WE OWE IT TO EACH OTHER,
TO TELL STORIES.

Neil Gaiman

CARESS THE TALES
AND THEY WILL DREAM YOU REAL.

Nightwish

STORIES AND SONGS
ARE THE LANGUAGE OF THE HEART.

Stephen Lawhead


ALL STORIES ARE TRUE.
Patrick Rothfuss

A DREAMER IS ONE WHO CAN ONLY FIND HIS WAY BY MOONLIGHT,
AND HIS PUNISHMENT IS THAT HE SEES THE DAWN
BEFORE THE REST OF THE WORLD.
Oscar Wilde

THE CORE OF ALL LIFE
IS A LIMITLESS CHEST OF TALES.

Nightwish
ALL THE TRUTH IN THE WORLD
IS HELD IN STORIES.

Patrick Rothfuss

sabato 31 dicembre 2011

2012

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mercoledì 21 dicembre 2011

Una canzone scoperta da poco, vivace e semplice sia nella musica sia nel testo.
Si intitola Je veux, l'artista si chiama ZAZ e canta in francese. La traduzione del testo va letta considerando che l'ho fatta io e io non so il francese. Buon ascolto!




ZAZ - Je Veux (Clip Officiel)


Donnez moi une suite au Ritz, je n'en veux pas !
Des bijoux de chez CHANEL, je n'en veux pas !
Donnez moi une limousine, j'en ferais quoi ?
papalapapapala
Offrez moi du personnel, j'en ferais quoi ?
Un manoir a Neufchatel, c'est pas pour moi.
Offrez moi la Tour Eiffel, j'en ferais quoi ?
papalapapapala

Se mi regalate una suite al Ritz, non la voglio!
Dei gioielli di Chanel, non li voglio!
Se mi regalate una limousine, che me ne faccio?
papalapapapala
Se mi offrite della servitù, che me ne faccio?
Un castello a Neufchatel, non fa per me.
Se mi offrite la Torre Eiffel, che me faccio?
papalapapapala

Je Veux d'l'amour, d'la joie, de la bonne humeur,
Ce n'est pas votre argent qui f'ra mon bonheur,
Moi j'veux crever la main sur le coeur
papalapapapala

Io voglio l'amore, la gioia, il buon umore,
Non sono i vostri soldi che mi renderanno felice,
Voglio morire con la mano sul cuore
papalapapapala

Allons ensemble, découvrir ma liberté, oubliez donc tous vos clichés,
Bienvenue dans ma réalité.

Andiamo insieme, a scoprire la mia libertà, dimenticate quindi tutti i vostri cliché,
Benvenuti nella mia realtà.

J'en ai marre de vos bonnes manières, c'est trop pour moi !
Moi je mange avec les mains et j'suis comme ça !
J'parle fort et je suis franche, excusez moi !
Finie l'hypocrisie moi j'me casse de là !
J'en ai marre des langues de bois !
Regardez moi, toute manière j'vous en veux pas et j'suis comme ça (j'suis comme ça)
papalapapapala

Ne ho abbastanza delle vostre buone maniere, è troppo per me!
Io mangio con le mani e sono fatta così!
Parlo forte e sono schietta, scusate tanto!
Finita l'ipocrisia mi sono stufata!
Ne ho abbastanza del politchese!
Guardatemi, in ogni caso non ce l'ho con voi e sono fatta così (sono fatta così)
papalapapapala

Je Veux d'l'amour, d'la joie, de la bonne humeur,
Ce n'est pas votre argent qui f'ra mon bonheur,
Moi j'veux crever la main sur le coeur
papalapapapala

Io voglio l'amore, la gioia, il buon umore,
Non sono i vostri soldi che mi renderanno felice,
Voglio morire con la mano sul cuore
papalapapapala

Allons ensemble découvrir ma liberté, oubliez donc tous vos clichés,
Bienvenue dans ma réalité !

Andiamo insieme, a scoprire la mia libertà, dimenticate quindi tutti i vostri cliché,
Benvenuti nella mia realtà!

venerdì 16 dicembre 2011

[...] you are all in the proximity of love, and all disavow love.

Un paio di frasi sull'amore, prese dal libro Everything Is Illuminated di Jonathan Safran Foer.

(Everything Is Illuminated è un libro un po' dolce e un po' amaro, è un libro che "cresce": comincia scanzonato e poi si fa via via più malinconico e consapevole, come una persona che da adolescente diventi adulta e si trovi faccia a faccia con le ingiustizie della vita. Una lettura che coinvolge su diversi fronti.

È un libro che racconta della vita e della memoria, un libro che parte dal passato per spiegare il presente per spiegare il futuro per tornare a spiegare il passato.

È un libro che ci rivela che everything is the way it is because everything was the way it was [tutto è come è perché tutto è stato come è stato].)

*** FRASI SULL'AMORE ***

She was with me. She did all of those things and so many more, things I would never tell anyone, and she never even loved me. Now that's love.

[Lei era con me. Ha fatto tutte quelle cose e molte altre ancora, cose che non racconterò mai a messuno, e non mi ha mai neppure amato. Ecco, questo è amore.]

What good is all of that love doing on paper? I said, Let love write on you for a little.

[A cosa giova tutto quell'amore sulla carta? Ho detto, Lascia che sia l'amore a scrivere su di te per un po'.]

giovedì 8 dicembre 2011

Shoot for the moon. Even if you miss, you'll land among the stars [Brian Littrell]

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Dedicato 
A Tutti Coloro 
Che Credono Sia Impossibile 
Prendere La Luna.

mercoledì 7 dicembre 2011

But I will wear my heart upon my sleeve

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Ah, i bei tempi in cui la mamma mi prendeva e mi infagottava in una tutona informe e morbida per ripararmi dai rigori invernali!

Adesso, purtroppo, la mamma vive lontana e non può più imbacuccarmi quando fa freddo. Così mi tocca arrangiarmi e puntualmente incontro delle difficoltà a trovare la giacca adatta alle mie esigenze. Nutro forse dei desideri impossibili? No, davvero: niente che 250-300 Euro non possano esaudire. Il problema principale è che io non voglio spendere quella cifra per il mio giaccone invernale. Per carità, potrei anche mettermela da parte con qualche settimana di ripetizioni, ma parliamoci chiaro: ne spendo meno per andare a farmi tre giorni a Parigi biglietto per il concerto dei Nightwish compreso.

Scendiamo quindi di budget, cosa propone il mercato? Andiamo a curiosare nel reparto donna delle giacche invernali e troveremo: giubbottini che arrivano a malapena in vita e che al minimo movimento ti lasciano scoperto l'ombelico permettendo all'improvvisa botta di gelo di causarti un blocco intestinale; cappottoni in finto pelo di finto cammello che non scaldano, non ti tengono asciutta e perdono i finti peli; giacconi apparentemente forniti di tutto il necessario: lunghezza accettabile, cappuccio e imbottitura decente, peccato abbiano le maniche strette e sottili come carta velina. Ma perché, mi domando, forse che sulle braccia non sento freddo?! Oppure ci sono i mitici giacconi imbottiti lucidi come sacchi neri dell'immondizia e con colletto imbottito largo 45 cm. Il colletto imbottito?! Ma niente cappuccio e solite maniche non imbottite.

Ridotte a indossare queste parvenze di giacca, le donne poverette poi chiaramente si lamentano del freddo e, laddove esse si accompagnino a un gentiluomo, potranno usufruire del suo-di-lui giaccone in prestito. Perché il di-lui giaccone, invece, è sempre bello ampio, comodo, caldo e pratico. Un giaccone, insomma, non un accessorio.
Purtroppo, nei moduli di cui mi sono servita per affrontare la ricerca del marito, non era compresa la domanda che riguardava la disponiblità a cedere il giaccone in caso di freddo. Avendo così negligentemente trascurato tale dettaglio, mi ritrovo un marito che mi presterebe (forse) la sua giacca solo quando mi vedesse agonizzante e in preda alle convulsioni per crisi ipotermica.

Da qui, l'idea: mi compro direttamente un giaccone da uomo e salto a pié pari tutta la trafila. Ho però il sospetto che i giacconi da uomo costino mediamente di più di quelli da donna, il che per un discreto numero di ragioni socio-economiche.

E la ricerca continua...

[Nel frattempo indosso un giaccone ereditato sette-otto anni fa dalla ragazza di mio fratello, che traslocando da Milano a Parigi lasciò in eredità svariati oggetti a chi se li voleva pigliare. Io presi il giaccone, perché era praticamente nuovo e sono dell'idea che tutto fa brodo. È un giaccone verde-elfo, discretamente caldo, con maniche in cui l'imbottitura non è stata omessa e che sono larghe abbastanza per farci passare delle braccia che indossino un maglione. Ha una passamaneria sui polsi con un disegno di foglie bordeaux, molto bucolico. Ai polsi e al collo, delle lunghe frange verdoline. Ecco, le frange verdoline al collo devo ammettere che litigano un po' con la mia capigliatura e poi gli manca il cappuccio. Però per il resto va bene, quindi nell'attesa di trovare il Giaccone Della Mia Vita continuo a vestirmi da elfo in città.]
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martedì 6 dicembre 2011

How can you "just be yourself" when you don`t know who you are?

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Non mi piace giudicare gli altri.
Non si tratta di una nobile scelta, motivata da altrettanto nobili motiviazioni - che pure esistono. È che proprio non mi interessa.

Se mai c'è stato un sostenitore del libero arbitrio, sono io. Quel che rende complicata la realizzazione di questa utopia è la presenza di altri. Le relazioni inter-personali condizionano un po' tutto, per forza. Siamo come bollicine di anidride carbonica in una bottiglia d'acqua: ci muoviamo, ci sfioriamo, ci tocchiamo, ci sballottiamo a vicenda, a volta qualcuna esplode...

In genere non mi faccio influenzare troppo dal giudizio degli altri, o meglio: per essere precisi il giudizio degli altri non influisce su quel che decido di fare o non fare. Influisce invece quando, volendo prevenire un giudizio che so pronto a essere espresso, cambio il mio modo di comportarmi entro un compromesso che ritengo ragionevole. Se, per esempio, voglio incontrare qualcuno che so disapprovare i miei orecchini spaiati o i miei anfibi (e non sono in vena di stuzzicarlo e infastidirlo) quel giorno indosserò orecchini identici e scarpe da tennis. Non ho intaccato la mia personalità, e mi sono risparmiata giudizi ed eventuali critiche.

Però... Posso dire che ODIO con tutto il cuore questo atteggiamento?

Io ti lascio libero di vestire firmato. Ti lascio libera di spendere i tuoi soldi in parrucchiere e manicure. Ti lascio libero di mangiare una bistecca. Ti lascio libera di salare l'acqua della pasta prima che bolla.
Perché mi devi giudicare una stracciona se indosso abiti che non sono di marca? Perché mi devi giudicare un'eccentrica se mi coloro i capelli da sola e preferisco usare i miei soldi per comprare libri? Perché mi devi prendere in giro perché mangio il tofu e devi sciorinarmi i pericoli della soia transgenica per farmi cambiare idea? Perché tenti di convicermi che sbaglio mettendo il sale nell'acqua quando bolle?

E così via, in un crescendo che va dagli aspetti triviali a quelli di vitale importanza.
Non è un problema per me se sei eterosessuale: vivi tranquillo e felice con tua moglie. Ma perché devi esprimere disgusto e disapprovazione se il tuo vicino di casa ama un uomo? In che modo costui lede la tua libertà? Ti costringe forse a diventare come lui? Cerca di convincerti che tu sbagli?
Non è un problema per me se credi nel dio cristiano: rispetta i dieci comandamenti, prega e vai in Chiesa secondo la tua coscienza. Ma perché vuoi che tutti credano nel tuo dio? Perché vuoi che ciò che lui comanda valga anche per chi in lui non crede? Perché insisti nel pretendere il rispetto di tutti, mentre neghi il tuo?

L'arroganza di coloro che si credono nel giusto mi urta terribilmente, quandanche decidessero di non esprimere giudizi nei confronti di una mia diversità non si tratterebbe di amore e accettazione, ma di tolleranza, che serve a far sentire nobili loro e umiliati gli oggetti della loro tolleranza.

Io non voglio essere tollerata. Nessuno dovrebbe essere tollerato. Non mi interessa la vostra tolleranza. Se non posso avere il vostro amore e la vostra accettazione, allora non voglio niente.

domenica 4 dicembre 2011

Chiunque può cucinare!

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Certe volte però capita una giornata NO!

Ho deciso di preparare una torta natalizia, basandomi sul modello della torta arcobaleno, che per inciso ho già fatto due volte.

Voglio che la mia torta natalizia mostri all'interno solo tre colori: bianco, verde e rosso. Voglio che la copertura sia una crema ai lamponi, rossa. Sopra, eventualmente, piccoli alberelli di marzapane, o semplicemente qualche piccola meringa.

Oggi pomeriggio avrebbe dovuto essere il gran giorno, eppure qualcosa non ha funzionato.
Tanto per dirne una, la cerniera della teglia non chiudeva bene e parte dell'impasto è colato sul fondo del forno.
Il che ha significato:
1) puzza di bruciato;
2) forno incrostato che dovrò pulire prima di utilizzarlo ancora, e pulire il forno non è l'attività che preferisco per occupare il mio tempo libero. E neppure quello non libero;
3) l'effetto "arcobaleno" di certo va a quel paese, se l'impasto anziché gonfiarsi verso l'alto precipita verso il basso.

Inoltre, per una non meglio precisata ragione, la torta si è rifiutata di cuocere. Il bordo è bruciato rimanendo gommoso e parte dell'impasto è schiumato fuori da una larga crepa sulla superficie, peraltro sgonfiatasi irrimediabilmente. Uno spettacolo orribile, quelle bollicine verdognole che ribollivano come vomito di troll.

Insomma: un'ora di tempo e una (per fortuna) modesta quantità di ingredienti buttate.

Ma preparerò la dannata torta, e sarà esattamente come la voglio, fosse l'ultima cosa che faccio prima di Natale!

giovedì 24 novembre 2011

One by One

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A hand above the water
An angel reaching for the sky
Is it raining in Heaven -
Do you want us to cry ?

Una spanna sopra l'acqua
Un angelo ola verso il cielo
Piove in Paradiso -
Vuoi farci piangere?

And everywhere the broken-hearted
On every lonely avenue
No-one could reach them
No-one but you

E in ogni luogo persone con il cuore spezzato
Lungo i viali solitari
Nessuno poteva raggiungerle
Nessuno tranne te

One by one
Only the Good die young
They're only flying too close to the sun
And life goes on -
Without you...

Uno dopo l'altro
Solo i Buoni muoiono giovani
Volano troppo vicino al sole
E la vita continua -
Senza di te...

Another tricky situation
I get to drowning in the Blues
And I find myself thinking
Well - what would you do ?

Un'altra situazione difficile
Mi ritrovo ad affogare nella depressione
E a pensare
Beh - tu cosa faresti?

Yes! - it was such an operation
Forever paying every due
Hell, you made a sensation
You found a way through - and

Sì! - è stata una vera impresa
Pagare sempre il dovuto
Diavolo, hai fatto sensazione
Hai trovato una soluzione - e

One by one
Only the Good die young
They're only flying to close to the sun
We'll remember -
Forever...

Uno dopo l'altro
Solo i Buoni muoiono giovani
Volano troppo vicino al sole
Ricorderemo -
Per sempre...

And now the party must be over
I guess we'll never understand
The sense of your leaving
Was it the way it was planned ?

E ora la festa deve finire
Credo che non capiremo mai
Il senso del tuo addio
Era stato pianificato così?

And so we grace another table
And raise our glasses one more time
There's a face at the window
And I ain't never, never saying goodbye...

E quindi ci riuniamo intorno a un nuovo tavolo
E alziamo i nostri calici ancora una volta
C'è un volto dietro al vetro
E io non dirò mai arrivederci...

One by one
Only the Good die young
They're only flying to close to the sun
Crying for nothing
Crying for no-one
No-one but you

Uno dopo l'altro
Solo i Buoni muoiono giovani
Volano troppo vicino al sole
Piangono per niente
Piangono per nessuno
Per nessuno tranne te

mercoledì 23 novembre 2011

- Is that you? - Yes.

Una decina di giorni fa, in una giornata fredda e nebbiosa, mi trovavo in giro a fare commissioni: in posta, poi al mercato, poi a comprare spugnette e detersivi vari per meglio adempiere ai miei doveri di Cenerentola... Insomma, tra le mansioni poco gratificanti e il grigio umido che penetrava fino alle ossa, ho intravisto spuntare dalle volute di bruma la libreria OtherLand, ovvero la mia libreria preferita a Berlino. Era da un bel po' che non ci passavo e così, dopo pochi istanti di indecisione, ci sono entrata.
Mi sono diretta al reparto English Books con la flemma tipica di una palla da fucile e mi sono messa a scrutare con occhio clinico gli scaffali: celo - manca - manca - celo - celo - celo - manca... devo tenerlo presente quello lì - eccetera ... non stavo cercando niente in particolare, aspettavo solo che un libro uscisse da solo dallo scaffale e mi si buttasse tra le mani gridando a squarciagola "portami via di qua!"
Siccome nessun volume dello scaffale mi ha degnato di tale considerazione, mi sono rivolta agli scatoloni per terra, pieni di libri di seconda mano. Ho scartabellato un po', sempre con l'intenzione di farmi scegliere da un libro. Stavo per perdere le speranze che tra quei plichi di carta stampata e rilegata almeno uno mostrasse desiderio di venire a stare con me, quand'ecco le mie dita hanno sfiorato il nome Richard Matheson e si sono bloccate, frementi.
Ho estratto dal mucchio un libretto di meno di 300 pagine, con una copertina scura e nostalgica e le pagine di carta grossa e ingiallita dal tempo. Il retro prometteva una storia d'amore a cavallo del tempo, il nome di Matheson per me era una garanzia sufficiente.
Me lo sono rigirato un po' tra le mani: sì, il libro pareva convinto di farsi portare a casa da me. 3 Euro alla cassa, e Matheson era al sicuro nella mia borsa.

Il libro non ha smesso di tenermi d'occhio per il paio di giorni seguenti, che mi sono stati necessari per terminare la lettura che avevo in corso, dopodiché mi è praticamente saltato in braccio strillando qualcosa tipo, adesso tocca a me!
Per farlo stare buono l'ho accontentato e mi sono ritrovata a leggere una storia d'amore così pazza, coraggiosa e bella, che facevo fatica a metterlo giù.

Richard vive nel 1971, Elise nel 1896. Riescono tuttavia a incontrarsi e a conoscere, sppure per breve tempo, ciascuno il grande amore della propria vita.

****SPOILER ALERT****

Richard scopre nel 1971 di avere un tumore al cervello che gli regala terribili mal di testa quotidiani e nessuna speranza di sopravvivere per più di pochi mesi. Invece di trascorrerli tra un ospedale e l'altro, Richard, che vive da solo e non ha legami affettivi, decide di mollare il lavoro e passare il tempo che gli rimane viaggiando senza meta.
Andando dove lo conduce l'ispirazione del momento si trova di fronte a un bell'albergo in prossimità del mare, in California e decide di fermarsi lì per qualche giorno. Scopre presto che l'albergo ha una storia: esiste dal secolo precedente e c'è addirittura una mostra che espone ricordi di quel tempo passato. Tra questi ricordi c'è la locandina di uno spettacolo teatrale, che si era svolto nel lontano novembre 1896 proprio dentro l'albergo. Richard rimane colpito dalla foto dell'attrice protagonista: Elise. Rimane, anzi, ben più che colpito: Richard si rende conto di essersi innamorato della giovane donna della fotografia.
Non avendo comunque altro da fare, decide di andare a fondo nella sua ossessione e si procura tutti i libri che riesce a trovare in cui si parla di Elise McKenna. Li legge uno dopo l'altro, scoprendo tra le altre cose che la ragazza non ha mai avuto una relazione d'amore, eccettuato un misterioso uomo da lei incontrato proprio in quell'hotel e proprio in occasione dello spettacolo teatrale di cui è esposta la locandina che lui ha visto. La testa comincia a girargli, e gli gira anche di più quando si rende conto che Elise McKenna era la donna anziana che continuava a fissarlo nel corso di una festa all'università. Nei libri che si è procurato, si racconta infatti che l'attrice aveva partecipato a quell'incontro preciso, al termine del quale era morta per un attacco di cuore.
Questi fatti, uniti a una pazzesca intuizione lo portano a credere di essere stato proprio lui il misterioso uomo di cui si fa cenno nelle biografie di Elise McKenna. Comincia così ad arrovellarsi su come fare a incontrare la donna dei suoi sogni.
Si procura altri libri, che parlano del tempo, degli strumenti con cui lo si misura e di come viene considerato dal punto di vista fiosofico. Dopo tanto leggere e studiare, si convince che ogni momento esiste contemporaneamente e parallelamente a tutti gli altri. Se solo si trovasse il modo di cambiare piano... Arriva alla conclusione che l'unico motivo per cui viviamo nel nostro tempo è una radicata convinzione di essere in un determinato periodo. Se questa convinzione venisse meno e fosse sostituita da un'altra convinzione, diversa ma altrettanto forte, allora ci troveremmo in un altro tempo.
Mancano ancora due giorni alla serata dello spettacolo teatrale, Richard è sicuro di dover incontrare Elise in quell'occasione, proprio lì, in quell'albergo.
Si procura un abito adatto al 1896 e anche dei certificati di deposito che varranno come soldi una volta che si troverà nel 1896. Dopodiché comincia l'opera di auto-convincimento. Dopo ore e ore di estenuanti tentativi, incredibilmente Richard si ritrova nel 1896! A questo punto però non sa cosa fare: ha meno di due giorni di tempo per incontrare Elise e farla innamorare di lui!
Non si aspetta certo di incontrarla sulla spiaggia e di essere da lei apostrofato con un, - Sei tu?
Ma non si lascia scappare l'occasione e le risponde subito, - Sí.
La ragazza rivela che giá due volte le è stato profetizzato l'incontro con un uomo che sarebbe diventato il grande amore della sua vita. L'incontro sarebbe avvenuto sulla spiaggia e le origini dell'uomo sarebbero rimaste misteriose. Infatti Richard le dice di non poterle rivelare da dove proviene.
Nonostante l'ostilità della madre e dell'agente di Elise, questa si lascia trasportare dalla follia e dalle emozioni e permette a se stessa di innamorarsi follemente di Richard.
Pianificano con gioia il loro futuro insieme: si sposeranno e andranno a vivere nella fattoria di lei, dove vivranno felici e contenti una vita piena d'amore.
Pieno di felicità fino a scoppiare, Richard si alza prestissimo la mattina dopo, mentre Elise sta ancora dormendo. Decide di andare sulla spiaggia e dare fuoco alle pagine di diario che ha scritto nel suo breve soggiorno nel 1896, perché non vuole che lei le trovi e si spaventi. Mentre si accinge a quest'intento, infila una mano nella tasca del cappotto e si accorge di un buco sul fondo. Distrattamente rincorre una monetina che è sfuggita nella fodera, la tira fuori e la osserva. È un penny, uno stupido penny del 1971.
Come i suoi occhi vedono la data e il suo cervello registra l'informazione, la fede incrollabile di essere nel 1896 svanisce e con essa anche Elise e il loro futuro insieme.
Disperato, Richard si ritrova nel suo tempo d'origine, senza più poter tornare indietro.

****END OF SPOILER****
 
Che dire? Struggente, dolce e coraggioso. Sono proprio contenta che quel libro mi sia saltato in braccio in quel modo.

domenica 20 novembre 2011

There is nothing between.

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 [...] all is either love or not love. There is nothing between. Everything else - friendship, kindness, goodness is a a shadow and a lie.

[William Morris, The Novel on Blue Paper]

giovedì 17 novembre 2011

The river ever running down...

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The river ever running down
Between its grassy bed,
The voices of a thousand birds
That clang above my head,
Shall bring me to a sadder dream
When this sad dream is dead.



A silence falls upon my heart
And hushes all its pain.
I stretch my hands in the long grass
And fall asleep again,
There to lie empty of all love
Like beaten corn of grain.

[Elizabeth Siddal]

lunedì 14 novembre 2011

War does not determine who is right - only who is left. [Bertrand Russell]

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ovvero: STORIE DI FAMIGLIA

La mia nonna materna si chiamava Virginia e nacque nel 1902.
Quando era ancora una ragazzina suo padre morì di polmonite, convinto di aver provveduto al futuro finanziario della sua futura vedova e delle due figlie.
Fai studiare le bambine, possiamo permettercelo, sono state tra le ultime parole da lui dette alla moglie. La quale moglie considerò che il pover'uomo era sul letto di morte e decise di non rivelargli che giusto la notte prima la banca nella quale erano depositati tutti i loro risparmi - e quindi anche il futuro delle figlie - era stata derubata e non avevano più un soldo. Non solo. Il mio bisnonno possedeva una piccola fabbrica di zoccoli nella bergamasca, si era sotto Natale e i lavoratori andavano pagati.
Morto il marito, la vedova vendette tutto quello che poteva vendere per pagare i dipendenti, dopodiché si mise a ricamare corredi per campare, mandando le figlie a fare le lavoratrci stagionali.
Anche così, però, non riuscivano a sopravvivere decorosamente: spesso capitava che chi le ordinava un corredo alla fine non pagasse. I ricchi sono sempre stati fatti della stessa pasta, a quanto pare.
Così la mia bisnonna e le sue due figlie si trasferirono a Milano, in cerca di una migliore occupazione.
Non so precisamente che anno fosse, ma doveva essere periodo di guerra perché un giorno la mia nonna Virginia tornò a casa annunciando di aver trovato lavoro come operaia in una fabbrica di proiettili. Al che sua mamma tuonò: Piuttosto crepiamo tutti di fame, ma tu a fabbricare proiettili non ci vai!
Mia nonna trovò in seguito da lavorare in un'azienda farmaceutica molto famosa, posto che mantenne per tutta la vita e che fu la causa prima della diffidenza cronica nei confronti dei medicinali, trasmessa - pare - geneticamente a tutta la sua discendenza.
Conobbe suo marito Pietro, si sposò ed ebbe un primo bambino, che purtroppo morì prestissimo, ma fu presto seguito da una bambina dalla salute cagionevole.
Nel frattempo in Italia era arrivato il fascismo, che costringeva tutti ad aderire al partito pur di mantenere un impiego.
Mio nonno Pietro rifiutò di tesserarsi e perse così un lavoro dopo l'altro.
Mia nonna, non essendoci più sua mamma a tuonare Piuttosto crepiamo, prese la tessera del partito e continuò a lavorare presso l'azienda farmaceutica.
Quando Mussolini sentitamente pretese chi i suoi concittadini donassero il loro oro allo Stato, mia nonna non rimase tanto a polemizzare: andò da un orafo e comprò la fede più piccola che trovò, dopodiché la regalò a Mussolini al posto della sua fede autentica, ricevendone in cambio un grosso anellaccio con incise le parole oro alla patria. Anello che negli anni a venire fu utilizzato come amuleto in un modo alquanto bizzarro dalla sua ultima nata. (Costei - mia madre - aveva infatti l'abitudine di infilarlo all'alluce del piede mentre ripassava per gli esami dell'università.)
Quando la piccola di Pietro e Virginia si ammalò più seriamente, fu chiaro che aveva bisogno di cure specifiche per sopravvivere, il che obbligò anche mio nonno a prendere la tessera del partito. Quello era infatti il solo modo per lui di ottenere un lavoro e guadagnare abbastanza da mandare la bambina in un collegio in Liguria, dove il cibo buono e l'aria di mare l'avrebbero mantenuta viva e sana.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale quella bambina era cresciuta ed era tornata a vivere in casa con i suoi genitori. Frequentava il liceo, e al termine delle lezioni si fermava davanti scuola a distribuire volantini anti-fascisti, causando indicibili cardiopalmi a mia nonna, che ciononostante rimase incinta un'altra volta.
Mia nonna continuava a lavorare presso l'azienda farmaceutica, lontana da casa. Anche quando c'era il coprifuoco tornava a casa, pur di pernottare con la propria famiglia. Si faceva chilometri nascondendosi dietro agli alberi quando incrociava le pattuglie.
A quarant'anni già superati, diede alla luce un'altra bambina, che diventò mia mamma, in una Milano presa di mira dai bombardamenti.
La notte dopo la sua nascita, la piccola venne depositata insieme ad altri neonati sul pavimento di un tram e trasferita dal reparto maternità in cui era venuta al mondo all'ospedale psichiatrico, che si trovava in una zona ritenuta più al sicuro dai bombardamenti.
A questo punto mia nonna smise di lavorare e rimase a casa a prendersi cura della sua ultima nata, cosa che si rivelò più impegnativa del previsto: la piccola era vivace e caparbia, si ribellava alle cucchiaiate di olio di fegato di merluzzo che le venivano propinate da tutta la famiglia (Guarda che buono, lo prendo anch'io! Mmmmmm, che squisitezza!), si abbandonava a interminabili episodi di stupidera quando stava per arrivare il Natale, ingoiava i becchi delle quaglie perché non aveva il coraggio di chiedere se dovevano essere mangiati o no, ed era teneramente convinta di avere tre genitori: suo padre, sua madre e sua sorella, che dopotutto aveva diciassette anni più di lei e la portava dappertutto.

Si narra anche di un parente, zio o cugino non so, che quando fu il momento di andare in guerra annunciò: Succeda quel che succeda, io non sparerò mai. Quando tornò a casa - perché ci tornò - aveva in canna lo stesso colpo che aveva quando era partito.

Un altro cugino finì in campo di concentramento, ma ebbe la prontezza di spirito di farsi cadere addosso un carico di pietre che gli ruppe una gamba e lo costrinse in infermeria, invece che sulla camionetta su cui sarebbe dovuto partire insieme ad altri per un trasferimento, nel corso del quale, naturalmente, vennero tutti sbarcati e fucilati.

Per tacere di mio nonno Pietro stesso: un ragazzo del '99, sua madre non voleva vederlo partire per il fronte e andò a supplicare non so quale Eminenza di aiutarla. Fu così che mio nonno venne assegnato di guardia a una tenuta militare in Sicilia, e per tutto il periodo del suo fermo non dovette far altro che andare a cavallo per il frutteto e fare indigestione di arance. Cosa che peraltro gli causò una gastrite cronica che si portò appresso per tutta la vita.

Conosco meno storie intriganti sui miei antenati dall'altro lato della famiglia. Resta nella memoria quella del mio bisnonno, con il quale condivido una data: il mio compleanno è anche l'anniversario della sua morte.

Viveva in centro a Milano con la sua famiglia, tra cui mia nonna Cesarina, sua figlia.
Nel corso della Seconda guerra mondiale decise che era troppo pericoloso rimanere lì - e aveva ragione, visto che dell'intera zona rimasero poi soltanto macerie. Così si trasferirono tutti in campagna.
Mia nonna aveva da poco trovato il suo primo impiego come commessa in una gioielleria, così faceva vita da pendolare. Non durò molto, però: il suo primo mese di lavoro non era ancora finito, che i bombardamenti su Milano e sulle linee ferroviarie si fecero più insistenti.
Suo padre, il mio bisnonno, le proibì di continuare ad andare a Milano. Mia nonna protestò con calore: Ancora un giorno, disse, e riceverò il mio primo stipendio! Lasciami andare solo domani ancora! Suo papà rispose di no, era troppo preoccupato: sarebbe andato lui a ritirare i soldi per la figlia.
Il giorno seguente un convoglio pieno di soldati tedeschi doveva partire da Milano, ma la rete delle spie alleate lo aveva saputo e aveva organizzato un bombardamento mirato. Le spie tedesche, però, avevano scoperto che le spie alleate sapevano e così decisero di far partire il convoglio militare in ritardo, dopo un treno pieno di civili. Gli alleati bombardarono così il treno sbagliato e di mio nonno fu ritrovato solo il cadavere.

Può darsi che le cose non siano andate esattamente come io le racconto: queste storie mi sono state ripetute a pezzettini e la memoria mia o altrui può averle alterate.
Sono anche poche, mi piacerebbe tanto che qualcuno di loro avesse lasciato un diario pieno dei suoi pensieri, dei racconti degli avvenimenti, ma se ne esiste alcuno io non lo so.

In ogni caso pare chiaro che i sentimenti viaggiano lontano, superando barriere di spazio, di tempo e di morte. E forse hanno anche un modo misterioso e tutto loro di affiancarsi al colore degli occhi e alla forma del naso tramandandosi con il DNA.

Tratti distintivi come la scarsa fiducia nelle istituzioni bancarie, il rifiuto ideologico della guerra, la diffidenza verso le aziende farmaceutiche, l'insofferenza nei confronti di chi vuole controllare la gente attraverso più o meno velati ricatti morali e/o materiali, la golosità di arance, il malcelato fastidio nel dover andare a chiedere i soldi che mi spettano al mio datore di lavoro/committente, il disprezzo del "fuoco amico"... non ho inventato niente, era già tutto dentro di me, trasmessomi dai miei antenati anche senza che io lo sapessi.
La loro discendenza non è solo carne e sangue, ma mente e cuore e spirito. Spero di onorarli con la mia vita e di rinnovare la loro eredità quando toccherà a me morire.

giovedì 10 novembre 2011

Sometimes.

Sometimes you wake up.

Sometimes the fall kills you.

And sometimes, when you fall, you fly.
 
[Neil Gaiman]
Happy Birthday, Neil!

martedì 8 novembre 2011

Fairy tales of yesterday will grow but never die.

Basta.

Ho deciso che non ne posso più di sentire gli economisti che sciorinano le solite balle mentre il mondo va a rotoli;
non ne posso più di sentire che Tizio minaccia di fare la guerra a Caio e tutto il mondo trema;
non ne posso più di sentire che ovunque la gente muore senza che nessuno faccia niente;
non ne posso più di sentirmi rinfacciare: E tu, cosa fai?... Io faccio parte di un sistema che ha deciso di eleggere e pagare qualcuno che si occupi di prevenire e/o curare, se vedo che questo qualcuno non fa quello che mi aspetto da lui ho il sacrosanto diritto di lamentarmene! Chiedermi: Vediamo, cosa saresti capace di fare tu al suo posto! non ha alcun senso! Se pensavo di essere in grado di occuparmi di certe questioni, non sarei qui a imbrattare il mio angolo di web, *inserire imprecazione a piacere*!!!

Sono stufa di sentire che ci sono pochi bastardi che sfruttano e si approfittano di molti che non hanno la possibilità, la capacità o la volontà di contrastarli;
sono stufa di vedermi affibbiare responsabilità, colpe e debiti che non sono miei;
sono stufa di far parte di una società che non ha nulla di umano;
sono stufa di vedere gente che crolla e che cancella se stessa pur di andare avanti;
sono stufa di sentirmi un'isola, perché so di non esserlo;
sono stufa di essere trascinata in un baratro sull'orlo del quale mi sono trovata senza che nessuno mi chiedesse se mi stava bene;
sono stufa di subire scelte che penalizzano me e milioni di altri solo perché qualcuno decide che difendere un'entità oscura e inumana vale il sacrificio delle nostre vite.

Sono stufa. Quindi basta. Vomiterò questo post e tornerò a occuparmi di unicorni, fatine e folletti.
Non sarà più serio che occuparsi di quel che si legge sui giornali, ma di certo è più divertente e c'è addirittura il rischio che risulti più utile.

lunedì 7 novembre 2011

...Oppure

Oppure, ci sono quelli che si offendono quando all'estero la gente ride degli italiani, li prende in giro o fa le battutine.

Sniff, sniff, ieri passeggiavo tranquillo per le strade di Londra insieme alla mia ragazza e quando ci hanno sentito parlare italiano due tizi hanno cominciato a dire "italiani-berlusconi-bungabunga". Ma come si permettono, io non sono berlusconi, io non sono il bungabunga. Esigo rispetto!
[Letta quasi parola per parola in giro per il web]

Ehi, ma che si credono questi qua di prenderci in giro e ridere di noi? Credono di essere meglio di noi? I tedeschi si guardassero un po' allo specchio, non hanno forse fatto di peggio? Non è giusto prendersela con tutto un popolo per colpa di un pagliaccio al governo! [Anche questa presa quasi parola per parola dalla rete]

Ah, no? Uno che riesce a rinfacciare ai tedeschi le malefatte della seconda guerra mondiale affermando nella stessa frase che non si può giudicare un intero poolo da chi lo governa... Beh.

Non so se mi devo vergognare di più di chi mi governa o di chi mi vorrebbe difendere. Di certo non mi vergogno di essere me stessa, libera da bandiere e sentimenti di appartenenza.

The only way not to think about money is to have a great deal of it. [Edith Wharton]

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Trovo quantomeno sociologicamente interessante notare che le stesse persone che mi considerano una con la testa tra le nuvole, una che vive "nel suo mondo", eccetera, siano poi le stesse persone che credono nei mercati finanziari.
Babbo Natale è una sciocchezza, il vero amore è una favola ma investire ti apre la porta della ricchezza e della felicità. Eh.

Se chiedo loro di spiegarmi perché il vero amore non esiste, mi rispondono che lo sanno tutti, che basta guardarsi intorno.
Se cerco di spiegare loro che il mercato finanziario non è un'entità neutrale ma un enorme gioco pieno di marionette, mi chiedono un laurea in economia per poter essere ascoltata. Invitarli a guardarsi intorno è inutile, non lo fanno.

Ecco, forse non dovrei considerare la cosa dal punto di vista sociologico ma da quello psicologico: sono in piena fase di negazione. Quando una cosa è troppo brutta si azionano i meccanismi di difesa che ci fanno chiudere gli occhi.
Mah.

sabato 5 novembre 2011

Remember, remember

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Voilà. 






Alla Vista un umile Veterano del Vaudeville, chiamato a fare le Veci sia della Vittima che del Violento dalle Vicissitudini del fato.

Questo Viso non è Vacuo Vessillo di Vanità, ma semplice Vestigia della Vox populi, ora Vuota, ora Vana.

Tuttavia questa Visita alla Vessazione passata acquista Vigore ed è Votata alla Vittoria sui Vampiri Virulenti che aprono al Vizio, garanti della Violazione Vessatrice e Vorace della Volontà.

L'unico Verdetto è Vendicarsi...  

Vendetta...

E diventa un Voto non mai Vano poiché il suo Valore e la sua Veridicità Vendicheranno un giorno coloro che sono Vigili e Virtuosi. In Verità questa Vichyssoise Verbale Vira Verso il Verboso, quindi permettimi di aggiungere che è un grande onore per me conoscerti e che puoi chiamarmi V.

venerdì 4 novembre 2011

I am the story...

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E il 17 aprile 2012 sarò a Parigi al concerto dei Nightwish con due persone speciali! Evviva!

martedì 1 novembre 2011

Then, I give you life eternal. Everlasting love. The power of the storm. And the beasts of the earth.

Negli ultimi tempi il processo di "impappamento" del mio cervello sta subendo una drastica accelerazione.
Sarà carenza di caffeina o di cioccolata, ma faccio fatica a concentrarmi.
Letture troppo lunghe e/o impegnative non sono cosa, di questi tempi, e così ho rivolto la mia brama di storie alla televisione.

Mi sono quindi sciroppata tre serie di Being Human, in cui un licantropo, un fantasma e un vampiro si ritrovano a vivere sotto lo stesso tetto, rincorrendo ciascuno a modo proprio i brandelli di un'umanità che hanno perso.
L'ho trovata una serie simpatica e credibile, in cui i personaggi hanno pregi e debolezze e sono legati da un fortissimo sentimento di amicizia.


Alla continua ricerca di storie interessanti, nonché segretamente decisa a rincorrere tutte le serie tv della BBC, ho afffrontato Desperate Romantics, serie basata sul movimento artistico inglese dei Pre-raffaelliti.
Inutile dire che, digiuna di arte come sono, mi sono appassionata alle avventure di questi pittori/poeti/sognatori alla ricerca del capolavoro della loro vita ma costretti a fare i conti con la dispensa vuota e il bisogno di affetto e comprensione.
Siccome erano solo sei puntate e mi è rimasto dentro un vuoto, ho cominciato a interessarmi alla loro arte e mi sono procurata un libro di ballate scritte da William Morris (uno di loro), nonché attendo da un giorno all'altro che il postino mi consegni il libro da cui la serie è stata tratta. *BURP*


Desiderando poi tornare alla carta stampata, ma incapace di riprendere in mano le letture già in corso, ho affrontato Dracula, My Love, di Syrie James. E in due giorni l'ho finito, non ho perso il mio smalto insomma, si tratta solo di un improvviso bisogno di fantasia, romanticismo, mistero e trame poco impegnative.
Questo libro mi è piaciuto, racconta la storia del celebre romanzo Dracula di Bram Stoker dal punto di vista di Mina, l'amica del cuore di Lucy. Lucy muore nonostante (o a causa di?) le cure di Van Helsing, risorge vampiro e viene giustiziata. Nel frattempo Johnatan, turbato dalla sua visita di lavoro in Transilvania presso un certo Conte Dracula, torna in Inghilterra sposato con il suo amore d'infanzia Mina e si ritrova a collaborare con Van Helsing nel tentativo di catturare e uccidere Dracula, ritenuto il responsabile della morte della dolce Lucy. Mina offre la sua più totale collaborazione, fino a quando scopre che Dracula altri non è se non un tal Mr Wagner, di cui lei si è perdutamente infatuata mentre era in vacanza con Lucy. Confusa ma completamente stordita dalla passione, Mina è costretta a giostrarsi tra i sentimenti che continua a provare per Johnatan e il suo desiderio di trascorrere l'eternità con Dracula.
Se avete voglia di una storia d'amore tra un vampiro e una giovane donna, dimenticatevi di strane creature luccicanti e lagnose ragazzine umane prive di personalità.
Il Conte Dracula e Mina Harker sono tutta un'altra storia!

E la terapia di rimambimento tele-letterario continua...

martedì 25 ottobre 2011

domenica 23 ottobre 2011

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No pen, no ink, no table, no room, 

no time, no quiet, no inclination. 

[J. Joyce]

martedì 11 ottobre 2011

Is there Life before a Death?

- Ehi, sul calendario c'è scritto che domani notte ci sarà la luna piena!

- Sì, mamma, però stavolta vai a trasformarti fuori, eh?

- Davvero, il mese scorso hai lasciato il divano pieno di peli!

[Conversazione surreale ma realmente intercorsa tra me e i miei figli. Ahem.]

giovedì 6 ottobre 2011

I wish...

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venerdì 30 settembre 2011

To be a Star...

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To be a star

You must shine your own Light, 

Follow your own path

And don't worry about the darkness.

For that's when stars shine the brightest.
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venerdì 16 settembre 2011

Quarantadue!

Conosco una donna il cui interesse nei confronti del vestiario è sempre stato molto limitato.
Non ha uno stile particolare, la divertono gli abiti originali, ma solo se sono comodi e la sua divisa preferita è costituita da jeans e t-shirt. Qualche mese fa, nello stabilire il budget di spesa settimanale insieme al suo Ingegnere, lo stesso dichiarò: Cara, facciamo così: se ti si rompono i pantaloni, o se la tua felpa più nuova ha più buchi che stoffa, o se hai tutti i calzini bucati... non pensare al budget, ti prego! Quello che ti serve per andare in giro vestita decorosamente lo offro io, a fondo perso!

Ora, quell'uomo si è potuto permettere di fare una tale proposta alla propria moglie perché sapeva che la donna in questione non avrebbe saputo approfittare della sua magnanima offerta. O forse sperava che all'improvviso la suddetta si sarebbe dedicata a scarpe serie e abitini eleganti. Chissà?

A rispetto della verità storica, va detto che l'uomo si è in seguito rifiutato di rimborsare alla moglie due paia di slip rossi e blu a strisce con l'immagine di Snoopy al centro.
Eh, no!, pare abbia eslcamato, Se devo pagare io, che sia almeno biancheria sexy!

Sia come sia, un pomeriggio la donzella è andata a fare shopping, decisa a dare una svolta definitiva al proprio look. Si è così infilata in svariati camerini, dove ha provato gonne e delicati pullover, scoprendo peraltro di non apparire male sotto tali spoglie.

È quindi con un sospiro punteggiato da interrogativi senza risposta, che alla fine è uscita dall'ultimo negozio stringendo un sacchetto il cui contenuto era una felpa grigia e due paia di slip: uno con l'immagine di un orribile gatto nero e l'altro con la bandiera dell'Inghilterra. Chissà se risulteranno sufficientemente sexy per ottenere il rimborso?

venerdì 9 settembre 2011

After all I'm forever in your debt

Una donna prende la barca del marito per andare a fare un giro sul lago.

Accende il motore e si spinge poco lontano, poi spegne, butta l’ancora e si mette a leggere il suo libro.

Arriva una guardia forestale in barca. Si avvicina e le dice:

"Buongiorno, signora. Cosa sta facendo?"

"Sto leggendo un libro", risponde lei (pensando: non è forse ovvio?).

"Lei si trova in una zona dove la pesca è vietata", le dice la guardia.

"Grazie per l'informazione, agente, ma io non sto pescando. Sto leggendo."

"Lo vedo, ma lì ha tutta l’attrezzatura. Per quanto ne so, potrebbe cominciare in qualsiasi momento. Devo portarla con me e fare rapporto."

"Se lo fa, agente, dovrò denunciarla per molestia sessuale", dice la donna.

"Ma se non l’ho nemmeno toccata!", protesta la guardia forestale

"Questo è vero, ma ha lì tutta l’attrezzatura. Per quanto ne so potrebbe cominciare in qualsiasi momento."

"Le auguro buona giornata signora."


La guardia se ne va.


MORALE: Mai discutere con una donna che legge. È probabile che sappia anche pensare.

Everyday I look at myself and I wonder why

Siamo in tanti al mondo. Davvero, davvero tanti.

SO che non piacerò a tutti.

Quando però una persona mi sorride, mi dice cose simpatiche, si mostra servizievole e disponibile... non mi aspetto poi di essere evidentemente ignorata da lei, o di scoprire di essere stata tagliata fuori da qualcosa.
Se ti sto sulle scatole, o se ti ho fatto uno sgarbo, dimmelo.
C'è tanta gente da incontrare, tante esperienze da fare nella vita. A che pro fingere benevolenza, non capisco.

Mah.

p.s. Queste sono considerazioni personali, non credo che la persona a cui sto pensando passerà mai di qua a leggere. In ogni caso, il punto interrogativo resta.

venerdì 2 settembre 2011

Parole, parole, parole - 2

Prosegue da qui.
Non è solo una questione di libri e non è solo una questione di adesso.

L'abitudine degli esperti di turno a trovare valide giustificazoni ai prezzi alti di qualsivoglia prodotto non sono certo una novità, in Italia.
Esempi? Sì, esempi, visto che io non posso fregiarmi di alcun titolo e non sono esperta in nessun campo. Le mie affermazioni, da sole, a differenza delle loro, che vengon pubblicate sui giornali e vengono ripetute al tiggì, non hanno valore, quindi c'è bisogno di esempi.

Correva l'anno 2000, e verso la fine di dicembre detti alla luce un frugoletto di 3 chili e 100 grammi. Per una serie di eventi che non starò ora a elencare, il suddetto frugoletto venne allattato al biberon, con latte artificiale.
Nell'a.d. 2001 il latte in polvere più economico, venduto in farmacia, era il BEBA, della Nestlé. Soprassediamo momentaneamente sul brivido che ci corre lungo la spina dorsale al suono della parola Nestlé e andiamo avanti a esaminare la faccenda.
Una confezione da 800 grammi era venduta alla cifra di 60.000 Lire.
Essendo il frugoletto particolarmente vorace, arrivò in brevissimo tempo a consumare l'intera confezione in 4-5 giorni. In quel periodo, per fortuna, il padre del frugoletto e qualche parente dovettero recarsi in Germania diverse volte e già che c'erano ne approfittavano ogni volta per riempire la valigia di scatole identiche di latte in polvere dal costo - equivalente in marchi - di 18.000 Lire, acquistate al supermercato.

Forse qualcuno ricorderà che, proprio in quel periodo, ci fu un scandalo che riguardava proprio il prezzo del latte in polvere. Le prime risposte dei famosi esperti furono che la composizione del latte venduto in Germania era differente da quella venduta in Italia - dove, manco a dirlo, veniva venduto un prodotto sopraffino.

Purtroppo (per loro) molti genitori, per quando adorassero il proprio frugoletto, non poterono fare a meno di notare come i bambini tedeschi non apparissero poi consunti e rovinati a causa del consumo di un latte in polvere di formulazione meno nobile di quello che compravano loro a un prezzo circa tre volte più alto.
E sempre purtroppo per loro, it's a small, small world e a quanto pare non ero la sola ad avere in mano la prova tangibile della bugia: la composizione del BEBA venduto in Italia e la composizione del BEBA venduto in Germania era identica.

Ci vollero circa quattro-cinque anni, prima di trovare in Italia del latte in polvere per l'infanzia a prezzi analoghi a quelli che si trovavano altrove e il mio frugoletto era ormai proiettato verso un bel cinghialotto in salmì, cresciuto sano, robusto, vivace e forte nonostante quella porcheria di latte tedesco con cui i suoi indegni genitori avevano insistito a nutrirlo.

Ora aspetto che anche sul latte fresco la smettano di riportare le opinioni degli esperti, pronti a sostenere che in Italia un litro di latte costa 1,30 € contro i 0,49 € di quello che viene venduto in Germania perché le nostre mucche sono più simpatiche.

Dei libri viene affermato senza mezzi termini che costano mediamente meno che negli altri Paesi, quando non è vero.
Perché tanto, chi si dà la pena di controllare?

La gente è ignorante, in fondo, le si dice che per un prezzo più alto ha un prodotto migliore, o si mente dicendo che lo paga meno degli altri e nessuno va a verificare. Il problema è che c'è ancora la (mal riposta) fiducia nei cosiddetti "organismi preposti all'informazione": torno a casa dal lavoro, sono stanco e ho altre cose importanti a cui badare, cosa faccio? Spulcio il quotidiano o ascolto il telegiornale e in buona fede credo di essermi informato.

Il problema è che l'informazione viene nascosta e occultata e se la voglio raggiungere devo darmi da fare e cercare su internet, conoscere qualche lingua straniera che mi consenta di tenere il polso della situazione anche fuori dall'Italia, magari avere la fortuna di viaggiare spesso o di conoscere qualcuno che lo fa e che può riportare dati tangibili da confrontare con quelli che i media mi propinano. E tante persone non hanno il tempo, la voglia o le capacità per fare tutto questo. Così arrivano gli esperti, presumibilmente con tutto da guadagnare a spargere informazioni non corrette per rallentare al massimo il processo. Magari approfittandone per gettare letame su noi non esperti che ci arroghiamo il diritto di sbugiardarli.

Ci sono voluti tanti anni, per risolvere la questione del prezzo del latte in polvere. È vero, alla lunga si è abbassato, ma intanto quanti bambini sono stati nutriti a costi proibitivi per i genitori? Nessuno ha pensato a costringere la Nestlé a rimborsarmi tutti i soldi che ho ingiustificatamente sborsato?

Si abbasseranno anche i prezzi di copertina dei libri, ma quando? E quanti piccoli librai e piccoli editori chiuderanno, prima che questo si verifichi? E quanti autori emergenti non avranno più la possibilità di emergere? E quanti libri in meno avremo da leggere noi lettori?

giovedì 1 settembre 2011

Parole, parole, parole

Non ho mai affrontato, in questi giorni, un argomento che è stato a lungo dibattuto in rete, ovvero la nuova legge Levi, anche detta "legge anti-amazon".

Per coloro i quali ancora non lo sanno, si tratta di una legge nata con lo scopo dichiarato di proteggere la cultura, nella persona dei piccoli editori e dei librai indipendenti.
Legge che si è realizzata in un controllo dello sconto applicabile, che non potrà più superare il 15% - salvo poche eccezioni - e che non potrà essere applicato nel mese di dicembre, notoriamente il più gettonato.

Ho letto di tutto, in questi giorni, soprattutto espressioni di indignazione da parte dei lettori.
Pare che in Italia in un anno si vendano tre libri per ogni persona. Il che non significa necessariamente che in Italia si legga poco, dal momento che si parla di libri nuovi. Chi ama leggere si serve anche delle biblioteche, del book-crossing, dei prestiti, acquista libri usati... insomma, si arrangia, perché i prezzi stampati sulle copertine sono spesso alti, troppo alti per le tasche di uno studente, di un lavoratore precario, di una casalinga, di un cassaintegrato, di un pensionato. Conosco tante persone che leggono e comprano ben più di tre libri l'anno e solitamente aspettano gli sconti per tirare fuori il portafoglio.
Ora non potranno più farlo, o comunque il loro potere d'acquisto non sarà più lo stesso.

Quindi il primo risultato che ci porta questa nuova legge è un evidente disagio per i lettori forti. Questo credo si ripercuoterà sulle librerie, specie quelle piccole, e sulle case editrici, specie quelle piccole. Le stesse categorie che la legge dichiara di voler proteggere.

Una banale e semplice applicazione della più banale e semplice legge di mercato vorrebbe che, a fronte di una ridotta richiesta, il prezzo di un prodotto cali. Quello che mi domando è quanto tempo possano rimanere a galla le piccole librerie e le piccole case editrici, prima che anche le grandi siano intaccate e il prezzo del prodotto "libro" scenda.
Chi sarà rimasto? Ai posteri l'ardua sentenza, io però non sono molto ottimista per quanto riguarda la sorte di queste piccole categorie.

In questi giorni ho trovato anche svariati articoli, su testate o blog o social network, che presentavano dei confronti con i Paesi esteri.
Chi osservava che dappertutto esiste amazon, ma solo in Italia la risposta è stata una legge talmente ad hoc da essere ribattezzata la legge anti-amazon.
Chi ribatteva che però all'estero i libri non vengono scontati e quindi questa legge non fa altro che adeguarsi alle normative che già esistono in altri Paesi.
Chi sosteneva che però fuori dall'Italia i libri costano poco e quindi la gente li compra anche senza sconto.
E persino chi ha avuto il coraggio di dichiarare che i libri al'estero costano molto di più. Qui l'articolo che per quanto mi riguarda è stato la classica goccia che fa traboccare il vaso. In particolare la frase: Crederei che il prezzo alto è la causa degli indici di lettura italiani, purtroppo però sono molto più bassi di quelli tedeschi e francesi dove vige un rigido prezzo fisso e i prezzi sono mediamente più alti.

Il Sig. Stefano Mauri (presidente e amministratore delegato del gruppo editoriale Gems e presidente del Gruppo editori di varia, dell’Associazione Italiana Editori) afferma con la sicurezza di chi non vuole essere contraddetto che in Italia i prezzi dei libri sono mediamente più bassi di quelli tedeschi e francesi.
Una signora mi ha fatto personalmente sapere su facebook che nel mondo anglosassone i libri costano ben più che in Italia.

Ora, siccome io nel mio giudizio andavo abbastanza a spanne (e il mio giudizio era che fuori dall'Italia i libri costano meno), ho deciso per amor di correttezza di verificare. Chi ha ragione?

Ho fatto un test rapido e semplice: ho scelto qualche titolo a caso, i primi che mi venivano in mente.
Ho scelto di confrontare il prezzo pieno di vendita in Italia, Germania, Francia, Regno Unito e Stati Uniti.
Ho fatto attenzione a scegliere almeno un autore per Paese, in più ho aggiunto un titolo di autore finlandese, per confrontare anche il prezzo di vendita di un libro che era stato tradotto da tutti.
Per i prezzi in dollari e sterline ho applicato il cambio odierno.

Ecco i titoli su cui ho fatto il confronto: Il Nome del vento, di Patrick Rothfuss (autore USA); Il Nome della Rosa, di Umberto Eco (autore Italia); Cuore d'Inchiostro, di Cornelia Funke (autore Germania); L'Anno della Lepre, di Arto Paasilinna (autore Finlandia); L'Occhio del Lupo, di Daniel Pennac (autore Francia); Il Libro delle Cose Perdute, di John Connolly (autore Irlanda); I Love Mini-shopping, di Sophie Kinsella (autore UK); I Pilastri della Terra, di Ken Follett (autore UK); Harry Potter e i Doni della Morte, di Joanne K. Rowling (autore UK); IT, di Stephen King (autore USA).

10 libri a confronto.

In 5 casi su 10 il prezzo più alto è quello della copertina italiana (Il Nome della Rosa; Cuore d'Inchiostro; L'Anno della Lepre; Il Libro delle Cose Perdute; I Pilastri della Terra). In 4 casi il libro italiano è il secondo più costoso (L'Occhio del Lupo; I Love Mini-shopping; Harry Potter e i Doni della Morte; IT). In 1 caso, la versione italiana si trova al terzo posto (Il Nome del Vento). MAI il libro italiano è il più economico.

Con 7 libri al prezzo più basso il Paese in cui leggere costa meno si rivelano gli Stati Uniti.

Assegnando al prezzo più alto il primo posto e a quello più basso il quinto, con 4 libri al primo posto, 1 al secondo, 1 al terzo, 2 al quarto e 2 al quinto la Francia è il Paese cove i libri costano di più - ovviamente dopo l'Italia. L'Italia è attualmente il Paese in cui i libri sono i più costosi.

Germania e Regno Unito se la giocano abbastanza alla pari, con 1 libro al primo posto per la Germania e nessuno per il Regno Unito, 2 libri per entrambe al secondo posto, 3 libri al terzo e 4 al quarto per la Germania, mentre in UK troviamo 3 libri al terzo, 3 al quarto e 1 al quinto.

Raccontatemi quello che volete: se pensate che questa legge favorirà la diffusione della cultura in Italia, o se pensate che finalmente grazie a questa legge il mercato dell'editoria decollerà e l'Italia non sarà più l'ultimo Paese in Europa a leggere.
Rassicuratemi sul fatto che entro breve, non essendoci più la possibilità di fare sconti, i prezzi di copertina scenderanno.
Ma non raccontatemi che i prezzi dei libri in Italia sono molto più bassi che negli altri Paesi. Perché questa è un'affermazione falsa come i soldi del Monopoli.

QUI il testo della legge.

lunedì 29 agosto 2011

You spin my head right round

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- Pronto, mamma?

- Ehi, ciao! Come va la gita, siete già arrivati a destinazione?

- No, tra poco saremo all'ostello, ma c'è un problema.

- Un problema? Quale?

- Appena là dobbiamo andare a pranzo, solo che io proprio non ho fame!

- [...] Beh, prova almeno a vedere cosa c'è...

- No, guarda: non ho proprio fame per niente!

- È un po' strano, è quasi l'una! Davvero non ti senti di mandar giù neppure un boccone?

- Niente di niente. Zero fame.

- Beh, cosa vuoi che ti dica? Se proprio non ce la fai, non mangiare. Se poi ti viene appetito più tardi hai sempre i due panini che ti ho preparato io!

- Ah, quelli! No, quelli li ho già mangiati.

- [...]

sabato 20 agosto 2011

In una caverna sotto terra viveva uno hobbit.

ovvero: Variazione di Chili Vegetariano Non Piccante con Tofu Fritto Al Basilico
ovvero: Rata-Tofu

Ebbene sì: oggi qui si cucina!
Cioè, in verità si mangia, perché l'idea di postare la ricetta di questo piatto mi è venuta quando l'ho visto spazzolare in pochi minuti al grido di, Ottimo, ce n'è ancora?
No, non ce n'è più. E ho dovuto fare le foto alle pignatte vuote. Però fidatevi: era proprio buono!

Passo a spiegare. Innanzitutto, gli ingredienti per 4 persone:

1-2 spicchi d'aglio
1 zucchina grossa
1 melanzana piccola
1 peperone rosso (oppure 1/2 peperone rosso e 1/2 peperone giallo)
1/2 barattolo di pelati
1 panetto di tofu (400 grammi)
4-5 cucchiai di farina
2 rametti di basilico
olio (extravergine) d'oliva
sale e aromi q.b.

Per prima cosa dovrete lavare, asciugare e affettare zucchina, melanzana e peperone/i. Fateli a pezzi con un coltellaccio, riduceteli in pezzetti piccoli ma non fatevi prendere la mano: non serve disintegrarli.

In una padella scaldate un pochino d'olio e poi fateci saltellare dentro l'aglio. Versateci quindi sopra gli ortaggi fatti a pezzi, insaporite con sale e aromi (io uso il comodo e pratico preparato granulare per brodo, un cucchiaino dovrebbe bastare) e lasciate sul fornello per qualche minuto mescolando di tanto in tanto.
Quando vedete che il tutto sta per attaccarsi al fondo della padella, diluite rovesciandoci dentro il mezzo barattolo di pelati, spatasciando i pomodori e distribuendo bene il sughetto rosso. Quindi abbassate il calore, buttateci dentro un rametto di basilico e coprite. Se vi sembra troppo asciutto aggiungeteci pure un goccio d'acqua, ma la vostra ridente padella non dovrebbe abbisognare di cotanta cura.


(Nella foto: la padella dopo essere stata svuotata, prima del lavaggio).




Estraete il panetto di tofu dalla plastica, scolatelo e asciugatelo bene. Ora asciugatelo meglio. Avvolgetelo in carta da cucina e premete bene per far uscire quanto più liquido possibile. Quando vi ritenete soddisfatti dell'opera, tagliatelo a cubetti di circa 1/2 cm x 1/2 cm.

A questo punto prendete un rametto di basilico e riducetelo in briciole. A me piace usare il mortaio, primo perché me l'hanno regalato e a qualcosa dovrà pur servire e poi perché fa tanto strega della foresta. Senza parlare della sensazione liberatoria di poter pestare e fracassare qualcosa senza preouccupazioni.


(Nella foto: il mortaio dopo l'uso, già lavato).




In un piatto versate la farina, unite la poltiglia di basilico e mescolate meglio che potete le due cose, aiutandovi con una forchetta o con le vostre belle ditina. Già che ci siete salate un pochettino. Quando ritenete che più mescolato di così non si può, versateci dentro i cubetti di tofu e girateli ad libitum, finché saranno bene infarinati.

Scaldate in un'altra padella abbastanza olio da poterci tuffare dentro i cubetti di tofu infarinati e fatelo. Tuffateci dentro i cubetti di tofu, intendo. Mescolate bene con un cucchiaio di legno finché saranno tutti belli dorati e croccanti.




(Nella foto: la padella dopo essere stata usata, prima del lavaggio).






Infine versate il tofu fritto nella padella con le verdure, mescolate ancora molto bene e servite.

La foto del piatto vuoto prima del lavaggio non ho pensato a farla e dopo il lavaggio mi sembrava cretino (cioè: troppo cretino), quindi niente foto del piatto.

Buon appetito!

lunedì 1 agosto 2011

I have noticed...

... that in spite of religion, the conviction as to one's own immortality is extraordinary rare.
Jews, Christians, and Muslims all "profess" belief in immortality, but the veneration paid to the first century of life is proof that they truly believe only in those hundred years, for they destine all the rest, throughout eternity, to rewarding or punishing what one did "when alive".
In my view, the Wheel conceived by certain religions in Hindustan is much more plausible; on that wheel which has neither end nor beginning, each life is the effect of the previous life and engenderer of the next, yet no one life determines the whole.
[J.L Borges, The Immortal]

domenica 31 luglio 2011

Happiness often sneaks in through a door you didn't know you left open. [John Barrymore]

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Cosa ci serve, per essere felici? 

Cosa ci basta, per essere felici? 

A volte ci serve troppo, a volte ci basta poco. 

La felicità è relativa.