Ieri sera ho finito di leggere Let The Right One In.
Alla fine ho deciso, tra quello e The Count of Montecristo, che pure mi porto dietro da un bel po' e mi piace. Ma è molto lungo, rispetto a tutti gli altri libri su cui metto le mani, e così mi dico, tanto non scappa e vado avanti a leggere altro.
Let The Right One In non è una lettura da fare con il cocktail in mano. Suppongo che il film non si presti a scorpacciate di pop corn.
L'atmosfera è molto cupa, sono presenti molti dettagli crudi e l'intera storia è permeata da un realismo così schiacciante, da far davvero credere che tutto quello che viene raccontato sia successo sul serio.
Vengono descritte situazioni critiche, rigettabili dalla coscienza del lettore medio. Eppure personalmente ho trovato queste pagine in grado di turbare lo spirito senza cadere mai nel grossolano, nel volgare.
I vampiri presenti in questo libro non brillano al sole, non seguono diete assurde per scrupolo di coscienza, non sono tipi stilosi e incravattati. Hanno delle reazioni e dei comportamenti che sono del tutto credibili.
Come fa presente Eli a un certo punto: nutrirsi del sangue altrui è una questione di sopravvivenza, nulla più. Si tratta di decidere: muoio o vivo? E l'istinto di sopravvivenza normalmente ha la meglio. Né più né meno di un essere umano qualsiasi. (Riassunto mio, non è una citazione).
Si dice che molti di loro decidano di suicidarsi, pur di porre termine a un'esistenza solitaria. Mi è piaciuto il punto in cui la vampira che parla con Eli prende in giro gli struggimenti vampireschi, facendo il verso praticamente alla maggior parte dei buoni vampiri presentati dalla letteratura moderna (Oh, Cielo, sono un essere infernale, come posso continuare a vivere succhiando la vita dei mortali! Deh, che destino crudele, etc.)
Confesso che, nel corso della lettura, ho pensato diverse volte a Wunderkind. Ho pensato che sicuramente D'Andrea intendeva creare un'atmosfera del genere, per questo si rifiuta di accettare che il suo libro venga definito "fantasy" o "per ragazzi".
Di fatto Let The Right One In NON È un libro per ragazzi e difficilmente potrebbe essere annoverato tra i libri fantasy, pur parlando di vampiri.
Forse l'autore nostrano dovrebbe leggere e imparare un po' di più come rendere una lettura inquietante senza torturare aggettivi e piccioni.
Pur avendo trovato due o tre punti in cui Lindqvist si lascia andare a uno stile a metà tra l'infodump e il narratore omnisciente (cosa che mi ha dato un po' fastidio), globalmente il suo romanzo è ben scritto, le scene sono ben raccontate, si seguono e si visualizzano volentieri. È quel che accade, a intimorire, non gli aggettivi utilizzati per descriverlo.
In conclusione: una lettura che ho sicuramente apprezzato, soprattutto per la capacità di trasmettere emozioni. Probabilmente un libro che non rileggerò, proprio perché in grado di trasmettere emozioni: in questo caso l'inquietudine, la paura di morire, ma anche quella di vivere, di esistere, di reagire.
4 ore fa
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