Ho ardimentosamente superato la metà de "Il Nome della Rosa". E ho già stilato una lista di titoli da comprare per riavermi quando l'avro finito.
I casi sono due:
1- "Il Nome della Rosa" è un romanzo -> Non si riesce a seguire la storia tranquillamente, si è di continuo interrotti da digressioni (lunghissime digressioni!) in cui si fa il punto sulla situazione politico-religiosa dell'epoca; sul pensiero di uomini saggi/spirituali/eretici/varie ed eventuali messi a confronto con il pensiero di altri saggi/spirituali/eretici/varie ed eventuali; nonché di pallosissime descrizioni di alcunché, lunghe, arzigogolate, tediose e inutilmente prolisse, inframmezzate da interi capoversi in latino - dei quali poco cortesemente non viene data traduzione. Non mi permetto di affermare che il mio sia un parere oggettivo, ma in quanto romanzo fa schifo.
2- "Il Nome della Rosa" non è un romanzo, ma un saggio sul pensiero e la vita dei monaci dell'epoca, incastonato in una cornice romanzesca -> Ah, okay. Allora mi torna. Mi ritrovo a leggerlo per causa di forza maggiore ma non è il mio genere e l'argomento al momento non è di mio interesse. In questo caso, considero buona l'idea e mi sta bene lo stile aulico. Semplicemente non mi interessa.
Qualcuno sa dirmi quale delle due opzioni devo tener buona?
Perché qua mi dicono che "Il Nome della Rosa" è un romanzo, e allora mi domando: sui milioni di persone in tutto il mondo che l'hanno letto (o quantomeno acquistato), è possibile che io sia la sola a trovarlo infame?
Mi considero una persona di discreta cultura, o sarebbe meglio dire di vasti interessi, dotata anche di un vocabolario notevole. Leggo molto, decisamente molto più della media degli italiani.
Mi piacerebbe avere l'identikit del lettore medio che dice di avere apprezzato questo romanzo. Perché, molto semplicemente, non ci credo.
4 ore fa
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