Un tempo ho partecipato a un gruppo, su internet. Si chiamavano i "Literary Knights", nome fichissimo secondo me. Ecco la presentazione:
For anyone who has ever dared to stare at a blank piece of paper or the blinking cursor on your computer monitor this group is for you. Any genre, any writing style, anyone who has lived on caffeine and twizzlers and pizza instead of doing your laundry and cleaning your house so that you can write just one more scene. [Dedicato a chiunque abbia mai osato rimanere a fissare immobile una pagina bianca o il cursore lampeggiante sul monitor del PC. Qualunque genere, qualunque stile, chiunque abbia vissuto di caffeina e caramelle e frutta invece di fare il bucato o pulire la casa, solo per riuscire a scrivere ancora una scena.]
La mia descrizione, nessun dubbio in proposito (e sono sicura anche quella di alcune persone che conosco...)
Come tante cose nella mia vita, anche la partecipazione a quel gruppo è rapidamente scemata: in parte perché era costituito da gente che abita negli U.S.A. (tra un mio messaggio e la risposta passava mezza giornata, tra di loro invece facevano a botta e risposta) e in parte perché avevano praticamente tutti pubblicato qualcosa e spesso i loro post non erano altro che messaggi promozionali. Ma la descrizione resta: quella sono io!
Perché scrivo?
Non per soldi, eliminiamo il più facile.
Perché mi piace? Sì, scontato.
Perché mi fa sentire viva? Uhm, no. Mi sento più viva quando pattino sul ghiaccio, se è per quello.
Una persona che ho conosciuto di recente ha detto di scrivere per amore di se stessa. Non mi ci ritrovo.
Un individuo poco carino, commentando qualche mio scritto tempo fa, ha insinuato che io fossi brutta e infelice, perché secondo lui era impossibile che una donna di aspetto gradevole e sentimentalmente soddisfatta scrivesse e lo facesse bene, per di più. Una specie di aggravante. Non sono infelice e non credo di essere brutta. Credo piuttosto che quel tizio fosse un inguaribile idiota, ma passiamo oltre.
Credo di scrivere per due ragioni, fondamentalmente: la prima è che ho la testa piena e devo svuotarla, in qualche modo. Scrivere è la maniera più spontanea che ho per aprire il rubinetto. Il secondo motivo è che il mio mondo immaginario è la mia droga preferita. Ci sono tante cose che non vanno nel mondo reale, con cui mi scontro quotidianamente. Rischio di venirne soffocata, probabilmente perché ho un animo sensibile e tutto mi tocca [*pausa lacrimuccia/fazzolettino*]Con la fantasia esco dal reale, vado altrove, ci resto quanto mi pare e può succedere di tutto.
Ad alcuni pare assurdo che io dedichi tempo ed energie a un'attività che "non porta nulla". Per quale motivo leggere, informarsi, cercare di migliorare...? Intanto credo sia ovvio che più qualcosa ti riesce bene, più soddisfazioni ti dà. E poi il bello di questa "droga" è proprio il renderla realistica al massimo. Voglio poterci credere davvero!
Ed è giunta l'ora di terminare questo post troppo serio e di andare a salutare un paio dei miei personaggi che sono passati a trovarmi: hanno saputo dell'influenza e mi hanno portato... ma cos'è quella roba? ...Boh, dicono che dalle loro parti li fa star meglio, speria-coughcoughcough-amo...
4 ore fa
mi fa piacere che nella version eperesonale hai sostituito le pizze (sicuramente qualche schifezza ordinata per telefono) con la rutta...quando ci si droga si ha più bisogno di vitamine... ;-)
RispondiEliminaeh già, un lapsus interessante :S
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