Confessione del mercoledì mattina.
Non sono mai riuscita a finire di leggere "Il Nome della Rosa" di Umberto Eco.
Ho in casa un'edizione tascabile del 1996, le pagine sono già un po' ingiallite e la copertina ha perso un angolino.
Stufa di essere presa in giro da Mauro in proposito, ho deciso che stavolta ci arrivo in fondo. Anche perché al momento in casa non ho niente da leggere di nuovo e in libreria mi sa che ci passo settimana prossima. Quindi, tanto vale, no?
Sono circa 500 pagine, nemmeno una mostruosità. Oddio, è vero che sono scritte a caratteri piccoli e fitti, ma 500 pagine di norma me la mangio a colazione.
Di norma.
Sono due giorni che ho affrontato l'improba fatica e non sono ancora arrivata a pagina 100. Shame on me. E che ci posso fare, mi addormento!!
Cioè, vogliamo parlare delle quattro pagine di descrizione del portale dell'abbazia?? Praticamente descrive lo scenario presentato dall'Apocalisse di San Giovanni Apostolo, solo che ci mette di più ed è più noioso.
E due pagine per presentare il monaco strambo che parla dieci lingue mescolate in una sola. Due pagine, scritte in piccolo, come ricordo. A momenti non è ancora cominciata la storia.
Okay, stringo i denti (e soprattutto mi procuro delle impalcature reggi-palpebre) e vado avanti. Stavolta ci arrivo in fondo, costi quel che costi, e non se ne parli più.
3 ore fa
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