Sono le 10.30 di un tiepido giovedì mattina.
Il sole si è finalmente fatto largo tra la sottile coltre di nubi e scalda pigramente la terra sotto di sé.
Mamma ha appena finito di tagliare l'erba del prato dietro casa. Dalla fronte gronda sudore di un improbabile color marrone-terra-bagnata; ha fili d'erba appiccicati alle braccia, sulle quali sta minacciosamente facendo la sua comparsa la rituale orticaria; un graffio lungo sei centimentri arrossa l'incavo del braccio destro; nel nodo di capelli raccolti sulla nuca si sono intrufolate foglioline secche color ruggine.
Luca è semi-sdraiato sul divano, un libro tra le mani e il naso in mezzo alle pagine (Terrore a Scuola, collana Piccoli Brividi).
Mamma: Luca, per favore, vieni con me alla gabbia (luogo in cui alloggiano i contenitori per la raccolta differenziata, allocato a circa trenta metri dal cancello sul retro del giardino, n.d.r.) così mi dai una mano. Portiamo la carta e l'erba, insieme ce la facciamo con un viaggio solo.
Luca: Mmhh... Ghghgh... Mmhh... No, dai, vacci tu.
Mamma: Su, non fare il pigrone! Avevi detto che volevi darmi una mano, ecco l'occasione!
Luca: Eh, sì, ma, però, insomma... Non c'ho voglia!
Mamma: Facciamo così: se mi accompagni adesso, dopo torniamo alla gabbia con il vetro e lo lascio buttare a te!
Luca: Davvero?!
Mamma: Promesso!
Luca: Yeppi! Andiamo!
11 ore fa
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