WE OWE IT TO EACH OTHER,
TO TELL STORIES.

Neil Gaiman

CARESS THE TALES
AND THEY WILL DREAM YOU REAL.

Nightwish

STORIES AND SONGS
ARE THE LANGUAGE OF THE HEART.

Stephen Lawhead


ALL STORIES ARE TRUE.
Patrick Rothfuss

A DREAMER IS ONE WHO CAN ONLY FIND HIS WAY BY MOONLIGHT,
AND HIS PUNISHMENT IS THAT HE SEES THE DAWN
BEFORE THE REST OF THE WORLD.
Oscar Wilde

THE CORE OF ALL LIFE
IS A LIMITLESS CHEST OF TALES.

Nightwish
ALL THE TRUTH IN THE WORLD
IS HELD IN STORIES.

Patrick Rothfuss

lunedì 27 maggio 2013

Love is in the air?


La questione è delicata. O forse no, non ho ancora capito.

Quando mi capita di parlare con qualcuno di matrimonio, la mia posizione può essere rapidamente riassunta come segue: il matrimonio secondo me dovrebbe essere semplicemente l'ufficializzazione di un rapporto d'amore tra due persone. Ora, può succedere che ci siamo due persone che non sentono la necessità di ufficializzare la loro relazione.

Se non fossi già sposata (ma questa è un'altra storia), sosterrei la mia posizione in persona, invece le cose sono andate in modo che io possa farlo solo a parole.

Perché le reazioni di chi invece è 'pro' matrimonio sono svariate, ma alla fine si somigliano tutte.

Per prima cosa, spesso mi si accusa di mancare di romanticismo. Quindi, la prima cosa che viene in mente pensando al matrimonio, è il romanticismo. Bene. Ammettiamo pure che sia vero: non sono una persona romantica (o magari associo altre cose al concetto, ma facciamola semplice).

A questo punto, la mia esperienza diretta non mi ha ancora condotto a qualcuno che alla domanda "e tu, perché ti sei sposata/o?" mi abbia risposto "perché ci amavamo così tanto e sposarci era la cosa più romantica che potessimo fare". Nessuno mi ha mai risposto così.

In compenso, tra le risposte di queste persone presumibilmente assai più romantiche della sottoscritta, annovero:

- l'amore è una cosa meravigliosa, ma non si può mai sapere nella vita. Con il matrimonio sei legalmente molto più tutelata/o.
- volevamo dei figli, e per loro è molto più comodo far parte di una famiglia tradizionale: ci sono le sovvezioni, paghi meno tasse... insomma, si è più agevolati:
- vivevamo insieme già da otto anni, io sono rimasta disoccupata e in questo modo con i regali di nozze abbiamo tirato su qualcosa.
- era il momento: il matrimonio è una tappa importante nella vita di una persona e avevamo raggiunto l'età perfetta.
- beh, cosa vuoi fare dopo dieci anni di fidanzamento? O ti sposi, o ti molli.
- la nostra società si fonda anche su questa cosa: i patrimoni, le eredità... la legge prevede determinati contorni e per ottenere il massimo da questa società bisogna rientrare nei suoi limiti.
- perché ai miei tempi se volevi andare a letto con una brava ragazza dovevi sposarla.
- perché l'unico tipo di amore che Dio accetta tra un uomo e una donna è all'interno del matrimonio.

Non entrerò nel personale, perché non è il luogo adatto e in fondo sono fatti miei, ma posso confessare apertamente che nemmeno io mi sono sposata "perché ci amavamo così tanto e sposarci era la cosa più romantica che potessimo fare". Però io almeno ho ammesso di non essere una persona romantica. 

lunedì 20 maggio 2013

Books are a uniquely portable magic. [Stephen King]

 
Penso che non sia sempre necessario scegliere da che parte stare. A volte non c'è nessuna "parte".

Da un paio d'anni i lettori hanno cominciato a schierarsi: Team Carta vs Team E-reader.
Come se l'importante fosse il supporto, invece del contenuto. Ogni tanto penso che chi si fa prendere in mezzo a tali diatribe non sia un vero lettore.

Un lettore, per come la vedo io, è uno che se si trova seduto al tavolo della colazione e non ha un libro o un giornale sotto mano, è compulsivamente costretto a leggere tutto quello che c'è scritto sulla scatola dei cereali, compresi gli asterischi sul fondo che segnalano la fine di una promozione e le sigle che indicano lo stabilimento di produzione. Uno che, quando è in fila al mercato per comprare le verdure, riesce a girare il collo a un'angolazione incalcolabile per leggere il trafiletto della pagina ingiallita di quotidiano del 1984 in cima alla pila di fogli usati dall'ortolano per avvolgere il prezzemolo.
Ora io mi chiedo: ma a una persona così, frega qualcosa del supporto su cui leggere un testo? La risposta dovrebbe essere lampante: NO! Non gliene frega un beato accipicchia!

Personalmente trovo particolarmente fastidiosi e pedanti quelli che "io un libro lo devo annusare, quindi solo carta per me!" Ho l'impressione che siano molto interessati a dare di sé un'immagine intellettuale, e pensano che un'osservazione del genere li ponga automaticamente su un gradino più alto nella scala dell'intellettualità, rispetto a chi non considera il proprio olfatto il senso principale coinvolto nell'esperienza della lettura.
Apprezzo l'odore dei libri, noto la differenza tra un volume vecchio e uno fresco di stampa, anche se spesso quelli più vecchi di tanto mi causano crisi violente di starnuti. Ma alla fine lo scopo di un libro è quello di essere letto, non quello di essere annusato. Vuoi annusare? Vai al primo piano della Rinascente a Milano e intossicati nel reparto profumeria! Se vai in libreria, è per leggere! O no?

C'è chi adora contemplare i ripiani della propria libreria ricolmi di libri dai colori e dalle dimensioni tutti diversi, e confesso che anch'io soffro un po' di questa debolezza: davanti a uno scaffale pieno di libri mi si allarga il cuore!

Poi ci sono quelli iper-tecnologici (o che pretendono di esserlo) che non hanno più comprato un grammo di carta dal momento in cui sono usciti i supporti elettronici. L'e-reader è meglio ancora di un libro tradizionale, a sentire loro, imparagonabile. È il futuro, resistere è inutile, eccetera.
Ho l'impressione che costoro siano più preoccupati di dimostrare al mondo di essere dei pionieri, che di leggere un libro.

Se io penso al futuro, e al futuro dei libri e della lettura, mi figuro un paio di scenari almeno:
1) progresso tipo romanzo di fantascienza: non ci saranno più né libri cartacei, né e-reader, bensì avremo tutti un chip impiantato sotto la corteccia cerebrale, attraverso cui scaricare direttamente tutte le opere che desideriamo conoscere;
2) progresso tipo romanzo distopico: non ci saranno più né libri cartacei, né e-reader, bensì tavolette di argilla cotte con il fuoco (il calore del sole non sarà sufficiente, filtrato dalle polveri del fall-out) incise con ramoscelli secchi.

Nel frattempo, c'è il presente, e nel presente siamo talmente fortunati da avere sia i libri cartacei, sia gli e-reader!  Ma si può essere più fortunati di così?
Possiamo avere accesso ai vantaggi di entrambi, alternarli a seconda delle circostanze e riuscire a leggere tutto quello che vogliamo! I libri datati e magari poco noti, che nessuna casa editrice ha voglia di digitalizzare; quelli di autori esordienti, squattrinati e auto-pubblicatisi solo in formato e-book perché costa meno; un volume cartaceo in barca, ché se ci cade in acqua si gonfiano le pagine ma è ancora leggibile, mentre un e-reader non si riprende più; venti testi diversi contenuti in un e-reader che portiamo agevolmente nello zainetto quando stiamo facendo delle ricerche e siamo fuori di casa, o tutti i romanzi che vogliamo quando andiamo in vacanza, senza dover scegliere prima cosa portarci dietro da leggere e senza appesantire oltremodo la nostra valigia...

Alla fine la soluzione al dibattito è semplicissima: basta sostituire la congiunzione.
Invece che dire "cartaceo O digitale", è sufficiente dire "cartaceo E digitale".


giovedì 16 maggio 2013

I believe there's a way. [Ragnarr Loðbrók, Vikings]

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Si è appena concluso, con la visione della nona puntata di Vikings, il mio ultimo periodo "serie TV". Ogni tanto ne sono vittima,  e a volte riesco a trovare una serie che mi cattura e riesco a uscirne con soddisfazione. Questa volta è toccato ai vichinghi!
Questi popoli barbari del Nord hanno da insegnarci cose sorprendenti, lo dico da sempre!
Infatti, grazie a questa nuova serie ho imparato come gestire una lite con il coniuge (è necessario essere in possesso di un pesante scudo di legno con cui sbatacchiarlo - il coniuge - da una parte all'altra della stanza), ma soprattutto ho scoperto che la pettinatura "multitreccia" è stra-comoda per chi ha i capelli lunghi e vuole andare a correre.


Ecco qua un esempio:

Volendo adeguare la capigliatura in foto alla mia situazione personale, ho evitato di rasarmi metà cranio nonché di tatuarmi il cervelletto, e ho modificato la pratica acconciatura in modo da poterla sfoggiare solo alla bisogna.
In pratica mi faccio una coda, da quella ricavo tre trecce, le tre trecce le intreccio fra loro e le chiudo in fondo con un elastico.
È più pratica della coda quando si corre, perché non svolazza da una parte all'altra e i capelli non si appiccicano al collo sudato; è più comoda della trecciona unica, perché il risultato è più compatto e mantiene la sua posizione; non si disfa come fa regolarmente il "nodo".

Insomma, la super-treccia è vincente per chi ha capelli lisci, scivolosi e lunghi come i miei, e vuole tenerli sotto controllo in modo che non infastidiscano mentre ci si dedica a una salutare corsetta!

L'importante è avere imparato qualcosa di utile anche stavolta!

mercoledì 8 maggio 2013

In Case of Emergency

 
- Hai visto quante case in vendita ci sono, che per il riscaldamento usano il gasolio? 

- E allora?

- Boh, non mi piace. Inquina, puzza, prende fuoco, costa caro...

- Beh, rispetto al gas il gasolio ha dei vantaggi.

- Davvero? Quali?

- Uhm.

- ...

- Ecco, almeno un vantaggio ce l'ha: Nel caso in cui ci sia una rivolta e chiudano i gasdotti, se in cantina hai il serbatoio pieno di gasolio, per l'inverno stai tranquillo.

venerdì 3 maggio 2013

Food is an important part of a balanced diet. [Fran Lebowitz]

 
Sabato - In cucina.

M: Cos'è questa roba? 

Io: È platano fritto salato. È buonissimo! Assaggia! 

M: *munch munch* Buono, è buono, bisogna riconoscerlo... ma perché lo ha chiamato "platano"?

Io: Perché... Mah, perché il nome originale è "plantain" e immagino che italianizzandolo diventi "platano"!

M: Ma il platano in italiano è un'altra cosa! Il platano è un albero da viale di città, non una specie di banana! Questa è una banana!

Io: No, non è una banana, bisogna cuocerlo per mangiarlo! Pensa che i tedeschi lo chiamano "Kochbanane", ovvero "banana da cuocere"!

M: Ecco, appunto. Visto che i tedeschi hanno capito tutto? O lo chiami "banana da cuocere", o con il suo vero, autentico nome botanico. Che è, per curiosità...? 

Io: "Musa acuminata". Ma non puoi dire: Ecco, tieni da mangiare un po' di Musa acuminata fritta

M: E allora devi dire "banana da cuocere", sennò nessuno ti capisce. 


Venerdì - settimana seguente - Al mercato turco.

A: Devi comprare ancora qualcosa?

Io: Sì, prendo un paio di - ehm - banane da cuocere. Sai, no...

A: Ma certo! I platani, intendi, vero?

giovedì 2 maggio 2013

I like cappuccino, actually. [David Lynch]


Ecco cosa succede di solito quando ordino un cappuccino insieme ad altre persone (P):

(P)1: Un cappuccino, per favore!
(P)2: Anche per me, ma senza schiuma, grazie!
(P)3: Per me con latte senza lattosio!
Io: Io lo prendo con latte di soia, per favore.

Non è che abbia mai avuto dei particolari problemi con il normale, storico latte della mucca Lola, è solo che da qualche anno a questa parte evito latte e latticini il più possibile, convinta da alcune prove empiricamente ottenute, che fossero parte dei miei grossi problemi di emicrania.
Berlino in fondo è una città di persone eccentriche e hipster anche in fatto di alimentazione, quindi se mi trovo in una siffatta combriccola di individui, che chiedono ciascuno un cappuccino differente, non mi faccio particolari problemi a ordinarne uno preparato con il latte di soia.

Qualche giorno fa, però, ero a spasso con la mia amica C, la quale fatica a digerire il lattosio. E tutt'a un tratto mi è venuta voglia di fare la normale - o la trasgressiva, a seconda dei punti di vista:

C: Posso avere un cappuccino senza lattosio, per favore?
Io: E io un cappuccino classico, con lattosio, grazie.

Ecco, alla fine, al momento di pagare il conto, il barista siciliano (Bs) ha guardato con tenerezza l'amica C:

(Bs): Non digerisci il lattosio, eh?
C: Eh, purtroppo mi dà un po' di problemi, devo cercare di limitarlo il più possibile!

Poi (Bs) ha rivolto uno sguardo truce e carico di disapprovazione verso di me:

(Bs): Ma lo sapete che il latte fa malissimo? No, davvero: è una delle cose peggiori al mondo, un veleno!
C: ...
Io: ...
(Bs):Tanto per cominciare l'essere umano è l'unico animale che beve il latte di un'altra specie, per non parlare del fatto che il latte è per sua stessa natura l'alimento per i cuccioli, e invece noi continuiamo a berlo per tutta la vita, con conseguenze terribili! Che, ti sembro un vitello? E quindi non bisogna bere il latte! No, ma lo sapete che in America hanno vietato di fare la pubblicità del latte, da tanto che è dannoso? È la stessa cosa che è successa per le sigarette: non si possono più pubblicizzare! Il latte fa ma-lis-si-mo!
C: Ehm, già. È proprio vero.
Io: *rasp rasp* Ghmpfgh...
C: Ora dobbiamo andare, ci vediamo la prossima volta!
Io: Arrivederci!