WE OWE IT TO EACH OTHER,
TO TELL STORIES.

Neil Gaiman

CARESS THE TALES
AND THEY WILL DREAM YOU REAL.

Nightwish

STORIES AND SONGS
ARE THE LANGUAGE OF THE HEART.

Stephen Lawhead


ALL STORIES ARE TRUE.
Patrick Rothfuss

A DREAMER IS ONE WHO CAN ONLY FIND HIS WAY BY MOONLIGHT,
AND HIS PUNISHMENT IS THAT HE SEES THE DAWN
BEFORE THE REST OF THE WORLD.
Oscar Wilde

THE CORE OF ALL LIFE
IS A LIMITLESS CHEST OF TALES.

Nightwish
ALL THE TRUTH IN THE WORLD
IS HELD IN STORIES.

Patrick Rothfuss

lunedì 25 giugno 2012

I enjoy the forbidden fruits in life. [Mike Tyson]

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- Ciao mamma, ho chiamato per salutarti prima di partire per il mare!

- Grazie, mi fa piacere sentirti! Chissà che bel mare troverete! Sei contenta?

- Mmm-sssì, dai. Certo tutte quelle menate di non mangiare questo, non bere quell'altro, non andare di qua, non andare di lá... Insomma. Va beh. Mi sono portata da leggere e spero di trovare mango e banane. Mi sceglierò un ombrellone e mi siederò lì sotto per due settimane. In qualche modo sopravvivrò.

- Leggere? Come, leggere? Con il bel mare che c'è, pieno di pesci! Non devi leggere, devi andare al mare a guardare i pesci.

- Va bene, mamma, andrò a guardare i pesci. Poi mi siederò sotto l'ombrellone con un libro e un mango, e... 

- No, devi guardare i pesci. 

- Sí, no, certo. Dico: dopo pensavo di... 

- Guardi altri pesci! Scusa, sai: è pieno di bellissimi pesci! Tanto la gente sarà sullo stile "bagnante di Rimini", fuori dal villaggio non ti conviene avventurarti... Cosa ti resta da fare? 

- È appunto per quello, che mi son riempita la valigia di libr... 

- NO! I pesci! Devi andare a gardare i pesci! 

- ... Va bene, mamma. Vado a guardare i pesci.

- Brava. Divertiti! Buone vacanze! E ricorda: manghi, banane e pesci!

domenica 24 giugno 2012

The miracle...

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Giorno 1: Correre 1 minuto + camminare 1 minuto. Ripetere 5 volte.
Giorno 56: Correre 5 chilometri.

Non so come, non sono sicura di sapere esattamente perché, ma ce l'ho fatta!
Ho completato il prestigioso Absolute Beginner's Training Plan con grande soddisfazione e fierezza.

Tirando le somme:
1) Quanto mi è costato? 
- 1 paio di running shoes: 15,00 €
- 1 paio di pantaloni da tuta: 19,00 €
- 1 paio di pantaloncini da tuta: 7,00 €
- la decisione di cominciare questa avventura

2) Cosa mi ha fruttato?
- 1 taglia persa non so dove (no, se la trovate in giro non la voglio indietro, grazie)
- muscoli che finalmente cominciano a emergere
- consapevolezza che i miei limiti sono, nell'ordine: ancora lontani; raggiungibili; probabilmente superabili
- tempo per me: tempo per riflettere, pensare, ricordare, creare...
- ottimismo e fiducia in me stessa e nelle mie capacità
- accettazione totale e indiscussa di me stessa così come sono

3) Il risultato? 
- Positivo, positivo, positivo!

I am salvation or destruction. [Bree Despain]

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- Ho letto alcune linee guida riguardanti i viaggi in Egitto.

- Buona idea! Cosa suggeriscono? 

- Per prima cosa, dovremmo portarci dello spray anti-zanzare.

- Okay, facile. Altro?

- Sì: anche il gel per pulirsi le mani sarebbe consigliabile. 

- No problem. Tutto qua? 

- Ci sarebbe anche questo: Non mangiare verdure crude, a meno di essere assolutamente certi che siano state lavate e disinfettate a dovere. Sbucciare accuratamente la frutta. Ogni alimento cresciuto nella o sulla terra potrebbe essere contaminato da escrementi, quindi non va mangiato a meno che non venga accuratamente lavato e disinfettato. Non bere acqua se non in bottiglia, sigillata con tappo originale. Meglio patire la fame o la sete per un po' piuttosto che rischiare. 

 - ... 

- Hai sentito? 

- Sì che ho sentito. È stata proprio un'ottima idea, scegliere un resort all inclusive, visto che praticamente non si può mangiare un tubo! Ma poi si può sapere cosa può capitare? Ti viene il colera? Il tifo? Cosa? 

- Qui parla della diarrea del viaggiatore. Dice che praticamente tutti se la beccano, però qualcuno sta proprio male, gli viene la febbre. 

- E va beh, portiamoci qualche pastiglietta! Santo cielo, non possiamo stare lì due settimane e vivere di patate bollite, ti pare? 

- In effetti, mi è venuta un'idea. 

- Sarebbe?

- Tu sei più resistente di me e L. Non stai male facilmente quanto noi.

- E allora? 

- È semplice: sarai la nostra cavia!

sabato 23 giugno 2012

Faeries, come take me out of this dull world. [William Butler Yeats]

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Amica 1: Mi piace la tua maglietta, C., ha proprio un bel colore, ti sta bene!

Amica 2: Vero! Questo colore le si addice! Ma che colore è, poi?

Amica 1: È chiaramente verde folletto!  

Amica 2: È vero, è verde folletto. E C. in effetti è un po' un folletto.  

Amica 1: Sì, è un folletto... O forse una fata.  

Amica 2: Una fata, sì. O un elfo.  

Amica 1 (mi scruta con attenzione): Mmmmmh... No, un elfo no: le orecchie non sono abbastanza a punta.

Riconoscere gli spiriti affini, in fondo, non è difficile.

mercoledì 20 giugno 2012

Only the weak aren't lonely. [Nightwish]

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All great and precious things are lonely. [John Steinbeck] 

Secondo me la vita è uno sport individuale, ognuno corre per sé, puoi sforzarti di non fare del male agli altri, ma non devi mai illuderti di partecipare a un gioco di squadra. [Marco Presta]

I think it’s very healthy to spend time alone. You need to know how to be alone and not be defined by another person. [Oscar Wilde]

Only the weak aren’t lonely. [Nightwish] 

Ovvero: Elogio della Solitudine. 

O anche: Dello stare Soli. 

Okay, lo dico subito: non credo che stare in compagnia, trovare una/un compagna/o di vita, far baldoria con gli amici… sia brutto, sbagliato o negativo.
Trovo che l’ossessione a fuggire la solitudine lo sia.

La parola solitudine evoca sentimenti di tristezza, nostalgia, richiama alla mente perdite, lacrime o noia.
Sin da bambini siamo incoraggiati a stare insieme agli altri, a unirci a gruppi sportivi, ricreativi, culturali, religiosi, politici… va bene ritrovarsi per parlare e confrontarsi su interessi comuni, condividere idee, speranze e aspettative.
Quello che non va bene, a mio parere, è l’identificazione (inevitabile, a lungo andare) del singolo al gruppo. Sono la perdita dell’individualità, la spersonalizzazione, l’omologazione, l’adeguamento e alla fine la rinuncia (consapevole o meno) a idee proprie.
Senza il gruppo non si è sicuri di come reagire in determinate circostanze, di cosa bisogna dire, di come ci si aspetta che ci si comporti.
Per non dire che in gruppo è più facile convincersi di qualcosa, di qualsiasi cosa si tratti, così che alla fine un gruppo ha una sola testa, indipendentemente dal numero di membri che lo compongono. E se in alcuni casi il danno è limitato all’atrofizzazione di singoli cervelli, in altri casi le conseguenze sono decisamente più drammatiche – vedi i gruppi di terroristi formati da gente analfabeta allevata a suon di slogan e rumori di mitragliatrici; o gli indottrinamenti politici come fascismo, nazismo e robe varie.

Conoscere se stessi, trovarsi, scoprire cosa ci piace, cosa ci indigna, cosa pensiamo, cosa crediamo, cosa sentiamo… è importantissimo, e lo si può fare solo quando si è soli!
Personalmente non credo, come ho sentito dire, che una società in cui ogni persona sviluppi la capacità di riflettere con la propria testa risulterebbe troppo frammentata e che ciò porterebbe al rischio di avere mille persone che cercano di imporre le proprie idee con la violenza.
Per prima cosa, perché le persone che imparano a pensare spesso e volentieri aborrono la violenza (non sempre, purtroppo, ma tra uno che pensa cose nobili e uno che pensa cose ignobili vince quello che tira cazzotti, e di solito si tratta del secondo).
Inoltre perché è davanti agli occhi di tutti che gli ignoranti e gli zoticoni che gridano insulti e alzano al cielo il dito medio traggono la loro forza da una massa di gente che si unisce al coro per forza di inerzia, e non certo da gente che usa il cervello per pensare. Il primo esempio che mi è venuto in mente, non me ne vogliano altre masse inerti che ora non nomino.

Come al solito, quello che manca in questo mondo di estremismi, è la sana via di mezzo: prendere coscienza di sé e confrontarsi con l’altro per costruire qualcosa di buono. Mi suona come “un mondo migliore per tutti”.

sabato 16 giugno 2012

If nothing ever changed, there'd be no butterflies. [Author Unknown]

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Conoscete il ciclo vitale delle farfalle?

1. Il primo stadio è l'uovo.

2. Il secondo stadio è quando dall'ovetto esce la larva, che si mangia quel che resta del proprio guscio.

3. Il terzo stadio è il bruco, che mangia senza essere mai sazio e cresce tantissimo, molto rapidamente. Per questo motivo deve mutare, ovvero cambiare la pelle, che non riesce a crescere allo stesso ritmo.

4. Il quarto stadio è la crisalide: a un certo punto, al bruco passa l'appetito. Si trova un posticino tranquillo e compie la sua ultima muta. Alcuni bruchi rimangono nel bozzolo per qualche settimana, altri fino a un anno o anche di più!

5. Il quinto stadio è la farfalla. Formatasi all'interno del bozzolo, fa spuntare la testa lacerandone le pareti e aiutandosi con i movimenti delle zampette se ne libera del tutto.

Si tratta di trasformazioni fisiche lampanti ed evidenti, e normalmente tutti sono concordi nel considerare la farfalla di gran lunga più bella del bruco.
Noi esseri umani subiamo dei cambiamenti fisici forse meno drammatici, e in ogni caso non ci sogneremmo di dire che un adulto è più bello di un bambino. Non in pubblico, quantomeno, e comunque dubito davvero che sia possibile trovare qualcuno che definisca una persona vecchia alle soglie della morte (come è la farfalla) esteticamente più gradevole di un bel neonato roseo e paffutello.
Un vecchio è più saggio, magari, nell'immaginario collettivo. Un vecchio "ne ha viste tante". Quando vogliamo una torta di mele, cerchiamo la ricetta "della nonna". Se non riusciamo a togliere una macchia dal tappeto, anche lì cerchiamo i rimedi "di una volta".

La verità è che se non ci impediamo di crescere e progredire... beh, quello che succede è che cresciamo. Non invecchiamo.
Cioè. In realtà anagraficamente invecchiamo pure, è che il termine ha una connotazione negativa, a meno che tu non sia un vino o un formaggio, mentre crescere ha un significato positivo.

Al mondo c'è chi cresce, e c'è chi invecchia. Siamo solo noi a scegliere da che parte stare.

Crescere implica un cambiamento, di cui tanti hanno paura. Ma il cambiamento in questo caso non significa diventare altro. Significa diventare sempre più se stessi.
Il bruco, quando si trasforma in crisalide e poi in farfalla cambia. Cresce. Diventa un altro? Ma certo che no, rimane se stesso, solo diverso. Più grande, più maturo, più saggio, uno che "ne ha viste tante".

Ho notato che spesso chi ha timore del cambiamento ha anche (o soprattutto) timore del giudizio altrui.
Troppo spesso siamo circondati da larve che vogliono che rimaniamo larve; da bruchi che si aspettano che rimaniamo bruchi; da crisalidi che non capiscono perché abbiamo voglia di diventare farfalle. Si lamentano che siamo cambiati, che non siamo più quelli di una volta... non capiscono che stiamo solo crescendo, che stiamo passando al successivo stadio di noi stessi. A volte insistono, piangono, cercano di convincerci che stavamo meglio nel bozzolo, vogliono che ci torniamo dentro, che ci dimentichiamo di spiegare le ali o che perdiamo la voglia e il coraggio di farlo.
E noi? Quanto spesso crediamo a queste cose? Quanto spesso il timore di perdere un amico ci frena dall'affrontare la trasformazione davanti a noi? Quanto spesso cerchiamo di bloccare una fase della nostra crescita, quanto spesso siamo noi quelli che vogliono frenare gli altri!

Io mi sono fatta una promessa, tanto tempo fa. Io morirò crescendo, non importa quanti anni avrò vissuto: non sarò invecchiata, sarò cresciuta.

sabato 9 giugno 2012

The world was dust, and dust it will become. [John Fante]

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In silence we reached the Palisades, driving along the crest of the high cliffs overlooking the sea. A cold wind sideswiped us. The jalopy teetered. From below rose the roar of the sea. Far out fogbanks crept towards the land, an army of ghosts crawling on their bellies. Below us the breakers flayed the land with white fists. They retreated and came back to flay it again. 

As each breaker retreated, the shoreline broke into an ever-widening grin. We coasted in second down the spiral road, the black pavement perspiring, fog tongues licking it. The air was so clean. We breathed it gratefully.
There was no dust here. 
[Ask the dust by John Fante]

mercoledì 6 giugno 2012

Read in order to live. [Gustave Flaubert]

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Questa mattina salgo sull'U-Bahn, mi siedo ed estraggo dalla mia capace borsa il Kindle, per leggere un po' mentre raggiungo la mia destinazione.
Accanto a me è seduto un tizio con baffone biondo, occhialotti di plastica neri, pantaloni militari e uno zainone posato a terra in mezzo agli anfibi.
No ho ancora cominciato a leggere, che il baffone biondo mi apostrofa:

- Wow, ma è fichissimo! Sembra davvero carta! Si legge benissimo! Vero? 

- Er... Sì, in effetti è proprio così. 

 - Meglio di un computer, eh? 

- Certo, sembra proprio un foglio di carta. Anche alla luce del sole si legge benissimo.

- Wow. Fichissimo! Ma che sistema adopera? 

- Uh? 

- Il sistema, voglio dire: è un Sony, un Kindle... è un e-reader, no? 

- Sì, sì, certo che è un e-reader. È un Kindle. Un modello vecchio, ha la tastiera. Quelli nuovi non ce l'hanno, è tutto touch. 

- Ah, no, non mi piace la roba touch. Meglio la tastiera, così non restano le ditate sopra. Vero? 

 - Uhm, sì, in effetti le dita qua sopra non c'è motivo di mettercele. 

A questo punto Baffone si sporge, per sbirciare cosa sto leggendo.
Per un tipico difetto degli e-book convertiti da un formato all'altro, l'intestazione della pagina, con titolo e numero, compare a metà schermo anziché in cima. Quello che legge Baffo è: [52] SHAKESPEARE. Il libro che sto leggendo al momento è, difatti, Shakespeare di Bill Bryson e sono a pagina 52.

- Uh, Shakespeare! Lo stai studiando per l'università? 

 - Er... No, a dire il vero no. Lo sto solo leggendo.

Baffo solleva drammaticamente le sopracciglia al di sopra della montatura di plastica nera.

 - Leggi Shakespeare nel tempo libero? Wow! Fichissimo!

- In verità questo libro parla di Shakespeare, non è una delle sue opere.

 - ... Cioè, stai leggendo un libro che parla di Shakespeare?

- Sì, esatto.

- Ma non per l'università. 

- No.

- Ah. Ma dev'essere pesantino, no? 

- A dire il vero, non lo è. Anzi, è molto interessante: parla della sua vita, della vita della sua famiglia, di Londra nella sua epoca, di...

Mi fermo sotto lo sguardo attonito di Baffo. Avverto distintamente, a una a una, accendersi e lampeggiare sulla mia fronte le lettere S E C C H I O N A. Decido di concludere la mia tirata.

- Insomma. È interessante.

Baffo annuisce.

- Ma certo. Scusa se ti ho disturbato. Ero solo curioso riguardo al Kindle e tu mi sembravi simpatica.

lunedì 4 giugno 2012

Don't give me love, I've had my share. [Nightwish]

Di tanto in tanto su internet circolano messaggi di saggezza, come questo, per esempio.
Lo scopo è colpire superficialmente le emozioni di chi legge e farsi dare ragione prima che il cervello cominci a funzionare.

A me queste cose danno sui nervi, soprattutto perché in genere raggiungono lo scopo.
Si assite impotenti a ovazioni e condivisioni sentimentali e morbose, senza avere la possibiltà di intromettersi e far notare che sì, però..., pena il linciaggio virtuale (o il tormentone "la tua è tutta invidia", senza che nessuno si ponga il problema di verificare se ha un senso etichettare qualcuno come "invidioso" nel caso specifico).

Recentemente circola questa foto:

 
La scritta recita:  
Quando fu loro chiesto come avessero fatto a rimanere insieme per 65 anni, la donna rispose: "Siamo nati in un'epoca in cui le cose rotte si aggiustavano ... non si buttavano via." 
  
Oh, come non intenerirsi? Come non struggersi e desiderare un amore lungo e solido anche per noi stessi? Come non provare l'impulso di annuire vigorosamente, gridando, È vero!

E allora forse sono il solito cuore di pietra, ma non posso fare a meno di considerare tanti aspetti, che di romantico non hanno niente e che sono tuttavia veritieri.

Perché una volta tutto veniva riparato, quindi una relazione sentimentale aveva lo stesso valore di una carriola, da questo punto di vista.

Perché una volta non c'erano alternative, e una relazione veniva mantenuta anche se era rotta, non necessariamente aggiustata.

Perché una volta, siccome le alternative non c'erano, uno dei due (solitamente Lei), trangugiava di tutto senza potersi ribellare.

Perché una volta, una donna aveva bisogno di un marito per essere presa sul serio e se si separava diventava una di cui approfittare e quindi di solito finiva per sopportare una relazione rotta che nessuno (tantomeno l'uomo) si dava la pena di aggiustare.

Perché una volta l'amore in una relazione era un optional: se c'era, bene; se durava, meglio.

Perché adesso, forse, nonostante il progresso tecnologico e la sbandierata superficialità dei costumi, in una relazione uomini e donne cercano prima di tutto l'amore, non un buon conto in banca o l'abilità ai fornelli necessari per sistemarsi.

Perché adesso siamo (più di prima) liberi di fronte alla società di vivere la nostra relazione sentimentale come riteniamo più giusto.

Perché adesso abbiamo la scelta: una copppia sceglie di riparare e un'altra sceglie di buttare via.

Chi siamo noi per giudicare la seconda coppia? Cosa ne sappiamo, dei motivi che ci sono alla base del suo buttare via? Con che diritto ci permettiamo di giudicare nello spazio di due secondi, con una foto e una frase da cioccolatino i tormenti, le insicurezze, le delusioni e le lacrime che hanno (verosimilmente) accompagnato la decisione di buttare via?

Perché non smettiamo di idealizzare un passato che, in fondo, non conosciamo, e ci mettiamo a vivere il presente, migliorandolo?