WE OWE IT TO EACH OTHER,
TO TELL STORIES.

Neil Gaiman

CARESS THE TALES
AND THEY WILL DREAM YOU REAL.

Nightwish

STORIES AND SONGS
ARE THE LANGUAGE OF THE HEART.

Stephen Lawhead


ALL STORIES ARE TRUE.
Patrick Rothfuss

A DREAMER IS ONE WHO CAN ONLY FIND HIS WAY BY MOONLIGHT,
AND HIS PUNISHMENT IS THAT HE SEES THE DAWN
BEFORE THE REST OF THE WORLD.
Oscar Wilde

THE CORE OF ALL LIFE
IS A LIMITLESS CHEST OF TALES.

Nightwish
ALL THE TRUTH IN THE WORLD
IS HELD IN STORIES.

Patrick Rothfuss

venerdì 18 dicembre 2015

We were born to be princes of the Universe. [Queen]

Ricordate quando dicevo che mi stavo preparando per l'esame di inglese?

Beh, è stato un duro lavoro: tutti quei biscotti e litri di tè nelle ultime settimane! Ma oggi, finalmente, ho raccolto il degno risultato! Con un punteggio di 208/210 ho ottenuto il mistico livello C2 di conoscenza della lingua inglese, scritta, parlata e ascoltata.

Oh yeah.



giovedì 10 dicembre 2015

I have a dream [ABBA]





Never forget your dreams.



lunedì 16 novembre 2015

I see a choice, love or fear? [Shawn Gallaway]


Stamattina il primo pensiero che ho avuto, appena aperti gli occhi, è stato: Oh, no. Ancora questo mondo qua.

È stato un pensiero un po' strano, considerando che non ho ancora capito come trasferirmi in un mondo parallelo, e quindi svegliarmi in questo era quantomeno inevitabile.

Quello che mi ha rimesso il sorriso sulle labbra è stato pensare alle cose belle, ai miei amici, alle persone a cui tengo, ai regalini, ai bigliettini, alle sorprese che sto preparando per loro.

Una canzone (Christmas Song, Vince Gill) dice: Let there be peace on earth / And let it begin with me [ovvero: Che ci sia pace sulla terra / E che cominci da me]. Ecco, in parole più poetiche e universali questo è il concetto che mi ha aiutato ad alzarmi dal letto stamattina con un sorriso, magari non del tutto convinto, ma sincero.

La canzone da cui invece è tratto il titolo di questo post è poco più giù.
E sono perfettamente consapevole del fatto che un terrorista se mi vede spara, non si ferma a chiedersi chi sono e se gli voglio tanto bene. Ma la differenza che posso fare nel mondo, la devo fare intanto che sono viva.
E sono perfettamente consapevole che i morti ci sono in tutto il mondo, tutti i giorni, e non solo a Parigi. Sì, lo so. E so anche che tu, che mi rinfacci questo, non sei più intelligente degli altri perché affermi queste verità sacrosante. Perché poi, se in guerra o in un incidente, in cui sono morte tante persone, muore anche qualcuno a te caro, sono sicura che non piangi uguale per tutti.  O forse, per coerenza, non piangi neppure per la persona cara - visto che non metti il tricolore francese alla finestra perché altrimenti allora dovresti metterlo anche per tutti gli altri. Giusto, perché fare preferenze? Fregatene pure di tutti, così non fai torto a nessuno.
(Chiedo scusa, ma dopo due giorni trascorsi a sentire e a leggere veramente di tutto, mi sale il veleno).





I can see laughter, or I can see tears
I see a choice, love or fear
What do you choose?
I can see peace, or I can see war
I can see sunshine, or I can see a storm
What do you choose?


Posso vedere risate, o posso vedere lacrime
Vedo una scelta: amore o paura
Cosa scegli?
Posso vedere la pace, o posso vedere la guerra 
Il sole che splende, o una tempesta
Cosa scegli?

Now I choose to live with freedom flying
From my heart, where the light keeps shining
I choose to feel the whole world crying
For the strength that we can rise above
I choose Love
I choose Love


Ora scelgo di vivere lasciando la libertà
Volare fuori dal mio cuore, dove c'è sempre luce
Scelgo di accorgermi che il mondo chiede gridando 
La forza per risollevarsi
Scelgo l'amore
Scelgo l'amore

I can see sharing, or I can see greed 
I can see caring, or poverty 
What do you choose? 
I can see gardens, or I can see bombs 
I can see life, or death 
Coming on strong 
What do you choose? 

Posso vedere condivisione, oppure avidità
Posso vedere attenzione, o povertà
Cosa scegli?
Posso vedere giardini, o posso vedere bombe,
Posso vedere vita, oppure la morte
Che  si afferma con violenza
Cosa scegli?

I see us healing, the darkness dying 
I see us dawning, as one world united 
So what do you choose? 
Love or fear 
Oh, we choose 

Vedo che insieme ci guariamo, e l'oscurità muore
Vedo che insieme risorgiamo, come un unico mondo
Quindi cosa scegli?
Amore o paura?
Oh, scegliamo

Now I choose to live with freedom flying 
From my heart, where the light keeps shining 
I choose to feel the whole world crying 
I choose to feel one voice rising 
I choose to feel us all united 
In the strength that we can rise above 
I choose Love 
I choose Love 

Ora scelgo di vivere lasciando la libertà
Volare fuori dal mio cuore, dove c'è sempre luce
Scelgo di accorgermi che il mondo chiede gridando
Scelgo di sentirci tutti uniti
Nella forza, e potremo risollevarci
Scelgo l'amore
Scelgo l'amore


 

sabato 7 novembre 2015

All work and no play makes Jack a dull boy.


Sto studiando per prepararmi a un esame di lingua inglese.

I'm really getting into the part.


It's going to be a success!

giovedì 5 novembre 2015

Kaboom!

 
***Conversazioni da palestra***

Stamattina sono stata in palestra per la mia prima lezione ufficiale.
Mi hanno raccontato che nelle mie cellule ci sono i mitocondri che vogliono bruciare i grassi, ma sono un po' pigri e allora è necessario convincerli a bruciare sempre un po' di più. E come lo convinci un mitocondrio? Facendo sport, naturalmente! E siccome ci ho creduto, mi sono iscritta.

Quindi ero lì che me la sudavo per i fatti miei, quando è entrata una mamma con una bambina di 7-8 anni al seguito.

"Cosa ci fai qua?" le ha chiesto uno dei personal trainer presenti, "Non hai scuola oggi?"
"No" ha risposto lei, "Ci hanno mandato a casa perché c'era un incendio. Fuoco, fumo, così!"
"Oh, caspita!" ha commentato il ragazzo, "Cos'è successo?!"
"Mah, niente di grave" ha risposto serafica la bimba, "È solo esploso un aspirapolvere."

Spero che i miei mitocondri non si siano spaventati.


sabato 31 ottobre 2015

martedì 27 ottobre 2015

Thou shalt not suffer a witch to live. [Exodus 22:18]

 
Ma è possibile, ogni anno la stessa storia? Nessuno si stufa? Ancora con Halloween non ci appartiene, è un'americanata, è la festa del demonio, è di cattivo gusto, è macabro, eccetera...

Una volta, per  una volta almeno: se pensate queste cose perdete un po' di tempo e cercate su Internet qualche informazione a riguardo.
Non sarà difficile scoprire che il culto dei morti è una tradizione diffusa in tutte le culture, compresa la "vostra".
Non voglio mettermi a fare la ricerca al posto di nessuno, anche perché se no poi mi venite a dire che ho scelto io cosa mostrare.  Solo un piccolo input, una pagina innocua come quella su Wikipedia.

Siamo nel XXI secolo, ma mi rendo conto che tanta, tantissima gente ha ancora una paura pazzesca di quel che non conosce, e preferisce nascondersi dietro a un crocifisso, che spesso tra l'altro non considera mai, piuttosto che crescere, pensare, imparare. Se Halloween è la festa della paura, allora è la loro festa, eheheh.

A proposito, mi è tornato in mente un episodio, accadutomi diversi anni orsono. Parlavo con una conoscente, che in quel periodo stava vivendo una situazione un po' difficile: il marito era rimasto senza lavoro, lei aspettava un bimbo e ne avevano già uno di un paio d'anni. Per qualche mese l'uomo aveva trovato lavoro in sostituzione di una donna andata in maternità, ma la donna stava per rientrare. Poi un bel giorno, la svolta. La mia conoscente mi confidò: "Sai, non sapevamo proprio come fare, così abbiamo pregato Dio e Lui ha agito! La donna che rientrerà dalla maternità aveva un collega, che improvvisamente è morto! Così mio marito potrà prendere il suo posto, con un contratto a tempo indeterminato! Pensa che bello: Dio trova sempre il modo di prendersi cura di noi!"
Confesso di essere rimasta agghiacciata e senza parole di fronte a questa esternazione. Ma forse il problema era (ed è) solo mio, che evidentemente sono una Senza-Fede.

Ad anni di distanza, ho voglia di riproporre  la stessa conversazione in una chiave differente: "Sai, non sapevamo proprio come fare, così abbiamo aspettato una notte di luna piena, siamo andati nel bosco e abbiamo danzato, poi abbiamo acceso delle candele alla Dea per ogni giorno, finché Lei ha agito! Il collega è morto, e mio marito ha il posto di lavoro!"
Non so, è molto diverso? Che effetto farebbe?

Mascherare alcune feste e culti in modo da renderli più socialmente accettabili è una pratica ancora in vigore.
 

venerdì 23 ottobre 2015

One Year Of Sky


Chiara - Berlino - Aprile 2013 - Pomeriggio (forse, mi pare)

Salve a tutti! Questo è un messaggio promozionale! Auto-promozionale, a dirla tutta!

Da un paio di giorni è online un blog, creato dalla sottoscritta, che si chiama One Year Of Sky.

È nato con uno scopo ben preciso: raccogliere foto del cielo, almeno una al giorno, per un anno.
Pensavo di far partire le attività il 1° Novembre, ma siccome ho voluto coinvolgere più persone possibile, e siccome l'idea a quanto pare è piaciuta parecchio, ho già ricevuto un sacco di foto di cieli! Alcune sono vecchie, altre sono state scattate proprio in questi giorni. Allora ho deciso che, visto che il1° Novembre non è ancora qui, ma noi e il cielo ci siamo già, in questi giorni precedenti il "Giorno Uno" posterò foto vecchie.

Se volete dare un'occhiata al blog, eccolo QUA

Se volete partecipare, contattatemi tramite l'apposito modulo CONTACT ME nella colonna di destra (non di questo blog, di quell'altro) e vi risponderò fornendovi l'indirizzo mail a cui inoltrarmi una foto del vostro cielo. (Se conoscete già il mio indirizzo mail, o siete tra i miei contatti di facebook, o siete in possesso del mio numero su whatsapp, usate pure).

Mi raccomando: indicate sempre il vostro nome, il luogo in cui la foto è stata scattata e il momento. Anche se non riuscite a essere precisi con l'orario va bene un semplice "mattina", "pomeriggio" o "sera", ecco, non voglio far impazzire nessuno.

Non è necessario essere professionisti, scattare foto impeccabili o essere in possesso di uno strumento di qualità superiore.

Che altro aggiungere? Buon Anno di Cielo a tutti!

 

martedì 20 ottobre 2015

Who cares what the question is? Chocolate is the answer.


- Devo proprio fare qualcosa per dimagrire. Ormai sembro un uovo!

- Vuoi metterti a dieta?

- A dire il vero non ne ho proprio voglia. Però, insomma, qualcosa dovrei fare. Ci sarà pure il modo di dimagrire senza mettersi a dieta!

- Uhm. Tanto per cominciare, prova a pensare a te stesso e alla reazione del tuo corpo ai diversi tipi di cibo. C'è qualcosa in particolare che sai che il tuo corpo fatica a metabolizzare?

- Beh, in effetti, una cosa ci sarebbe.

- Ottimo! Di cosa si tratta?

- Ecco, probabilmente dimagrirei un pochino, se non mangiassi un chilo di cioccolatini tutti i giorni.

- Un chilo di ciocc... Ma cosa stai dicendo?!

- Eh, sai che in ufficio abbiamo sempre un sacco di scorte, no? Mangia oggi e mangia domani, vedi che sono ingrassato!

- Beh, quel che è fatto è fatto. Vedrai che appena smetti di mangiare un chilo di cioccolatini al giorno perderai peso.

- Ma non voglio rinunciare ai miei cioccolatini! Non c'è qualcos'altro che si può fare, per dimagrire?



giovedì 15 ottobre 2015

Pumbaa, tutto quello che pensi lo trasformi in gas! [Timon]


Ne ho già scritto, lo so per certo.
E se qualcuno pensa che io sia una maledetta snob, lo accetto.
Ebbene sì: sono una maledetta snob. Ma non farò a pugni con nessuno per entrare nel numero di coloro che trasformano in gas tutto quello che pensano.

Ho parlato di alcune mie esperienze legate a nutrizione e salute con qualcuno.
Reazione: "Hai pensato di scriverci un blog? Ce ne sono a bizzeffe!"
Ecco, bravissimo, appunto! E hai una vaga idea di quanti, in mezzo a tutte queste bizzeffe di blog, siano validi? Cioè scritti bene, aggiornati, critici, attendibili...? Te lo dico io: pochissimi! E richiedono tempo e ricerca, per questo ce ne sono pochi, ed è difficile trovarli, e tutto il resto è fuffa.
Ma sembra che una persona non possa coltivare un interesse personale senza spiattellarlo ai quattro venti come se fosse la Scoperta del Secolo. Per questo siamo pieni di fuffa fino a soffocare.

Ho parlato con qualcun altro dei miei racconti.
Reazione: "Devi pubblicarli! Assolutamente!"
Ma scusa, così? Manco li vuoi leggere, prima? Magari sono orrendi, ci hai pensato? Sai perché ci sono in giro un sacco di libri che fanno schifo? Pensati male, scritti peggio, costruiti con lo sputo... Perché una persona non è libera di avere l'hobby della scrittura, no. Se scrivi, devi pubblicare. Ma perché? Non posso scrivere per diletto? Questo fa di me, cosa? Una sfigata? Una perdente?

Sono stufa di questo modo di considerare la vita, le situazioni e le persone attraverso il filtro della caccona gigante

Questo fa di me una maledetta snob? Per me va bene, ma mi rifiuto di trasformare in gas tutto quello che penso.




martedì 13 ottobre 2015

Simple can be harder than complex. [Steve Jobs]



- Hai finito i compiti?

- Mi manca tedesco.

- Forza, allora: sbrigati che si fa tardi!

 - Ma sì, non ti devi preoccupare: è semplice, solo che è complicato!

- ... 

 

venerdì 2 ottobre 2015

We can complain because rose bushes have thorns, or rejoice because thorn bushes have roses. [Abraham Lincoln]

 
NASA's Space Launce System




Lo so che al mondo ci sono un sacco di problemi: le guerre, la fame, la sete, la povertà, lo sfruttamento dei bambini (lavoro minorile, prostituzione, bambini soldato...), la mafia, il traffico di droga - di soldi - di armi - di esseri umani, la violenza sulle donne e sui bambini, la tortura, la semplice disonestà e corruzione dei politici di tutti i Paesi, il fondamentalismo religioso, il razzismo, la discriminazione in genere, il riscaldamento globale, l'inquinamento, la deforestazione, il mercurio negli oceani, l'estinzione delle api, le coltivazioni e gli allevamenti intensivi, la Monsanto e le multinazionali...

Cosa ci salverà? Fai questa domanda a una persona religiosa, e lei alzerà gli occhi al cielo, spalancherà le braccia e si farà spuntare un sorrisetto auto-compiaciuto sulle labbra, prima di rispondere: "Dio ci salverà!". Ora non è per mancare di rispetto a Dio o alla suddetta persona, ma siccome ormai è palese che Dio sta aspettando la prossima vita per salvarci, i problemi rimangono. Anzi, a questo punto tanto varrebbe affrettare l'auto-distruzione, così almeno giungiamo tutti alla salvezza senza avvelenarci o ammazzarci a vicenda più di tanto.
Quindi, a mio parere, Dio è eventualmente la risposta se si pensa, come tanti credendi, che la nostra vita terrena non sia importante, che l'unica cosa che conta è guadagnarsi quella eterna dopo. A che scopo Dio ci avrebbe offerto la vita terrena, quindi? Solo per soffrire e comportarci bene così da meritarci il Paradiso. Mah.

Mi sono resa conto che, se leggo articoli sulle ricerche e scoperte scientifiche, se ascolto della bella musica, se assisto a bella una mostra d'arte, o se leggo di risultati sportivi eccellenti, riesco a provare dei sentimenti positivi nei confronti dell'umanità. La stessa umanità che mi disgusta e mi deprime quando la associo invece a tutte le problematiche di cui sopra.
Dedicarsi alla scienza, all'arte o allo sport in modo sano (lo so che esistono torti e cattiverie dappertutto, purtroppo) credo che elevi l'essere umano, lo valorizzi e lo tenga lontano dalle follie che hanno rovinato il mondo in cui viviamo.
Credo che preferirei incoraggiare un giovane a dedicarsi a una di queste cose, piuttosto che spingerlo a occuparsi della risoluzione dei guai del mondo.
Linciatemi pure per averlo scritto, ma in fondo non è che io mi disinteressi di quel che mi accade intorno, anzi: per me la trasgressione più folle consiste nel comprare il caffè Nespresso o una bottiglietta di Coca Cola da McDonald's.
Il punto è che se la maggior parte dei giovani si dedicasse anima e corpo a scienza-arte-sport non rimarrebbe abbastanza gente disponibile per trafficare armi, inquinare il pianeta o corrompere il presidente. E l'umanità evolverebbe davvero in qualcosa di meglio.

Recentemente, alla notizia che su Marte è stata trovata l'acqua, ci sono state vibrate proteste da parte di chi commentava: "Quanti soldi avete speso per scoprire l'acqua su Marte? Non potevate dare da bere ai Paesi assetati, invece?"
A parte che le tecniche di purificazione ed estrazione dell'acqua derivano dalla ricerca scientifica, e che se la si abolisce perché "costa troppo" si buttano via possibilità infinite di creare qualcosa che aiuti chi ha bisogno.
A parte che non è un segreto, che multinazionali come la Coca Cola non si siano fatte problemi ad assetare interi villaggi, o che la Nestlé voglia privatizzare l'acqua con la scusa di "proteggerla", ma a nessuno di questi intelligentoni che vorrebbero eliminare la ricerca spaziale viene in mente di rinunciare alle bibite o ai cereali per la colazione.

Una volta ho letto un aneddoto, che purtroppo non riesco a ricostruire con nomi e date.
Raccontava di un re che, durante una pestilenza in cui morivano a migliaia, continuava a sovvenzionare uno scienziato che "giocava" con le lenti di un telescopio. Gli furono inviate serie rimostranze: con il gran bisogno di aiuto che aveva il popolo che stava morendo di malattia, lui sprecava soldi regalandoli a un tizio che si divertiva a osservare il cielo e i pianeti. Non era un'assurdità? Mah, insomma... Considerando che grazie al "gioco" delle lenti poi è stato inventato il microscopio con cui sono state studiate le malattie e trovate cure che permettessero al popolo di vivere meglio e più a lungo, però, direi di no. No, non era un'assurdità.

E l'arte? Non so più chi ha detto (oggi non è la giornata in cui riesco a recuperare i riferimenti) che l'arte andava portata avanti anche in tempo di guerra, perché altrimenti cosa c'era da difendere, per cosa valeva la pena superare la guerra?
L'arte, intesa come bellezza (scrittura, pittura, disegno, fotografia, film, musica, scultura, giardini, moda, danza...), intesa come espressione della creatività, è una cosa che fa bene, che ha la capacità di rendere sereni, soddisfatti, che può farci sognare, che ci fa desiderare di diventare migliori, di creare qualcosa di meglio. Ce n'è per tutti. E se siamo impegnati a creare qualcosa di bello, come possiamo allo stesso tempo pensare a distruggere?

Idem per quello che riguarda lo sport: ciascuno ha dentro di sé un linguaggio positivo nel quale esprimersi: la scienza, l'arte o lo sport sono solo tre grandi categorie (e magari ce ne sono anche altre) e penso seriamente che incoraggiare sin da piccoli a esplorarle possa condurre a un mondo migliore e con meno problemi, possa insegnare a guardare lontano, a vedere e immaginare cose e possibilità sempre più ampie, e a trovare il modo per realizzarle.
Quando quest'estate vedevo le immagini mandate da Samanta Cristoforetti pensavo: "Wow, guarda cosa c'è là fuori. E noi siamo qui a guardare astiosi nel giardino/balcone del vicino, a litigare per un pezzetto di terra, a inventare frontiere invalicabili... quando di invalicabile non c'è nemmeno lo Spazio sopra le nostre teste."

mercoledì 30 settembre 2015

My name is Bond. James Bond.

 
Cr: Uh, hai visto? Danno l'ultimo James Bond al cinema! Vogliamo andare a vederlo?

Ch: Oh, no, ti prego! Io quell'attore proprio non lo sopporto! 

Cr: Ma chi? Daniel Craig?

Ch: Proprio lui! Ti giuro, mi fa venire dei nervi... 

Cr: Ma perché? 

Ch: Non lo so, è la sua faccia. Ogni volta che lo vedo mi prudono le mani e vorrei prendelo a schiaffi. 

Cr: ... 

Ch: Davvero! Sai che ormai a casa lo chiamiamo "Faccia Da Schiaffi", perché all'inizio non riuscivamo a ricordarci il suo nome? 

Cr: Capisco. Sai questo che cosa significa? 

Ch: Cosa? 

Cr: Che se rimaniamo solo noi tre al mondo noi due resteremo amiche perché non litigheremo.

 

martedì 1 settembre 2015

If you're happy and you know it...

 
Sono una Persona Felice.

Ho questo dono, questa fortuna, questa qualità caratteriale, questa malattia, chiamatela un po' come volete. Sono io, sono fatta così.
Questo non vuol dire, come alcuni invece danno per scontato,  che dalla vita ho avuto tutto quello che desideravo, che tutto mi va bene sempre, che sono circondata 24/7 da cuoricini, arcobaleni e mini-pony.
Sì, lo so, che c'è chi mi guarda e pensa, Certo, con la vita che fa...! Con la vita che faccio? E cosa ne sai tu, di grazia, della vita che faccio? Cosa vedi? Cosa giudichi? Vedi che faccio determinate cose e mi vedi felice. Non vedi altre cose che (non) faccio, non sai le cose che faccio e che sono un peso per ragioni che tu neppure immagini.
E quella volta che magari mi mostro con un sorriso un po' spento, arriva persino l'indignazione: Ma come, con tutto quello che hai! La famiglia, la casa, le soddisfazioni...! E come sai tu, che quelle che giudichi soddisfazioni lo sono anche per me? Cosa ne sai dei sogni bruciati, di quelli seppelliti in un cassetto di cui non c'è neanche più la chiave, delle delusioni? Sai tu quante volte ho stretto i denti, e quanto stretti li ho tenuti? E se li avessi anche adesso, i denti stretti? Per superare una fase, una situazione, un'infelicità della quale tu non sai niente, e neppure ti interessa, perché mi vedi sorridere e credi che mi vada tutto bene.

Io sono felice. Non ho la felicità. Sono due cose diverse.

Posso essere felice anche quando intorno a me c'è troppa poca luce, perché la mia felicità non deriva da cosa possiedo, da cosa faccio, o da chi ho intorno. Certo: ci sono persone che mi rendono felice, e ci sono cose che mi fanno stare bene. Questo non significa che io non possa sorridere anche quando sono circondata invece da persone che non mi rendono felice, o che mi ritrovo a fare cose che non mi fanno stare bene.

Se invece che giudicarmi, nel bene o nel male, guardassi un po' di più alla tua vita, chissà. Magari scopriresti che anche tu sei capace di essere felice.


sabato 22 agosto 2015

Tamam.


Normalmente ho uno stomaco di ferro, digerisco anche i sassi e non vomito quasi mai - solitamente solo per colpa di qualche virus.
Normalmente, inoltre, la mia temperatura sta ben al di sotto dei 37°C: sono celebre per le mie temperature insolitamente basse, piuttosto che per la mia febbre. Quando però mi sale, non si parla di meno di 38,5-39°C. Da lì in su. L'ultima volta che ho avuto la febbre è stato quando mi hanno ricoverato per broncopolmonite, ormai più di dieci anni fa.

Poi sono andata in Turchia.

Un posto molto bello, verde di palme, oleandri, bouganville e altra vegetazione mediterranea, vicino a una spiaggia pulita di sabbia e ghiaia, con un bel mare azzurro che rifletteva un cielo quasi sempre terso in cui splendeva implacabile il sole.
La mattina mi svegliava il canto del gallo, che seguiva quello del muezzin della più vicina moschea.

Una sera particolarmente afosa sono andata a dormire sentendomi un po' affannata. Probabilmente è il caldo, non ci sono abituata e nemmeno mi ci trovo tanto bene.
Poi però vado in bagno e penso che mi sento appesantita, chissà se riesco a vomitare un pochino e a liberarmi lo stomaco? Con poche speranze di riuscirci, perché l'azione del rimettere mi sconquassa fisicamente, mi fa malissimo e istintivamente cerco di resistere. E invece mi rivolto da dentro a fuori nel corso di una notte in cui, dulcis in fundo, finisco talmente prostrata da ritrovarmi svenuta sul pavimento freddo del bagno, con dolori lancinanti dappertutto - chissà dove e contro cosa ho sbattuto cadendo.

È mattina e decido di consultare il medico del villaggio vacanze, che mi misura la pressione e capisce perché faccio fatica a stare in piedi e a tenere gli occhi aperti, poi ascolta tutti i miei guai e li comprende grazie a un'interprete, e infine mi consiglia, spalleggiato da ben due diverse interpreti in collegamento diretto dall'ospedale, che è meglio se vado a farmi visitare lì.
Io a quel punto non so più niente, non capisco più niente, mi sento sporca, appicicatticcia, puzzolente, debole, dolorante dappertutto, vorrei stendermi e dormire ma anche sdraiarmi mi procura fitte atroci a una spalla e alle gambe, non ho più sensibilità nelle mani e penso che forse dovrei vomitare ancora, quindi anche se mi sento bruciare dalla sete non voglio bere.
Lascio che mi carichino su un'ambulanza, soffro per l'intero tragitto e quando vogliono farmi scendere sono sicura che non ce la farò.
Mi sistemano in una sedia a rotelle e mi presentano le due interpreti, qualcuno mi misura la pressione (ancora infima) e la febbre (38,5°C) mentre a me viene da piangere e mi sento stupida.
Dopo un'ecografia dalla quale appuro che non ho né bambini né tumori al mio interno, mi propongono il ricovero. Vorrei solo che mi facessero dormire, ho paura di separarmi da M che mi ha accompagnato fin lì: cosa farò io, da sola, in un ospedale turco, con le interpreti che tra poche ore smontano (è sabato mattina), senza un cambio di vestiti, un libro, uno spazzolino da denti... E poi: che cosa mi sta succedendo? E se dico di no, torno al villaggio e continuo a stare male? Se invece resto qui, cosa mi faranno? Se me lo hanno proposto, presumo abbiano in mente qualcosa. Quindi, appurato che l'assicurazione pagherà le mie cure, accetto il ricovero.
Non sto mai male, ma quando capita faccio le cose fino in fondo.

M compila tutte le mie scartoffie e riesce a procurarmi l'unica cosa della quale sembra davvero impossibile che io possa fare a meno nel periodo, pur breve, che mi si prospetta davanti: il liquido per conservare le lenti a contatto, che al momento indosso. Non posso certo tenerle su per giorni a fila, e se le togliessi senza avere dove e come conservarle non vedrei a un palmo dal naso da quell'istante in poi.
Nel frattempo mi portano da mangiare e dell'acqua. Desiderio di mangiare assolutamente assente: avanzo tutto e mi limito a sorseggiare timidamente dalla bottiglietta, con il terrore di scatenare l'inferno.
Mi somministrano qualcosa per bocca, mi attaccano due flebo e mi fanno tre o quattro iniezioni. Comincio a pensare che il ricovero abbia più senso del previsto. Poi, grazie al cielo, mi addormento.
Dormo tutto il resto della giornata, svegliata solo dalle infermiere che mi cambiano la flebo, mi fanno altre iniezioni e mi somministrano altri medicinali.
Verso sera qualcuno mi porta una scodella di zuppa, che mangio il più lentamente possibile. Poi spengo la luce e mi rimetto a dormire.
Dormo ancora per tutta la notte, di tanto in tanto riappare un'infermiera per le solite operazioni: flebo, iniezioni, medicine.

La mattina mi sembra di stare un po' meglio, mi portano un tè e per un paio d'ore mi staccano le flebo. Mi sento ancora debolissima, ma provo a fare qualche passo per vedere dove sono. C'è poco, il reparto è piccolo: ci sono donne, mamme e bambini.
Torno in camera, comincio ad annoiarmi e mi mancano spazzolino, dentifricio, saponetta e un cambio di vestiti. Sono ancora con i calzoncini e la maglietta troppo larga indossati il giorno prima in fretta. Non ho neppure il reggiseno, perché facevo fatica a respirare e mi stringeva troppo.
Le gambe non mi fanno più male, la spalla invece ancora un po', dipende come la muovo. Lo stomaco sembra tranquillo.
Accendo la tv, ma ci sono solo canali turchi, salvo un paio: uno tedesco e l'altro inglese, ma manca l'audio e dopo un po' mi stufo di guardare le immagini.
Arriva il pranzo e appena sento il profumo della zuppa di funghi quasi mi commuovo! E di fianco c'è una grossa scodella piena di yogurt, che adoro. Spazzolo tutto e mi rimetto a letto, pensando, chissà se dimettono la domenica? Chissà se riesco a far capire a qualcuno che ho voglia di andarmene?
La pausa senza flebo è finita, me ne riattaccano un'altra, mi fanno ancora un paio di iniezioni, mi danno altre medicine e via.
Poi arriva il medico e chiama l'interprete per farmi dire che, se me la sento, posso andare a casa. Mi sento ancora molto debole, la pressione è salita un po' ma non è ancora decente, però la febbre è scesa e io mi annoio da morire, quindi accetto la proposta di dimissione.
Il dottore mi compila una prescrizione con i medicinali che devo andare avanti a prendere, io raccatto le mie poche cose (documenti e liquido per lenti a contatto) e affronto il viaggio di ritorno, che non ho idea di come compiere.

All'uscita fatico a intendermi con la gentilissima ragazza dietro al bancone: vuole che paghi il ricovero e le cure, ma non ho soldi con me e pensavo che avrebbero girato la fattura direttamente all'assicurazione.
Cerco di chiamare M al villaggio, ma non riesco a mettermi in comunicazione con lui. Per una combinazione fortunata, cinque minuti dopo è lui a chiamare l'ospedale per parlare con me, così mi spiega come fare a tornare al villaggio: non sembra un percorso agevole, e infatti per due volte mi suggerisce il taxi.
Ancora non capisco cosa devo fare per il conto: vogliono che qualcuno venga a prendermi con i soldi? O vogliono che io vada a prenderli e poi ritorni? In entrambi i casi l'impresa mi appare monumentale, sono davanti a questo bancone da quasi un'ora, non ho capito cosa fare e sto ricominciando a sentirmi debole.
Da fuori entra un caldo insopportabile. Entra anche una giovane donna, la pelle ambrata, i capelli scuri legati in una grossa treccia sotto al cappellino della divisa di guardia. Ha occhi scuri e buoni. Parla qualche parola di tedesco e, grazie a lei, riesco finalmente a districarmi e capire cosa fare: un autista dell'ospedale mi accompagnerà al villaggio con un lettore di carte di credito, e potrò pagare lì, senza tornare indietro.
Mentre la ragazza dietro al bancone richiama il numero del villaggio perché io possa comunicare a M il mio destino, la guardia mi confida di aver studiato un po' di tedesco a scuola, anche se ormai non se lo ricorda molto bene, e quasi si scusa perché invece l'inglese proprio non lo parla. Le sorrido e confesso che in fondo io non parlo il turco, la sua lingua e la lingua del posto in cui sono venuta in vacanza. Mi osserva con uno sguardo gentile e sorpreso. Niente turco? Neanche una parola? Mi vergogno ad ammettere che è così, e allora lei me ne regala una. Mi dice, Tamam. Tamam?, ripeto. Annuisce: Tamam. Ma cosa vuol dire? Vuol dire okay, va tutto bene.  
Tamam? mi chiede ancora con gentilezza. Tamam, rispondo sorridendo. Poi sparisce, torna fuori a fare i suoi giri di guardia, e non la vedo più.
Penserò a lei solo nei giorni seguenti, ai suoi occhi gentili e rassicuranti in un momento in cui mi sentivo persa. Mi spiace non aver avuto la prontezza di spirito per ringraziarla per il suo aiuto, per le sue parole, per la sua gentilezza.

Sono tornata al villaggio, ho pagato il conto dell'ospedale e ho passato i giorni seguenti a dormire, mangiare riso e yogurt e stare a mollo nell'acqua quando il caldo si faceva troppo insopportabile. Per qualche giorno ancora non sono riuscita a muovere la spalla abbastanza da nuotare, quindi facevo coppia con una signora anziana e rugosa con problemi alle anche, che si sedeva a bordo piscina dall'altra parte rispetto a me.
Entro la settimana ho finito di prendere le medicine, ormai il mio stomaco sta bene, non ci sono strascichi, e l'unica cosa che davvero mi rimane di quell'esperienza è: Tamam.

lunedì 15 giugno 2015

Prejudices are most difficult to eradicate from the heart whose soil has never been loosened or fertilised by education. [Charlotte Brontë]

 
Cioè.
Ma davvero ci sono quelli che si indignano perché al gay pride erano presenti bambini e ragazzini agghindati con la bandiera arcobaleno e i capelli colorati?
E davvero giustificano la propria indignazione sollevando cori di  è immorale imporre queste cose ai bambini, che non sono liberi di scegliere?
E davvero queste stesse persone battezzano i propri neonati, e scatenano battaglie astiose nei confronti di chi vorrebbe inserire i valori di uguaglianza tra i sessi e non discriminazione nel programma educativo dei suddetti bambini?
E davvero sono sempre queste le persone che sbraitano di venire discriminate quando non viene loro apertmente concesso di insultare e demonizzare chi è diverso da loro?

C'è quindi da pensare che, sempre costoro, vogliano sentirsi liberi, a casa propria e fuori, di inculcare ai bambini altri concetti, quando loro ancora non sono liberi di scegliere.
Per queste persone è quindi sbagliato insegnare ai bambini a rispettare gli altri esseri umani indipendentemente dal loro sesso e dalle loro preferenze nella scelta di un partner, ma è giusto insegnare loro che le femmine devono fare le femmine e i maschi devono fare i maschi, e che quelli che amano una persona dello stesso sesso sbagliano e non hanno diritto di fare parte della società.

Coerenza, questa sconosciuta. Umanità... meglio andare a cercarla su un altro pianeta.

venerdì 12 giugno 2015

I am meaning. [Bernard Beckett]



I am not a machine. For what can a machine know of the smell of wet grass in the morning, or the sound of a crying baby? I am the feeling of the warm sun against my skin; I am the sensation of a cool wave breaking over me. I am the places I have never seen, yet imagine when my eyes are closed. I am the taste of another's breath, the color of her hair.

You mock me for the shortness of my life span, but it is this very fear of dying that breaths life into me. I am the thinker who thinks of thought. I am curiosity, I am reason, I am love, and I am hatred. I am indifference. I am the son of my father, who in turn was a father's son. I am the reason my mother laughed and the reason my mother cried. I am wonder and I am wondrous. Yes, the world may push your buttons as it passes through your circuitry. But the world does not pass through me. It lingers. I am in it and it is in me. I am the means by which the universe has come to know itself. I am the thing that no machine can ever make. I am meaning.

[from: Genesis, by Bernard Beckett]

venerdì 5 giugno 2015

Women who seek to be equal with men lack ambition. [Marilyn Monroe]

 
In quest'ultimo periodo si fa un gran parlare del "gender", parola che genera un sacco di paure e che ormai fa spavento anche a me a causa di tutto quel che le persone impaurite sono state in grado di imputare alla parola.

Mi domando perché l'idea che un individuo scelga liberamente in che modo comportarsi generi paura o ribrezzo.
Mi domando quale tipo di persona venga effettivamente sconvolta dal pensiero che esistano esseri umani che vogliono vivere la propria vita fuori dagli schemi prestabiliti.

Si dice che le regole sono state fatte per servire le persone e non il contrario.
Ammettiamo pure che gli schemi siano stati creati per aiutare le persone a orientarsi: gli abiti e le mode maschili e femminili mi aiutano a riconoscere di che sesso è la persona che mi trovo davanti, così da poter capire se posso usarla per la riproduzione della specie o no.

...

Eh?

Non so: così a bruciapelo ho l'impressione che a essere confuse siano le persone che si scagliano contro l'idea di libera interpretazione della propria natura.
Cioè: ma veramente hai bisogno che un essere umano con attributi fisici di sesso femminile si vesta e si comporti secondo modelli che tu consideri "da femmina" (e viceversa che un essere umano con attributi fisici di sesso maschile si vesta si comporti secondo modelli che tu consideri "maschili") perché altrimenti non ci si capisce più niente e il mondo va a rotoli?

Hai bisogno di essere sicuro se davanti a te hai un maschio o una femmina ... esattamente perché?

Forse perché nel tuo personale database sono custoditi importanti stereotipi a cui fare riferimento per decidere come comportarti? Tipo, non so, facciamo l'ipotesi che una donna riconosca di avere di fronte a sè un maschio durante un colloquio di lavoro. Magari non è molto preparata per la posizione, però sa che nella mente di un maschio ci sono solo tette, quindi pensa bene di aprire un po' la camicetta e rivolgergli sorrisi ammiccanti. Quando poi il responsabile del personale la giudica in base alle sue capacità e non in base alle sue tette, lei se la prenderà a male e penserà che è gay. E magari lo è, ma come si permette di nascondersi dietro un corpo e degli abiti da uomo?!

Io quasi quasi pensavo che  con millenni di evoluzione alle spalle potessimo finalmente essere in grado di riconoscere che siamo tutti persone, che siamo tutti diversi e che abbiamo il diritto di odiare le scarpe anche se siamo nate femmine, o di amarle anche se siamo nati maschi. Penso che sia solo pigrizia da parte di molti, e malafede da parte di altri, il fatto di voler per forza convincere il mondo che sia giusto adottare marcatori e separazioni nette.
Per fortuna ho anche l'impressione che certe idee, a forza di ripeterle, si stiano consumando ("questo è un lavoro da uomo!" ; "le donne hanno un istinto naturale con i bambini" ; "solo una coppia con un babbo e una mamma può allevare i figli in maniera sana!") ma temo ci vorrà ancora un po' di tempo, perché la tendenza al livellamento verso il gradino più basso della scala evolutiva porta questi cambiamenti a essere particolarmente faticosi.

Poi ci sono quelli che superano la fase primordiale e affrontano il tema sociale: Accettare certi cambiamenti, in una società organizzata e basata su determinate premesse, significa sconvolgere un'intera civiltà, e chi può prevedere le conseguenze?

... E quindi?

Certo, ci sono state serie conseguenze per i padroni delle piantagioni di cotone in cui lavoravano centinaia di schiavi neri, una volta che la schiavitù è stata abolita, i bambini di colore hanno iniziato ad andare a scuola e, una volta cresciuti, a sposarsi con i bianchi.
Ci sono state conseguenze quando le donne hanno ottenuto il diritto al voto, il diritto alla proprietà di beni, il diritto a chiedere e ottenere il divorzio.
Ci sono state conseguenze anche quando sono state introdotte le macchine per svolgere certi lavori che prima spettavano a esseri umani. O quando, per dire, hanno inventato gli antibiotici.
Ci sono conseguenze pressoché per ogni decisione, per ogni cambiamento che viene introdotto.
Vogliamo evitare i cambiamenti perché ci fanno paura? Perché non sappiamo prevedere le ripercussioni sulla società a distanza di anni? Immagino che a queste persone farebbe piacere vivere in un mondo dove nessuno ha introdotto la ruota perché vai a sapere in futuro che razza di conseguenze potrebbero abbattersi sulla nostra società. O forse no, non gli farebbe piacere. Chissà, magari si sono solo dimenticati di applicare un po' più di cervello alla questione.

Un'ultima osservazione riguarda le persone convinte che le differenze tra maschi e femmine siano indispensabili per definire la propria e l'altrui identità.
Si va dalle più cretine, tipo "senza i tacchi, il trucco e la scollatura non mi sento una vera donna!", alle più subdole  come "non vorrei mai rinunciare alle mestruazioni, perché sono il segno che sono una donna!". Bravissima. Quando entri in menopausa quindi diventi un uomo? O perdi la tua identità? O non sai più chi o cosa sei? Non so, spiegamelo.
Dico che sono più subdole le affermazioni che si riferiscono a elementi appartenenti esclusivamente a uno dei due sessi biologici, perché a una prima occhiata sono inoppugnabili: ai tacchi e al trucco si può obiettare che esistono donne a cui non interessano, nonché uomini a cui invece sì, ma davanti alle mestruazioni cosa ribatti?
Non so, a me fanno venire un po' i nervi queste esternazioni. Mi fa effettivamente pensare che alcune persone stiano grattando il fondo degli argomenti "pro differenze tra i sessi".
Ha fatto scalpore la vicenda della foto ritirata da Instagram (vedi qui ) che rappresentava una ragazza a cui sono venute le mestruazioni quando era a letto e quindi si è sporcata di sangue. Levate di scudi contro la rimozione dell'immagine, scuse ufficiali, articoli di giornale... perché? Perché è un momento importante della vita di ogni donna, perché è indice di femminilità, perché è una cosa normale di cui non vergognarsi, eccetera. Tutti d'accordo, vero? Ma certo! Aspetto con ansia gallerie di immagini fotografiche di gente impegnata a fare la cacca, che è un momento importante nella vita di ogni persona, indice della loro fisicità nonché una cosa normale di cui non vergognarsi.

Ragazze: se sentite nel profondo di avere bisogno di segnali più o meno evidenti (dalle mestruazioni mensili, alle scarpe con il tacco, al trucco...) per riuscire a sentirvi donne, secondo me la vostra sessualità è più confusa di quella di un gay o di una lesbica.

Naturalmente stesso discorso per gli uomini che hanno bisogno di esternazioni "tipicamente maschilli" per affermare la propria virilità: tranquilli, nessuno si farà venire il dubbio che siate davvero maschi. Maschi stupidi, va beh, ma certamente maschi. Tranquilli.





sabato 30 maggio 2015

Luck is the residue of design. [John Milton]

 
L: E quando me la prepari, la crostata al cioccolato? 

M: E a me la torta di mele?

C: Un attimo! Oggi devo già preparare la torta ai semi di papavero, e poi M. mi hai chiesto di comprarti la panna perché ti vuoi fare una dose di panna cotta... Prima o poi vi preparo tutto, una cosa alla volta! 

L: Evviva! Prima la mia crostata, però. 

M: Non sono d'accordo: prima ci dovrebbe essere la mia torta di mele, l'ho chiesta per primo.

L: Va beh, ma io non sono stato bene e lei ha promesso di prepararmi la crostata al cioccolato quando sto meglio.

M: Però- 

C: Stop! Sia ben chiara una cosa: Non faccio nessuna torta se mi fate arrabbiare. 

L: ... 

M: Siamo fregati. 

martedì 12 maggio 2015

You'll hear my voice [Blackmore's Night]


Negli ultimi giorni sono entrata in fissa con una canzone, sentita per caso trasmessa alla radio.
La trovo una canzone talmente bella, dolce, triste ma di quella tristezza che ha un senso grande dietro, che mi viene da piangere ogni volta che la sento. Non mi viene però un pianto di tristezza, bensì quel pianto dato da un sovraccarico di emozioni, nostalgia, ricordi, forse, che si deve sfogare e non sa come.

Cercare di riconoscere e definire le mie emozioni è una cosa che cerco di fare sempre, è un baco di progettazione consolidato dal motto di vita trasmessomi da papà, osserva la forma dell'utensile, frase che, detta nel corso della riparazione di una bicicletta per insegnarmi come utilizzare non so più neanche quale attrezzo, ha assunto per me negli anni significati variopinti, elastici e adatti a ogni situazione della vita quotidiana, dalla più idiota alla più importante. Identificare la forma dell'utensile, di qualsiasi cosa si tratti, materiale o astratta, è il primo passo per imparare a usarlo, o gestirlo - utensile, situazione, emozione, eccetera.
In ogni caso, tante parole per dire semplicemente che questa canzone ha suscitato in me riflessioni e pensieri sul tema dell'amore.
A seguito di esperienze e conversazioni con tante persone diverse ho capito e imparato che l'amore è un concetto che non è uguale per tutti, né per quanto riguarda la forma e l'espressione, né per quanto riguarda l'importanza. Questo significa che le riflessioni che sono nate in me sono del tutto personali, e si suddividono in tre "capitoli", di cui questa canzone è il terzo e ultimo.
Poter avere nella vita un amore che permetta di dire o sentirsi dire parole così! E non mi sto riferendo solamente/necessariamente all'amore inteso in senso romantico, ma all'Amore in senso ampio, come può essere, certo, quello tra due amanti, ma anche quello tra un genitore e un figlio, tra fratelli, sorelle, amici e amiche. Una persona, almeno una persona con cui aver condiviso un legame così profondo e totale, da potersi esprimere così:


Don't shed a tear for me I stand alone 
This path of destiny Is all my own 
Once in the hands of fate There is no choice 
An echo on the wind You'll hear my voice. 

Non versare lacrime per me Sono da solo 
Questa strada del destino È solo per me 
Una volta che ci si trova nelle mani del fato Non si ha più scelta 
Un eco nel vento Sentirai la mia voce. 

Some choose to fall behind Some choose to lead 
Some choose a golden path Laden with greed 
But it's the noble heart That makes you strong 
And in that heart, I'm with you all along. 

Alcuni sceglono di seguire Altri di dirigere 
Alcuni scelgono una strada dorata Lastricata di avidità 
Ma è il cuore nobile Che ti rende forte 
Ed è in quel cuore che io sono sempre con te. 

The olde village lanterne Is calling me onward 
Leading wherever I roam 
The olde village lanterne A light in the dark 
Bringing me closer to home. 

La lanterna del vecchio villaggio Mi sta chiamando 
Mi guida ovunque vada 
La lanterna del vecchio villaggio È una luce nell'oscurità 
E mi porta sempre più vicino a casa. 

So when you think of me Do so with pride 
Honor and bravery Ruled by my side 
And in your memory I will remain 
I will forever be within the flame.

E quando pensi a me Fallo con orgoglio 
L'onore e il coraggio Mi sono sempre stati accanto 
E nei tuoi ricordi Rimarrò 
Sempre dentro la fiamma.

Now at the journey's end We've traveled far 
And all we have to show Are battle scars 
But in the love we shared We will transcend 
And in that love, our journey never ends.

E ora alla fine del viaggio Siamo arrivati lontano 
E tutto quello che ci resta Sono ferite di guerra 
Ma nell'amore che abbiamo condiviso Trascenderemo 
E in quell'amore il nostro viaggio non finirà mai. 

venerdì 24 aprile 2015

Lasciami tutte le rughe, non me ne togliere nemmeno una. Ci ho messo una vita a farmele. [Anna Magnani]

 
Cr: E niente, pensavo che, alla mia età, forse è il caso di cominciare a pensare alle rughe. 

Ch: Età? Rughe? Ma io ho un anno in più di te, se devi cominciare a pensarci tu, direi che devo cominciare a pensarci anch'io! 

Cr: Benissimo, pensiamoci insieme!

Ch: Per me va bene... Ma come si fa a pensare alle rughe? 

Cr: Uhm, vediamo. Ecco: pensa alle rughe... ci stai pensando?

Ch: ... Sì ...

Cr: Anch'io! Fatto! Visto? Non era difficile. 

venerdì 17 aprile 2015

The Dumpster would have better food in it. [Ilona Andrews]


- Ti ho scritto su Whatsapp, ma non mi hai risposto. Ho anche provato a chiamarti, ma niente. Si può sapere cosa stavi facendo?

- Veramente stavo facendo i compiti. Cosa volevi chiedermi?

- Se ti piace la Cherry Coke, ma fa niente, ormai è tardi, non l'ho comprata.

- Perché? Perché no?

- Ah, ti piace? Non ero sicura, e siccome a me fa schifo e a M pure, non volevo rischiare di trovarci in casa una bottiglia di quella roba che poi magari non piaceva neppure a te. 

- A me? Ma certo che mi piace, è ovvio che mi piace, è una Cola! 

- Ma non è una Cola normale, è una Cherry Cola, è Cola alla ciliegia, guarda: fa veramente schifo, magari davvero non piaceva neppure a te.

- Scherzi, vero? Mi piaceva di sicuro. Facciamo così, ricordati questo d'ora in poi: se è una schifezza, a me piace. 

venerdì 3 aprile 2015

Our life is March weather, savage and serene in one hour. [Ralph Waldo Emerson]



Si è da pochi giorni concluso il mese di marzo 2015.
Per quanto riguarda alcuni aspetti della mia vita, un mese glorioso.

L'escalation di esaltazione è iniziata il 10 marzo, giorno in cui ho deciso di procurarmi una parte del mio regalo di compleanno in ritardo (per delucidazoni, leggi QUI ) e sono quindi tornata a casa con questo:


Una settimana scarsa più tardi, e precisamente la sera del 16 marzo, mi sono recata presso la Humboldt Universität di Berlino, con grande emozione, trepidazione, e tre libri che pesavano in borsa per un totale di 722+1107+149=1978 pagine, e più precisamente:


Ho fatto ciò perché era prevista una serata di incontro con Patrick Rothfuss in persona, ciccia e barba. Avrebbe letto dal suo ultimo libro "The Slow Regard Of Silent Things" e, speravo ardentemente, avrebbe firmato autografi a profusione.
Sono arrivata là un'ora prima dell'inizio previsto, e c'era già una discreta folla ad attendere l'apertura delle porte. Nel giro di dieci minuti la discreta folla era aumentata in maniera impensabile, per fortuna dietro di me.
Per farla breve: la serata è andata bene, Patrick Rothfuss è un tizio in gamba, molto simpatico e disponibile. Grazie all'efficienza tedesca sono riuscita laddove la mia personale goffaggine mi avrebbe probabilmente destinato al fallimento: in una sala riempita da circa 700 persone, i miei tre libri sono stati firmati!


Ma non è tutto! Gli ho regalato una delle mie borse dipinte a mano:


Al che lui ha esclamato: "Oh, that's sweet!" e in cambio mi ha offerto un mazzo di carte basate sui personaggi delle sue storie.

Il fatto che io non abbia ancora avuto tempo di capire a cosa servono è, al momento, totalmente irilevante e non intacca minimamente la gloriosità del mese di marzo 2015.

Ma non è ancora tutto! Perché la sottoscritta, pur essendo stata la quinta-sesta persona su settecento ad avere i propri libri firmati, ha atteso pazientemente per circa due ore che la coda si esaurisse, perché ai prodi e pazienti che erano ancora lì è stata offerta l'opportunità di farsi fotografare insieme a Pat.


Ok, è vero: non è una foto spettacolare, ma è vero anche che a quel punto erano le undici di sera passate da un po', io ero in piedi dalle 6.30 e comunque è il pensiero che conta!

Marzo, però, non era ancora finito, e così il 24 sono andata insieme alla mia amica C a procurarmi i biglietti per il concerto dei Nightwish, che si terrà qui a Berlino il 15 dicembre. Un po' di anticipo non guasta, specialmente considerando che: 1) la mia compagnia (C e il marito D, nonché M) non ha spinto la propria devozione nei miei confronti fino ad accettare di acquistare biglietti in piedi sotto al palco, nonostante (o forse proprio a causa di...) la possibilità di saltare, scatenarsi ed esibirsi in furibondi head-banging, quindi i posti a sedere vanno presi rapidamente; 2) dopo pochi giorni sarebbe uscito il CD e avevo la certezza che gli eventuali posti rimasti liberi si sarebbero esauriti in un attimo. E perciò:


 E marzo si stava per concludere, ma non prima che il 27 io andassi a procurarmi questo, a completamento del regalo di compleanno in ritardo:


Nel quale CD, per completare il cerchio della gloria marzolina, è presente una canzone dal titolo Edema Ruh (ovvero il nome della tribù nomade di cantastorie a cui appartiene Qvothe, il protagonista dei libri di Patrick Rothfuss).


Quando succedono queste cose mi sento geniale, grandissima, in armonia con l'universo. E penso che a questo punto posso mettermi a dormire e svegliarmi il 15 dicembre. 
(Vorrei aggiungere che tempo fa, tipo un annetto fa, ho sognato che suggerivo a Tuomas Holopanien di leggere "The Name of the Wind", ma credo che se lo dicessi qualcuno avrebbe da obiettare qualcosa tipo, No, va beh, adesso non esagerare ché non sei credibile. Quindi non lo dirò, resterà per sempre il mio segreto.) 





mercoledì 11 marzo 2015

Due cose belle ha il mondo: amore e morte. [Giacomo Leopardi]


Ce: E devo imparare i verbi. I verbi sono difficili! 

Ch: È vero, sono difficili, ma li imparerai. Adesso ne proviamo qualcuno insieme, okay?

Ce: Okay.

Ch: Per esempio: proviamo con il verbo pulire. Vedo che qui lo hai sbagliato. Me lo sai coniugare al presente?

Ce: Io puliscio, tu pulischi, lui pul-

Ch: Stop, frena: io pulisco, tu pulisci, lui...?

Ce: Pulisce?

Ch: Ottimo! Poi?

Ce: Noi pulisciam-

Ch: Noi puliamo, voi...?

Ce: Pulite?

Ch: Giusto. Loro?

Ce: Pulon- no. Puliscion- no, aspetta. Puliscono!

Ch: Esatto, ce l'hai fatta. Proviamone un altro, sempre irregolare. Questo è difficile: morire.

Ce: Io muoio, tu muori, lei muore, noi moriamo, voi morite, loro muoiono.

Ch: ...

Ce: Ho sbagliato?

Ch: Ehm, no. Tutto giusto.

Ce: Lo provo al passato remoto?

Ch: Sì, buona idea, provalo al passato rem-

Ce: Io morii, tu moristi, lei morì, noi morimmo, voi moriste, loro morirono. Giusto?

Ch: *cough* Perfetto.

Ce: Dovrei provare anche il congiuntivo.

Ch: Eh, il congiuntivo è difficile, vediamo come te la cav-

Ce: Che io muoia, che tu muoia, che lei muoia, che noi moriamo, che voi moriate, che loro muoiano. Giusto?

Ch: Giusto, sì. Trovo la cosa abbastanza inquietante, ma è tutto giusto.

Ce: È un verbo utile. 


venerdì 27 febbraio 2015

Housework can kill you if done right. [Emma Bombeck]


Scenario: 
L'asse per stirare in mio possesso da più di 20 anni perde un pezzo, l'ultimo di una lunga serie, la qual cosa lo rende estremamente pericolante.
Decido di acquistarne uno nuovo.
Lo ordino.
Mi viene recapitato.
Lo sistemo nello sgabuzzino, al posto di quello vecchio.
Appoggio temporaneamente quello vecchio a una libreria vicino all'ingresso, in attesa di portarlo in discarica.
Metto il pezzo incriminato, comprensivo di alcune graffette di metallo che spuntano, su un ripiano della libreria, in modo da non dimenticarlo.

- [prende in mano il pezzo incriminato] E questo? Cos'è?

- È il pezzo dell'asse da st-

- È una trappola?

- No, è il p-

- Una trappola per piccioni?

- È il p-

- Un piccione si infilza sicuro.

- Sì.

sabato 14 febbraio 2015

Tell them of the cold, Leelyloo. Tell them of our love. [James Tiptree, Jr.]


M: Ma è vero che hai letto un libro nel cui titolo era presente la parola "amore"? 

C: Intendi Love is the plan, the plan is Death

M: Può darsi. Non ricordo, ma ho visto il titolo tra i tuoi "letti" di goodreads.

C: Sì, allora è quello.

M: ... e quindi? Era bello?

C: Spettacolare!

M: Cavoli! Me lo presti? Tu non leggi mai storie d'amore, se questa ti è piaciuta così tanto deve essere davvero speciale!

C: Ecco, per essere speciale era speciale, non si può dire di no. Ma non credo ti piacerebbe.

M: No? E come mai?

C: Diciamo che non era proprio una storia d'amore tradizionale.

M: Non capisco cosa vuoi dire.

C: È un racconto di fantascienza. Il protagonista è... Ecco, non sono proprio sicura di cosa esattamente fosse il protagonista. A me comunque ha fatto pensare a un grosso ragno.

M: Okay, lasciamo perdere. Non lo voglio. 


venerdì 13 febbraio 2015

sabato 31 gennaio 2015

Pourquoi tant de cadeaux? [Jean-Louis Fournier]


- Allora stasera ci vediamo alle 7.00 a H. Platz, e poi andiamo insieme al ristorante indiano, per festeggiare il mio compleanno. D'accordo? 

- Sì, va bene. Ti ricordi però che in quel posto non accettano la carta, vogliono essere pagati esclusivamente in contanti? 

- Sì, mi ricordo. 

- Hai soldi? No, perché io ho fatto benzina e li ho finiti. 

- Ne ho, tranquillo. 

- Uh, sei passata in banca a prelevare? Me ne dai un po'?

- Frena. Non sono passata in banca, non ne avrei avuto il tempo oggi. Proprio per questo motivo stamattina prima di uscire di casa ho preso un po' di risparmi da mio porcellino. 

- Il porcellino? 

- Ma sì, è un modo simpatico per chiamare quel barattolo dove tengo i soldi delle ripetizioni, apposta per occasioni particolari. Certo, di solito preferisco metterne da parte un po' e poi comprare qualcosa di carino, ma per stasera andranno bene. 

- Ottimo, allora siamo a posto. 

- Beh, naturalmente voi portatemi dei bei regali! 

- Come, regali? Non è la cena, il regalo? 

- ??? Ma se me la pago io?! 

- Ah, va beh, ma io pensavo... Va beh, poi nei prossimi giorni prenditi qualcosa da parte mia. Per oggi... Buon compleanno!! 

- ...

30 gennaio: 
HAPPY BIRTHDAY TO ME!

mercoledì 28 gennaio 2015

I feel thin, sort of stretched, like butter scraped over too much bread. [Bilbo Baggins]



Tra novembre e dicembre, prima di Natale, ho avuto davvero un'agenda fittissima.
Ho realizzato un sacco di cose belle, ho rispettato le scadenze, ho dormito poco e mi sarei sentita stanchissima, se l'adrenalina pre-natalizia non mi avesse tenuto in piedi.
Pensavo che avrei avuto tempo di riposarmi un po' durante le vacanze di Natale, ma quando vedi la famiglia e i vecchi amici solo per pochi giorni all'anno non vuoi sprecare neanche un minuto, e così, sballottata tra l'uno e l'altro, sono tornata a casa decisamente più stanca di quando ero partita.

Con il Natale alle spalle, anche l'adrenalina mi aveva abbandonato.
Le ore di sonno non bastavano mai, e la vita era ricominciata con un ritmo serrato, perché la vita non aspetta mai.
Una fastidiosissima dermatite si stava progressivamente impossessando di tutto il mio corpo: dagli avambracci stava lentamente conquistando il resto delle braccia, il viso, le cosce.
La notte non riuscivo a riposare bene: mi svegliavo spesso, a volte non facevo che pisolini di un'ora, un'ora e mezza per volta e la mattina mi alzavo dal letto che ero quasi più stanca di quando ci ero entrata la sera prima.
Il mal di testa aveva ripreso a manifestarsi con una frequenza e un'intensità decisamente allarmanti.
Una vocina dentro di me ha cominciato malvolentieri a suggerirmi una puntatina dal medico, ma io non avevo né la voglia, né il tempo di andarci. Nella mia sfera di cristallo avevo già visualizzato il risultato: un esame del sangue, una visita dal dermatologo che mi avrebbe prescritto una crema al cortisone, magari un integratore.
Ecco, mi sono detta, potrei partire dall'integratore.

Sono così andata in farmacia chiedendone una marca specifica, che avevo già preso in passato - onde evitare novità che avrebbero potuto causare ulteriori allergie/intolleranze/varie & eventuali.
La farmacista non aveva a disposizione quella particolare marca, ed è passata quindi a illustrarmi le virtù degli altri integratori presenti sugli scaffali del negozio, chiedendomi esattamente che scopo dovesse avere il multivitaminico.
Le ho risposto in maniera molto vaga che mi sentivo un po' stanchina, à la Forrest Gump, perché spiegare esattamente il livello della devastazione fisica in cui versavo mi sembrava eccessivo: e se poi chiamava un'unità di rianimazione?

A un certo punto ha tirato fuori un multivitaminico per donne over 50.
E io, che avrei compiuto 43 anni di lì a un paio di settimane, e che sono abituata a gente che mi dà un'età compresa tra i 25 e i 35 anni... ecco: ho capito inesorabimente di avere assoluto bisogno di un integratore multivitaminico.

Per la cronaca: le ho fatto ordinare il "mio" multivitaminico, lo prendo da circa dieci giorni e va molto meglio. Grazie.

lunedì 26 gennaio 2015

Now blow the candles out, my dear, and make your wish come true! [Alice in Wonderland]


- Visto che venerdì prossimo è ill mio compleanno, pensavo di chiedere a te e L. di andare a cena al ristorante indiano. Vi va? 

- Uhm. Penso di sì, ma...

- ...Ma? 

- Tu cosa fai? Vieni con noi?


lunedì 19 gennaio 2015

Gesù è l'unico amico


Loro dicono che il Male c'è, ma Dio ci ha fatto il regalo più bello del mondo, che è la nostra libera volontà. Noi possiamo liberamente fare quello che ci ordina Dio o quello che ci suggerisce il diavolo, e se poi andiamo all'inferno è proprio perché non siamo stati creati come schiavi ma come uomini liberi, solo che abbiamo usato male della nostra libertà, e quelli sono fatti nostri.
[...]
Ma chi l'ha detto che la libertà è un regalo? Ovvero, stai attento a non confondere le cose. I nostri compagni in montagna stanno combattendo per la libertà, ma è la libertà contro altri uomini che volevano trasformarci in tante macchinette. La libertà è una cosa bella tra uomo e uomo, tu non hai il diritto di farmi fare e pensare quello che vuoi tu. E poi i nostri compagni erano liberi di decidere se andare in montagna o imboscarsi da qualche parte. Ma la libertà che mi ha dato Dio, che libertà è? È la libertà di andare in paradiso o all'inferno, senza vie di mezzo. Tu nasci e sei obbligato a giocare questa partita a briscola, e se la perdi soffri per tutta l'eternità. E se io questa partita non la volessi giocare? Il Crapone, che tra tante cose cattive qualcosa di buono avrà pur fatto, aveva proibito il gioco d'azzardo, perché sono posti dove la gente viene tentata e poi si rovina. E non vale dire che uno è libero di andarci o no. Meglio non indurre la gente in tentazione. E invece Dio ci ha creati liberi e debolissimi, esposti alle tentazioni. Ma è un regalo questo? È come se ti buttassi giù da quella scarpata e ti dicessi stai tranquillo, tu hai la libertà di afferrarti a qualche arbusto e risalire, oppure lasciarti rotolare giù sino a che ti riduci come la carne macinata che mangiano ad Alba. Tu potresti dirmi, ma perché mi hai buttato giù, che stavo tanto bene qui?  E io ti rispondo: per provare se eri bravo. Bello scherzo. Tu non volevi provare di essere bravo, ti contentavi se non cadevi.
[...]
Dio è cattivo. Perché i preti ti dicono che Dio è buono? Perché ci ha creato. Ma questa è proprio la prova che è cattivo. Dio non ha il Male come noi abbiamo il mal di testa, Dio è il Male. [...] Guarda che se pensi che Dio è cattivo tutto il problema del Male diventa chiarissimo.
[...]
Gesù è l'unica prova che almeno noi uomini sappiamo essere buoni. A dirtela tutta, non sono sicuro che Gesù fosse il figlio di Dio, perché come potesse nascere una buona pasta così da un padre di tanta cattiveria non me ne so dar ragione. Non sono neppur sicuro che Gesù sia davvero esistito. Forse lo abbiamo inventato noi, ma proprio questo è il miracolo, che ci sia venuta in mente un'idea così bella. O forse è esistito, era il migliore di tutti, e diceva di essere il figlio di Dio per buon cuore, per convincerci che Dio fosse buono. Ma se ti leggi bene il vangelo ti accorgi che anche lui alla fine si era reso conto che Dio era cattivo: si spaventa nell'orto degli ulivi e chiede che passi da lui quel calice e nisba, Dio non gli dà ascolto; grida sulla croce padre mio perché mi hai abbandonato e nisba, Dio si era girato dall'altra parte. Però Gesù ci ha insegnato che cosa può fare un uomo per riparare alla cattiveria di Dio. Se Dio è cattivo cerchiamo almeno di essere buoni noi, di perdonarci a vicenda, di non farci del male, di curare gli ammalati, e di non vendicarci delle offese. Aiutiamoci tra di noi visto che quello non ci aiuta. Capisci come è stata grande l'idea di Gesù? Gesù è stato l'unico vero nemico di Dio, altro che il diavolo. Gesù è l'unico amico di noi poveri cristi.

[La Misteriosa Fiamma Della Regina Loana, Umberto Eco, pagg. 347-349]