WE OWE IT TO EACH OTHER,
TO TELL STORIES.

Neil Gaiman

CARESS THE TALES
AND THEY WILL DREAM YOU REAL.

Nightwish

STORIES AND SONGS
ARE THE LANGUAGE OF THE HEART.

Stephen Lawhead


ALL STORIES ARE TRUE.
Patrick Rothfuss

A DREAMER IS ONE WHO CAN ONLY FIND HIS WAY BY MOONLIGHT,
AND HIS PUNISHMENT IS THAT HE SEES THE DAWN
BEFORE THE REST OF THE WORLD.
Oscar Wilde

THE CORE OF ALL LIFE
IS A LIMITLESS CHEST OF TALES.

Nightwish
ALL THE TRUTH IN THE WORLD
IS HELD IN STORIES.

Patrick Rothfuss

lunedì 31 ottobre 2016

E noi zitti sotto. [Non ci resta che piangere]

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Nella vita può capitare di incontrare o avere a che fare con persone che hanno di se stesse un'opinione elevata. Oppure con persone talmente insicure, da avere bisogno di screditare e sminuire il prossimo pur di mantenere l'illusione di forza e autorità.

Arrivata alla mia veneranda età, ed essendo per carattere una persona preferibilmente mansueta, mi è - ahimè - capitato di incontrare più di un elemento siffatto, e ho imparato delle cose.

Una è che spesso queste persone fanno degli errori di valutazione molto grossolani, specialmente quando sentono in qualche modo minata la loro posizione, o temono che la loro importanza non venga riconosciuta. Di solito, in maniera più o meno evidente, i suddetti errori comportano delle conseguenze negative per loro, ma difficilmente ho visto qualcuno di loro tornare sui propri passi e ammettere lo sbaglio. In genere incassano (sono degli ottimi incassatori) e procedono come hanno sempre fatto.

Una seconda lezione che ho imparato è che io non ottengo alcun guadagno a comportarmi secondo il copione che loro propongono, seguendo il quale io dovrei umilmente ringraziarli di avermi trattato con condiscendenza e superiorità, e offrire loro altre, potenzialmente illimitate chanche di ripetere lo show.

Per fortuna mi è anche capitato di incontrare persone intelligenti: corrette, oneste, trasparenti, che non hanno paura di confrontarsi. Il loro obiettivo principale non è primeggiare, ma qualcos'altro, che talvolta cercano di raggiungere coinvolgendo altre persone e trattandole da (potenziali) collaboratori.

Inutile dire che, soprattutto quando si tratta di lavoro (datori di lavoro, valutatori, colleghi...), è preferibile imbattersi nel secondo tipo di persone, che sono purtroppo più rare.

Una caratteristica del primo tipo di persone è di sostenere di essere dei "professionisti", e per questo motivo si aspettano che tu non obietti, non ribatta, non faccia altro se non chinare la testa e ringraziare con umiltà e reverenza. Un po' come la chiusa della lettera a Savonarola di Benigni e Troisi in "Non ci resta che piangere":


T: Ti salutiamo con la nostra faccia sotto i tuoi piedi, proprio il massimo, senza chiederti nemmeno di stare fermo, puoi muoverti!
B: Cioè, che vuol dire?
T: La faccia sotto i piedi e può camminare; quello pensa siamo proprio due umili.
B: Una bellissima immagine, la nostra faccia sotto i tuoi piedi e puoi muoverti quanto ti pare e piace e noi zitti sotto. 


Vorrei dire che costoro non sono dei professionisti. Sono dei palloni gonfiati. Un pallone gonfiato può benissimo avere più successo di te, che magari sei più in gamba - o almeno in gamba quanto loro. Ci sono mille varianti per il successo, ma alcuni sono fermi alla fase calvinista in cui se hai successo significa che sei benedetto da Dio, ed è quindi legittimo mancare di rispetto a coloro che il successo, invece, ancora non l'hanno raggiunto.

No. Non è giusto accettare che queste persone, solo perché sono (o pensano di essere) in una posizione di autorità e potere, ci manchino di rispetto, ci ignorino, e poi pretendano di avere ragione a chiamarci con appellativi poco lusinghieri perché - magari educatamente - ci siamo tirati fuori dal loro gioco. Non è giusto. Un professionista non si comporta così, non ne ha bisogno. Non credete che, porgendo l'altra guancia a persone di questo tipo, vi guadagnerete il loro favore, perché non succederà (e se succedesse: lo volete davvero, il favore di questa gente?)

Siate gentili, siate corretti, ma non mancate di rispetto a voi stessi. Imparate a dire: no, grazie. E non pentitevi quando loro si indigneranno e vi diranno che siete delle cacchine ingrate che non sanno come ci si comporta, che loro si sono solo messi in piedi sulla vostra faccia, ma neppure si muovevano, in fondo, mentre tanti altri non ci avrebbero pensato due volte a muoversi. Vero. Ma c'è anche gente, al mondo, che sulla vostra faccia i piedi non li metterà. Queste sono le persone che volete cercare e avere nella vostra vita.
Non credete a quello che diranno di voi, alle nefaste profezie che vi lanceranno dietro e sopra la testa. Il cadavere che scenderà sul fiume sarà il loro, non il vostro.