WE OWE IT TO EACH OTHER,
TO TELL STORIES.

Neil Gaiman

CARESS THE TALES
AND THEY WILL DREAM YOU REAL.

Nightwish

STORIES AND SONGS
ARE THE LANGUAGE OF THE HEART.

Stephen Lawhead


ALL STORIES ARE TRUE.
Patrick Rothfuss

A DREAMER IS ONE WHO CAN ONLY FIND HIS WAY BY MOONLIGHT,
AND HIS PUNISHMENT IS THAT HE SEES THE DAWN
BEFORE THE REST OF THE WORLD.
Oscar Wilde

THE CORE OF ALL LIFE
IS A LIMITLESS CHEST OF TALES.

Nightwish
ALL THE TRUTH IN THE WORLD
IS HELD IN STORIES.

Patrick Rothfuss

lunedì 8 marzo 2010

All humans did was temporary. How else could it be, with creatures who died?

Più tardi esco e vado in libreria. Missione Ship of Destiny, il terzo e ultimo libro della Liveship Traders Trilogy, letta a un personale tempo di record, considerato che non sono in vacanza e che non posso (ahimé) trascorrere le mie intere giornate leggendo. Ho sfruttato ogni momento libero, anche quando si trattava di accontentarmi di una paginetta o due rimestando il risotto per la cena.

Ho deciso di fare una recensione generica, spiegando poco della storia per non rovinare il gusto della lettura a chi ci si dedicherà.
Si tratta di una saga di avventura, con un pizzico di magia. Avventura per mare, aggiungerei anche, sottolineando come io sia sempre stata inspiegabilmente allergica ai romanzi con ambientazione "marina".
Qualche esempio? Capolavori di letteratura, da tutto il mondo classicamente considerati tali, come Il Vecchio e il Mare (E. Hemingway); Moby Dick (H. Melvill); L'Isola del Tesoro (L. Stevenson)... sono i primi titoli che mi vengono in mente. Non sono riuscita a digerire nessuno dei tre. Non so dire il motivo, so che come comune denominatore c'è il mare e così mi son fatta dei pregiudizi in proposito.
Pregiudizi che, C.V.D., Robin Hobb è riuscita a polverizzare con i primi due libri di questa avventura di navi e marinai. L'unico che era riuscito a farmi apprezzare qualcosa di acquatico prima di lei è stato T. Coleridge, con The Rhyme of the Ancient Mariner, uno dei miei brani di letteratura preferiti di sempre. E faccio notare he ho detto Coleridge. Non un Peppe Scribacchino qualunque.

Comunque.
In questa saga abbiamo delle storiche famiglie di commercianti per mare, insediate in una terra che è stata duramente conquistata dai loro antenati generazioni prima. Si tratta di una terra misteriosa e poco gentile.
C'è del magico, nell'entroterra, e non è necessariamente un bene.
C'è un'alleanza in essere con una popolazione che vive a contatto con gli elementi magici e che ne fa uso, pur non comprendendone fino in fondo la natura. La loro produzione più celebre consiste in bellissime navi, costruite con un legno chiamato wizardwood.
Queste navi hanno una caratteristica: assorbono la personalità, le conoscenze, l'essenza più profonda di alcune persone. Queste persone sono il primo proprietario e i suoi eredi, tassativamente discendenti in linea di sangue.
Alla morte del terzo capitano (ogni morte deve avvenire sul ponte della nave, a contatto con il wizardwood), la nave avrà assorbito l'essenza di ognuno di loro e rimarrà per sempre legata alla sua famiglia.
A questo punto si risveglia.
La polena prende vita, pur rimanendo sempre nella sua posizione. La nave è viva, chiacchiera, condivide la propria esperienza (tre generazionii di capitani "vivono" dentro di lei), ha un rapporto privilegiato con il capitano, l'equipaggio la conosce e la rispetta, ha la capacità di auto-governarsi, facilitando enormemente il lavoro dei marinai in caso di difficoltà...

Questa la peculiaritá della saga, che intreccia la storia di diverse famiglie, di svariati personaggi (gli "esterni", venuti a minacciare la proprietà delle famiglie storiche; i commercianti di schiavi; i governanti corrotti; i pirati), e in questi due libri scorre parallela anche una seconda storia che riguarda delle creature poco conosciute e temute: i dragoni, i serpenti di mare. Si intuisce che deve esserci un legame tra queste creature e il wizardwood, ma dire di quale rapporto si tratti al momento non è possibile, devo leggere l'epilogo della saga.

Come nella Farseer Trilogy, i personaggi sono ben costruiti, crescono e cambiano, sono credibili, nessuno viene lasciato indietro. Nessun filo della trama viene interrotto o dimenticato, l'intreccio è complesso e apprezzabile proprio perché tiene in ogni sua parte.

Spero proprio che Robin Hobb abbia mantenuto questa abilità narrativa e questa immaginazione per ogni suo libro che leggerò. Mi piace moltissimo calarmi in una storia così vivida, credibile, condivisibile, avventurosa.
Mi sono identificata nel personaggio di Althea, soprattutto nel primo libro: subisce un'ingiustizia e diventa verde per la rabbia (proprio come me...); medita vendetta-tremenda-vendetta; poi cerca una soluzione razionale e possibilmente vincente e ci si butta animo e corpo, accorgendosi di non essere tanto all'altezza quanto credeva, ma senza mai mollare; alla fine si rende conto che era molto più semplice di quanto aveva immaginato: l'aiuto era a portata di mano, ma lei era troppo accecata dalla rabbia e dalla frustrazione per vederlo. E poi scopre che è troppo tardi e deve ricominciare daccapo, con un'angolazione molto diversa e decisamente peggiore di prima (e questo è il secondo libro...). Tengo per lei e per il personaggio che mi piacerebbe vederle affiancato, Brashen.

Basta indugiare. Posto e vado in libreria!

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