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All great and precious things are lonely. [John Steinbeck] Secondo me la vita è uno sport individuale, ognuno corre per sé, puoi sforzarti di non fare del male agli altri, ma non devi mai illuderti di partecipare a un gioco di squadra. [Marco Presta]
I think it’s very healthy to spend time alone. You need to know how to be alone and not be defined by another person. [Oscar Wilde]
Only the weak aren’t lonely. [Nightwish]
Ovvero: Elogio della Solitudine.
O anche: Dello stare Soli.
Okay, lo dico subito: non credo che stare in compagnia, trovare una/un compagna/o di vita, far baldoria con gli amici… sia brutto, sbagliato o negativo.
Trovo che l’ossessione a fuggire la solitudine lo sia.
La parola solitudine evoca sentimenti di tristezza, nostalgia, richiama alla mente perdite, lacrime o noia.
Sin da bambini siamo incoraggiati a stare insieme agli altri, a unirci a gruppi sportivi, ricreativi, culturali, religiosi, politici… va bene ritrovarsi per parlare e confrontarsi su interessi comuni, condividere idee, speranze e aspettative.
Quello che non va bene, a mio parere, è l’identificazione (inevitabile, a lungo andare) del singolo al gruppo. Sono la perdita dell’individualità, la spersonalizzazione, l’omologazione, l’adeguamento e alla fine la rinuncia (consapevole o meno) a idee proprie.
Senza il gruppo non si è sicuri di come reagire in determinate circostanze, di cosa bisogna dire, di come ci si aspetta che ci si comporti.
Per non dire che in gruppo è più facile convincersi di qualcosa, di qualsiasi cosa si tratti, così che alla fine un gruppo ha una sola testa, indipendentemente dal numero di membri che lo compongono. E se in alcuni casi il danno è limitato all’atrofizzazione di singoli cervelli, in altri casi le conseguenze sono decisamente più drammatiche – vedi i gruppi di terroristi formati da gente analfabeta allevata a suon di slogan e rumori di mitragliatrici; o gli indottrinamenti politici come fascismo, nazismo e robe varie.
Conoscere se stessi, trovarsi, scoprire cosa ci piace, cosa ci indigna, cosa pensiamo, cosa crediamo, cosa sentiamo… è importantissimo, e lo si può fare solo quando si è soli!
Personalmente non credo, come ho sentito dire, che una società in cui ogni persona sviluppi la capacità di riflettere con la propria testa risulterebbe troppo frammentata e che ciò porterebbe al rischio di avere mille persone che cercano di imporre le proprie idee con la violenza.
Per prima cosa, perché le persone che imparano a pensare spesso e volentieri aborrono la violenza (non sempre, purtroppo, ma tra uno che pensa cose nobili e uno che pensa cose ignobili vince quello che tira cazzotti, e di solito si tratta del secondo).
Inoltre perché è davanti agli occhi di tutti che gli ignoranti e gli zoticoni che gridano insulti e alzano al cielo il dito medio traggono la loro forza da una massa di gente che si unisce al coro per forza di inerzia, e non certo da gente che usa il cervello per pensare. Il primo esempio che mi è venuto in mente, non me ne vogliano altre masse inerti che ora non nomino.
Come al solito, quello che manca in questo mondo di estremismi, è la sana via di mezzo: prendere coscienza di sé e confrontarsi con l’altro per costruire qualcosa di buono. Mi suona come “un mondo migliore per tutti”.
e quanta ragione ti do!!! però le persone che pensano, pensano anche che prima o poi qualcuno potrebbe farsi avanti a cazzotti, perciò si prepara prima.
RispondiEliminaio sono ancora incavolato nero con la prof di italiano che in seconda superiore mi rompeva perchè mi facevo i cavoli miei durante la ricreazione, finchè non ha convocato anche mia madre per parlarne -.-
perchè ero asociale.
vabbè ce ne sarebbero a milioni di cose così, che se comincio non mi fermo più.
c'è sempre qualcosa di bello da leggere sul tuo blog, grazie.
jacopo
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