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Grazie alla Icon Books che mi ha messo a disposizione una copia di Shakespeare on Toast, ho potuto leggere questo libro, scritto da un attore shakespeariano in carne e ossa: Ben Crystal.
Mi aspettavo ciò che il libro sin dall'inizio prometteva: un testo semplice, in grado di avvicinare a Shakespeare tutte quelle persone che ne temono addirittura il nome.
Essendomi io innamorata di William al primo verso, e non essendo la mia infatuazione mai venuta meno negli ultimi venticinque anni, non riuscivo a crearmi nella mente un identikit del presunto destinatario di Shakespeare On Toast: com'è fatta una persona che ha paura di Shakespeare? Cosa fa nella vita? Quali sono i suoi hobby?
Fin dai primi paragrafi, Ben Crystal mi leva ogni dubbio: si tratta di qualcuno che tra guardare la TV e leggere un libro non ha dubbi e sceglie la TV.
Si tratta di quegli individui che esclamano con superiorità: "Ma perché leggere il libro? Hanno fatto il film...!"
Si tratta di persone che, pur essendo madrelingua inglese, chiudono atterriti un libro se scorgono un thou sulla pagina.
Per conquistare tale pubblico, Shakespeare viene ripetutamente paragonato a un odierno sceneggiatore di soap-opera, e i suoi superbi scritti (le sue tragedie, le sue commedie...) assimilati senza pietà, per intensità di sentimenti e drammaticità di trama, alle telenovela che affliggono l'umanità da decenni.
Inutile dire che qualcuno che, come me, ami Shakespeare alla follia, rimarrà scioccato e anche un po' turbato da tali affermazioni.
Nella seconda metà del libro si esplorano, con dovizia di esempi e l'utilizzo di linguaggio e simboli tecnici: scelta dei vocaboli, metrica, espedienti poetici, sottigliezze del linguaggio... rischiando a mio parere di riprecipitare nel terrore quei lettori appena convinti della semplicità e abbordabilità di Shakespeare.
Che dire: l'intento era buono, ma il libro non ha mantenuto la promessa.
Personalmente penso che Shakespeare parli, oggi come 400 anni fa, al cuore e alla pancia, più che al cervello.
Penso che non sia assolutamente necessario sezionare Macbeth per coglierne la drammaticità, o ispezionare Sogno di una notte di mezza estate per sentirne la magia.
E - inter nos - penso che non sia necessario che tutti e chiunque apprezzino Shakespeare.
Non posso consigliare la lettura di Shakespeare On Toast a un appassionato del sommo, ma penso che chi abbia una cultura letteraria molto superficiale e sia curioso di saperne di più sarà più che soddisfatto.
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The purpose of this book is to let people who fear Shakespeare, stop fearing him and start to appreciate the greatest English poet of all times. It is a book for those people who normally choose TV over books.
That's why all through the book Shakespeare is easily compared to a soap-opera scriptwriter, and all his dramas and plays are compared to modern day soap-operas.
Whoever, like myself, loves Shakespeare and his work, is going to be shocked by such statements. Since this book does not add a thing to other works about Shakespeare, I wouldn't suggest anyone who has a passion for the great writer read it.
The second half of the book deals a lot with syllables and metrics, Elizabethan language, poetry tricks and subtleties... with plenty of examples and a technical language that will possibly scare all those readers who just convinced themselves that Shakespeare was easy to read and to understand.
I believe that it is not at all necessary to dissect "Macbeth", to grasp the drama in it, nor to inspect "Midsummer's night's dream", to feel its magic. Shakespeare wins one's heart today as he did 400 years ago: through one's heart and gut, much more than through one's brain.
I think this book started with a noble intent, but was not able to keep the promise.
Thanks to Icon Books for the reading.