WE OWE IT TO EACH OTHER,
TO TELL STORIES.

Neil Gaiman

CARESS THE TALES
AND THEY WILL DREAM YOU REAL.

Nightwish

STORIES AND SONGS
ARE THE LANGUAGE OF THE HEART.

Stephen Lawhead


ALL STORIES ARE TRUE.
Patrick Rothfuss

A DREAMER IS ONE WHO CAN ONLY FIND HIS WAY BY MOONLIGHT,
AND HIS PUNISHMENT IS THAT HE SEES THE DAWN
BEFORE THE REST OF THE WORLD.
Oscar Wilde

THE CORE OF ALL LIFE
IS A LIMITLESS CHEST OF TALES.

Nightwish
ALL THE TRUTH IN THE WORLD
IS HELD IN STORIES.

Patrick Rothfuss

giovedì 24 novembre 2011

One by One

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A hand above the water
An angel reaching for the sky
Is it raining in Heaven -
Do you want us to cry ?

Una spanna sopra l'acqua
Un angelo ola verso il cielo
Piove in Paradiso -
Vuoi farci piangere?

And everywhere the broken-hearted
On every lonely avenue
No-one could reach them
No-one but you

E in ogni luogo persone con il cuore spezzato
Lungo i viali solitari
Nessuno poteva raggiungerle
Nessuno tranne te

One by one
Only the Good die young
They're only flying too close to the sun
And life goes on -
Without you...

Uno dopo l'altro
Solo i Buoni muoiono giovani
Volano troppo vicino al sole
E la vita continua -
Senza di te...

Another tricky situation
I get to drowning in the Blues
And I find myself thinking
Well - what would you do ?

Un'altra situazione difficile
Mi ritrovo ad affogare nella depressione
E a pensare
Beh - tu cosa faresti?

Yes! - it was such an operation
Forever paying every due
Hell, you made a sensation
You found a way through - and

Sì! - è stata una vera impresa
Pagare sempre il dovuto
Diavolo, hai fatto sensazione
Hai trovato una soluzione - e

One by one
Only the Good die young
They're only flying to close to the sun
We'll remember -
Forever...

Uno dopo l'altro
Solo i Buoni muoiono giovani
Volano troppo vicino al sole
Ricorderemo -
Per sempre...

And now the party must be over
I guess we'll never understand
The sense of your leaving
Was it the way it was planned ?

E ora la festa deve finire
Credo che non capiremo mai
Il senso del tuo addio
Era stato pianificato così?

And so we grace another table
And raise our glasses one more time
There's a face at the window
And I ain't never, never saying goodbye...

E quindi ci riuniamo intorno a un nuovo tavolo
E alziamo i nostri calici ancora una volta
C'è un volto dietro al vetro
E io non dirò mai arrivederci...

One by one
Only the Good die young
They're only flying to close to the sun
Crying for nothing
Crying for no-one
No-one but you

Uno dopo l'altro
Solo i Buoni muoiono giovani
Volano troppo vicino al sole
Piangono per niente
Piangono per nessuno
Per nessuno tranne te

mercoledì 23 novembre 2011

- Is that you? - Yes.

Una decina di giorni fa, in una giornata fredda e nebbiosa, mi trovavo in giro a fare commissioni: in posta, poi al mercato, poi a comprare spugnette e detersivi vari per meglio adempiere ai miei doveri di Cenerentola... Insomma, tra le mansioni poco gratificanti e il grigio umido che penetrava fino alle ossa, ho intravisto spuntare dalle volute di bruma la libreria OtherLand, ovvero la mia libreria preferita a Berlino. Era da un bel po' che non ci passavo e così, dopo pochi istanti di indecisione, ci sono entrata.
Mi sono diretta al reparto English Books con la flemma tipica di una palla da fucile e mi sono messa a scrutare con occhio clinico gli scaffali: celo - manca - manca - celo - celo - celo - manca... devo tenerlo presente quello lì - eccetera ... non stavo cercando niente in particolare, aspettavo solo che un libro uscisse da solo dallo scaffale e mi si buttasse tra le mani gridando a squarciagola "portami via di qua!"
Siccome nessun volume dello scaffale mi ha degnato di tale considerazione, mi sono rivolta agli scatoloni per terra, pieni di libri di seconda mano. Ho scartabellato un po', sempre con l'intenzione di farmi scegliere da un libro. Stavo per perdere le speranze che tra quei plichi di carta stampata e rilegata almeno uno mostrasse desiderio di venire a stare con me, quand'ecco le mie dita hanno sfiorato il nome Richard Matheson e si sono bloccate, frementi.
Ho estratto dal mucchio un libretto di meno di 300 pagine, con una copertina scura e nostalgica e le pagine di carta grossa e ingiallita dal tempo. Il retro prometteva una storia d'amore a cavallo del tempo, il nome di Matheson per me era una garanzia sufficiente.
Me lo sono rigirato un po' tra le mani: sì, il libro pareva convinto di farsi portare a casa da me. 3 Euro alla cassa, e Matheson era al sicuro nella mia borsa.

Il libro non ha smesso di tenermi d'occhio per il paio di giorni seguenti, che mi sono stati necessari per terminare la lettura che avevo in corso, dopodiché mi è praticamente saltato in braccio strillando qualcosa tipo, adesso tocca a me!
Per farlo stare buono l'ho accontentato e mi sono ritrovata a leggere una storia d'amore così pazza, coraggiosa e bella, che facevo fatica a metterlo giù.

Richard vive nel 1971, Elise nel 1896. Riescono tuttavia a incontrarsi e a conoscere, sppure per breve tempo, ciascuno il grande amore della propria vita.

****SPOILER ALERT****

Richard scopre nel 1971 di avere un tumore al cervello che gli regala terribili mal di testa quotidiani e nessuna speranza di sopravvivere per più di pochi mesi. Invece di trascorrerli tra un ospedale e l'altro, Richard, che vive da solo e non ha legami affettivi, decide di mollare il lavoro e passare il tempo che gli rimane viaggiando senza meta.
Andando dove lo conduce l'ispirazione del momento si trova di fronte a un bell'albergo in prossimità del mare, in California e decide di fermarsi lì per qualche giorno. Scopre presto che l'albergo ha una storia: esiste dal secolo precedente e c'è addirittura una mostra che espone ricordi di quel tempo passato. Tra questi ricordi c'è la locandina di uno spettacolo teatrale, che si era svolto nel lontano novembre 1896 proprio dentro l'albergo. Richard rimane colpito dalla foto dell'attrice protagonista: Elise. Rimane, anzi, ben più che colpito: Richard si rende conto di essersi innamorato della giovane donna della fotografia.
Non avendo comunque altro da fare, decide di andare a fondo nella sua ossessione e si procura tutti i libri che riesce a trovare in cui si parla di Elise McKenna. Li legge uno dopo l'altro, scoprendo tra le altre cose che la ragazza non ha mai avuto una relazione d'amore, eccettuato un misterioso uomo da lei incontrato proprio in quell'hotel e proprio in occasione dello spettacolo teatrale di cui è esposta la locandina che lui ha visto. La testa comincia a girargli, e gli gira anche di più quando si rende conto che Elise McKenna era la donna anziana che continuava a fissarlo nel corso di una festa all'università. Nei libri che si è procurato, si racconta infatti che l'attrice aveva partecipato a quell'incontro preciso, al termine del quale era morta per un attacco di cuore.
Questi fatti, uniti a una pazzesca intuizione lo portano a credere di essere stato proprio lui il misterioso uomo di cui si fa cenno nelle biografie di Elise McKenna. Comincia così ad arrovellarsi su come fare a incontrare la donna dei suoi sogni.
Si procura altri libri, che parlano del tempo, degli strumenti con cui lo si misura e di come viene considerato dal punto di vista fiosofico. Dopo tanto leggere e studiare, si convince che ogni momento esiste contemporaneamente e parallelamente a tutti gli altri. Se solo si trovasse il modo di cambiare piano... Arriva alla conclusione che l'unico motivo per cui viviamo nel nostro tempo è una radicata convinzione di essere in un determinato periodo. Se questa convinzione venisse meno e fosse sostituita da un'altra convinzione, diversa ma altrettanto forte, allora ci troveremmo in un altro tempo.
Mancano ancora due giorni alla serata dello spettacolo teatrale, Richard è sicuro di dover incontrare Elise in quell'occasione, proprio lì, in quell'albergo.
Si procura un abito adatto al 1896 e anche dei certificati di deposito che varranno come soldi una volta che si troverà nel 1896. Dopodiché comincia l'opera di auto-convincimento. Dopo ore e ore di estenuanti tentativi, incredibilmente Richard si ritrova nel 1896! A questo punto però non sa cosa fare: ha meno di due giorni di tempo per incontrare Elise e farla innamorare di lui!
Non si aspetta certo di incontrarla sulla spiaggia e di essere da lei apostrofato con un, - Sei tu?
Ma non si lascia scappare l'occasione e le risponde subito, - Sí.
La ragazza rivela che giá due volte le è stato profetizzato l'incontro con un uomo che sarebbe diventato il grande amore della sua vita. L'incontro sarebbe avvenuto sulla spiaggia e le origini dell'uomo sarebbero rimaste misteriose. Infatti Richard le dice di non poterle rivelare da dove proviene.
Nonostante l'ostilità della madre e dell'agente di Elise, questa si lascia trasportare dalla follia e dalle emozioni e permette a se stessa di innamorarsi follemente di Richard.
Pianificano con gioia il loro futuro insieme: si sposeranno e andranno a vivere nella fattoria di lei, dove vivranno felici e contenti una vita piena d'amore.
Pieno di felicità fino a scoppiare, Richard si alza prestissimo la mattina dopo, mentre Elise sta ancora dormendo. Decide di andare sulla spiaggia e dare fuoco alle pagine di diario che ha scritto nel suo breve soggiorno nel 1896, perché non vuole che lei le trovi e si spaventi. Mentre si accinge a quest'intento, infila una mano nella tasca del cappotto e si accorge di un buco sul fondo. Distrattamente rincorre una monetina che è sfuggita nella fodera, la tira fuori e la osserva. È un penny, uno stupido penny del 1971.
Come i suoi occhi vedono la data e il suo cervello registra l'informazione, la fede incrollabile di essere nel 1896 svanisce e con essa anche Elise e il loro futuro insieme.
Disperato, Richard si ritrova nel suo tempo d'origine, senza più poter tornare indietro.

****END OF SPOILER****
 
Che dire? Struggente, dolce e coraggioso. Sono proprio contenta che quel libro mi sia saltato in braccio in quel modo.

domenica 20 novembre 2011

There is nothing between.

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 [...] all is either love or not love. There is nothing between. Everything else - friendship, kindness, goodness is a a shadow and a lie.

[William Morris, The Novel on Blue Paper]

giovedì 17 novembre 2011

The river ever running down...

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The river ever running down
Between its grassy bed,
The voices of a thousand birds
That clang above my head,
Shall bring me to a sadder dream
When this sad dream is dead.



A silence falls upon my heart
And hushes all its pain.
I stretch my hands in the long grass
And fall asleep again,
There to lie empty of all love
Like beaten corn of grain.

[Elizabeth Siddal]

lunedì 14 novembre 2011

War does not determine who is right - only who is left. [Bertrand Russell]

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ovvero: STORIE DI FAMIGLIA

La mia nonna materna si chiamava Virginia e nacque nel 1902.
Quando era ancora una ragazzina suo padre morì di polmonite, convinto di aver provveduto al futuro finanziario della sua futura vedova e delle due figlie.
Fai studiare le bambine, possiamo permettercelo, sono state tra le ultime parole da lui dette alla moglie. La quale moglie considerò che il pover'uomo era sul letto di morte e decise di non rivelargli che giusto la notte prima la banca nella quale erano depositati tutti i loro risparmi - e quindi anche il futuro delle figlie - era stata derubata e non avevano più un soldo. Non solo. Il mio bisnonno possedeva una piccola fabbrica di zoccoli nella bergamasca, si era sotto Natale e i lavoratori andavano pagati.
Morto il marito, la vedova vendette tutto quello che poteva vendere per pagare i dipendenti, dopodiché si mise a ricamare corredi per campare, mandando le figlie a fare le lavoratrci stagionali.
Anche così, però, non riuscivano a sopravvivere decorosamente: spesso capitava che chi le ordinava un corredo alla fine non pagasse. I ricchi sono sempre stati fatti della stessa pasta, a quanto pare.
Così la mia bisnonna e le sue due figlie si trasferirono a Milano, in cerca di una migliore occupazione.
Non so precisamente che anno fosse, ma doveva essere periodo di guerra perché un giorno la mia nonna Virginia tornò a casa annunciando di aver trovato lavoro come operaia in una fabbrica di proiettili. Al che sua mamma tuonò: Piuttosto crepiamo tutti di fame, ma tu a fabbricare proiettili non ci vai!
Mia nonna trovò in seguito da lavorare in un'azienda farmaceutica molto famosa, posto che mantenne per tutta la vita e che fu la causa prima della diffidenza cronica nei confronti dei medicinali, trasmessa - pare - geneticamente a tutta la sua discendenza.
Conobbe suo marito Pietro, si sposò ed ebbe un primo bambino, che purtroppo morì prestissimo, ma fu presto seguito da una bambina dalla salute cagionevole.
Nel frattempo in Italia era arrivato il fascismo, che costringeva tutti ad aderire al partito pur di mantenere un impiego.
Mio nonno Pietro rifiutò di tesserarsi e perse così un lavoro dopo l'altro.
Mia nonna, non essendoci più sua mamma a tuonare Piuttosto crepiamo, prese la tessera del partito e continuò a lavorare presso l'azienda farmaceutica.
Quando Mussolini sentitamente pretese chi i suoi concittadini donassero il loro oro allo Stato, mia nonna non rimase tanto a polemizzare: andò da un orafo e comprò la fede più piccola che trovò, dopodiché la regalò a Mussolini al posto della sua fede autentica, ricevendone in cambio un grosso anellaccio con incise le parole oro alla patria. Anello che negli anni a venire fu utilizzato come amuleto in un modo alquanto bizzarro dalla sua ultima nata. (Costei - mia madre - aveva infatti l'abitudine di infilarlo all'alluce del piede mentre ripassava per gli esami dell'università.)
Quando la piccola di Pietro e Virginia si ammalò più seriamente, fu chiaro che aveva bisogno di cure specifiche per sopravvivere, il che obbligò anche mio nonno a prendere la tessera del partito. Quello era infatti il solo modo per lui di ottenere un lavoro e guadagnare abbastanza da mandare la bambina in un collegio in Liguria, dove il cibo buono e l'aria di mare l'avrebbero mantenuta viva e sana.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale quella bambina era cresciuta ed era tornata a vivere in casa con i suoi genitori. Frequentava il liceo, e al termine delle lezioni si fermava davanti scuola a distribuire volantini anti-fascisti, causando indicibili cardiopalmi a mia nonna, che ciononostante rimase incinta un'altra volta.
Mia nonna continuava a lavorare presso l'azienda farmaceutica, lontana da casa. Anche quando c'era il coprifuoco tornava a casa, pur di pernottare con la propria famiglia. Si faceva chilometri nascondendosi dietro agli alberi quando incrociava le pattuglie.
A quarant'anni già superati, diede alla luce un'altra bambina, che diventò mia mamma, in una Milano presa di mira dai bombardamenti.
La notte dopo la sua nascita, la piccola venne depositata insieme ad altri neonati sul pavimento di un tram e trasferita dal reparto maternità in cui era venuta al mondo all'ospedale psichiatrico, che si trovava in una zona ritenuta più al sicuro dai bombardamenti.
A questo punto mia nonna smise di lavorare e rimase a casa a prendersi cura della sua ultima nata, cosa che si rivelò più impegnativa del previsto: la piccola era vivace e caparbia, si ribellava alle cucchiaiate di olio di fegato di merluzzo che le venivano propinate da tutta la famiglia (Guarda che buono, lo prendo anch'io! Mmmmmm, che squisitezza!), si abbandonava a interminabili episodi di stupidera quando stava per arrivare il Natale, ingoiava i becchi delle quaglie perché non aveva il coraggio di chiedere se dovevano essere mangiati o no, ed era teneramente convinta di avere tre genitori: suo padre, sua madre e sua sorella, che dopotutto aveva diciassette anni più di lei e la portava dappertutto.

Si narra anche di un parente, zio o cugino non so, che quando fu il momento di andare in guerra annunciò: Succeda quel che succeda, io non sparerò mai. Quando tornò a casa - perché ci tornò - aveva in canna lo stesso colpo che aveva quando era partito.

Un altro cugino finì in campo di concentramento, ma ebbe la prontezza di spirito di farsi cadere addosso un carico di pietre che gli ruppe una gamba e lo costrinse in infermeria, invece che sulla camionetta su cui sarebbe dovuto partire insieme ad altri per un trasferimento, nel corso del quale, naturalmente, vennero tutti sbarcati e fucilati.

Per tacere di mio nonno Pietro stesso: un ragazzo del '99, sua madre non voleva vederlo partire per il fronte e andò a supplicare non so quale Eminenza di aiutarla. Fu così che mio nonno venne assegnato di guardia a una tenuta militare in Sicilia, e per tutto il periodo del suo fermo non dovette far altro che andare a cavallo per il frutteto e fare indigestione di arance. Cosa che peraltro gli causò una gastrite cronica che si portò appresso per tutta la vita.

Conosco meno storie intriganti sui miei antenati dall'altro lato della famiglia. Resta nella memoria quella del mio bisnonno, con il quale condivido una data: il mio compleanno è anche l'anniversario della sua morte.

Viveva in centro a Milano con la sua famiglia, tra cui mia nonna Cesarina, sua figlia.
Nel corso della Seconda guerra mondiale decise che era troppo pericoloso rimanere lì - e aveva ragione, visto che dell'intera zona rimasero poi soltanto macerie. Così si trasferirono tutti in campagna.
Mia nonna aveva da poco trovato il suo primo impiego come commessa in una gioielleria, così faceva vita da pendolare. Non durò molto, però: il suo primo mese di lavoro non era ancora finito, che i bombardamenti su Milano e sulle linee ferroviarie si fecero più insistenti.
Suo padre, il mio bisnonno, le proibì di continuare ad andare a Milano. Mia nonna protestò con calore: Ancora un giorno, disse, e riceverò il mio primo stipendio! Lasciami andare solo domani ancora! Suo papà rispose di no, era troppo preoccupato: sarebbe andato lui a ritirare i soldi per la figlia.
Il giorno seguente un convoglio pieno di soldati tedeschi doveva partire da Milano, ma la rete delle spie alleate lo aveva saputo e aveva organizzato un bombardamento mirato. Le spie tedesche, però, avevano scoperto che le spie alleate sapevano e così decisero di far partire il convoglio militare in ritardo, dopo un treno pieno di civili. Gli alleati bombardarono così il treno sbagliato e di mio nonno fu ritrovato solo il cadavere.

Può darsi che le cose non siano andate esattamente come io le racconto: queste storie mi sono state ripetute a pezzettini e la memoria mia o altrui può averle alterate.
Sono anche poche, mi piacerebbe tanto che qualcuno di loro avesse lasciato un diario pieno dei suoi pensieri, dei racconti degli avvenimenti, ma se ne esiste alcuno io non lo so.

In ogni caso pare chiaro che i sentimenti viaggiano lontano, superando barriere di spazio, di tempo e di morte. E forse hanno anche un modo misterioso e tutto loro di affiancarsi al colore degli occhi e alla forma del naso tramandandosi con il DNA.

Tratti distintivi come la scarsa fiducia nelle istituzioni bancarie, il rifiuto ideologico della guerra, la diffidenza verso le aziende farmaceutiche, l'insofferenza nei confronti di chi vuole controllare la gente attraverso più o meno velati ricatti morali e/o materiali, la golosità di arance, il malcelato fastidio nel dover andare a chiedere i soldi che mi spettano al mio datore di lavoro/committente, il disprezzo del "fuoco amico"... non ho inventato niente, era già tutto dentro di me, trasmessomi dai miei antenati anche senza che io lo sapessi.
La loro discendenza non è solo carne e sangue, ma mente e cuore e spirito. Spero di onorarli con la mia vita e di rinnovare la loro eredità quando toccherà a me morire.

giovedì 10 novembre 2011

Sometimes.

Sometimes you wake up.

Sometimes the fall kills you.

And sometimes, when you fall, you fly.
 
[Neil Gaiman]
Happy Birthday, Neil!

martedì 8 novembre 2011

Fairy tales of yesterday will grow but never die.

Basta.

Ho deciso che non ne posso più di sentire gli economisti che sciorinano le solite balle mentre il mondo va a rotoli;
non ne posso più di sentire che Tizio minaccia di fare la guerra a Caio e tutto il mondo trema;
non ne posso più di sentire che ovunque la gente muore senza che nessuno faccia niente;
non ne posso più di sentirmi rinfacciare: E tu, cosa fai?... Io faccio parte di un sistema che ha deciso di eleggere e pagare qualcuno che si occupi di prevenire e/o curare, se vedo che questo qualcuno non fa quello che mi aspetto da lui ho il sacrosanto diritto di lamentarmene! Chiedermi: Vediamo, cosa saresti capace di fare tu al suo posto! non ha alcun senso! Se pensavo di essere in grado di occuparmi di certe questioni, non sarei qui a imbrattare il mio angolo di web, *inserire imprecazione a piacere*!!!

Sono stufa di sentire che ci sono pochi bastardi che sfruttano e si approfittano di molti che non hanno la possibilità, la capacità o la volontà di contrastarli;
sono stufa di vedermi affibbiare responsabilità, colpe e debiti che non sono miei;
sono stufa di far parte di una società che non ha nulla di umano;
sono stufa di vedere gente che crolla e che cancella se stessa pur di andare avanti;
sono stufa di sentirmi un'isola, perché so di non esserlo;
sono stufa di essere trascinata in un baratro sull'orlo del quale mi sono trovata senza che nessuno mi chiedesse se mi stava bene;
sono stufa di subire scelte che penalizzano me e milioni di altri solo perché qualcuno decide che difendere un'entità oscura e inumana vale il sacrificio delle nostre vite.

Sono stufa. Quindi basta. Vomiterò questo post e tornerò a occuparmi di unicorni, fatine e folletti.
Non sarà più serio che occuparsi di quel che si legge sui giornali, ma di certo è più divertente e c'è addirittura il rischio che risulti più utile.

lunedì 7 novembre 2011

...Oppure

Oppure, ci sono quelli che si offendono quando all'estero la gente ride degli italiani, li prende in giro o fa le battutine.

Sniff, sniff, ieri passeggiavo tranquillo per le strade di Londra insieme alla mia ragazza e quando ci hanno sentito parlare italiano due tizi hanno cominciato a dire "italiani-berlusconi-bungabunga". Ma come si permettono, io non sono berlusconi, io non sono il bungabunga. Esigo rispetto!
[Letta quasi parola per parola in giro per il web]

Ehi, ma che si credono questi qua di prenderci in giro e ridere di noi? Credono di essere meglio di noi? I tedeschi si guardassero un po' allo specchio, non hanno forse fatto di peggio? Non è giusto prendersela con tutto un popolo per colpa di un pagliaccio al governo! [Anche questa presa quasi parola per parola dalla rete]

Ah, no? Uno che riesce a rinfacciare ai tedeschi le malefatte della seconda guerra mondiale affermando nella stessa frase che non si può giudicare un intero poolo da chi lo governa... Beh.

Non so se mi devo vergognare di più di chi mi governa o di chi mi vorrebbe difendere. Di certo non mi vergogno di essere me stessa, libera da bandiere e sentimenti di appartenenza.

The only way not to think about money is to have a great deal of it. [Edith Wharton]

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Trovo quantomeno sociologicamente interessante notare che le stesse persone che mi considerano una con la testa tra le nuvole, una che vive "nel suo mondo", eccetera, siano poi le stesse persone che credono nei mercati finanziari.
Babbo Natale è una sciocchezza, il vero amore è una favola ma investire ti apre la porta della ricchezza e della felicità. Eh.

Se chiedo loro di spiegarmi perché il vero amore non esiste, mi rispondono che lo sanno tutti, che basta guardarsi intorno.
Se cerco di spiegare loro che il mercato finanziario non è un'entità neutrale ma un enorme gioco pieno di marionette, mi chiedono un laurea in economia per poter essere ascoltata. Invitarli a guardarsi intorno è inutile, non lo fanno.

Ecco, forse non dovrei considerare la cosa dal punto di vista sociologico ma da quello psicologico: sono in piena fase di negazione. Quando una cosa è troppo brutta si azionano i meccanismi di difesa che ci fanno chiudere gli occhi.
Mah.

sabato 5 novembre 2011

Remember, remember

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Voilà. 






Alla Vista un umile Veterano del Vaudeville, chiamato a fare le Veci sia della Vittima che del Violento dalle Vicissitudini del fato.

Questo Viso non è Vacuo Vessillo di Vanità, ma semplice Vestigia della Vox populi, ora Vuota, ora Vana.

Tuttavia questa Visita alla Vessazione passata acquista Vigore ed è Votata alla Vittoria sui Vampiri Virulenti che aprono al Vizio, garanti della Violazione Vessatrice e Vorace della Volontà.

L'unico Verdetto è Vendicarsi...  

Vendetta...

E diventa un Voto non mai Vano poiché il suo Valore e la sua Veridicità Vendicheranno un giorno coloro che sono Vigili e Virtuosi. In Verità questa Vichyssoise Verbale Vira Verso il Verboso, quindi permettimi di aggiungere che è un grande onore per me conoscerti e che puoi chiamarmi V.

venerdì 4 novembre 2011

I am the story...

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E il 17 aprile 2012 sarò a Parigi al concerto dei Nightwish con due persone speciali! Evviva!

martedì 1 novembre 2011

Then, I give you life eternal. Everlasting love. The power of the storm. And the beasts of the earth.

Negli ultimi tempi il processo di "impappamento" del mio cervello sta subendo una drastica accelerazione.
Sarà carenza di caffeina o di cioccolata, ma faccio fatica a concentrarmi.
Letture troppo lunghe e/o impegnative non sono cosa, di questi tempi, e così ho rivolto la mia brama di storie alla televisione.

Mi sono quindi sciroppata tre serie di Being Human, in cui un licantropo, un fantasma e un vampiro si ritrovano a vivere sotto lo stesso tetto, rincorrendo ciascuno a modo proprio i brandelli di un'umanità che hanno perso.
L'ho trovata una serie simpatica e credibile, in cui i personaggi hanno pregi e debolezze e sono legati da un fortissimo sentimento di amicizia.


Alla continua ricerca di storie interessanti, nonché segretamente decisa a rincorrere tutte le serie tv della BBC, ho afffrontato Desperate Romantics, serie basata sul movimento artistico inglese dei Pre-raffaelliti.
Inutile dire che, digiuna di arte come sono, mi sono appassionata alle avventure di questi pittori/poeti/sognatori alla ricerca del capolavoro della loro vita ma costretti a fare i conti con la dispensa vuota e il bisogno di affetto e comprensione.
Siccome erano solo sei puntate e mi è rimasto dentro un vuoto, ho cominciato a interessarmi alla loro arte e mi sono procurata un libro di ballate scritte da William Morris (uno di loro), nonché attendo da un giorno all'altro che il postino mi consegni il libro da cui la serie è stata tratta. *BURP*


Desiderando poi tornare alla carta stampata, ma incapace di riprendere in mano le letture già in corso, ho affrontato Dracula, My Love, di Syrie James. E in due giorni l'ho finito, non ho perso il mio smalto insomma, si tratta solo di un improvviso bisogno di fantasia, romanticismo, mistero e trame poco impegnative.
Questo libro mi è piaciuto, racconta la storia del celebre romanzo Dracula di Bram Stoker dal punto di vista di Mina, l'amica del cuore di Lucy. Lucy muore nonostante (o a causa di?) le cure di Van Helsing, risorge vampiro e viene giustiziata. Nel frattempo Johnatan, turbato dalla sua visita di lavoro in Transilvania presso un certo Conte Dracula, torna in Inghilterra sposato con il suo amore d'infanzia Mina e si ritrova a collaborare con Van Helsing nel tentativo di catturare e uccidere Dracula, ritenuto il responsabile della morte della dolce Lucy. Mina offre la sua più totale collaborazione, fino a quando scopre che Dracula altri non è se non un tal Mr Wagner, di cui lei si è perdutamente infatuata mentre era in vacanza con Lucy. Confusa ma completamente stordita dalla passione, Mina è costretta a giostrarsi tra i sentimenti che continua a provare per Johnatan e il suo desiderio di trascorrere l'eternità con Dracula.
Se avete voglia di una storia d'amore tra un vampiro e una giovane donna, dimenticatevi di strane creature luccicanti e lagnose ragazzine umane prive di personalità.
Il Conte Dracula e Mina Harker sono tutta un'altra storia!

E la terapia di rimambimento tele-letterario continua...