.
Tutto ebbe inizio due giorni fa.Il cielo stellato e sereno faceva da tetto alla prima grigliata in giardino dell'anno.
La protagonista di questa storia aveva trascorso la settimana a pulire e scrostare le sedie e il tavolo, rimasti esposti alle intemperie invernali; a fregare le mattonelle del terrazzo; a spogliare le piante dei rami secchi; ad addomesticare gli arbusti; a sparpagliare simpatici sassolini bianchi e terriccio fresco; a riposizionare il suo tentativo d'orticello e altre amenità faticose e correlate.
Tutto era perfetto.
C'erano persino quattro lanterne fatte in casa a illuminare gli scalini di pietra che collegano la terrazza al giardino. L'aria era tiepida, il cibo e la birra ottimi, la compagnia ilare al punto giusto.
Rientrati in casa, i nostri hanno caricato la lavastoviglie di piatti e utensili sporchi e sistemato la pastiglietta di detersivo nell'apposito contenitore, lasciandola avvolta nella sua plastichina idrosolubile come da istruzioni.
Il mattino seguente, la spia della lavastoviglie segnalava chiaramente che il ciclo di lavaggio era stato regolarmente portato a compimento. Ed è stato allora, che si è consumata la tragedia.
Aprendo il portello, infatti, dietro alla regolamentare nube di vapore si sono intraviste stoviglie sporche, unte e opache.
Una veloce ricostruzione dei fatti ha portato alla luce la verità: la plastichina idrosolubile non si era idrosolubilizzata a dovere, rimanendo appesa per un lembo al gancetto del contenitore. La pastiglietta di detersivo non aveva quindi avuto modo di raggiungere il comparto stoviglie sporche e tutto il ciclo di lavaggio aveva perso la sua utilità.
Alle doverose, educate recriminazioni che hanno fatto seguito all'amara scoperta, sono quindi succeduti gravi incovenienti e disagi: bicchieri puliti ormai irreperibili; cucchiaini divenuti improvvisamente merce preziosa; contrabbando selvaggio di tazze; cicli di lavaggio completamente sfasati.
La sera seguente, sotto un altro cielo stellato, è stata gustata una pregiata pizza fatta in casa, su piatti raccattati da armadi dimenticati e posate riciclate. I bicchieri per la birra sono stati riesumati da collezioni di antichità rimaste intoccate per decenni.
Il tutto è stato poi debitamente impilato nel lavello e sui ripiani circostanti, in attesa che la lavastoviglie, a cui erano stati imposti ritmi di lavoro serratissimi, terminasse il ciclo di lavaggio in corso. Cosa che si è verificata quando ormai l'allegra compagnia, stremata da un lungo e soddisfacente giro in battello sulle molteplici ramificazioni del lago di Tegel, giaceva scomposta e sfatta sui divani del salotto e quindi momentanemanete inabilitata a procedere al cambio delle stoviglie.
Stamattina presto la nostra protagonista, immersa in soffici meandri, ha chiaramente distinto un rumore di stoviglie smosse e rimosse provenire dalla cucina. Ha sorriso, godendo del teporino da cui era avvolta, immaginando la figlia, circonfusa di un'aura di santità, intenta a rendere alla stanza fulcro della vita familiare un aspetto decoroso e, soprattutto, un'agibilità ormai dimenticata.
Quali non sono stati, quindi, il suo disappunto e la sua delusione, nel constatare che, lungi dall'adempiere a sì nobile impresa, la fanciulla in questione si era prodigata nell'imbrattamento di uteriori stoviglie e utensili preparando una torta glassata sulla quale campeggiava a chiare lettere il beffardo monito: NO YOU CAN'T.
E la nostra storia si conclude quindi con un'efferata azione da parte della protagonista, la quale, colta da raptus maniacale, ha metodicamente bistrattato ogni singolo elemento fuori posto a portata di mano finché la cucina stessa non ha implorato pietà e ha cominciato a riordinarsi da sola.
Nessun commento:
Posta un commento