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Ora di fare il riepilogo libri, la pausa è durata abbastanza! Questa volta si tratta dei libri che ho letto a partire da circa metà febbraio.
Il primo libro è stato Food Rules, di Michael Pollan.
Il tema trattato è il cibo e il libro si sforza di trovare delle "regole" che aiutino i comuni mortali a chiarirsi le idee riguardo al "problema" dell'alimentazione quotidiana.
Ci si potrebbe domandare se è necessario, considerato che gli esseri umani si nutrono da quando Adamo ed Eva sono comparsi sulla terra. Nell'ultimo secolo, però, il nostro mondo ha subito delle trasformazioni radicali e sostanzialmente maggiori rispetto a qualsiasi altra epoca del passato e inevitabilmente tali cambiamenti hanno toccato il settore dell'alimentazione. E l'hanno toccato pesantemente. Inoltre mai come adesso è attuale parlare di corretta alimentazione, perché la percentuale di morti dovute a cancro o infarto nel mondo "occidentale" si alza sempre di più e dette morti sono in larghissima parte attribuibili all'alimentazione.
Questo libro non si propone di trovare la soluzione definitiva, tanto per cominciare perché lo scrittore è un giornalista, non un dietologo o un nutrizionista. Si basa su osservazioni semplici e le soluzioni proposte sono altrettanto semplici e quotidiane, alla portata di tutti.
Suddiviso in tre parti (Parte 1: Cosa devo mangiare? Mangia cibo; Parte 2: Che tipo di cibo dovrei mangiare? Soprattutto piante; Parte 3: Come dovrei mangiare? Non troppo) e in 64 "regole", propone alcuni punti fermi che possono e dovrebbero accompagnarci nella vita di tutti i giorni in materia di cibo e alimentazione.
Se è vero che siamo ciò che mangiamo, sarebbe meglio guardare bene il retro della confezione dei nostri biscotti, e considerare l'interminabile lista di ingredienti scritti in caratteri minuscoli - metà dei quali non abbiamo neppure idea di come siano fatti o se provengano dal regno vegetale o animale.
Dopo aver letto questo libro ho sbirciato per curiosità cosa riportava la scatola dei Corn Flakes che mangio ogni mattina. Ho letto: Ingredienti: mais, zucchero e sciropppo di malto. Quantomeno non c'erano conservanti, ma quando sono andata a fare la spesa la volta successiva ho comprato una confezione di corn flakes la cui lista di ingredienti si fermava a: mais.
Quanto più la nostra alimentazione è semplice e naturale, meglio stiamo.
La "regola" proposta da questo libro è di stare alla larga dal cibo confezionato e alla larghissima da qualunque alimento confezionato che contenga più di cinque ingredienti, nonché da qualunque cosa riporti in etichetta nomi di sostanze che un bambino di terza elementare non riuscirebbe a sillabare. Questo genere di alimenti sono commestibili, certo, ma non sono da considerarsi cibo.
Ecco quindi che la regola d'oro assume pieno significato: Mangia cibo. Non troppo. Soprattutto piante.
Dopo aver dato una sistemata alla lista della spesa ho letto The Stars My Destination, di Alfred Bester.
Si tratta di un romanzo di fantascienza non molto recente, basato su un enorme "E se... ?"
Si ipotizza un mondo nel quale l'uomo abbia imparato a teletrasportarsi e l'ambientazione mi ha decisamente intrigato.
Il primo a riuscire a teletrasportarsi è stato un uomo che, prevedibilmente, ci è riuscito per caso. Dopo accurati studi ed esperimenti, si è riusciti a capire come insegnare questa abilità a tutti e il mondo ha subìto una radicale trasformazione: i settori dei trasporti e delle comunicazioni sono stati completamente stravolti.
In questo mondo, in cui si va regolarmente nello spazio e fioriscono colonie e civilità su altri pianeti, si svolge la vicenda di Gully Foyle, che si ritrova suo malgrado in mezzo a intrighi e ribellioni di portata interplanetaria. La storia è un thriller, condotto tra attentati e salti nello spazio, minacce e fughe incredibili, individui che proiettano il proprio pensiero attorno a sé come se urlassero e ciechi che percepiscono gli infrarossi.
Avvincente quanto basta, stile un po' datato ma ambientazione curiosa e ben fatta.
Poi ho letto The Girl Who Played With The Fire, il secondo libro della Millennium Trilogy di Stieg Larrson.
Un altro thriller, all'altezza del primo solo a partire da pagina 200 circa, quando l'autore finalmente si stanca di descrivere le preferenze/perversioni sessuali di un personaggio dopo l'altro e comincia a raccontare la storia.
Salander è la vera protagonista di questo capitolo della trilogia. Sempre molto schiva e sospettosa di tutti; sempre decisa a bastare a se stessa, a non dipendere economicamente, emotivamente né in qualunque altro modo da nessuno; irremovibile nella sua volontà di non avere mai più nulla a che fare con il giornalista Blomkvist, si ritrova infine in pericolo di vita, minacciata, braccata e infine quasi uccisa dal suo stesso padre, un pericoloso criminale senza scrupoli. E al di là di ogni speranza proprio Blomkvist corre in suo aiuto.
È stata quindi la volta di un classico che rimandavo da tempo: Fahrenheit 451, di Ray Bradbury.
Fahrenheit 451 appartiene allo stesso genere di 1984: fantascienza-ma-non-troppo. Si parla di un mondo futuro (il nostro) in cui vige la censura spietata e totale di ogn tipo di letteratura. I libri sono vietati, vietatissimi. Non si possono leggere né, tantomeno, possedere. Quando viene segnalata una casa con libreria, intervengono i vigili del fuoco, che hanno il compito di inondarla di cherosene e appiccare il fuoco con lo scopo di bruciare tutto, fino all'ultima pagina.
È opinione diffusa (dal governo) che i libri siano un danno, che diano a chi li legge l'illusione della conoscenza e fanno sì che le persone mettano in dubbio le decisioni di chi governa mantenendo questo stato di cose "per il bene di tutti".
Il protagonista, Montag, è un vigile del fuoco, che fa il suo lavoro fiero e sereno e poi torna a casa dove una "famiglia" virtuale che si agita e continua a chiacchierare proiettata su tre pareti del suo soggiorno lo accoglie sempre festosa. Il continuo chiacchiericcio non ha alcuno scopo se non quello di riempire il silenzio, rendendo impossibile il più piccolo pensiero. Montag non si sogna neppure lontanamente di soffrire per questa situazione fino a quando incontra una nuova vicina di casa che fa delle cose molto strane: cammina guardando il cielo, apprezza il silenzio, sperimenta la sensazione della pioggia sulla faccia e pensa. Si chiede se il mondo sia sempre stato così, si permette di dubitarne, si chiede come sarebbe se fosse diverso, non crede sia vero che i libri siano malvagi.
E Montag rimane sconvolto quando si ritrova impotente a testimoniare la morte di una donna che sceglie di farsi bruciare insieme ai suoi libri affermando che senza non ha più senso per lei continuare a vivere.
Colpevole di un entusiasmo e di una curioistà infantili, Montag finisce per mettersi nei guai ed è costretto a fuggire da un mondo che ormai non riconosce più come il proprio. Tutte le domande che non si era mai fatto gli esplodono nella testa e l'assenza di risposte è più assordante di tutto quello che succede attorno a lui.
Decisamente uno spaccato molto interessante su un mondo nel quale l'ignoranza e la fiducia cieca nel governo regnano sovrane.
Probabilmente il sogno di molti Grandi Uomini di oggi e l'incubo di molti (di più, ma meno potenti) altri Grandi Uomini.
Un'altra lettura decisamente interessante è stata Eating Animals, di Jonathan Safran Foer.
L'unica nota negativa è che, essendo stato scritto da un americano, è chiaramente incentrato sulle vicissitudini e la legislatura americana. Ci vorrebbe qualcuno che facesse lo stesso lavoro anche in Europa!
Lo scopo del libro non è convertire al vegetarianesimo il lettore, anche se il titolo e una certa pubblicità tendono a trarre in inganno. Lo scopo del libro è semplicemente esporre dei fatti. Safran Foer si è ampiamente documentato per anni. È andato di persona a visitare allevamenti e macelli. Si è informato approfonditamente sulla legislatura corrente e su eventi scatenanti del passato.
Il panorama che emerge dell'industria alimentare animale negli Stati Uniti è da film horror (e in Europa è decisamente molto simile, comunque). Tra mutazioni genetiche, sofferenze inflitte alle bestie, condizioni di vita delle stesse al limite della sopravvivenza, sfruttamento esasperato della "materia prima", ormoni, mangimi geneticamente modificati, antibiotici e altri medicinali somministrati a priori, additivi al gusto di carne aggiunti a tagli talmente alterati dall'infinita catena di manipolazioni da non avere più alcuna relazione con l'animale da cui provengono... non si può fare a meno di chiedersi: ma cosa mangiamo?
Ci sono diversi motivi per cui una persona decide di diventare vegana. Un vegano è qualcuno che non assume alcun prodotto di origine animale: né carne, né latte, né uova.
Molti considerano lo stile di vita vegano una vera e propria religione. Lo adottano in seguito a riflessioni di tipo morale, che li portano a considerare ogni essere vivente degno di essere lasciato in vita. È ampiamente dimostrato che gli animali soffrono a causa dello stress, della paura, sono palesemente consapevoli di stare per morire e mostrano chiaramente di non volerlo. È giusto cibarsi di loro? In fondo gli uomini hanno sempre mangiato animali, perché noi non dovremmo farlo?
La mia risposta è che un tempo c'erano poche alternative, era spesso una questione di sopravvivenza. In alcuni luoghi del mondo lo è ancora, non esiste il lusso di scegliere un alimento secondo coscienza: o mangi quel che trovi, che abbia le gambe o no, o muori di fame.
Nella parte di mondo privilegiata, in cui abbiamo a disposizione supermercati di ogni genere, con una vastissima scelta di alimenti a qualsiasi ora del giorno e della notte, mangiare carne È un optional. Non è una necessità, è una questione di gusto.
La domanda allora diventa: è giusto sacrificare un essere vivente all'altare delle mie papille gustative?
Per alcuni, la risposta è SÌ. Niente vegani. Per coloro la cui risposta è NO, l'unica scelta è diventare vegani.
Ma ci sono altri motivi che possono spingere qualcuno verso questa decisione che può sembrare drastica.
Mangiare carne non è più sostenibile, nella situazione in cui sta il mondo. I Paesi industrializzati hanno industrializzato anche la lavorazione della carne, l'hanno resa sempre più efficiente in termini di resa e di guadagno, hanno privilegiato in maniera decisamente abbondante la quantità rispetto alla qualità. La carne che consumiamo non è affatto un alimento sano, ma costa poco e soddisfa il palato e così continuiamo a comprarla.
Se facessimo il conto di quanto costa globalmente una bistecca, forse ci penseremmo due volte prima di grigliarla. I pochi euro che spendiamo per portarcela a casa non sono niente. Se dovessimo pagare per tutto quello che sta dietro a quella stessa bistecca (foreste abbattute, acqua e terra inquinata, buco nello strato di ozono...) o a quello stesso sushi (il 90% dei pesci che finiscono nelle reti in cerca di gamberetti viene ributtato in mare morto o moribondo: casualties che alterano pesantemente l'equilibrio della vita negli oceani), allora il prezzo sarebbe talmente vertiginoso che nessuno di noi lo pagherebbe con disinvoltura!
Solo due miliardi di persone possono vivere con una dieta a base di prodotti animali, il pianeta non ne può sostenere di più. Eppure siamo in sette miliardi, più di tre volte tanto. Va da sé che il consumo di prodotti animali non è eco-sostenibile. Ha senso deturpare e consumare il pianeta per il sollazzo delle mie papille gustative?
Ancora una volta, per alcuni, la risposta è SÌ. Niente vegani. Per coloro la cui risposta è NO, l'unica scelta è diventare vegani.
Ma ci sono ancora altri motivi. La carne così come siamo abituati a consumarla non è carne. È qualcosa di vagamente commestibile, che ci fa male.
Riempie il nostro organismo di tossine, che costringono il nostro sistema immunitario a un super-lavoro. È qualcosa che ci avvelena lentamente. Spesso siamo vittima di virus gastro-intestinali che ci fanno stare malissimo e li abbiamo ingeriti attraverso carne infetta. A volte il colesterolo si alza talmente tanto che ci viene un infarto. A volte la carne rimane a putrefarsi nel nostro intestino per mesi e ci viene il cancro al colon. A volte siamo fortunati e semplicemente ci vengono delle fastidiose emicranie (questo è capitato a me: non mangio prodotti animali da circa cinque mesi e ho avuto una diminuzione dei mal di testa che mi affliggevano prossima al 100%). Ha senso sacrificare il nostro benessere fisico per il piacere delle nostre papille gustative?
Se c'è ancora qualcuno che risponde SÌ, a questo punto posso solo dire: fatti tuoi!
Infine mi sono letta i dieci libri della serie Southern Vampire Mysteries, di Charlain Harris.
Per prima cosa dirò che mi sono casualmente imbattuta nel terzo libro della serie, Club Dead. Avevo mezz'ora da riempire e mi sono infilata in libreria, dove avevano i primi tre (Dead Until Dark; Living Dead In Dallas; Club Dead). Ero abbastanza scettica, ma poi ho visto la faccia dell'autrice e mi è stata subito simpatica. Ho deciso di darle una chance, comprando il libro che tra i tre costava meno, dopo essermi fatta l'idea (risultata corretta) che non fosse indispensabile leggere la saga nell'ordine esatto di pubblicazione dei volumi.
Ho trovato Club Dead simpatico e divertente, sebbene di certo non si possa definire un capolavoro della letteratura.
Ho deciso di leggere anche gli altri e ognuno mi ha lasciato la stessa impressione, fino a quando ho intrapreso la lettura del primo e secondo libro. Sono rimasta delusa e scioccata: se avessi letto il primo libro per primo non sarei mai e poi mai andata avanti a leggere. E se per un caso fortuito mi fossi trovata tra le mani il secondo, di certo avrei smesso dopo quello.
Non solo! Il mio shock è stato doppio allorché sono venuta a conoscenza del fatto che dalla saga sia stata tratta una serie di telefilm, dal titolo True Blood. Ne ho vista qualche puntata e sono rimasta sconvolta. L'unica parola che mi viene in mente per definire quella serie è: orribile. Gli attori recitano da cani, specialmente la protagonista. I vampiri hanno i canini retrattili, che scattano come il pulsante di una penna a sfera quando sono eccitati e sono al posto degli incisivi laterali superiori. Ora, anche ne libro si dice che i vampiri hanno canini che si allungano (implicando una discesa lenta e graduale dei suddetti) quando sono eccitati (lussuria, pericolo, paura, aggressività...). Ma siccome i vampiri sono morti che vengono riportati in vita non c'è ragione di credere che nel procedimento perdano due incisivi e i canini ne prendano il posto. O no? Inoltre le poche puntate che ho avuto lo stomaco di guardare possono essere riassunte così: sesso-sesso-sesso-sesso-sang... no va beh, facciamo ancora un po' di sesso. C'era bisogno di ispirarsi a una simpatica saga sui vampiri, per fare una serie semi-porno? Evidentemente sì, sono io che non capisco.
In ogni caso va detto che il primo libro è effettivamente sconclusionato in quanto a trama ma in compenso la libido della protagonista è un argomento che viene dettagliatamente approfondito. Nel secondo le cose vanno un pochino meglio e dal terzo in poi si comincia a ragionare. Se volete un consiglio, saltate i primi due e cominciate dal terzo: la storia non ne risente e state tranquilli che il sesso non scompare, ne avrete comunque un po'.
Commentare un libro alla volta è superfluo, è possibile dare un'opinione cumulativa (e poi ho già dato un parere sui primi due specificamente).
Lo scenario è il seguente: una ditta giapponese ha scoperto come sintetizzare in laboratorio un sangue artificiale che sostituisce perfettamente dal punto di vista nutrizionale il sangue di cui i vampiri hanno bisogno per nutrirsi. A questo punto la comunità internazionale dei vampiri, organizzatissima a livello sia locale che globale, decide di uscire allo scoperto, con un annuncio in mondovisione. Ogni Paese reagisce in modo diverso: in alcuni i vampiri vengono banditi, perseguitati e uccisi, in altri c'è più tolleranza, anche se in nessun luogo ottengono gli stessi diritti degli esseri umani. Gli Stati Uniti sono uno dei Paesi al mondo che si dimostra più tollerante, sebbene sia culla anche di pericolose sette anti-vampiri.
La nostra storia si svolge in Louisiana prevalentemente e segue le vicende di Sookie Stackhouse, una ragazza di venticinque anni che ha una particolarità: è una telepate. Per questo motivo fatica a vivere in mezzo alla gente: a lei il continuo flusso di pensieri a briglia sciolta dà molto fastidio e le persone che sanno/sospettano che lei possa leggere nella mente altrui non gradiscono la sua compagnia. Quando scopre che le menti dei vampiri sono assolutamente silenziose al suo sesto senso, Sookie è fuori di sé dalla gioia e finalmente riesce ad avere il suo primo fidanzato: il vampiro Bill.
I vampiri di questa storia sono generalmente bellissimi, hanno la capacità di ipnotizzare gli esseri umani (ma non Sookie e chi come lei ha un cervello che risponde in modo diverso - ne incontreremo altri due), sono dei formidabili amatori, restano come morti in tutte le ore di sole, sono fortissimi e velocissimi, alcuni di loro possono volare, non hanno normalmente scrupoli - soprattutto quando si tratta di esseri umani - hanno una rigida organizzazione politica interna alla loro comunità e la loro condizione li obbliga a sottostare ad alcune regole perentorie: devono essere invitati a entrare e l'invito può essere revocato a discrezione del padrone di casa; se il loro creatore li chiama o ordina loro qualcosa loro sono obbligati a seguirlo e a obbedire. Oh, sì: al sole non brillano , ma bruciano.
Ma oltre ai vampiri nell'ambientazione si trovano Lupi Mannari, Mutaforma, Fate, Streghe e Naiadi. Queste creature non sempre vanno d'accordo tra di loro, e preferiscono rimanere segrete. Solo Mannari e Mutaforma decideranno di rendersi pubblici, nel libro numero otto o nove, adesso non ricordo.
Sookie imparerà a conoscere e ad avere a che fare con tutte queste creature, a causa della sua relazione con il vampiro Bill.
La storia è raccontata in prima persona da Sookie, che vive ognuna delle sue avventure o disavventure con timore, rabbia, passione, incertezza, generosità, umorismo. È una ragazza mediamente bella e mediamente simpatica, commette errori, ci ripensa e si rode, si ribella, soffre, langue... tendenzialmente è buona e non vuole far soffrire le persone che la circondano. Nonostante ciò desidera anche essere felice, prova un umano desiderio di giustizia quando viene maltrattata o quando a qualcuno a cui vuole bene viene fatto del male. È capace di puntare i piedi e reagisce piuttosto bene alle avversità. Entro la fine della serie, complici le numerose disavventure che le sono capitate, si rende conto di essere cambiata: è più spietata nei confronti altrui, meno arrendevole e ha decisamente smesso di pensare sempre bene di tutti. Mi piace perché non ha paranoie per la testa, è capace di farsi una ragione di quello che le capita, è disposta a offrire seconde opportunità ma valuta caso per caso, è una ragazza con la testa sulle spalle a cui però la solitudine pesa parecchio.
Un'atra cosa che a mio parere è ben riuscita è la relazione tra le varie specie: i vampiri non amano i Mannari, che ricambiano e a loro volta disprezzano i semplici mutaforma. Le fate attraggono irresistibilmente i vampiri e degli altri non gliene importa fondamentalmente niente, salvo in alcuni rarissimi casi. L'unica Naiade che si incontra è egoista e spietata. Apprezzabile è il fatto che non ci siano creature buone e creature cattive: buoni e cattivi sono variamente distribuiti tra belli e brutti, umani e vampiri, mutaforma e mannari, fate e streghe.
Ci sono anche alcune chicche: la presenza di Elvis, per esempio, che risulta essere un vampiro buffo e simpaticissimo. O il fatto che Pam, un vampiro antico e decisamente letale, adori vestirsi in completi color pastello e lavori a maglia nel tempo libero.
Un aspetto negativo dell'intera serie è lo stile spesso sciatto, poco curato e con errori stupidi come l'età di un personaggio che da 19 anni in un capitolo diventa 15-16 poco più avanti, o nomi che vengono riportati in modo diverso da un libro all'altro, o il fatto che il passare del tempo sia indicato in modo impreciso. Alcuni passaggi sono poco chiari e sospetto che un esame più attento porterebbe alla luce qualche contraddizione.
Nel complesso però è leggibile, spesso gustoso e divertente e come già detto non è indispensabile seguire strettamente l'ordine di uscita dei singoli romanzi (anche se la storia segue un ordine cronologico) perché in ogni libro viene inserito un piccolo riepilogo della situazione corrente (vampiri usciti allo scoperto grazie alla bevanda giapponese) nonché brevi riassunti o accenni a fatti accaduti nei libri precedenti a cui si fa riferimento per esigenze di trama. In genere questi riepiloghi sono bene inseriti, non danno fastidio.
1 ora fa
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