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Abito a Berlino da qualche anno, ormai, e devo dire che amo vivere in questa città.
Inizialmente la apprezzavo soprattutto in rapporto alla città dalla quale provenivo, ovvero Milano: un confronto tra le due è improponibile. Berlino è infinitamente più verde, più organizzata, più economica, più vivace, più accessibile, più vivibile, più pulita, più varia, più aperta, più... di Milano.
A distanza di tempo, Berlino mi piace di per sé, anche senza bisogno di confronti.
Amo le casette colorate e dal pittoresco tetto a punta, con la finestra della cucina che si affaccia sul giardino, un parco-bosco-foresta-lago raggiungibile a piedi in pochi minuti, così come la metropolitana o l'autobus che ti portano in centro.
Amo il suo cielo, vasto e dall'azzurro tenue quando è sereno, e grigio plumbeo striato di nero quando temporaleggia; il sole che in inverno rimane basso sopra l'orizzonte, quasi avesse freddo anche lui e rimanesse vicino alla terra per potercisi rintanare al più presto.
Amo la storia che si respira a ogni angolo; amo il fermento che si avverte dietro a ogni palazzo, a ogni strada, a ogni monumento: pare che ti avvertano che oggi ci sono, ma domani chissà?
Amo la quantità inesprimibile di proposte culturali: dalle gallerie e dai negozietti d'arte e artigianato; ai concerti gratuiti del martedì a pranzo proposti dall'Orchestra Filarmonica; ai ristorantini e locali thailandesi, indiani, vietnamiti, arabi, greci, messicani, nepalesi, senegalesi, e chi più ne ha più ne metta; ai mercatini delle pulci ogni domenica; al mercato turco a Kreuzberg il martedì e venerdì; alle terme immerse nel bosco; ai musei d'arte, di sculture, di reperti, di oggetti, di roba antica e roba moderna; alle mostre di pittura, di fotografia, di gioielli; ai concerti all'aperto, al chiuso, di musica classica, rock, jazz, punk, indie...
Amo vedere i battelli sui fiumi e le chiatte che trasportano legna e mattoni sui canali; ammirare gli alberi secolari nei parchi e i fiori di stagione nei giardini; incontrare leprotti, volpi e cicogne per le strade della città, e cinghialotti e cerbiatti nelle foreste.
Amo l'abbigliamento senza pretese, gli scarponcini pesanti, i calzettoni di lana e i guanti senza dita.
Amo le piste ciclabili, i vagoni della S-Bahn e le stazioni vecchie della U-Bahn.
Potrei andare avanti, ma so che ho già fatto addormentare tutti con le mie sviolinate.
In ogni caso, con tutto questo strabordante amore, e con la mia irrefrenabile passione per Berlino, mi sono sempre rifutata e sempre mi rifiuterò di tenere l'ennesimo blog di un'italiana a Berlino.
Sembra quasi che sia obbligatorio spiegare a chi rimane in patria come si vive da italiani a Berlino.
Perché, a quanto pare, coloro che restano sono tutti lì a domandarsi le stesse cose: la lingua è difficile? E gli autobus, arrivano in orario? Ma come fai quando stai male e hai bisogno del dottore? E soprattutto: cosa mangi, la trovi la pasta??
Il terrore di morire di fame o avvelenati pare che sia imperante. Come se senza la pasta De Cecco fosse impossibile sopravvivere. Come se condire l'insalata con una cosa che non sia l'olio extra-vergine di olive liguri super d.o.p. sia un'aberrazione. Come se non trovare facilmente un espresso sia una maledizione da girone infernale.
Ecco, capite il mio dramma: perché sono io, quella che passa per snob. Io, che non ne posso più di sentire gli italiani-a-Berlino che alzano al cielo lamentazioni accorate perché sono convinti che i tedeschi manipolino financo la Nutella pur di non fargliela mangiare buona (giuro, non sto inventando). Io, che compro la mozzarella alla Lidl a 0,49 € e bevo il caffè solubile, sono la snob. Io, che oso affermare che si può mangiare benissimo senza farsi menate perché nella vita c'é anche molto altro da fare e da scoprire, sono la snob. Io, che la prossima volta che qualcuno mi chiede ansioso "Ma riesci a mangiare qualcosa?" lo strozzo con una fila di salsicce.
Abito a Berlino da qualche anno, ormai, e devo dire che amo vivere in questa città.
Inizialmente la apprezzavo soprattutto in rapporto alla città dalla quale provenivo, ovvero Milano: un confronto tra le due è improponibile. Berlino è infinitamente più verde, più organizzata, più economica, più vivace, più accessibile, più vivibile, più pulita, più varia, più aperta, più... di Milano.
A distanza di tempo, Berlino mi piace di per sé, anche senza bisogno di confronti.
Amo le casette colorate e dal pittoresco tetto a punta, con la finestra della cucina che si affaccia sul giardino, un parco-bosco-foresta-lago raggiungibile a piedi in pochi minuti, così come la metropolitana o l'autobus che ti portano in centro.
Amo il suo cielo, vasto e dall'azzurro tenue quando è sereno, e grigio plumbeo striato di nero quando temporaleggia; il sole che in inverno rimane basso sopra l'orizzonte, quasi avesse freddo anche lui e rimanesse vicino alla terra per potercisi rintanare al più presto.
Amo la storia che si respira a ogni angolo; amo il fermento che si avverte dietro a ogni palazzo, a ogni strada, a ogni monumento: pare che ti avvertano che oggi ci sono, ma domani chissà?
Amo la quantità inesprimibile di proposte culturali: dalle gallerie e dai negozietti d'arte e artigianato; ai concerti gratuiti del martedì a pranzo proposti dall'Orchestra Filarmonica; ai ristorantini e locali thailandesi, indiani, vietnamiti, arabi, greci, messicani, nepalesi, senegalesi, e chi più ne ha più ne metta; ai mercatini delle pulci ogni domenica; al mercato turco a Kreuzberg il martedì e venerdì; alle terme immerse nel bosco; ai musei d'arte, di sculture, di reperti, di oggetti, di roba antica e roba moderna; alle mostre di pittura, di fotografia, di gioielli; ai concerti all'aperto, al chiuso, di musica classica, rock, jazz, punk, indie...
Amo vedere i battelli sui fiumi e le chiatte che trasportano legna e mattoni sui canali; ammirare gli alberi secolari nei parchi e i fiori di stagione nei giardini; incontrare leprotti, volpi e cicogne per le strade della città, e cinghialotti e cerbiatti nelle foreste.
Amo l'abbigliamento senza pretese, gli scarponcini pesanti, i calzettoni di lana e i guanti senza dita.
Amo le piste ciclabili, i vagoni della S-Bahn e le stazioni vecchie della U-Bahn.
Potrei andare avanti, ma so che ho già fatto addormentare tutti con le mie sviolinate.
In ogni caso, con tutto questo strabordante amore, e con la mia irrefrenabile passione per Berlino, mi sono sempre rifutata e sempre mi rifiuterò di tenere l'ennesimo blog di un'italiana a Berlino.
Sembra quasi che sia obbligatorio spiegare a chi rimane in patria come si vive da italiani a Berlino.
Perché, a quanto pare, coloro che restano sono tutti lì a domandarsi le stesse cose: la lingua è difficile? E gli autobus, arrivano in orario? Ma come fai quando stai male e hai bisogno del dottore? E soprattutto: cosa mangi, la trovi la pasta??
Il terrore di morire di fame o avvelenati pare che sia imperante. Come se senza la pasta De Cecco fosse impossibile sopravvivere. Come se condire l'insalata con una cosa che non sia l'olio extra-vergine di olive liguri super d.o.p. sia un'aberrazione. Come se non trovare facilmente un espresso sia una maledizione da girone infernale.
Ecco, capite il mio dramma: perché sono io, quella che passa per snob. Io, che non ne posso più di sentire gli italiani-a-Berlino che alzano al cielo lamentazioni accorate perché sono convinti che i tedeschi manipolino financo la Nutella pur di non fargliela mangiare buona (giuro, non sto inventando). Io, che compro la mozzarella alla Lidl a 0,49 € e bevo il caffè solubile, sono la snob. Io, che oso affermare che si può mangiare benissimo senza farsi menate perché nella vita c'é anche molto altro da fare e da scoprire, sono la snob. Io, che la prossima volta che qualcuno mi chiede ansioso "Ma riesci a mangiare qualcosa?" lo strozzo con una fila di salsicce.
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