WE OWE IT TO EACH OTHER,
TO TELL STORIES.

Neil Gaiman

CARESS THE TALES
AND THEY WILL DREAM YOU REAL.

Nightwish

STORIES AND SONGS
ARE THE LANGUAGE OF THE HEART.

Stephen Lawhead


ALL STORIES ARE TRUE.
Patrick Rothfuss

A DREAMER IS ONE WHO CAN ONLY FIND HIS WAY BY MOONLIGHT,
AND HIS PUNISHMENT IS THAT HE SEES THE DAWN
BEFORE THE REST OF THE WORLD.
Oscar Wilde

THE CORE OF ALL LIFE
IS A LIMITLESS CHEST OF TALES.

Nightwish
ALL THE TRUTH IN THE WORLD
IS HELD IN STORIES.

Patrick Rothfuss

venerdì 28 settembre 2012

Time is more complex near the sea. [John Steinbeck]

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- Mamma, sono troppo agitato, non riesco a dormire.

- Vieni qui! Sdraiati vicino a me, ci rilassiamo insieme. ...Pronto?

- Sì...

- Allora immagina di essere sdraiato sulla sabbia, in riva al mare. Respira profondamente, e pensa alle onde che vanno avanti e indietro sulla spiaggia. Lentamente... inspira, l'onda viene verso di te; espira, l'onda torna al mar--

- Ma l'acqua mi bagna oppure no? 

- Come preferisci tu, immagina quello che vuoi, devi sentirti a tuo agio.

- Okay. Allora le onde mi coprono, come una coperta.

- Va bene. Ricominciamo: inspira, l'onda viene su di te; espira, l'onda si ritira dolcemente. Inspira... espira... inspira... espira... insp--

- Eh, mamma? Ci sarebbe un problemino.

- Quale?

- Con tutte queste onde che vanno avanti e indietro su di me e sulla spiaggia, adesso ho la bocca piena di sabbia! 

[Luca, anno 2010]

mercoledì 26 settembre 2012

Imagine all the people living life in peace. [John Lennon]

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Mentre cammino per le strade di Berlino, indosso scarpe spagnole.

Sulla spalla sinistra sta appesa la borsa per il laptop, fatta a mano ad Amburgo.

Sulla spalla destra, la borsa con i miei effetti personali, con disegnata sopra la bandiera del Regno Unito.
Dentro detta borsa si trova il mio Kindle americano, che ospita testi in italiano, in inglese e in tedesco.
La borsa contiene anche una sciarpa di cotone realizzata in Nepal (?) equo-solidalmente; un CD prodotto in Germania; un libro cartaceo in inglese; un DVD di una serie televisiva tedesca e altri ammennicoli di svariata provenienze.
C'è anche un portafoglio, con la scritta "LONDON COLLEGE" in bianco su fondo blu, che contiene 5 biglietti della Metro parigina e 2 della U-Bahn berlinese, oltre a una moneta da 2,00 € irlandese.

Nella mano destra porto un sacchetto che contiene due piatti di spaghetti e verdure "to go" presi al chioschetto cinese.

Nella tasca destra del mio tedeschissimo giubbino tengo le chiavi di casa, attaccate a un portachiavi che raffigura un pupazzetto francese.

Non è bello avere l'internazionalità addosso? Non è bello sentirsi parte del mondo intero, sapere di essere collegati con persone che non vedremo mai e non conosceremo mai, che vivono dall'altra parte del pianeta?
Mi dicono che tutto questo è possibile perché dall'altra parte del pianeta queste persone che non vedrò e non conoscerò mai vivono praticamente da schiave.
Mi dicono che altrimenti non potrei vivere questa internazionalità, che senza lo sfruttamento di milioni di persone sarebbe impossibile accorciare le distanze tra un posto e l'altro nel mondo e sarei confinata entro un raggio di pochi chilometri, mentalmente e fisicamente.

Io non ci credo, posso non crederci?
Posso anche credere che per tutti i privilegi di cui godo devo ringraziare lo squilibrio sociale del mondo, ma mi rifiuto di credere che in altro modo non sarebbe stato possibile ottenere tali privilegi per tutti. E se anche fosse vero, se non fosse possibile ottenere esattamente questi stessi privilegi... ma chi se ne frega? Vogliamo dirlo, che noi esseri umani potremmo essere felici anche senza I-Phone 5? Senza playstation? Avremmo probabilmente altro, possibile che non siamo capaci di immaginarci felici in una condizione differente da quella in cui già siamo? E se anche avessimo un po' meno, ma lo avessimo tutti...? Non sarebbe infinitamente meglio?

Preferirei pensare con gioia a chi sta dall'altra parte del mondo, piuttosto che con sensi di colpa che non possono sfociare in niente di utile perché sono incastrata in un sistema che non mi permette di vivere altrimenti.

martedì 25 settembre 2012

Shall I not have intelligence with the earth? [Henry David Thoreau]

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E così, quest'anno ho fatto il mio piccolo P.O. (Progetto Orto).

Dopo tanta teoria e auto-didattica, ho comprato un sacco di terra, una scatola di compost e qualche sacchettino di semi.
Ho dato avvio alla mia mini-serra privata sui davanzali in camera da letto, baciati dal sole primaverile: lattuga, coste, peperoni e peperoncino sono sbucati dal terriccio verdi e promettenti.
Quando fuori la temperatura ha cominciato a essere tollerabile e le mie creature hanno cominciato a mostrare i muscoli, ho trapiantato le coste e spostato all'aperto i vasi con lattuga, peperoni e peperoncino.
Siamo riusciti ad assaporare la lattuga, a farla ricrescere e ad assaporarla una seconda volta, prima che l'estate alluvionale la annegasse senza pietà.
Peperoni e peperonicino hanno subíto un blocco della crescita, passando dal davanzale della camera da letto al giardino, e un giorno una lumaca più ardimentosa delle altre si è divorata i due centimetri di stelo verde che spuntavano dalla terra.
Nel frattempo, mi ero procurata due piantine di pomodoro e le avevo sistemate in un punto soleggiato del giardino.

È giunto il momento di tirare le somme e con estrema soddisfazione posso affermare di aver messo a dura prova il mio proverbiale pollice nero.Perché qualcosa è cresciuto, e qualcosa è sopravvissuto!

Questa sera, prima di cena, sono andata in giardino munita di un paio di forbici per tagliare qualche foglia dalle piante di coste.
La vicina di sinistra era intenta a zappettare in mezzo a un tripudio di fogliame - presumibilmente rape o qualcosa della famiglia.
Ci siamo salutate e scambiate i soliti convenevoli.
Mi vede armata di forbici in zona coste e chiede: Uh, che bello, cos'è? Una qualche verdura italiana?
Rispondo: Uhm, veramente sono coste.
Lei: Ah. Non dovrebbero essere un po' più grandi?
Io: Eh, uh, ecco. Forse la terra non è molto buona? Non so, non avevo mai avuto un orto prima...
Lei: Ah, certo, la terra non è un granché. Però sono così carine!

Coste piccole ma così carine.

Tornando in casa con il mio mazzo di coste tra le mani, mi è caduto l'occhio sulle piante di pomodoro del vicino di destra: alte due metri e piene di frutti rossi, grossi e visibilmente polposi.
Il che mi ha portato alla memoria i miei pomodori, frutto delle mie piantine, orgoglio e vanto del mio orto e dal sapore di sole e di verde. I miei cinque pomodori.

I miei cinque pomodori, quando erano ancora tre.
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Okay, l'autosufficienza è lontana. Ma il P.O. è avviato!

venerdì 21 settembre 2012

The core of all life is a limitless chest of tales. [Nightwish]

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Sapete quella cosa di Peter Pan, quella delle fate? Quella che Ogni volta che un bimbo dice: "Io non credo alle fate", c'è una fatina che da qualche parte cade a terra morta.

Ecco, io credo che valga la stessa cosa per le storie.
Anzi, per un certo verso potremmo dire che le fate e le storie in questo caso sono la stessa cosa, esprimono lo stesso concetto.
Così, ogni volta che qualcuno dice: "Queste sono solo storie" e non ci crede, una storia muore.

Ma cosa succederebbe se il mondo fosse pieno di storie vive?
Se la gente ci credesse sarebbero vere e se fossero vere sarebbero vive e sarebbe bellissimo.
Sì, perché esisterebbero il vero onore, la vera lealtà, la vera amicizia, il vero amore.
Esisterebbero anche i mostri che mangiano i bambini, ma esisterebbero altresì gli eroi che li sconfiggono.
Esisterebbero i cattivi, ma la combinazione di vero onore, vera lealtà, vera amicizia e vero amore darebbero origine a una quantità di veri eroi che sbaraglierebbero i cattivi e il bene trionferebbe sempre sul male. Quelli veri, non quelli che la pubblicità e la propaganda ci spacciano ccome IL bene e IL male.
Il potere delle storie, il potere del racconto, della parola, del libro... sarebbe enorme, se solo ci credessimo.

Ma ci pensate, passeggiare in mezzo agli unicorni?

mercoledì 19 settembre 2012

Gorgeous hair is the best revenge. [Ivana Trump]

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Venerdì sera sono tornata a casa verso le 23.00, sono andata in bagno e mi sono vista allo specchio. Ho guardato meglio: ero proprio io e i capelli mi stavano benissimo!
Così, ho pensato che fosse utile rammentare esattamente come li avevo trattati l'ultima volta, per stilare una sorta di vademecum per una chioma sfolgorante.

Quindi eccolo qua: il

VADEMECUM PER UNA CHIOMA SFOLGORANTE

Per prima cosa, bisogna munirsi di due undicenni-quasi-dodicenni iper-affamati (vedere QUI per i dettagli). 
Nella fisiologica breve pausa in cui essi digeriscono la pasta alla carbonare e si preparano per ingollare un panino con l'hamburger, bisogna correre a comprarsi un paio di jeans per sostituire quelli vecchi. 
La faccenda deve avere una certa urgenza, deve essere praticamente irrimandabile, quindi dovrete esservi debitamente preparate e aver già dedicato alla ricerca di un acconcio esemplare di jeans diverse ore nelle settimane passate, per poi soffocare quel desiderio di rinnovameno che sentivate sorgere dentro di voi e decidere di entrare nel solito negozio e uscirne con il solito modello, nel solito colore e al solito prezzo.
Ci siete? Bene. 
Ora dovrete superare lo shock della scoperta involontaria e casuale dell'esistenza di misure anche per la lunghezza della gamba, il che significa che non sarete obbligate a fare tre risvolti al vostro nuovo paio di jeans. 
Detto shock è solo l'anticipo: ora dovrete sopravvivere al trauma della scoperta seguente, ovvero che la vostra taglia di gamba è Extra-Short.
Deglutite ripetutamente: di solito aiuta.
Ora correte al chiosco degli hamburger, procuratevene due giganti e re-infilatevi nel tunnel della metropolitana per andare a casa a nutrire gli undicenni-quasi-dodicenni iper-affamati.
Mentre i due si ingozzano, correte in bagno e lavate i capelli. Più o meno, cercate di ricordarvi lo shampoo. Avvolgeteli in una salvietta, tamponate un po', sfregate rapidamente e procuratevi il phon.
Asciugateli à la grossomodo-almeno-quelli-di-sopra, mentre gridate ai due esemplari di ragazzino di spicciarsi a preparare la borsa per il week-end e di ricordarsi le mutande di ricambio. 
Fissate i capelli un po' asciutti e un po' no con una molletta, infilatevi nel vostro nuovo paio di jeans Extra-Short e gridate ai ragazzini di mettersi le scarpe o li lasciate a casa.
Accompagnateli a destinazione, mollateli lì con tanti saluti, rimontate in macchina e ripetete il mantra La fortuna aiuta gli audaci per cinque volte, prima di partire sgommando e dirigervi più o meno a caso verso il cinema dove avete appuntamento con degli amici meno di mezz'ora più tardi.
Siccome ripetere cinque volte il mantra funzionerà meglio di un incantesimo, arriverete a destinazione quando mancano ancora 5 minuti all'ora X. 
A quel punto, è cruciale non avere nel portafoglio abbastanza monetine da infilare nel parchimetro, ed essere persone con una coscienza che verrebbe da sotterrarla a volte e che non vi lascerà tranquilli fino a quando non avrete saldato il vostro debito con il Comune.
Quindi correte attraversando una delle piazze più grandi che abbiate mai visto, incontrate i vostri amici che vi riempiono di monentine e vi mettono in mano il biglietto per lo spettacolo, ri-attraversate di corsa la stessa piazza una-delle-più-grandi intanto che si mette a piovigginare, trovate il parchimetro, scoprite che le monetine dei vostri amici sono cadute in fondo alla borsa perché nella fretta avevate lasciato il portafoglio aperto, entrate in auto perché fuori è buio e non trovate le monetine in fondo alla borsa, trovate le monetine, tornate al parchimetro, le infilate e ricevete in cambio il tagliando che attesta la vostra onestà, posizionate detto tagliando sul cruscotto della macchina e vi rimettete a correre per attraversare una terza volta la piazza una-delle-più-grandi.
Arrivate al cinema con la gola riarsa e la vescica gonfia, ma decidete impavidamente di ignorare il bar e le toilette infilandovi direttamente nella sala dove stanno per proiettare il film che dovete vedere e fate appena in tempo a sedervi che finiscono le pubblicità.
Estraete dalla borsa un fazzoletto di carta con cui vi asciugate il sudore e la pioggerellina dalla faccia, trovate un elastico per capelli e vi annodate la chioma perché vi caccia caldo al collo. Sedimentate per due ore sulla poltroncina del cinema.
Uscite, vi sciogliete i capelli e camminate con calma e un ombrello aperto fino all'auto che si trova dall'altra parte della famosa piazza. Entrate in auto e, visto che ha funzionato così bene la prima volta, tornate a ripetere il mantra di prima, il che vi permetterà di imbroccare al primo tentativo la strada giusta per arrivare a casa, dove la vostra immagine vi sorriderà da dietro uno specchio, sfoggiando meravigliosi capelli.


sabato 15 settembre 2012

Two days' hunger made a fine sauce for anything. [Robert Jordan]

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- Ciao Luca! Ciao Oliver! Bene arrivati! Com'è andata a scuola? 

- Oh, tutto okay, grazie. Finalmente è cominciato il week-eeeeeeeeend! 

- Avete fame? Vi preparo qualcosa?

- Uhm, no, non abbiamo tanta fame a dire il vero.

- Avete preso da mangiare alla caffetteria della scuola? 

- No. Per carità! 

- Beh, ma sono le 15.30! Non ci credo, che non avete fame!

- Mah... Così così...

- Capisco. E se io vi preparassi una pasta, la mangereste?

- Beh, sì. Se proprio vuoi... 

[15 minuti più tardi] 

- La pasta è quasi pronta, cosa ci volete insieme? Aglio e olio? Burro e salvia?

- Una carbonara si può avere? 

- Uova e pancetta? Va bene. 

[10 minuti più tardi] 

- Ecco, ho apparecchiato in gardino: un piatto di pasta alla carbonara a testa e un francesino. Buon appetito.

[5 minuti più tardi] 

- Ah, che buona, ci voleva proprio!

- Bene, ragazzi, ascoltatemi bene: sono le 16.00, io devo uscire per sbrigare un paio di commissioni. Luca, tu prepara la borsa per il week-end con Oliver, così quando torno vi accompagno subito a casa sua e potete partire. Devo portarvi qualcosa da mangiare? Un hamburger, un kebab...? Ma forse, visto che non avevate molta fame, ormai siete a posto così.

- Ma no, hai avuto un'idea geniale! Vai da quel kebabbaro che fa i kebab enormi e buonissimi! Per me salsa allo yogurt e...

- Aspetta, non devo andare in quella zona, se vi porto un kebab vi porto quello che trovo. Comunque pensateci bene: sono le 16.00, vi siete appena spazzolati un etto di pasta alla carbonara a testa e io torno verso le 18.00. Non so se avrete abbastanza fame da... 

- Avremo assolutamente abbastanza fame, la pasta ci ha stuzzicato l'appetito. Portaci un hamburger, allora, un bel paninozzo ciccione. 

[ore 18.00] 

- Eccomi, sono tornat...

- Che profumino di hamburger! Dove sono? Tirali fuori! Presto! 

- Eccoli qua, ma siete sicuri che...

- Sicur *CHOMP* issimi *SGNAK* C'è mica dell'altro? *SBAF*

mercoledì 12 settembre 2012

Descrivi la tua casa e la tua famiglia.

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A casa mia siamo: io, mia sorella e i miei genitori. 

A casa mia dormono sempre tutti, e io mi annoio. 

Allora vado a caccia di ragni e frugo nella spazzatura.

[Luca, prima elementare, a.s. 2006/2007] 

Un sentito ringraziamento a tutte quelle maestre che non si spaventano leggendo piccoli siffatti componimenti e che offrono comprensione e il beneficio del dubbio ai genitori, prima di chiamare i Servizi Sociali.  GRAZIE.

martedì 11 settembre 2012

Non importa che tu sia leone o gazzella, l’importante è che tu cominci a correre.

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È ora di ricominciare a fare sul serio.

Dopo le vacanze estive, in cui ho poltrito abbastanza, ho ripreso a correre solo saltuariamente e la cosa non mi soddisfa.
Il fatto è che avendo portato a termine con successo l'absolute beginners training plan, ora non so più che fare della mia vita.
Cioè. Non mi interessa proseguire l'allenamento per diventare maratoneta, non ho il minimo desiderio di partecipare a una gara, il confronto con gli altri è forse la cosa più lontana dalla mia mente.

Quindi, che fare? Continuo a correre i miei bravi 5 km e basta? Oppure inserisco qualche modifica al programma?
Boh, il dubbio m'ha attanagliato per qualche settimana, e se a questo amletico dilemma aggiungiamo che ero in periodo di malavoglia cosmica(*), ecco spiegato perché sono andata a correre solo poche volte e con scarso entusiasmo.
Mi mancava un obiettivo, un programma, un... qualcosa. Tuttavia ero decisa a rimettermi a correre regolarmente, perché ho sperimentato che mi fa bene al corpo e allo spirito, perché ho scoperto che mi piace, perché voglio riprovare l'ebbrezza del runner's high, perché se un giorno inciampassi in un Gallifreiano con una scatola blu riuscirei a stargli dietro... insomma, ci sono un sacco di buoni motivi.

Così stamattina mi sono debitamente abbigliata [inciso: perché l'abbigliamento femminile per andare a correre è sempre aderente, attillato e pretenziosamente sexy? Molte femmine vanno a correre giusto perché non hanno misure da Miss Italia, e non è carino proprio per niente costringerle a mettere in evidenza i rotoli che ballonzolano. Ecco.] con le mie scarpette nuove, la mia maglietta nuova in tessuto iper-tecnologico e super-traspirante e il mio nuovo reggipetto sportivo, comodissimo anche perché riesco a incastrarci dentro l'mp3 - perdonate il dettaglio sconcio, ma ancora non mi sono procurata una banda da bicipite e da qualche parte 'sto mp3 deve pur stare.
Ho preso la bici e mi sono diretta alla solita Mauerweg (un giorno vi preparerò una bella mappa del percorso che seguo), e intanto dentro di me borbottavo e cogitavo.
Cogitavo talmente forte, che quando sono arrivata alla Mauerweg, invece di legare il velocipede e proseguire di corsa, sono andata avanti a pedalare.
Il progetto: 15 minuti di bici verso Sud, poi altri 15 verso Nord per tornare al punto di partenza; smontare da cavallo e proseguire di corsa per 1,5 km verso Nord per poi tornare con un altro 1,5km verso Sud e al punto di partenza. Questo per 2-3 volte la settimana, bel tempo permettendo. Poi a casa a giorni alterni mi occuperò privatamente di braccia e addominali.

Presa dall'euforia del nuovo, fantastico progetto, ho in realtà pedalato di buona lena per 45 minuti invece che 30, così quando ho poggiato i piedi a terra mi sono accorta che la consistenza dei muscoli degli arti inferiori era vagamente burrosa, ma incurante del dettaglio e scuotendo vigorosamente lontano dagli occhi le gocce di sudore mi sono messa a correre.
Ora confesserò che il 1,5 km di ritorno l'ho fatto camminando. Ho mantenuto un'andatura sostenuta per darmi un contegno, ma di correre non c'era verso. Tuttavia, tornata a casa, ho diligentemente completato il programma previsto per braccia e addominali.
Dopodiché avrei sbranato un cammello vivo, per fortuna non ce n'erano nei paraggi. Ma ho fiducia in questo nuovo progetto, promette endorfine a gogo.

(*) Qualche giorno fa ho utilizzato l'espressione malavoglia cosmica in una discussione su aNobii, e mi sono divertita perché alcune persone sul momento avevano creduto fosse il titolo di un libro che stavo leggendo. In effetti potrebbe benissimo essere l'argomento principale di un trattato di filosofia, devo tenerlo presente per il futuro, certe idee non bisogna lasciarle scappare!

domenica 9 settembre 2012

I know that ghosts have wandered on earth. [Emily Bronte]

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creepy / ˈkriːpɪ/ agg. colloq. [film, feeling]- che fa venire la pelle d’oca, che fa rabbrividire [fonte: Word reference]

In questi giorni ci sto provando.
Laptop, musica in cuffia, tè caldo. Dita sulla tastiera, chiudere gli occhi, visualizzare. Okay, andiamo. Aprire gli occhi, sgranchire le nocche. Via!
...
Ahem. Ho detto, via!
...
Cough-cough. Ci senti? VIA!

Macché, niente. Oppure le parole che si rincorrono sulla pagina aperta di Word una mezz'ora più tardi sono decisamente da cestinare.

Ogni tanto succede, mi dico, non è niente. Non è come se avessi - che so: il blocco dello scrittore, no-no. So benissimo cosa devo scrivere. Conosco perfettamente la storia, mi balla in testa da mesi. Ma non ne vuole sapere di uscire nel modo giusto.
È come cercare di chiudere l'apertura tonda di un pozzo con delle pietre squadrate: bisogna prima dare alle pietre la forma giusta, altrimenti non ci stanno e il pozzo rimane aperto.

È la storia creepy di una bambina creepy. Ho già scritto due volte l'inizio, in due modi diversi ed entrambi sbagliati. Non mi succede mai, di solito scrivo di getto, traducendo in parole le immagini e i concetti che mi danzano nel cervello. Questa volta no, si vede che non è ancora pronta, chissà? Però mi ci sto intestardendo.

Forse devo chiamarla.
Forse devo respirare atmosfera un po' più creepy.
Forse devo invocare il re del creepyEdgar Allan Poe.
Forse... aspetterò con pazienza e a un certo punto sentirò delle assi scricchiolare, e avvertirò un alito di vento freddo sulla guancia mentre sono seduta in una stanza chiusa di fronte al mio laptop, e la fiamma delle candele accese per creare atmosfera traballerà, e la lampadina sul pianerottolo si fulminerà all'improvviso, e un gufo farà sentire il suo richiamo poco distante.
Sì. Mi sento già molto più creepy.

venerdì 7 settembre 2012

He's like fire and ice and rage.

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Lo volete sapere davvero? No, lo chiedo perché alle volte la curiosità uccide i gatti. Io comunque ho avvisato.

Perché mi piace la serie Doctor Who?

È la storia di un alieno che si fa chiamare Il Dottore, unico sopravvissuto a una guerra tra il suo pianeta e una razza di scatolette di latta dotate di lucetta azzura, sturalavandini e frullino per le uova: i temibili Dalek.

Temibile Dalek con lucetta azzurra in mezzo 
alla fronte, sturalavandini incorporato al braccio destro
e frullino per le uova a sinistra.

Egli appartiene alla razza dei Signori del Tempo, creature con due cuori e la possibilità di osservare e conoscere tutto il tempo in un istante, una sorta di Aleph di Borges (riassunto: contemplare contemporaneamente l'inizio + il tutto + la fine).
Invece di morire, Il Dottore si rigenera e cambia aspetto, così al momento ha all'attivo undici facce differenti e supera i novecento anni d'età.

Gli undici aspetti del Dottore: a ogni rigenerazione sembra ringiovanire.

Il suo pianeta d'origine è esploso, quindi non ci può tornare; per fortuna gli è rimasto un peculiare mezzo di trasporto,

T.A.R.D.I.S. (Time and Relative Dimension in Space)
conosciuto come T.A.R.D.I.S. (Time and Relative Dimension in Space), ovvero una cabina telefonica di legno azzurro che in Inghilterra era un tempo utilizzata per le emergenze della polizia.

 
Questo, però, è solo l'aspetto esteriore di codesta navicella spaziale: ciò che la contraddistingue è l'interno, incredibilmente più spazioso di quanto il perimetro possa lasciare immaginare, e luccicante di marchingegni-leve-bottoni-monitor-eccetera. Oltre al centro di comando, pare che la T.A.R.D.I.S. ospiti nientemeno che una piscina, una biblioteca, camere da letto con letti a castello, guardaroba, ecc.

La T.A.R.D.I.S. è più grande all'interno!

Attenzione alle imitazioni:

Trastullo per felini domestici.





Questa non è la T.A.R.D.I.S.











Neppure questa, anche se tutti ne vorremmo una.

Libreria T.A.R.D.I.S.: sarà più grande all'interno?

Il Dottore possiede uno strumento indispensabile per aprire porte, o riparare aggeggi elettronici, o fare up-grade di vario genere a strumentazioni obsolete: il cacciavite sonico.

Cacciavite sonico, modello undicesimo Dottore.
Unicamente armato con tale gadget, Il Dottore viaggia in lungo e in largo attraverso l'Universo, con puntatine rapide anche in Universi paralleli, in qualunque tempo: passato o futuro, incurante di eventuali contraddizioni o battiti d'ali di farfalle varie, poiché, come dice lui, il tempo in realtà è "a big ball of wibbly wobbly timey wimey stuff" (intraducibile, ma ci proviamo: "una grossa palla di roba traballosa traballante e temporaleggiante").


E cosa fa, vorrete sapere voi, girovagando nell'Universo in cotal guisa? La risposta è: lo salva di continuo! Interviene in situazioni rigorosamente pericolose e/o moralmente sfidanti per rimettere a posto i "timey wimey" a rischio.
Nel corso delle sue avventure si imparano un sacco di cose utili: per esempio che è legittimo e sacrosanto avere paura del buio, dei mostri dentro l'armadio nelle camerette dei bambini, delle statue degli angeli, dei manichini nei negozi di abbigliamento e magari anche della gente che indossa maschere antigas.

Paurosissima statua. Non sbattete le palpebre o siete morti.

Quindi, per tornare in topic: perché mi sono appassionata a questa serie?

Sicuramente per i viaggi nel tempo, mica per niente sono venuta su a latte, corn-flakes e Ritorno al futuro. Da allora ho un certo debole per i vecchietti che guidano una macchina del tempo.
Altrettanto sicuramente per le avventure, l'azione, l'atmosfera surreale e improbabile, la nobiltà d'animo nel cercare sempre di fare la cosa giusta, i fallimenti, la fiducia nell'umanità.
Quello che mi ha davvero catturato, alla fine, non è stato Shakespeare, come inizialmente pensavo. Quantomeno, non solo Shakespeare. Certo che immedesimarmi in una viaggiatrice temporale che incontra e conosce Will dal vivo è stata un'illuminazione degna di nota.
In ogni caso, pensandoci bene, ho individuato la mia attrazione in un altro elemento, e cioè tutte quelle vite!
Cerco di spiegarmi meglio, ma non sarà facile farmi capire, perché si tratta di un sentimento che vibra molto in profondità.
Ho sempre avuto la sensazione che dentro di me ci fossero tante vite diverse, tante vite che richiedono tutte di essere vissute.
È una sorta di evoluzione del disturbo dissociativo di identità, in quanto la mia consapevolezza rimane immutata: sono sempre io, vorrei solo poter vivere tante vite diverse nello spazio di una sola. Dentro di me c'è la sensazione fortissima di una comprensione in prima persona di esperienze di vita che non appartengono alla mia "vita corrente". Io sono così tante persone e a volte sento la mancanza di qualcosa che in realtà non ho mai avuto, ma so perfettamente cosa si prova ad averlo. Una ricorrente sensazione di insoddisfazione, insomma, senza tuttavia che io possa affermare che la vita che conduco correntemente sia insoddisfacente, perché non lo è.

Ecco cosa questo show mi permette di sognare e sperimentare: la moltitudine di vite e di esperienze, vissute sempre dalla stessa persona, nel corso di un unico ciclo vitale (quindi serbandone la memoria intatta, a differenza di quanto teorizzato dai sostenitori della reincarnazione, che a ogni rinascita non permette di mantenere ricordi delle vite precedenti, se non, forse, a livello super-inconscio).

Di tanto in tanto mi ritrovo a invidiare le persone che hanno un concetto chiaro e definito della propria identità: sanno perfettamente chi sono, a cosa/chi hanno dedicato la propria vita, in cosa credono, cosa vogliono, come lo vogliono, eccetera. La mia invidia in genere ha vita breve: nemmeno nei miei pensieri riesco a sostenere la noia di una vita pre-ordinata, pre-fabbricata, pre-vedibile. E con questo non giudico nessuno e non mi sento migliore di nessun altro: siamo tutti diversi e ciò che è sacrosanto per qualcuno può tranquillamente essere inaccettabile per me e viceversa.
Tu sei tu e io sono io, e visto che io sono una sognatrice, continuerò a sognare.

mercoledì 5 settembre 2012

I spend half my life looking for my keys. [Sara Paretsky]

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Suoni certificati che fanno partire il cerca-chiavi (che si illumina e bip-peggia "quando si fischia"):

1) fischio: A VOLTE

2) starnuto: SI

3) impilamento di bicchieri o tazze: SI

4) tono di voce alto: SPESSO

5) tv: A VOLTE

6) metropolitana in partenza: SI

7) colpo di tosse: SI

8) apparecchiare la tavola: SI

9) ...