WE OWE IT TO EACH OTHER,
TO TELL STORIES.

Neil Gaiman

CARESS THE TALES
AND THEY WILL DREAM YOU REAL.

Nightwish

STORIES AND SONGS
ARE THE LANGUAGE OF THE HEART.

Stephen Lawhead


ALL STORIES ARE TRUE.
Patrick Rothfuss

A DREAMER IS ONE WHO CAN ONLY FIND HIS WAY BY MOONLIGHT,
AND HIS PUNISHMENT IS THAT HE SEES THE DAWN
BEFORE THE REST OF THE WORLD.
Oscar Wilde

THE CORE OF ALL LIFE
IS A LIMITLESS CHEST OF TALES.

Nightwish
ALL THE TRUTH IN THE WORLD
IS HELD IN STORIES.

Patrick Rothfuss

mercoledì 26 settembre 2012

Imagine all the people living life in peace. [John Lennon]

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Mentre cammino per le strade di Berlino, indosso scarpe spagnole.

Sulla spalla sinistra sta appesa la borsa per il laptop, fatta a mano ad Amburgo.

Sulla spalla destra, la borsa con i miei effetti personali, con disegnata sopra la bandiera del Regno Unito.
Dentro detta borsa si trova il mio Kindle americano, che ospita testi in italiano, in inglese e in tedesco.
La borsa contiene anche una sciarpa di cotone realizzata in Nepal (?) equo-solidalmente; un CD prodotto in Germania; un libro cartaceo in inglese; un DVD di una serie televisiva tedesca e altri ammennicoli di svariata provenienze.
C'è anche un portafoglio, con la scritta "LONDON COLLEGE" in bianco su fondo blu, che contiene 5 biglietti della Metro parigina e 2 della U-Bahn berlinese, oltre a una moneta da 2,00 € irlandese.

Nella mano destra porto un sacchetto che contiene due piatti di spaghetti e verdure "to go" presi al chioschetto cinese.

Nella tasca destra del mio tedeschissimo giubbino tengo le chiavi di casa, attaccate a un portachiavi che raffigura un pupazzetto francese.

Non è bello avere l'internazionalità addosso? Non è bello sentirsi parte del mondo intero, sapere di essere collegati con persone che non vedremo mai e non conosceremo mai, che vivono dall'altra parte del pianeta?
Mi dicono che tutto questo è possibile perché dall'altra parte del pianeta queste persone che non vedrò e non conoscerò mai vivono praticamente da schiave.
Mi dicono che altrimenti non potrei vivere questa internazionalità, che senza lo sfruttamento di milioni di persone sarebbe impossibile accorciare le distanze tra un posto e l'altro nel mondo e sarei confinata entro un raggio di pochi chilometri, mentalmente e fisicamente.

Io non ci credo, posso non crederci?
Posso anche credere che per tutti i privilegi di cui godo devo ringraziare lo squilibrio sociale del mondo, ma mi rifiuto di credere che in altro modo non sarebbe stato possibile ottenere tali privilegi per tutti. E se anche fosse vero, se non fosse possibile ottenere esattamente questi stessi privilegi... ma chi se ne frega? Vogliamo dirlo, che noi esseri umani potremmo essere felici anche senza I-Phone 5? Senza playstation? Avremmo probabilmente altro, possibile che non siamo capaci di immaginarci felici in una condizione differente da quella in cui già siamo? E se anche avessimo un po' meno, ma lo avessimo tutti...? Non sarebbe infinitamente meglio?

Preferirei pensare con gioia a chi sta dall'altra parte del mondo, piuttosto che con sensi di colpa che non possono sfociare in niente di utile perché sono incastrata in un sistema che non mi permette di vivere altrimenti.

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