5 ore fa
venerdì 20 marzo 2009
Stories don't make you bleed.
Provate a immaginare una grande diga che cede. Disastro. Ettolitri ed ettolitri di acqua - ma che cosa dico ettolitri: molto ma molto di più! - che fluiscono e strabordano e allagano e invadono, infiltrandosi in ogni remoto angolino di spazio disponibile, inglobando tutto e tutti al loro passaggio.
Okay, non che io abbia mia visto una diga che cede (1. per fortuna; 2. probabilmente non sarei qui a raccontarlo), ma più o meno è così che me la immagino: una inverosimile quantità d'acqua che travolge con violenza ogni cosa.
Quando il bacino o il lago da cui proveniva l'acqua si è esaurito fino a un livello tale per cui il liquido smette di rovesciarsi fuori impazzito, restano comunque dei rigagnoli che si fanno discretamente strada tra i detriti lasciati dalla sorella maggiore, l'Inondazione.
Bene, ora che avete chiara la scena, potete anche tornare alle vostre faccenduole - ehe.
Perché era solo per dire che mi sento un po' come il lago che era trattenuto dalla diga infranta. Ho scritto un sacco in pochi giorni, inondando Word di parole e parole (giustappunto), occupando pagine et pagine.
E adesso...
Adesso qualche rigagnolo di ispirazione e voglia di scrivere continua a cercare la propria strada verso un foglio bianco.
Una specie di ultimo rigurgito, anche se fa schifo (d'altronde c'è chi sostiene che scrivere sia come uno starnuto e venga da dentro, quindi in teoria anche un rutto va bene, e magari è la volta che a sentirmi pronunciare cotanta perla di saggezza qualche lungimirante editore decide di pubblicarmi baciandomi i piedi).
C'è uno di questi rivoletti che scroscia e sciacquetta sussurrando a più riprese, Biancaneve... Biancaneve...
Ho come l'impressione che presto rutterò un racconto imperniato su Biancaneve, attenti a voi!
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