Scommetto che qualcuno pensa di me che sono una scioperata: scrivo qua che sono sopraffatta dagli impegni, che non ho tempo di scrivere sul blog, eccetera mentre invece me ne sto rintanata tutto il giorno a giocare a Mah-Jong.
In primis, vorrei rendervi edotti di una cosa: se una volta ogni tanto uno ha voglia di starsene rintanato in casa tutto il giorno a giocare a Mah-Jong, lo trovo perfettamente accettabile. Puoi essere stanco, deluso, triste, arrabbiato, sull'orlo di una crisi di nervi... infilare una partita di Mah-Jong dietro l'altra ti svuota il cervello, ti riempie fino all'orlo di nulla e intanto il tuo IO più interiore elabora quel che deve elaborare. Benissimo, benedetto sia Mah-Jong.
Questo per dire che, se avessi trascorso giornate intere rintanata in casa a giocare a Mah-Jong, non me ne vergognerei al punto da inventarmi strabilianti impegni per nascondere il fatto.
Credo di aver fatto l'ultima partita a Mah-Jong un paio di anni fa. Quasi quasi è ora di ricominciare, eheheheh.
Ma a questo punto so che in platea c'è qualcuno che non sta più nella pelle dalla brama di sapere.
Cosa, cosa, COSA c'è che riempie le mie giornate, per tutti gli ananassi del pianeta?!
Ebbene, sarò criptica, nonostante la vostra folle e blasfema curiosità.
Sarò criptica perché quando si hanno dei progetti bisogna fare così, bisogna essere criptici.
Un po' per superstizione, un po' perché non si vuole senitre gente che ti dice, scendi un po' dal pero, non riuscirai mai a fare quella cosa che hai in mente, apri gli occhi, confrontati con il mondo reale...
Un po' perché un progetto è, per sua natura, un progetto e pertanto non ha ancora contorni abbastanza definiti per riuscire a parlarne in modo concreto.
Quindi, NUMBER ONE: questa settimana sono stata occupatissima a progettare. E quando arrivo alla fase di progetto, in genere ho già superato quella dei castelli in aria e quindi sto cominciando a cercare il modo e i mezzi per procurarmi la materia prima, che mi consenta di mettere in moto il Progetto TOP SECRET.
E siccome soprattutto all'inizio dell'impresa l'entusiasmo è a mille, passo ore a correre da un posto all'altro, a procurarmi del materiale, a cercare nomi e indirizzi e contatti...
NUMBER TWO: ciò che ho imparato a chiamare UFOs (Unavoidable Family Obligations).
Per esempio, il ferro da stiro nuovo giunto a distanza di un mesetto circa dall'ultima fatale sessione di stiro. Se fate un paio di conti, vi vengono una quarantina di lavatrici pronte da stirare e vi viene anche una irrefrenabile voglia di piangere.
Oppure, altro esempio, qualcuno in famiglia che ha bisogno con una certa urgenza di una visita specialistica e qui sarebbe troppo lunga da raccontare, ma la faccenda mi ha consumato già mezza giornata abbondante.
NUMBER THREE: il solito, il quotidiano, quello che occupa normalmente almeno il 60-70% delle mie giornate.
E per fugare ulteriori dubbi sula mia presunta inattività, annuncerò che nei tempi morti (ho fatto un paio di viaggi in U-Bahn senza essermi portata dietro niente da leggere e gli auricolari dell'Mp3 erano in stato di morte apparente) ho pensato e riflettuto.
Ah-ha! Adesso scappate, eh? E fate bene, perché ho riflettuto lungamente sui mali della nostra società e mi propongo di preparare un post per condividere queste mie riflessioni.
Scappate, finché siete ancora in tempo.
4 ore fa
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