Questa mattina sono andata a fare la spesa.
In Maybachufer c'è un bellissimo mercato e sono andata là, sebbene siano 6 fermate di U-Bahn da casa. Mi sono portata 4 tracolle di tela per trasportare i carichi e mi sono avviata.
Circa due ore dopo sono tornata a casa e ho svuotato 3 delle 4 borse, estraendone:
1) il bottino del mercato: patate; cipolle; zucchine; peperoni rossi; peperoncini piccanti; un mazzetto di coriandolo; 2 cespi di lattuga; coste; susine nere; arance; mele; 3 avocado; 3 manghi;
2) il bottino del negozio BIO proprio davanti alla fermata dell'U-Bahn: piselli, mais e spinaci surgelati; tofu; latte di soia alla fragola; yogurt di soia; fagioli rossi; passata di pomodoro.
Sono rimasta a osservare compiaciuta cotanta abbondanza, congratulandomi con me stessa per essere riuscita a portare a casa tutto senza dimenticarmi pezzi in giro. Dovrei avere tutto ciò che mi occorre per una cenetta messicana a base di chili vegetariano e guacamole (magari potrei procurarmi o imparare a fare delle tortillas) nonché per una torta di mele. Il resto è a improvvisazione.
E dopo tutto questo auto-compiacimento, ho deciso di pranzare con degli avanzi raccattati in giro per la cucina: un fondo di lattuga appassita con residui di finocchio conditi con sale-olio e semini vari nonché un piatto di cavolo rosso misto a pezzi di mela (una porzione surgelata che non ci stava più agevolmente nel freezer). Succede sempre così, quando faccio la spesa. L'abbondanza evidentemente mi intimidisce.
6 ore fa
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