WE OWE IT TO EACH OTHER,
TO TELL STORIES.

Neil Gaiman

CARESS THE TALES
AND THEY WILL DREAM YOU REAL.

Nightwish

STORIES AND SONGS
ARE THE LANGUAGE OF THE HEART.

Stephen Lawhead


ALL STORIES ARE TRUE.
Patrick Rothfuss

A DREAMER IS ONE WHO CAN ONLY FIND HIS WAY BY MOONLIGHT,
AND HIS PUNISHMENT IS THAT HE SEES THE DAWN
BEFORE THE REST OF THE WORLD.
Oscar Wilde

THE CORE OF ALL LIFE
IS A LIMITLESS CHEST OF TALES.

Nightwish
ALL THE TRUTH IN THE WORLD
IS HELD IN STORIES.

Patrick Rothfuss

lunedì 19 gennaio 2015

Gesù è l'unico amico


Loro dicono che il Male c'è, ma Dio ci ha fatto il regalo più bello del mondo, che è la nostra libera volontà. Noi possiamo liberamente fare quello che ci ordina Dio o quello che ci suggerisce il diavolo, e se poi andiamo all'inferno è proprio perché non siamo stati creati come schiavi ma come uomini liberi, solo che abbiamo usato male della nostra libertà, e quelli sono fatti nostri.
[...]
Ma chi l'ha detto che la libertà è un regalo? Ovvero, stai attento a non confondere le cose. I nostri compagni in montagna stanno combattendo per la libertà, ma è la libertà contro altri uomini che volevano trasformarci in tante macchinette. La libertà è una cosa bella tra uomo e uomo, tu non hai il diritto di farmi fare e pensare quello che vuoi tu. E poi i nostri compagni erano liberi di decidere se andare in montagna o imboscarsi da qualche parte. Ma la libertà che mi ha dato Dio, che libertà è? È la libertà di andare in paradiso o all'inferno, senza vie di mezzo. Tu nasci e sei obbligato a giocare questa partita a briscola, e se la perdi soffri per tutta l'eternità. E se io questa partita non la volessi giocare? Il Crapone, che tra tante cose cattive qualcosa di buono avrà pur fatto, aveva proibito il gioco d'azzardo, perché sono posti dove la gente viene tentata e poi si rovina. E non vale dire che uno è libero di andarci o no. Meglio non indurre la gente in tentazione. E invece Dio ci ha creati liberi e debolissimi, esposti alle tentazioni. Ma è un regalo questo? È come se ti buttassi giù da quella scarpata e ti dicessi stai tranquillo, tu hai la libertà di afferrarti a qualche arbusto e risalire, oppure lasciarti rotolare giù sino a che ti riduci come la carne macinata che mangiano ad Alba. Tu potresti dirmi, ma perché mi hai buttato giù, che stavo tanto bene qui?  E io ti rispondo: per provare se eri bravo. Bello scherzo. Tu non volevi provare di essere bravo, ti contentavi se non cadevi.
[...]
Dio è cattivo. Perché i preti ti dicono che Dio è buono? Perché ci ha creato. Ma questa è proprio la prova che è cattivo. Dio non ha il Male come noi abbiamo il mal di testa, Dio è il Male. [...] Guarda che se pensi che Dio è cattivo tutto il problema del Male diventa chiarissimo.
[...]
Gesù è l'unica prova che almeno noi uomini sappiamo essere buoni. A dirtela tutta, non sono sicuro che Gesù fosse il figlio di Dio, perché come potesse nascere una buona pasta così da un padre di tanta cattiveria non me ne so dar ragione. Non sono neppur sicuro che Gesù sia davvero esistito. Forse lo abbiamo inventato noi, ma proprio questo è il miracolo, che ci sia venuta in mente un'idea così bella. O forse è esistito, era il migliore di tutti, e diceva di essere il figlio di Dio per buon cuore, per convincerci che Dio fosse buono. Ma se ti leggi bene il vangelo ti accorgi che anche lui alla fine si era reso conto che Dio era cattivo: si spaventa nell'orto degli ulivi e chiede che passi da lui quel calice e nisba, Dio non gli dà ascolto; grida sulla croce padre mio perché mi hai abbandonato e nisba, Dio si era girato dall'altra parte. Però Gesù ci ha insegnato che cosa può fare un uomo per riparare alla cattiveria di Dio. Se Dio è cattivo cerchiamo almeno di essere buoni noi, di perdonarci a vicenda, di non farci del male, di curare gli ammalati, e di non vendicarci delle offese. Aiutiamoci tra di noi visto che quello non ci aiuta. Capisci come è stata grande l'idea di Gesù? Gesù è stato l'unico vero nemico di Dio, altro che il diavolo. Gesù è l'unico amico di noi poveri cristi.

[La Misteriosa Fiamma Della Regina Loana, Umberto Eco, pagg. 347-349]


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