Non ho mai affrontato, in questi giorni, un argomento che è stato a lungo dibattuto in rete, ovvero la nuova legge Levi, anche detta "legge anti-amazon".
Per coloro i quali ancora non lo sanno, si tratta di una legge nata con lo scopo dichiarato di proteggere la cultura, nella persona dei piccoli editori e dei librai indipendenti.
Legge che si è realizzata in un controllo dello sconto applicabile, che non potrà più superare il 15% - salvo poche eccezioni - e che non potrà essere applicato nel mese di dicembre, notoriamente il più gettonato.
Ho letto di tutto, in questi giorni, soprattutto espressioni di indignazione da parte dei lettori.
Pare che in Italia in un anno si vendano tre libri per ogni persona. Il che non significa necessariamente che in Italia si legga poco, dal momento che si parla di libri nuovi. Chi ama leggere si serve anche delle biblioteche, del book-crossing, dei prestiti, acquista libri usati... insomma, si arrangia, perché i prezzi stampati sulle copertine sono spesso alti, troppo alti per le tasche di uno studente, di un lavoratore precario, di una casalinga, di un cassaintegrato, di un pensionato. Conosco tante persone che leggono e comprano ben più di tre libri l'anno e solitamente aspettano gli sconti per tirare fuori il portafoglio.
Ora non potranno più farlo, o comunque il loro potere d'acquisto non sarà più lo stesso.
Quindi il primo risultato che ci porta questa nuova legge è un evidente disagio per i lettori forti. Questo credo si ripercuoterà sulle librerie, specie quelle piccole, e sulle case editrici, specie quelle piccole. Le stesse categorie che la legge dichiara di voler proteggere.
Una banale e semplice applicazione della più banale e semplice legge di mercato vorrebbe che, a fronte di una ridotta richiesta, il prezzo di un prodotto cali. Quello che mi domando è quanto tempo possano rimanere a galla le piccole librerie e le piccole case editrici, prima che anche le grandi siano intaccate e il prezzo del prodotto "libro" scenda.
Chi sarà rimasto? Ai posteri l'ardua sentenza, io però non sono molto ottimista per quanto riguarda la sorte di queste piccole categorie.
In questi giorni ho trovato anche svariati articoli, su testate o blog o social network, che presentavano dei confronti con i Paesi esteri.
Chi osservava che dappertutto esiste amazon, ma solo in Italia la risposta è stata una legge talmente ad hoc da essere ribattezzata la legge anti-amazon.
Chi ribatteva che però all'estero i libri non vengono scontati e quindi questa legge non fa altro che adeguarsi alle normative che già esistono in altri Paesi.
Chi sosteneva che però fuori dall'Italia i libri costano poco e quindi la gente li compra anche senza sconto.
E persino chi ha avuto il coraggio di dichiarare che i libri al'estero costano molto di più. Qui l'articolo che per quanto mi riguarda è stato la classica goccia che fa traboccare il vaso. In particolare la frase: Crederei che il prezzo alto è la causa degli indici di lettura italiani, purtroppo però sono molto più bassi di quelli tedeschi e francesi dove vige un rigido prezzo fisso e i prezzi sono mediamente più alti.
Il Sig. Stefano Mauri (presidente e amministratore delegato del gruppo editoriale Gems e presidente del Gruppo editori di varia, dell’Associazione Italiana Editori) afferma con la sicurezza di chi non vuole essere contraddetto che in Italia i prezzi dei libri sono mediamente più bassi di quelli tedeschi e francesi.
Una signora mi ha fatto personalmente sapere su facebook che nel mondo anglosassone i libri costano ben più che in Italia.
Ora, siccome io nel mio giudizio andavo abbastanza a spanne (e il mio giudizio era che fuori dall'Italia i libri costano meno), ho deciso per amor di correttezza di verificare. Chi ha ragione?
Ho fatto un test rapido e semplice: ho scelto qualche titolo a caso, i primi che mi venivano in mente.
Ho scelto di confrontare il prezzo pieno di vendita in Italia, Germania, Francia, Regno Unito e Stati Uniti.
Ho fatto attenzione a scegliere almeno un autore per Paese, in più ho aggiunto un titolo di autore finlandese, per confrontare anche il prezzo di vendita di un libro che era stato tradotto da tutti.
Per i prezzi in dollari e sterline ho applicato il cambio odierno.
Ecco i titoli su cui ho fatto il confronto: Il Nome del vento, di Patrick Rothfuss (autore USA); Il Nome della Rosa, di Umberto Eco (autore Italia); Cuore d'Inchiostro, di Cornelia Funke (autore Germania); L'Anno della Lepre, di Arto Paasilinna (autore Finlandia); L'Occhio del Lupo, di Daniel Pennac (autore Francia); Il Libro delle Cose Perdute, di John Connolly (autore Irlanda); I Love Mini-shopping, di Sophie Kinsella (autore UK); I Pilastri della Terra, di Ken Follett (autore UK); Harry Potter e i Doni della Morte, di Joanne K. Rowling (autore UK); IT, di Stephen King (autore USA).
10 libri a confronto.
In 5 casi su 10 il prezzo più alto è quello della copertina italiana (Il Nome della Rosa; Cuore d'Inchiostro; L'Anno della Lepre; Il Libro delle Cose Perdute; I Pilastri della Terra). In 4 casi il libro italiano è il secondo più costoso (L'Occhio del Lupo; I Love Mini-shopping; Harry Potter e i Doni della Morte; IT). In 1 caso, la versione italiana si trova al terzo posto (Il Nome del Vento). MAI il libro italiano è il più economico.
Con 7 libri al prezzo più basso il Paese in cui leggere costa meno si rivelano gli Stati Uniti.
Assegnando al prezzo più alto il primo posto e a quello più basso il quinto, con 4 libri al primo posto, 1 al secondo, 1 al terzo, 2 al quarto e 2 al quinto la Francia è il Paese cove i libri costano di più - ovviamente dopo l'Italia. L'Italia è attualmente il Paese in cui i libri sono i più costosi.
Germania e Regno Unito se la giocano abbastanza alla pari, con 1 libro al primo posto per la Germania e nessuno per il Regno Unito, 2 libri per entrambe al secondo posto, 3 libri al terzo e 4 al quarto per la Germania, mentre in UK troviamo 3 libri al terzo, 3 al quarto e 1 al quinto.
Raccontatemi quello che volete: se pensate che questa legge favorirà la diffusione della cultura in Italia, o se pensate che finalmente grazie a questa legge il mercato dell'editoria decollerà e l'Italia non sarà più l'ultimo Paese in Europa a leggere.
Rassicuratemi sul fatto che entro breve, non essendoci più la possibilità di fare sconti, i prezzi di copertina scenderanno.
Ma non raccontatemi che i prezzi dei libri in Italia sono molto più bassi che negli altri Paesi. Perché questa è un'affermazione falsa come i soldi del Monopoli.
QUI il testo della legge.
3 ore fa
io vedo in bianco e nero, le cose "grosse£ le comprerò, forse, per tutto il resto c'è biblioteca.
RispondiEliminaperò, ora faccio il rompiscatole, hai calcolato la differenza di stipendi? magari in america la media è più più bassa ma le cose costano uguali.
io l'ho detto che facevo il rompiscatole, sei libera di non rispondere e di mandarmi a quel paese.
ciao ciao, vado a leggere la parte due.
jacopo
ma va che non rompi mica :)
RispondiEliminati rispondo "a spanne"? gli stipendi degli italiani sono i più bassi.
ora vado a cercare una notizia attendibile in rete.
toh, eccola qua: http://www.businessonline.it/3/LavoroeFisco/2698/rapporto-italia-eurispes-2010-la-situazione-salariale.html
cito: "Volendo fare un paragone con gli altri cittadini europei, il lavoratore italiano percepisce un compenso salariale che è inferiore del 44% rispetto al dipendente inglese, guadagna il 32% in meno di quello irlandese, il 28% in meno di un tedesco, il 19% in meno di un greco, il 18% in meno del cittadino francese e il 14% in meno di quello spagnolo."
C.V.D.
Dicono che i libri in Italia costano di più perché nessuno legge.
RispondiEliminaIo dico che nessuno legge in Italia perché i libri costano troppo.
E non è sempre stato così. Mio padre aveva l'hobby della fantascienza, e sotto ci sono un sacco di Urania... quelli erano libri anche di qualità a un prezzo davvero irrisorio.
Altri tempi.
anche il mio papi leggeva gli Urania, e non proviene certo da una famiglia abbiente.
RispondiEliminaboh, io sono pessimista, sta andando a rotoli tutto e probabilmente i libri e la lettura non sono in cima alle priorità di nessuno. conviene imparare a coltivare patate, sul serio.