Un paio d'anni fa ho letto un libro intitolato The Minds Of Billy Milligan.
Si tratta della vera storia di Billy Milligan, ovvero un uomo affetto da una forma gravissima di disturbo da personalità multiple. Dentro la mente di Billy coesistevano ben ventiquattro differenti personalità, con un range di età che variava fra i tre e i ventisei anni, maschi e femmine, delinquenti e artisti.
Non sono un'esperta, ma il funzionamento della mente mi affascina, così come affascina moltissime altre persone: leggere la sua storia è stato interessante e terribile. Nella mente di Billy ogni personalità mostrava un tratto caratteriale predominante.
Penso che nessuno di noi sia esclusivamente generoso, o egoista, o gentile, o sgarbato, eccetera. Siamo tante cose tutte mescolate insieme e, nella maggior parte dei casi, manteniamo in un determinato eqilibrio, più o meno stabile, i diversi tratti caratteriali. C'è una personalità che domina, e che mantiene il controllo di chi siamo. Credo di aver capito che quando questa personalità dominante per qualche motivo non mantiene il controllo, emerge qualcun altro: un altro "noi", con tratti diversi dal "noi" principale.
Nel disturbo da personalità multiple, quando una domina le altre non sono "presenti": per loro il tempo non trascorre e questo spiega i buchi nella memoria dei malati.
Quando leggo un libro non posso fare a meno di immedesimarmi nei personaggi e devo dire che non è stata un'esperienza semplice e indolore, immedesimarmi in Billy Milligan!
Ho cominciato, scherzando, a parlare dell'altra Chiara, quando qualcuno cercava di ricordarmi qualcosa che avevo detto o fatto in passato, e che proprio non riuscivo a richiamare alla memoria. Scherzavo, certo, ma con una piccola dose di preoccupazione: se una personalità non vive né ricorda ciò che fanno le altre, come potevo essere sicura di non lasciare effettivamente libera un'altra me, di tanto in tanto? Ho passato in rassegna la gente nei cui confronti covavo dei rancori mai (o poco) espressi, domandandomi se una mia "altra" sarebbe stata in grado di occuparsene a modo suo. Sapendomi capace di scoppi d'ira alla Hulk, la cosa mi ha preoccupato un tantino.
In ogni caso, passata la suggestione da libro, ho riflettuto con maggiore freddezza sull'argomento e sono giunta a una conclusione, grazie al mio personalissimo approccio psicoteraupeutico à la fai-da-te.
Posto che noi tutti siamo tante persone insieme, e che una raccoglie e domina in maniera unica e personale i tratti di ciascun componente, risulta che:
- nei soggetti sani la personalità dominante domina sempre;
- nei soggetti affetti dal disturbo, la gestione della persona viene spartita tra le diverse personalità: ogni volta che una di esse assume il controllo, le altre si "spengono".
Non credo (almeno spero!) che dentro di me si "spenga" mai del tutto qualcuno, ma a seconda del periodo mi rendo conto che sono drammaticamente più predisposta a un atteggiamento, o a un'attività piuttosto che ad altro.
Per esempio: c'è il periodo in cui ho voglia di cucinare, di fare esperimenti con il cibo, di assaggiare di tutto... E allora cerco nuove ricette, compro ingredienti insoliti, preparo cenette ricche e prelibate, non smetterei mai di cucinare e riempio il freezer di pietanze.
Poi c'è il periodo in cui solo a parlarmi di cibo mi assale la noia più totale, e riesco a mettere in tavola solo precotti (cotti male, peraltro).
Non è che in quel periodo io sia depressa, o infelice, o altro. Sono semplicemente concentrata su un altro aspetto di me stessa e della mia vita: magari riempio la casa di quadri, o faccio due ore di sport al giorno, o leggo dieci libri in una settimana, o metto a posto la casa fino a che sembra uscita da una rivista d'arredamento, o scrivo a manetta dodici nuovi racconti, o improvvisamente sono una mamma da manuale, o una giardiniera provetta grazie alle cui amorevoli cure un trifoglio si trasforma in baobab, o (pressoché) una qualsiasi altra cosa.
Ho tantissimi interessi, che sono quasi mutuamente esclusivi. Quando sono nella fase della giardiniera, per esempio, sarei capace di vendere tutto e trasferirmi in una fattoria vita natural durante. Mi frena solo la consapevolezza che, non appena il trip giardiniero sarà passato, non saprei cosa farmene di un ettaro di campo di patate, due mucche e venti galline.
E così via. Non riesco a scegliere una vita sola, e a intervalli più o meno regolari cerco di vivere tutte le esperienze che ho potenzialmente dentro di me.
Ogni volta che cerco di costringermi a mantenere ciascuno dei miei interessi simultaneamente, per esempio con un programma settimanale, cado preda di insoddisfazione, infelicità e profonda frustrazione, perché non c'è niente da fare: se la cuoca non c'è è inutile cimentarsi con un filetto alla Wellington! Farà schifo, e sarò comunque costretta ad aprire una scatoletta di tonno per cenare.
Ogni tanto mi viene da invidiare chi ha una vita stabile, chi sa perfettamente chi è e cosa vuole, chi non cambia mai. Perché io vivo in maniera tumultuosa, anche se la mia vita è all'apparenza molto tranquilla. Alla fine, comunque, mi dico sempre che un'esistenza entro confini definiti non fa davvero per me.
Devo dire che, una volta elaborato questo quadro di me stessa, sono molto più serena e accetto con tranquillità i periodi in cui qualcuno dentro di me si assenta, perché so che prima o poi tornerà. In questo momento, per esempio, la tizia che fa splendere la casa è in vacanza, e anche quella che fa da mangiare. Basta saperlo, e regolare le aspettative di conseguenza. In compenso è spuntata una nuova presenza: la tizia che cuce! Questa veramente non si era mai vista. Penso che mi toccherà comprarle una macchina da cucire, anzi mi conviene farlo alla svelta prima che se ne vada, così mi sistema le tende e i copridivani una volta per tutte.
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