Diversi anni fa, per un (troppo!) breve periodo, ho abitato vicino a mia cugina C.
Insieme contavamo 5 marmocchi, 4 maschi e 1 femmina, all'epoca distribuiti tra i 3 e i 13 anni.
Avere così tanta umanità in miniatura costantemente sott'occhio ci ha permesso di fare importanti considerazioni sull'umanità in scala 1:1.
Quella che più è rimasta con me, perché la trovo e ritrovo costantemente tra gli adulti che gravitano intorno alla mia vita, più o meno vicini o lontani, è la meravigliosa Teoria della Caccona Gigante.
C'è un'età, intorno ai 2-3 anni, in cui i bambini imparano a fare i propri bisogni in bagno.
I genitori sono felici di non essere più costretti ad annusare sederi per decidere se il pupo è da cambiare, e ancor più felici di non dover aprire pannolini che a volte contengono delle vere e proprie bombe batteriologiche, armi tossiche di distruzione di massa.
La cosa curiosa è che, spesso, il bebé responsabile del tentato annichilimento dell'olfatto di mamma o babbo ride felice, soddisfatto del proprio incredibile risultato. Più i sensori nervosi nasali del malcapitato adulto che ha avuto la sorte di imbattersi in cotanto reperto sono messi alla prova, più il frugolo si sente appagato.
Quando il fatidico momento giunge, e il pannolino viene mandato in pensione, il piccoletto scoprirà di poter rimirare con i propri entusiasti occhi il prodotto di tante fatiche, e ne rimarrà esterrefatto.
Le sue esclamazioni di stupore preoccuperanno un po' i meno avvezzi alle sacre tradizioni della setta dei Piccoletti, ma è del tutto normale, state tranquilli. È una fase. Il pupo è consapevole di aver fatto quella cosa tutto da solo, e chiaramente più il risultato è grande e consistente, maggiore è la soddisfazione provata.
Quando io e la cugina C. abitavamo vicine, 3 su 5 dei nosti marmocchi avevano dai 3 ai 5 anni.
Le urla di giubilo dopo i quotidiani depositi in bagno si rincorrevano da una casa all'altra.
Dettagliati resoconti sui rispettivi risultati si tramandavano come gesta eroiche.
Il grido: "Venite tutti a vedere che caccona gigante ho fatto!" era al tempo stesso conferma di grandezza e sfida.
Ecco, dopo questa dotta spiegazione e il simpatico siparietto di vita familiare, assolutamente indispensabile, riguardante l'Umanità in miniatura, veniamo ora alle considerazioni sull'umanità 1:1.
Perché - grazie al Cielo - personalmente non conosco alcun adulto che dopo aver prodotto al bagno chiama amici e parenti ad ammirare il risultato.
Però sono circondata da persone che celebrano ogni piccolezza della propria vita come se fosse l'apoteosi del successo, della celebrità, una conferma della propria incredibile superiorità, una sfida a far meglio.
Se qualcuno sta pensando che io stia esagerando, o che sia particolarmente sfortunata con le mie cerchie di conoscenze, o che semplicemente sia invidiosa di chi riesce nella vita perché io invece non riesco a concludere un tubo... beh, invito questo qualcuno a fare un giro dei propri contatti su un social network. Poi ne riparliamo. Dopo. Dopo che sarà stato costretto a sapere che Tizio ha addominali 3D; che Caia era al Bar Figo e indossava Scarpe Fighe; che Sempronio & Sempronia vendono le loro torte decorate dopo aver vinto il terzo premio alla sagra di Robecchetto sul Naviglio; eccetera.
Che fastidio. Tutto urlato. Quando urli qualcosa, quel qualcosa diventa Qualcosa. qualcosa di più, di meglio, non solo: Qualcosa che Tu hai Meritato perché sei Meglio degli Altri. Diventa la tua Caccona Gigante.
Boh, non so. Forse siamo troppi e abbiamo disperatamente bisogno di distinguerci dalla massa, ma siccome non siamo abbastanza capaci di essere Individui, cerchiamo di distinguerci dagli altri componenti della Massa giocando sul loro stesso piano, ed esaltando le stesse cose che hanno/fanno tutti.
Ogni tanto, lo confesso, mi vengono davvero i nervi. Perché - senza fare nomi o riportare esempi concreti, che non è bello - vedo spiattellate notizie o informazioni su Qualcuno che fa Qualcosa, con tanto di foto, naturalmente, e frasi entusiaste, piene di punti esclamativi e figaggini assortite. E mi dà fastidio perché magari questo Qualcosa è esattamente qualcosa che io ho già fatto, magari meglio, senza strombazzarlo in giro ai quattro venti. Perché per me è solo qualcosa che ho fatto, non è Qualcosa Che Ho Fatto.
Allora, forse sono più fortunata io, che non mi esalto per le Caccone Giganti, ma eventualmente per qualcosa più di valore.
Anche a me piace fare una foto a una torta che mi è venuta bene, perché no? Ma nessuno mi costringe a pubblicarla su sette pagine diverse, per essere sicura che la vedano tutti-proprio-tutti, segnalandola come La Torta Del Secolo. A che pro? È una torta, santo Cielo! Non ho scoperto la penicillina!
Oppure è vero che sono invidiosa marcia e mi rodo per tutti i like e i bravissima/o che ricevono quelli che urlano. Sicuramente c'è chi lo pensa, e ciascuno è libero di pensare quello che vuole, anche su di me, ché tanto non è un problema mio.
Per chi invece fosse interessato a un punto di vista diverso, dirò che non mi sento invidiosa. Non mi giudico inferiore/superiore a qualcuno in base alla quantità di like.
La mia è una considerazione di carattere generale, più che di carattere personale.
Non dico che quello che faccio io, o come faccio io le cose, sia meglio, o giusto. Dico solo che non è il massimo vivere in un mondo non solo pieno di adulti che fanno a gara a chi la fa più grossa, ma anche di adulti che ammirano, apprezzano, complimentano, e sicuramente invidiano, colui/colei che riesce a gridare più forte per mostrare la sua Caccona Gigante.
Quando arriverà qualcuno che avrà il coraggio di puntare il dito e gridare: "Ma è solo una Caccona!!", tipo fiaba "I vestiti nuovi dell'Imperatore"?
Temo nessuno, perché a differenza del racconto, in cui nessuno accusava il bimbo di essere solo invidioso del bell'abito dell'imperatore, qua il primo che osasse alzare la voce per far notare la banale realtà delle cose verrebbe sommerso dalle inevitabili "La tua è tutta invidia - Si vede che ti senti inferiore - E allora fallo tu - Eccetera".
I Difensori della Caccona Gigante.