disagio.

Quando sopraggiunse la prima notte di nozze, Gawain si fece coraggio ed entrò nella camera da letto.
Di certo non si aspettava quello che trovò! Distesa sul talamo, coperta solo da un velo leggerissimo, stava la donna più bella che lui avesse mai visto!

Appena Gawain riuscì a parlare – e gli ci vollero svariati minuti – chiese alla strega:
“Si può sapere che cosa ti è successo?!”
La strega lo guardò con i suoi bellissimi occhi dolci e rispose:
“Sei stato così gentile e galante con me quando ero brutta e schifosa, che per ricompensarti ho deciso di mostrarmi a te con l’altro mio aspetto. Lo preferisci?”
“Sei bellissima!”, sospirò Gawain, senza riuscire a togliere gli occhi di dosso alla donna.
“Ti propongo una scelta: io terrò questo aspetto per dodici ore ogni giorno. Quando preferisci avermi così: durante il giorno, o durante la notte?”

Gawain rimase pensieroso per lunghi momenti: cosa scegliere? Avere una donna affascinante e bellissima al suo braccio durante il giorno, quando si trovava a incontrare gli altri cavalieri, per poi ritrovarsi la sudicia strega nell’intimità dell’alcova la notte? Oppure rinunciare a sfoggiare la bellissima moglie per godersela da solo al calare del buio? Che scelta difficile!
Infine Gawain prese la sua decisione. Disse alla strega:
“Cara, lascio a te la scelta. Fai come desideri.”
La strega, a queste parole, sorrise felice e rispose:
“Allora rimarrò bellissima sempre, perché tu, mio giovane sposo, mi hai rispettato e hai lasciato che io fossi padrona di me stessa.”

… GAWAIN!!! Dove ti sei nascosto?!

martedì 28 settembre 2010

I think you made the right choice

Tempo fa ho letto un racconto di Ursula Le Guin, contenuto nella raccolta Changing Planes. Si intitola Seasons of the Ansarac.

Gli Ansarac sono una popolazione che abita in un mondo parallelo al nostro, sono una specie di uomini-uccello e hanno delle abitudini diverse dalle nostre. Seguono un ciclo naturale, che li vuole creature migratorie: a Sud una parte della vita, a Nord un'altra.

Un lungo viaggio li porta a Nord, per vivere la primavera, accoppiarsi e vivere la vita familiare.

Poi scende il freddo, e viene il momento di tornare a Sud. Lasciano i boschi e le montagne per riunirsi a vivere in affollatissime città, in cui lavorare e andare a scuola, i giovani con i giovani e gli adulti con gli adulti. Non c'è più spazio per effusioni e affetti familiari, è un'altro tipo di comunità, nessuno manca a nessuno: è un altro ciclo, fa parte della vita.

Tutto funziona benissimo: ogni Ansarac segue il corso naturale della propria vita, il richiamo della sua specie è forte dentro di lui. In questo modo possono essere felici e appagati in ogni luogo, in ogni momento.

Ma poi un giorno arriva qualcuno da un altro piano, qualcuno che non ha tali abitudini, qualcuno che non le capisce, che le giudica primitive e sbagliate. Qualcuno che decide di cambiarle, per il bene della popolazione Ansarac.

"Vedete", spiegano, "Se costruite delle grosse strade non siete più schiavi delle stagioni e del tempo atmosferico. Potrete andare a Nord quando volete, non solo in primavera. Pensate che bello, essere liberi dai limiti imposti dalla vostra natura, poter fare quello che volete, quando volete!"
Gli Ansarac non si erano mai accorti di essere schiavi, ma adesso che qualcuno glielo fa notare, che dà loro tanti suggerimenti per il loro bene, per il progresso della loro specie, per aiutarli a essere liberi... Ecco, adesso comincia ad affiorare il dubbio e decidono di fare come queste creature tanto sagge provenienti da un altro piano suggeriscono.

Per un po' vivono una vita caotica, non più regolata daii cicli naturali, non più scandita dalle grandi migrazioni di gruppo. Sono finalmente liberi dai limiti imposti loro da madre natura.
Un bel giorno, però, si accorgono di non essere felici e appagati. Hanno voluto sovvertire un ordine, che funzionava tanto bene, che non aveva bisogno di essere spinto o cercato: esisteva da sé, era innato in ciascuno di loro. Seguire quell'ordine, seguire la propria natura li rendeva felici, senza rimpianti. Adesso era il caos, l'inaffidabilità, e tanti problemi causati dallo sforzarsi di liberarsi di quella presunta schiavitù.

Gli Ansarac alla fine decisero che ne avevano abbastanza. Perché avere una strada, che permettesse loro di compiere la traversata da Sud a Nord in un periodo dell'anno in cui nessuno voleva andare a Nord? Perché rinunciare ai legami con la famiglia, alle danze di corteggiamento in primavera, alle scuole e alla vita comunitaria in città in inverno? Perché rinunciare a una vita che seguiva i ritmi naturali della loro specie, fornendo loro esattamente ciò di cui avevano bisogno o desiderio, quando ne avevano bisogno o desiderio?

Abbandonarono la strada e la libertà promessa dalle sagge creature di un altro piano, per continuare a vivere una vita da schiavi dei limiti imposti dalla loro natura. E tornarono a essere felici e appagati.

Ecco, gli Ansarac hanno fatto quello che gli esseri umani non hanno avuto il coraggio, la forza o la semplice furbizia di fare. Gli esseri umani si sono auto-imposti orari di lavoro che di naturale non hanno nulla; forzano risposte dalla natura che danno come risultato la mucca pazza o le terre rovinate per sempre dalle piantagioni transgeniche, allo scopo di produrre di più, allo scopo di guadagnare di più, allo scopo di.... nemmeno lo sanno più.

Una volta cinque contadini lavoravano la terra intorno a una tenuta. La sera si ritrovavano seduti a tavola, mangiavano insieme, bevevano un bicchiere di vino e giocavano a carte. Si raccontavano un paio di storie, ridevano, fumavano un po' e la giornata finiva, per ricominciare il giorno dopo.

Poi sono arrivate le enormi macchine agricole: un uomo poteva fare il lavoro di cinque e così quattro hanno dovuto abbandonare la campagna. Quell'uomo ora guadagnava per cinque, ma era da solo ogni sera davanti al suo bicchiere di vino e non aveva nessuno con cui spendere quei soldi. Eppure non è tornato sui suoi passi.

C'è una cosa, una sola, che ha accomunato gli uomini e le donne di ogni epoca e di ogni posto del mondo, per quanto sperduto. Si chiama natura. La natura ha i suoi cicli, i suoi ritmi, che noi abbiamo dimenticato, perché volevamo essere liberi dai limiti che ci imponeva. Siamo più felici, più appagati? Ci sentiamo più liberi?

Non voglio suonare retorica, scrivendo NO, quindi non lo farò. Lascerò che ciascuno si dia la risposta per sé.

domenica 19 settembre 2010

This is Halloween

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. . . C O L O R I::::D' A U T U N N O . . .

martedì 14 settembre 2010

ggT

È originario delle Americhe.
Ha un fascino tutto particolare.
Spesso è molto HOT.
Quando lo guardo, mi aumenta la salivazione.
Anche solo pensarlo mi fa venire l'acquolina in bocca.
E ieri sera... oh! Ieri sera *sospiro* ho trascorso insieme a lui due ore. Sì, lo ammetto: alla fine ero stanca. Stanca, ma soddisfatta. Molto, assai, davvero molto soddisfatta!

Di chi sto parlando? Ma del PEPERONE, naturalmente!

Vado pazza per i peperoni, il profumo che c'è per casa quando li faccio arrosto è impagabile, inebriante!
E quando, come ieri sera, trascorro un paio d'ore facendoli al forno, poi spellandoli e togliendo i semi e poi mettendoli nei vasetti con sale, olio e aglio... aaaaargh, non resisto!

Mi viene voglia di mangiarmeli seduta stante! Guardate qua, e svenite:



venerdì 3 settembre 2010

Du bist so wunderbar Berlin

C'è una citta, in Europa, che si chiama Berlino.
Basta il nome per richiamare nella mente di milioni di persone immagini di guerra, di disperazione, di ingiustizie, di cicatrici, di follie, di inquietudine, di paura, di disagio.

E invece Berlino è rinata. È una grande, coraggiosa Fenice.

È una città che vuole essere amata, che si fa amare, ma senza imbellettarsi, senza fingere di essere qualcosa che non è.
Ha coraggio, questa città: il coraggio di mostrare la sua faccia, il coraggio di portare le sue cicatrici con dignità, il coraggio di essere quello che è, tutto quello che è.

Berlino è il centro trafficato, la gente che lavora negli uffici ai piani alti, è i grandi magazzini scintillanti.

Berlino è la città delle volpi, dei leprotti e degli scoiattoli dietro casa e davanti al Duomo.

Berlino è la città del verde, delle biciclette, delle grigliate. Berlino è la città dei battelli sul fiume, del bagno nel lago, dei bar sulla spiaggia.

Berlino è la città delle luci blu in inverno quando è buio prima delle cinque di pomeriggio.

Berlino è la città distrutta e ricostruita, la città piegata ma mai spezzata, la città dei curiosi, la città degli artisti, dei pazzi, degli stranieri, dei professori universitari, dei medici e degli avvocati: mescolati insieme, un puzzle variopinto di facce e di realtà.

Berlino è la città dei bambini e delle mamme, delle fontane e dei parchi giochi. Berlino è la città delle mostre, dei musei, dei concerti e delle conferenze.

Berlino è la città magica, la città dei kebab, della pizza, dei wurstel e delle zuppe di verdura; la città della birra e del succo di crauti.

Berlino è la città per tutti e per ognuno.