WE OWE IT TO EACH OTHER,
TO TELL STORIES.

Neil Gaiman

CARESS THE TALES
AND THEY WILL DREAM YOU REAL.

Nightwish

STORIES AND SONGS
ARE THE LANGUAGE OF THE HEART.

Stephen Lawhead


ALL STORIES ARE TRUE.
Patrick Rothfuss

A DREAMER IS ONE WHO CAN ONLY FIND HIS WAY BY MOONLIGHT,
AND HIS PUNISHMENT IS THAT HE SEES THE DAWN
BEFORE THE REST OF THE WORLD.
Oscar Wilde

THE CORE OF ALL LIFE
IS A LIMITLESS CHEST OF TALES.

Nightwish
ALL THE TRUTH IN THE WORLD
IS HELD IN STORIES.

Patrick Rothfuss

giovedì 17 settembre 2009

La Sciarpa

Non lo faccio mai, ma stavolta posto un super-mini raccontino scritto da me.

La Sciarpa

Sono una lunga e morbida sciarpa di lana nera, lavorata a mano da un’anziana signora qualche autunno fa.
Era inteso che sarei stata un regalo per sua nipote che, appena ventenne, aveva deciso di lasciare il piccolo paesino montano in cui era cresciuta per andare a costruirsi una vita nella fumosa città in fondo alla vallata.
La ragazza era comprensibilmente spaesata, sola e frastornata da mille rumori, circondata da odori nuovi, colori sconosciuti e volti anonimi.
Aveva certo bisogno di una presenza confortante, sosteneva la nonna mentre mi dava forma sferruzzando instancabile nonostante le nocche indurite delle mani.
Sua nipote mi avrebbe indossato per ritrovare, nel tepore della mia lana, il ricordo della fiamma del camino che riscaldava le serate della sua infanzia. Avrebbe chiuso gli occhi, inspirando il leggero profumo di violetta e rosmarino, così familiare. Magari le sarebbe salita alle ciglia una lacrima di commozione al pensiero dell’abbraccio della nonna, le narici accarezzate dal suo odore.

Accompagnai la fanciulla attraverso inverni freddi. Freddi nell’aria e freddi dentro al suo cuoricino. La avvolgevo, gentile e premurosa. Le sussurravo che era amata, infondendole giorno dopo giorno il coraggio di affrontare ogni avversità.
Un giorno capii che non aveva più bisogno di me. Ce l’aveva fatta. Aveva trovato il suo posto nel mondo.
Ero appesa all’attaccapanni, e la osservavo compiaciuta mentre stringeva un neonato tra le braccia, sorridendo complice all’uomo che aveva sposato.
Ero felice oltre ogni dire per lei e per la nonna, che aveva creduto nella giovane, e in me.
Fu così che decisi di scivolare dalla carrozzina su cui ero stata appoggiata quel pomeriggio. Silenziosa e non vista atterrai sull’erbetta appena nata e lì rimasi, in attesa che qualcuno mi trovasse e mi raccogliesse.


Fu un ragazzino a notarmi e a sollevarmi con delicatezza da terra. Mi soppesò un istante, spolverò via un paio di foglioline secche e mi arrotolò per infilarmi nella tasca del suo giubbotto. A chi stava pensando? Le sue mani avevano un tocco gentile e colmo di tenerezza. Non stavo più nella pelle: volevo conoscere la persona a cui sarei stata donata! Le avrei dimostrato tutto l’affetto che quel ragazzo aveva trasmesso a me.
Quando mi estrasse dal tascone mi ritrovai in una cameretta rosa, di bimba. Il ragazzino mi avvolse intorno al collo di un grosso orso bianco di peluche, che sedeva impettito su una trapunta piena di pizzi e farfalline. Pregustava fiero la sorpresa della sorellina, che non tardò ad arrivare.


La bambina aveva da poco cambiato scuola e sentiva molta nostalgia delle sue vecchie compagne. Non riusciva a legare con quelle nuove e si sentiva molto sola e sconfortata. Io le ricordavo il fratello, il grande affetto che li legava, e lei sorrideva contenta, stringendomi attorno alle spalle.
Giunse anche per lei il momento di accorgersi che aveva finalmente superato le difficoltà nel suo piccolo mondo.
Adagiata sulla panchina nel cortile della scuola la osservavo orgogliosa giocare a prendersi con altre bambine, mentre rideva e lasciava che le treccine bionde si scompigliassero. Che gioia vederla felice!


Scivolai dalla panchina e là sotto rimasi, finché il bidello della scuola mi trovò e mi raccolse.
Mi portò nel suo alloggio e mi appoggiò distrattamente sul divano.
Era un uomo anziano, viveva solo. Dopo aver cenato mi prese in mano, mi svolse e mi accarezzò a lungo. Avvertii di nuovo l’emozione di essere toccata da mani colme di affetto e si risvegliò in me la folle curiosità di sapere attorno a quale collo mi sarei presto ritrovata.
Lo scoprii il giorno dopo.


La sorella del bidello viveva all’altro capo della città ed era da poco rimasta vedova.
Le sue giornate trascorrevano tristi e vuote, non era capace di sedersi sulla poltrona abitualmente usata dal marito, di dormire dalla sua parte nel letto. Ogni oggetto e ogni gesto le ricordavano quell’uomo al cui fianco aveva vissuto per tanti anni e che adesso non c’era più.
Mi presi solennemente l’impegno di trasmetterle tutto il calore e il grande affetto che il fratello provava per lei.
La avvolgevo e la sentivo cullarsi nei ricordi che il contatto con la mia lana morbida faceva riaffiorare. La vedevo sorridere mentre chiudeva gli occhi, persa in qualche dolce fantasticheria.
Un giorno seppi che qualcosa era cambiato dentro di lei. Spalancò le finestre, mosse tutti i mobili nel soggiorno, spolverò la poltrona che era stata di suo marito e la sistemò vicino alla vecchia stufa. Canticchiando si avvicinò alla libreria e scelse un piccolo volumetto, dopo averne considerati altri tre o quattro. Sulla superficie calda della stufa il bollitore iniziò a fischiare e la osservai curiosa prepararsi un tè. Si sedette infine sulla poltrona, sollevò i piedi di lato, sotto le gambe, e aprì il libro. Era serena, i suoi occhi erano puliti e tranquilli.
Dentro di me sentii espandersi quel sentimento che ormai avevo imparato a riconoscere: la gioia di vedere rinascere una persona a cui io ero stata vicina in un momento difficile.


La finestra era aperta e si sollevò il vento. Non tanto, ma lo feci bastare. Leggera mi posai sulle sue ali per volare incontro al mio prossimo destino.

7 commenti:

  1. carina, molto dolce. in fondo ci vuole poco, anche "solo" una sciarpa, per stare meglio.

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  2. ... a volte, sì :)

    questa funzionava sempre perché era un po' magica.

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  3. eh sì, a volte. peccato non funzioni sempre!

    prima o poi capirò perchè ci vogliono sempre due tentativi per postare il commento...

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  4. una magagna che non dipende dal pc ribelle, wow.
    strano certo, passi per me anonimo, ma almeno al padrone del blog dovrebbe andare senza bizze.
    tecnologia, robe strane.

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  5. Bellissimo racconto! Mi piace quando la storia è raccontata da un'oggetto, è una cosa diversa dal solito (oltre a questo, ho letto solo un altro racconto di questo tipo... e quella che raccontava era Excalibur!).

    Neris

    P.S. *Si domanda umilmente se il commento apparirà sul blog o se il suo computer se lo mangerà come al solito.* Ma, visto che ho cambiato firewall... forse come anonimo ci riesco! xD

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  6. sì, è apparso ^_^

    il racconto visto dal punto di vista di una cosa è una mia fissa del momento (vedi anche "Spiriti" :P) ma don't worry: poi mi passa XD

    ciao!

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