3 ore fa
mercoledì 21 ottobre 2009
Don't do what you can't undo, until you've considered what you can't do once you've done it.
Ho finito di leggere Assassin's Apprentice, di Robin Hobb, di cui mio fratello (sempre lui, quello che vive a Parigi e che andrò presto a trovare, incurante degli ostacoli che la sorte e i controllori di terra francesi oseranno porre sul mio cammino; quello che somiglia a Marcus Corvinus prima della trasformazione; quello che... okay, basta) dicevo: mio fratello mi aveva entusiasticamente parlato di questo libro e io, scorgendolo occhieggiare da uno scaffale in libreria, non me lo sono fatto scappare.
Devo confessare che l'inizio non mi ha entusiasmato particolarmente, quantomeno per quel che riguarda la trama. Traduco dalla quarta di copertina:
Il giovane Fitz è il figlio illegittimo del nobile Principe Cavalleresco, e viene cresciuto nell'ombra della corte dal brubero stalliere di suo padre.
Viene trattato come un reietto da tutti gli appartenenti alla famiglia reale, tranne l'ambiguo Re Astuto, che lo fa segretamente istruire nell'arte dell'assassinio. Nel sangue di Fitz scorre la magica Abilità - e l'oscura conoscenza di un ragazzo cresciuto insieme ai cani delle stalle e rifiutato dalla propria famiglia.
Nel momento in cui barbari banditi devastano le coste del regno, Fitz diventa un uomo. Affronterà presto la sua prima, traumatizzante missione. E nonostante alcuni lo considerino una minaccia per il trono, Fitz potrebbe al contrario rivelarsi la chiave per la sopravvivenza dell'intero Regno.
Nonostante i tratti non particolarmente originali, tipo il ragazzino poco considerato che invece spacca e salva il mondo e si ritrova pure con i magici poteri, le pagine scorrevano via una dopo l'altra, perché il racconto è scritto molto bene.
Senza troppe parole e senza inutili ermetismi, ogni cosa viene debitamente spiegata.
La magia compare a piccole dosi e sempre con una spiegazione. Viene utilizzata quando è logico farlo e sarebbe idiota fare altrimenti. Che poi anche chiamarla magia non è del tutto corretto. Si tratta più di abilità particolari, che vanno per giunta imparate, anche se uno deve possedere un dono, che in questo caso Fitz ha ereditato dal padre. E questa non è una impossibile coincidenza possibile solo perché ci troviamo nel reame del fantasy. E' del tutto normale, se ci si pensa: uno nasce con il dono di saper disegnare bene. Se però non si applica e non lo sviluppa, non diventerà mai bravo. Punto. Magari questo dono è qualcosa di ereditato da uno dei genitori, è normale anche questo.
Altra cosa ben trattata, a mio parere, è la storia dei Regni, che viene narrata brevemente e solo quando necessario alla comprensione della storia presente. In questo modo la narrazione non risulta appesantita, al contrario la lettura è più agevole.
Senza che ne venga parlato in modo ampio e da conferenziere, compaiono svariate nozioni di politica: i regni presentati hanno una loro storia, una loro geografia, una loro economia e politica coerentemente concatenate. Il risultato è che ambientazioni e personaggi sono perfettamente credibili.
Il Cattivo. E' Cattivo, ma in linea con il proprio carattere e la propria posizione. Non fa niente perché è cattivo - ahahah. Anzi, porta avanti intrighi e piani con costanza e organizzazione, forse esagerando un pochino in autostima, ma mica tanto. Non è neppure il genere di cattivo che prima di accoppare il nemico perde tempo a vantarsi e a spiegare per filo e per segno il suo diaboh-oh-lico piano. Anzi, c'è un punto in cui sferra il colpo in una maniera talmente repentina che ci sono pure rimasta male.
L'impressione più forte che mi rimane al termine della lettura è di aver trovato una storia molto ben raccontata.
Insomma, lettura promossa!
Una menzione particolare a una delle peculiari capacità di Fitz. Riesce naturalmente a stabilire dei legami molto intensi tra la sua mente e quella degli animali. In particolare ha una relazione a livello molto profondo con il suo cane Smithy.
A un certo punto della storia, Fitz è talmente sconfortato e depresso che vorrebbe porre fine alla propria vita buttandosi da una torre molto alta della rocca.
E' ferito e si sta trascinando sul pavimento di roccia.
[...] Down. End it.
It was a long journey, in the cold and the dark. Somewhere I could hear a whimpering, and I despised myself for that, too. But as I scraped myself along, it grew, as a spark in the distance becomes a fire as one approaches. It refused to be ignored. It grew louder in my mind, a whining against my fate, a tiny voice of resistance that forbade that I should die, that denied my failure. It was warmth and light, too, and it grew stronger and stronger as I tried to find the source.
I stopped.
I lay still.
It was inside me. The more I sought, the stronger it grew. It loved me. Loved me even if I couldn't, wouldn't, didn't love myself. Loved me even if I hated it. It set its tiny teeth in my soul and braced and held so that I couldn't crawl any farther. And when I tried, a howl of despair burst from it, searing me, forbidding me to break so sacred a trust.
It was Smithy.
[...] Giù. Farla finita.
Il tragitto era lungo, al freddo e al buio. Da qualche parte sentivo un piagnucolio, e mi disprezzai anche per questo. Ma mentre strisciavo in avanti, il piagnucolio cresceva di intensità, come una scintilla diventa un fuoco, a mano a mano che ci si avvicina. Rifiutava di essere ignorato. Diventava sempre più forte nella mia mente, un lamento rivolto al mio destino, una voce sottile che resisteva e vietava che io morissi, che negava il mio fallimento. Era anche calore e luce, diventava sempre più forte mentre ne cercavo la fonte.
Mi fermai.
Rimasi immobile.
Era dentro di me. Più cercavo, più forte diventava. Mi amava. Mi amava anche se io non potevo, non volevo, amare me stesso. Mi amava anche se io lo odiavo. Piantò piccoli denti nella mia anima e si attaccò talmente forte da impedirmi di arrancare oltre. E quando ci provai, si sollevò un ululato di disperazione, che mi scottò, proibendomi di infrangere una fiducia tanto sacra.
Era Smithy.
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*E Neris ricomparve dopo un'assenza durata millenni* (addirittura millenni!? xD)
RispondiEliminaCiao! Devo dire che sembra proprio un libro interessante! ^^ Magari lo metto nell'elenco (mooooolto lungo :S) dei libri da comprare. Ma prima devo assolutamente prendere i libri di etnologia (materia interessantissima, ogni volta che ho il corso mi emoziono! xD) e Carmilla di Le Fanu! Oltre che finire tutti i libri che ho piantato lì (ossia: Sacrum, The Wandering Fire, Tigana, L'eredità celtica, e Lo schiavo del tempo xD). Possibile che non riesco più a leggere niente? :S
ciao Neris ^_^
RispondiEliminamillenni?? oddio, e' passato cosi' tanto?!
Il libro mi e' piaciuto, in fondo c'era un estratto dal seguito e correro' a procurarmi anche quello! Non e' una lettura difficile, contorta o complicata, ma decisamente molto piacevole, almeno per chiunque apprezzi una bella storia raccontata bene :D