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Cacciata dal Paradiso Terrestre - Michelangelo Buonarroti |
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Dopo essermelo trascinato dietro per circa tre mesi, finalmente qualche giorno fa ho finito di leggere "Paradise Lost".
Si tratta di un poema epico, scritto nel XVII secolo da Milton. Rivisita il mito biblico della caduta di Lucifero e del peccato di Adamo ed Eva nel paradiso terrestre.
La parte che ho preferito è stata quella in cui protagonista è Lucifero: è una scrittura potente, davvero epica, e la celebre frase "Better to reign in Hell, than serve in Heaven" non è che il corollario a pagine e pagine di riflessioni e ragionamenti di un angelo che si sente tradito, ferito e abbandonato.
Sono pensieri toccanti, soprattutto perché è molto facile immedesimarsi e seguire il filo dei pensieri di Lucifero continuando ad annuire e dandogli pienamente ragione.
Meno convincente ho trovato la parte in cui al centro ci sono Adamo ed Eva.
Soprattutto mi sono annoiata: Adamo che sbrodola per pagine e pagine di quanto è bellobuonoperfettoidillico Dio e tutto quel che ha creato.
Ripensando ad alcuni commenti di Lucifero, in cui si riferiva proprio all'eternità promessa da Dio esternando perplessità riguardo all'intrattenimento proposto (l'apice della gioia per gli ammessi in Paradiso è cantare le lodi di Dio ininterrottamente), non si può che essere ulteriormente dalla parte di Sua Maestà Infernale.
Il resoconto della caduta di Adamo ed Eva è molto fedele al racconto biblico, non solo per quel che riguarda i fatti, ma anche per l'atteggiamento e la presa di posizione di Dio.
Cerco di spiegarmi.
Il serpente suggerisce a Eva di mangiare il frutto dell'albero che Dio ha proibito di toccare, lei lo fa e convince anche Adamo a prenderne un po'. Al che Dio se ne accorge, si infuria e caccia entrambi dall'Eden, aggiungendo anche un paio di punizioni: Eva partorirà con dolore, e Adamo dovrà sudare sangue per procurarsi da mangiare (invece nel Paradiso Terrestre era tutto a sua disposizione, senza faticare).
Questi i fatti, in breve.
In "Paradise Lost" Adamo solleva parecchie proteste nei confronti di Eva, che si è lasciata convincere dal serpente a disobbedire a Dio; è consapevole che ci sono grossi guai in vista ma decide di condividere il destino di Eva, per amor suo.
Questo è un dettaglio incredibilmente romantico, ma altrettanto incredibilmente a doppio taglio. Perché sta a significare che l'uomo, di per sé, sarebbe bravo, buono e santo. È solo a causa della presenza e dell'interferenza della donna nella sua vita e nelle sue decisioni, che pecca. È a causa della debolezza di averla amata tanto, che Adamo si condanna.
Su questa linea, infatti, sembra pensarla anche Dio stesso, che accusa Adamo di aver amato più Eva che Dio. E questo è un peccato gravissimo. Ma c'è di più. Perché tra le grosse colpe di Adamo si annovera anche il fatto di non aver adempiuto alle proprie responsabilità di uomo, tenendo sotto controllo la donna che gli era stata affidata.
Quindi, riassumendo: Eva pecca perché mangia il frutto; Adamo pecca perché non è riuscito a impedirglielo e perché in seguito ha preferito condividere la sua sorte, piuttosto che rimanere fedele agli ordini di Dio.
NON perché mangia il frutto.
Poi ci si domanda come mai le donne siano considerate
meno dalle religioni monoteiste che condividono questo mito (cristianesimo e islam). No, forse non ce lo si domanda più, in ogni caso va riconosciuto che 4000 anni di modellamento cerebrale lasciano decisamente il segno! Già solo quando sento dire che le donne in una determinata epoca "potevano" fare questo o quell'altro, mi vengono i brividi. Ma la gente si ascolta, quando parla? "Potevano", perché c'era qualcuno (maschio e illuminato da Dio, manco a dirlo) che stabiliva l'ampiezza dei confini entro cui una donna era libera di muoversi, non certo perché ne avevano (o non avevano) la capacità.
C'è sempre stata la volontà di creare e mantenere diversità tra i due sessi, anche dove non ce ne sarebbero state.
Perché l'essere umano, fondamentalmente, crea un "diverso"? Psicologia spicciola: per sentirsi migliore.
Perché l'uomo, inteso come maschio, ha sempre manifestato questo disperato bisogno di differenziarsi dalla donna? Le "feminucce" sono i maschi che sono meno chiassosi, che mostrano sensibilità; i "maschiacci" sono femmine che contrastano l'idea secolare che associa tranquillità e sottomissione e simili tratti caratteriali alla coppia cromosomica XX. Ai posteri (?) l'ardua sentenza.
Ultima osservazione che c'entra e non c'entra con la filippica femminista: la punizione stabilita da Dio per la donna è stata che mettere al mondo i figli sarebbe stata un'impresa dolorosa. Questo stuzzica incredibilmente la mia curiosità: come era previsto che nascessero i figli, nel caso il frutto proibito fosse rimasto per sempre sul suo albero?