WE OWE IT TO EACH OTHER,
TO TELL STORIES.

Neil Gaiman

CARESS THE TALES
AND THEY WILL DREAM YOU REAL.

Nightwish

STORIES AND SONGS
ARE THE LANGUAGE OF THE HEART.

Stephen Lawhead


ALL STORIES ARE TRUE.
Patrick Rothfuss

A DREAMER IS ONE WHO CAN ONLY FIND HIS WAY BY MOONLIGHT,
AND HIS PUNISHMENT IS THAT HE SEES THE DAWN
BEFORE THE REST OF THE WORLD.
Oscar Wilde

THE CORE OF ALL LIFE
IS A LIMITLESS CHEST OF TALES.

Nightwish
ALL THE TRUTH IN THE WORLD
IS HELD IN STORIES.

Patrick Rothfuss

mercoledì 30 giugno 2010

Words don't come easy

pɹoʍ

Il mio Stregone dei Piccioni, che fine avrà mai fatto?! Son due giorni che lo snobbo, e avrei potuto finire la sua storia già da un pezzo. SIGH. SOB.

E invece... ore e ore della mia caduca vita spese sull'impaginazione di un documento in Word!

Qualcuno si è mai chiesto per qual motivo gli impaginatori NON USANO Word per il loro lavoro?
...
No, non è perché non hanno studiato.
Il motivo è molto più semplice. È perché Word FA SCHIFO. Chi lo ha ideato è un confusionario cronico e soffe di allucinazioni da fungo nonché di sonnambulismo molesto. Levategli la licenza di programmatore al più presto!

Gliel'hanno spiegato che il pacchetto Offiche HOME si chiama HOME perché lo usa gente che non è professionista, non è laureata in marzianologia applicata e non ha i mezzi per decodificare la logica da Lemming che ha perso il senso dell'orientamento che sta dietro alle impostazioni automatiche in meno di quattordici ore e mezzo?
Per non parlare delle impostazioni personalizzabili. Puoi fare tutto, ma al prezzo di: un'ulcera gastrica, tre scomuniche per aver bestemmiato e maledetto il nome (ignoto) dell'infausto inventore di Word e (con molta probabilità) una tastiera scardinata.

Vi ricordate nel lontano 2001, quando qualche buontempone aveva scoperto che digitando la data dell'attentato alle Torri Gemelle con non so più quale font di Word, si vedevano due grattacieli e un'esplosione?
Simpaticoni.
Capovolgiamo un po' la W di Word. Cosa otteniamo?

Bravi, otteniamo proprio: ʍ. Messaggi subliminali.....

domenica 27 giugno 2010

I saw an angel, of that I'm sure

Io ci ho provato.
Giuro che ci ho provato.

Quando ho finito di leggere Imagica il 13 giugno, mi sono detta, con tono imperativo:
Adesso per un po' basta romanzi. Fai una pausa. Devi ancora scrivere quasi tutto il libro sulla guerra civile inglese; devi occuparti del tuo Progetto Top Secret; devi stirare; devi esplorare con Luca le foreste e le piste ciclabili di Berlino e dintorni; devi organizzare un bel po' di cose per le prossime sei settimane: hai da fare, lo sai che se inizi a leggere un romanzo poi non riesci più a metterlo giù. Prevenire deve essere la tua parola d'ordine!

Proprio così, mi sono detta. E ho rispettato l'ordine.
Ho letto solo un libro intitolato The Grove of Dana, che tratta di spiritualità celtica, e ho ricominciato a leggere l'Edda, celebre antico poema epico islandese.
Non sono mica romanzi.
L'Edda, però, mi sta dando del filo da torcere: è già la seconda volta che la piglio in mano, e mi sto di nuovo ingarbugliando con i personaggi e gli avvenimenti. Dovrò dedicarle più attenzione, confesso che sto meditando di prendere appunti mentre leggo.

Insomma, non ho dedicato alla lettura più di un paio d'ore al giorno, per tuuuutto questo tempo.
Così ho portato avanti il libro sulla Guerra Civile inglese. Manca giusto l'ultima parte, non più di 2000-3000 parole, diciamo.
E ho stirato, oh! Quanto ho stirato!
Per quanto riguarda le altre incombenze, non posso certo dire di aver concluso, ma quantomeno sono andata avanti.

Ma non posso più andare avanti senza un romanzo (*piange, per rendere la scena più convincente*).

More about Wizard of the Pigeons
Così, per non rischiare di trasgredire eccessivamente l'ordine che mi è stato impartito da me medesima, ho optato per Wizard of the Pigeons, di Megan Lindholm (ovvero Robin Hobb), che, quantomeno, non è una trilogia, quindi è solo UN libro.


Ho come il presentimento che, invece che placare la mia brama di romanzi, questa azione avventata la farà esplodere in modo incontrollato, ma ormai ho le mani che tremano e paurosi tic alla palpebra destra, sono in crisi d'astinenza, se non leggo morirò.

Non cercate di trattenermi, non potete fare più nulla per me. Addio. Ci rivedremo dall'altra parte di Wizard of the Pigeons.

sabato 26 giugno 2010

“Seriamente”, cugino, amo una donna.

Interroghiamici questa sera sul concetto di umanità.

In base a cosa definiamo un essere vivente umano?
Generalmente, si tratta di una definizone fisica. Non bisogna superare un test di intelligenza, non è necessario dimostrare di possedere qualche dote in particolare. È sufficiente essere nati in una famiglia di esseri umani, è una specie di eredità a cui si ha diritto per nascita, non per merito.

Il fatto è che poi utilizziamo questo stesso termine, umano, per definire, per esempio, un cane che fa dondolare la culla di un neonato (nato umano) per farlo addormentare quando piange e la mamma non è lì. E la mamma, che non è lì a prendersi cura del proprio figlio, lei è umana?

È più umana una donna che si veste con un tailleur fresco di tintoria, sfoggia un taglio di capelli e una manicure da 250,00 € e affida i figli per 20 ore al giorno a una au-pair per andare a dirigere non si sa quale impresa, o è più umana una donna che vende il proprio ultimo nato per una manciata di dollari, che le consentiranno di tenere in vita per un altro mese gli altri dieci figli che ha?

È piu umana una donna che soffoca il proprio bambino con il cuscino perché è nato con la sindrome di Down, o è più umana una gorilla che adotta un cucciolo di lupo e lo tratta come se fosse suo?

È più umano il riccone quarantenne che paga per una nottata con una spogliarellista minorenne e tradisce la moglie, o è più umano il lupo che divide la preda catturara con la compagna ferita?

È più umano il miliardario che ordina alle ruspe di abbattere le baracche di centinaia di zingari in una gelida giornata di dicembre, o sono più umane le maestre di scuola a stipendio precario da 900,00 €/mese che aprono le proprie case ai bambini rimasti senza tetto?

Organizziamo missioni umanitarie per portare aiuti, cibo, vestiti e soldi ad esseri umani cui uno tsunami o un terremoto ha portato via tutto. E organizziamo guerre e inviamo multinazionali in Paesi che a breve dipenderanno da noi per un'altra missione umanitaria.

Dove sta l'umanità? Nella guerra, nel cibo, nella mano tesa, dove?
Non abbiamo neppure inventato dei parametri, per definire la nostra stessa umanità.
Come un re, che regna perché nato figlio di re in un Paese in cui la carica si eredita alla nascita, non deve dimostrare di essere in grado di regnare per farlo. Allo stesso modo, nessuno di noi è tenuto a dimostrare di avere umanità dentro di sé, per essere considerato umano.

Si parla di crisi dei valori, e si vanno a cercare questi valori chissà dove, generalmente in entità sovrannaturali, quando ci basterebbe cercare dentro di noi la nostra umanità e tirarla fuori. Sarebbe evidente al più meschino tra di noi, a quel punto, che è più umano porgere una mano al prossimo, piuttosto che pugnalarlo alle spalle. Forse non sarebbe conveniente, non ci garantirebbe denaro, potere e visibilità... ma sarebbe umano.
Le entità sovrannaturali hanno sempre creato solo discordia. Come mai? In fondo, se tutti fossero cristiani, non ci sarebbero discussioni su unioni gay o fecondazione assistita. Se tutti fossero musulmani, non ci sarebbero kamikaze che si fanno saltare in aria in mezzo a una scuola cattolica.
Il problema è che invece di considerarci umani crediamo ci dia più valore auto-proclamarci cristiani, musulmani o altro. C'è sempre e comunque la volontà di primeggiare, e si vuole ottenere tale diritto un po' come si è ottenuto il diritto ad appartenere alla razza umana: senza dimostrare nulla in particolare, semplicemente sbandierando la propria appartenenza a questa o quella schiera.

L'opportunista è umano? Quello che sfrutta la faciloneria altrui, la fede altrui per piantare coltelli nelle schiene un po' di tutti, sempre e solo allo scopo di primeggiare.
Ecco come nascono i nani di plastica, che vogliono vedere tutti abitare nella casa di Barbie, con un sorriso finto e una vita finta, senza consapevolezza e domande. Grottesco, o umano?

Stiamo perdendo la nostra umanità e abbiamo il terrore di recuperarla.
È una cosa che ci spaventa, perché quando guardi giù vuoi vedere il pavimento, e se hai il sospetto che sotto invece troverai una voragine, non vuoi guardare in basso. E se qualcuno ti incita a farlo, te la prendi con lui, lo insulti, ti arrabbi. Tu in basso non ci guardi. Non vuoi vedere che la tua vita è finta, la tua casa è di plastica e le tue amicizie sono solo manichini. Meglio continuare a camminare senza vedere, giudicando un disfattista e un pessimo moralista chi denuncia questa perdita di umanità collettiva.

Giudicare è così facile, e ci mette nella condizione di primeggiare. Ci sentiamo migliori degli altri perché abbiamo un'automobile più grande. Perché andiamo al ristorante una volta alla settimana. Perché andiamo a Cortina a sciare in inverno. Perché compriamo le scarpe di Prada.
Poi teniamo nella nostra piccola impresa una persona con un contratto precario e uno stipendio da fame per decenni, pur di poterci permettere queste cose e dimostrare che valiamo tanto.
Valiamo tanto, secondo quale unità di misura? Non in umantià, questo è certo.

Giudicare "criminale" un disgraziato che ha subìto ogni sorta di soprusi e umiliazioni pur di sottrarsi al regime di un Paese che lo avrebbe voluto morto è facile. Più facile che ricordare che le cose vanno conquistate, non ci spettano di diritto. Ci dà fastidio avere davanti agli occhi delle testimonianze così concrete di cosa un essere umano ha costretto un altro essere umano a subire. Ci mette a disagio, ammettere che c'è ancora al mondo chi è disposto a lottare, sporcarsi, soffrire e rischiare la vita, piuttosto che piegare la testa davanti a una vita di plastica. Non vogliamo vedere, ammettere, prendere consapevolezza. Vogliamo la nostra vita di plastica, la nostra casa di Barbie, la nostra settimana a Cortina. A spese di qualcun altro, che va tenuto rigorosamente fuori dal quadro di plastica.

La mia generazione, in Italia ma probabilmente in tutto il mondo "occidentalizzato", è cresciuta così: avendo tutto, ogni cosa, per diritto di nascita.
Noi, gli adolescenti degli anni '80, che hanno goduto del boom economico, che hanno assistito all'evoluzione tecnologica più incredibile che si potesse immaginare, che non hanno avuto battaglie da combattere perché era già tutto bello, pronto e servito, che avevano la sola preoccupazioe di scegliersi il colore del Moncler.

I nostri genitori, i giovani degli anni '60, avevano combattuto e vinto per noi battaglie civili come i diritti delle donne, erano riusciti a imporsi all'attenzione dei "potenti", avevano avuto il fegato di occupare le prime linee, di pretendere di essere ascoltati. Hanno ottenuto dei risultati e ce li hanno donati insieme al nostro visto d'ingresso nel mondo. Hanno voluto che nulla ci mancasse, hanno rimosso la loro infanzia e le loro privazioni, non ce le hanno neppure raccontate, ormai per noi sono storie di "altri".

Perché i loro genitori, negli anni '40, hanno vissuto la guerra. Hanno mangiato poco e male, si sono nascosti, hanno venduto preziosi ricordi per un chilo di farina al mercato nero, hanno bevuto il caffè fatto con le foglie di cicoria, hanno perso amici e famiglia sotto le bombe. Hanno cresciuto i propri figli insegnando loro le lezioni che la guerra aveva insegnato loro, li hanno cresciuti cercando di fare di loro degli esseri umani, dal momento che avevano visto abbastanza orrori e azioni inumane nel corso della guerra.
D'altronde, i loro genitori, la generazione cresciuta negli anni '20, aveva vissuto qualcosa di simile.

Noi, paninari o anonimi ragazzini degli anni '80 abbiamo avuto tutto e subito e stiamo crescendo i nostri figli, adolescenti del primo decennio del XXI secolo, esigendo che abbiano ancora di più di quello che abbiamo avuto noi, che giá era troppo, e insegnando loro che avere tutto è un loro diritto, che dove non arriva la capacità o l'intelligenza arriva il portafoglio, poco importa che sia il loro o quello di un altro.
Noi abbiamo voluto costruire il mondo di plastica stiamo insegnando loro che deve restare così e ci spaventiamo inseme a loro, se vediamo spuntare una radice o una foglia. Cos'è quell'indecenza, via!
Vanno male a scuola? Certo non è colpa delle ore trascorse davanti alla TV di Maria De Filippi, o delle interminabili conversazioni via msn.
La responsabilità è naturalmente dell'insegnante, che non ha capito che la sua mansione non è quella di insegnare qualcosa ai ragazzi, ma di fargli avere il diploma. Così si insultano, accusano e screditano le scuole statali, perché è solo nelle scuole private che gli insegnanti hanno capito e accettato il loro importantissimo compito.
Anche l'educazione è di plastica e si può contrattare.

Siamo riusciti a seppellire l'umanità, che era nostra di diritto, e a costruire dei surrogati artificiali alla nostra vita, che era anch'essa nostra di diritto.
Solo che non funziona, abbiamo fatto un casino e ci incolpiamo l'un l'altro.

È questo, il destino della razza umana?

Mi domando se il pianeta sentirebbe la nostra mancanza. Forse no. In fondo, è riuscito a riorganizzarsi benone, dopo l'estinzione dei dinosauri.

venerdì 25 giugno 2010

Ma le canzoni son come i fiori Nascon da sole sono come i sogni

Scommetto che qualcuno pensa di me che sono una scioperata: scrivo qua che sono sopraffatta dagli impegni, che non ho tempo di scrivere sul blog, eccetera mentre invece me ne sto rintanata tutto il giorno a giocare a Mah-Jong.

In primis, vorrei rendervi edotti di una cosa: se una volta ogni tanto uno ha voglia di starsene rintanato in casa tutto il giorno a giocare a Mah-Jong, lo trovo perfettamente accettabile. Puoi essere stanco, deluso, triste, arrabbiato, sull'orlo di una crisi di nervi... infilare una partita di Mah-Jong dietro l'altra ti svuota il cervello, ti riempie fino all'orlo di nulla e intanto il tuo IO più interiore elabora quel che deve elaborare. Benissimo, benedetto sia Mah-Jong.

Questo per dire che, se avessi trascorso giornate intere rintanata in casa a giocare a Mah-Jong, non me ne vergognerei al punto da inventarmi strabilianti impegni per nascondere il fatto.
Credo di aver fatto l'ultima partita a Mah-Jong un paio di anni fa. Quasi quasi è ora di ricominciare, eheheheh.

Ma a questo punto so che in platea c'è qualcuno che non sta più nella pelle dalla brama di sapere.
Cosa, cosa, COSA c'è che riempie le mie giornate, per tutti gli ananassi del pianeta?!

Ebbene, sarò criptica, nonostante la vostra folle e blasfema curiosità.

Sarò criptica perché quando si hanno dei progetti bisogna fare così, bisogna essere criptici.
Un po' per superstizione, un po' perché non si vuole senitre gente che ti dice, scendi un po' dal pero, non riuscirai mai a fare quella cosa che hai in mente, apri gli occhi, confrontati con il mondo reale...
Un po' perché un progetto è, per sua natura, un progetto e pertanto non ha ancora contorni abbastanza definiti per riuscire a parlarne in modo concreto.

Quindi, NUMBER ONE: questa settimana sono stata occupatissima a progettare. E quando arrivo alla fase di progetto, in genere ho già superato quella dei castelli in aria e quindi sto cominciando a cercare il modo e i mezzi per procurarmi la materia prima, che mi consenta di mettere in moto il Progetto TOP SECRET.
E siccome soprattutto all'inizio dell'impresa l'entusiasmo è a mille, passo ore a correre da un posto all'altro, a procurarmi del materiale, a cercare nomi e indirizzi e contatti...

NUMBER TWO: ciò che ho imparato a chiamare UFOs (Unavoidable Family Obligations).
Per esempio, il ferro da stiro nuovo giunto a distanza di un mesetto circa dall'ultima fatale sessione di stiro. Se fate un paio di conti, vi vengono una quarantina di lavatrici pronte da stirare e vi viene anche una irrefrenabile voglia di piangere.
Oppure, altro esempio, qualcuno in famiglia che ha bisogno con una certa urgenza di una visita specialistica e qui sarebbe troppo lunga da raccontare, ma la faccenda mi ha consumato già mezza giornata abbondante.

NUMBER THREE: il solito, il quotidiano, quello che occupa normalmente almeno il 60-70% delle mie giornate.

E per fugare ulteriori dubbi sula mia presunta inattività, annuncerò che nei tempi morti (ho fatto un paio di viaggi in U-Bahn senza essermi portata dietro niente da leggere e gli auricolari dell'Mp3 erano in stato di morte apparente) ho pensato e riflettuto.

Ah-ha! Adesso scappate, eh? E fate bene, perché ho riflettuto lungamente sui mali della nostra società e mi propongo di preparare un post per condividere queste mie riflessioni.

Scappate, finché siete ancora in tempo.

mercoledì 23 giugno 2010

The Mind's Eye

E continuo imperterrita a disertare il mio stesso Blog: è già mercoledì e questo è il primo post della settimana, che giunge a notificare allo sporadico lettore che ho il cervello in cenere a causa della quantità e della varietà di cose che si ammucchiano nelle mie giornate in maniera da sovraccaricare e mandare in corto circuito le mie povere sinapsi. ZAP!

Incapace quindi di articolare un post degno di tal nome, vi invito ad ascoltare un brano dei Dark Tranquillity, che si intitola The Mind's Eye. Post musicale, quindi, ma senza l'onere della traduzione del testo, visto che si tratta di un pezzo strumentale!

Buon ascolto.


domenica 20 giugno 2010

Riepilogo

Il sole oggi è parecchio indeciso: si mostra, si nasconde, si mostra ancora per oi tornare a nascondersi...
Così sono a casa, ascolto in cuffia marcette folk irlandesi mentre la TV è sintonizzata su Italia-Nuova Zelanda e Luca si sta guardando la sua prima partita "seria". Ne ha approfittato per svuotare un pacco di Feuer Drachen, e non è ancora finito il primo tempo.

Faccio il ripilogo e poi magari preparo una playlist diversa dal solito, non contenente brani gothic-metal. Forse.

- Lagoon -> omonima canzone by Nightwish;

- A te che mi hai insegnato i sogni e l'arte dell'avventura -> dalla canzone "A te", by Jovanotti;

- A volte è necessario andare via dal mondo per vedere il mondo -> dal romanzo "Imagica", by Clive Barker;

- Everything's cool and I feel fine -> dalla canzone "Alive!", by Omnia;

- I am... -> dal brano "The Coming of the Milesians", tratto da "The Book of Invasions" (miti irlandesi);

- Ti sorridono i monti -> dalla sigla del cartone animato "Heidi"!

Beh, pensavo peggio visto che domenica scorsa non ho riepilogato, ma mi è andata bene!
Ma mi rendo conto che la fatica mi ha stremato, non ho abbastanza forze per accingermi all'opera "playlist", credo che mi farò un pisolino...

NOTA: ore 20:20 -> playlist aggiornata. Tutta musica cosiddetta pagan folk. Buon divertimento!

venerdì 18 giugno 2010

Ti sorridono i monti

Ore 15.30. Cortile della scuola.

Luca: - Mamma, tipregotipregotiprego andiamo al Penny Markt a comprare le Feuer Drachen? Sono stra-buone e costano solo 69 centesimi e Gianfranco dice che si trovano al Penny Markt e tipregotiprego possiamo comprarle?

Mamma: - Oh, eh, uhm. Le cosa?

Luca: - Le Feuer Drachen!!!! Sono patatine piccanti-piccantissime, ma buone-anzi-super-buone! Gianfranco dice che costano solo 69 centesimi! Dai, andiamo!
Mamma: - Patatine piccanti? E da quando in qua ti piace la roba piccante?

Luca: - La roba piccante non mi piace, mi piacciono solo le patatine piccanti. E poi lo so perché le ho assaggiate, Gianfranco le ha portate a scuola e me le ha offerte e ha detto che le compra al Penny Markt e...
Mamma: - VA BENE!!!! Andiamo al Penny Markt, ma entri tu mentre io sto fuori con la bici, visto che è carica di roba.

Luca: - Evviva! Grazie, aspetta che vado a dirlo a Gianfranco! Ah, no, Gianfranco è già andato a casa.

[...]

Mamma: - Già che entri al Penny Markt, guarda se hanno i cancellini per la stilografica. Nel caso, compratene uno o due. Ti dò 5 €, basteranno per tutto.
Luca: - Sì, ma posso comprarne due, di pacchi di Feuer Drachen? Sono buonissime, e poi costano solo 69 centesimi!

Mamma: - Sì, va bene, comprane pure due ma fai bene i conti, per farci stare il cancellino.

[...]

Luca esce dal supermercato con le braccia cariche di pacchetti di patatine e lo sguardo illuminato.

Luca: - Mamma, pensa: quattro pacchi e non ho neppure speso tutti i 5 €!!

Mamma: - E il cancellino?

Luca: - Non ce l'avevano. Oh, ma hai visto? Non ci posso credere: quattro pacchi di Feuer Drachen e ho pure avanzato dei soldi!

Mamma: - Ma non è che eri obbligato a spenderli tutti, eh!

Luca: - Ah, no?

giovedì 17 giugno 2010

I am…

I am a wind on the sea

I am a wave of the ocean


I am the roar of the sea,

I am a powerful ox,

I am a hawk on a cliff,

I am a dewdrop in the sunshine,

I am a boar for valor,

I am a salmon in pools,

I am a lake in a plain,

I am the strength of art,

I am a spear with spoils that wages battle,

I am a man that shapes fire for a head.

[The Coming of the Milesians, Lebor Gabála Érenn: The Book of Invasions - Translated by Tom P. Cross and Clark Harris Slover]

Sono il vento che soffia sul mare

Sono un'onda dell'oceano

Sono il mugghio del mare,

Sono un bue possente,

Sono un falco sulla scogliera,

Sono una goccia di rugiada che splende nel sole,

Sono un cinghiale valoroso,

Sono un salmone nell'acqua,

Sono un lago in pianura,

Sono la forza dell'arte,

Sono una lancia distruttrice che porta battaglia,

Sono un uomo che ha fuoco nella testa.

[Tradotto da: Chiara De Giorgi]

martedì 15 giugno 2010

Everything's cool and I feel fine

Italia und Germania
Johann Friedrich Overbeck [Lubeck, 1789 - Roma, 1869]


Da qualche mese sto imparando a fregiarmi del titolo (meritato o no) di artista.

Beh, ok. Che io non sia un meccanico, un medico, un avvocato, un'imprenditrice, una parrucchiera o una cameriera (soprattutto!) era abbastanza chiaro.
Come auto-definirmi, allora?

Artista in fondo suona bene, lievemente intellettuale ma non troppo e ha il vantaggio di racchiudere in sé, come termine, svariate possibilità.
Nello specifico, ho deciso di auto-etichettarmi come scrittrice e raccontastorie.
Questo dopo aver pubblicato due libri e imboccato, quasi per caso, la strada della raccontastorie. Ecco, quella è una cosa che mi riesce davvero bene. Mi è sempre riuscita bene, ma non avevo ragione o ispirazione per portare questo mio talento al di fuori dell'ambito familiare.
Dopo aver ridotto l'intera famiglia all'impotenza causata da risate incontrollabili a seguito di una mia (magistrale) interpretazione di "Lucy e il Signor Tumnus" (Cronache di Narnia), ho subodorato la possibilità.

Utilizzando i miei libri come lasciapassare, mi sono subdolamente introdotta nella scuola elementare frequentata da Luca. Ho intrattenuto frugoli di terza-quarta-quinta-sesta, diventando, almeno tra di loro, una piccola celebrità (sì, sì: ho anche autografato i loro libri!)

Sono riuscita a infilarmi anche in una piccola libreria per bambini internazionale, organizzando un pomeriggio pellerossa in cui ho raccontato leggende dal mio secondo libro, con una coreografia organizzata all'uopo.

Sono sbucata persino a Sarzana, prendendo parte a una manifestazione libraria nel corso della quale ho dato il meglio di me con classi quarte e quinte elementari.
Infine a Milano, raccontando storie e organizzando lavoretti manuali con bambini di quarta e quinta.

Insomma, ci ho preso gusto.
Per la prossima stagione si preannunciano serate di lettura e addirittura notti bianche.

Ma veniamo al dunque.

Ecco una tipica conversazione "da artista", prima la versione Germania e poi la versione Italia.

Germania:
- Salve, sono un'autrice italiana di libri per bambini (porgo una copia). Vivo a Berlino, mi piacerebbe organizzare delle letture, magari dei laboratori con i bambini.
- Ke bella notizia! La nostra libreria (scuola/associazione...) propone questo genere di attività con molto entusiasmo! Ci piacerebbe moltissimo organizzare kualcosa con lei! Ordiniamo subito una manciata di libri alla casa editrice. Lei kuando è disponibile?
(segue piccola trattativa agenda alla mano sul momento migliore)
- Ottimo, ottimo. Mi faccia sapere di kosa ha bisogno e, naturalmente, kuanto kiede per il suo disturbo.
(seguono saluti e strette di mano)

Italia:
- Salve, sono un'autrice di libri per bambini (porgo una copia). Mi piacerebbe organizzare delle letture, magari dei laboratori con i bambini.
- Che bella notizia! La nostra libreria (scuola/associazione...) propone questo genere di attività con molto entusiasmo! Ci piacerebbe moltissimo organizzare qualcosa con lei! Quando è disponibile?
(segue piccola trattativa agenda alla mano sul momento migliore)
- Ottimo, ottimo. Allora la aspettiamo, eh?
- Ehm. Magari avrei bisogno di...
- Non si preoccupi. Porti pure tutto quello che le occorre!
- Ah, bene, ecco. E per la questione del pagamento?
- Ma no, ma no: non ci deve nulla, lo facciamo volentieri!
- Capisco. Beh, magari vorreste comprare qualche libro, nel caso a qualcuno interes...
- Ottima idea! Porti delle copie, così se qualcuno le vuole noi le compriamo con il 30% di sconto e le rivendiamo a prezzo pieno (no, non lo dicono così, ma è il succo).

CONCLUSIONE:
Campare facendo l'artista-scrittrice-raccontastorie è improbabile. Conviene avere un'attività (o un partner) come back-up, soprattutto all'inizio.
Però in Germania la cosa dà decisamente qualche soddisfazione in più.

lunedì 14 giugno 2010

A volte è necessario andare via dal mondo per vedere il mondo

Così alla fine ce l’ho fatta: ho finito di leggere Imagica, di Clive Barker.
Un romanzo lunghissimo, 1136 pagine, che ho letto fondamentalmente in due fasi: le prime 650 pagine in dieci giorni, le ultime 500 ieri pomeriggio!

More about Imagica

Per semplicità, parlerò di “prima metà” e “seconda metà” del libro, anche se non è una divisione precisa.

Nella prima metà ho sopportato stoicamente il protagonista, tale Mr. Gentle (ma è solo uno dei suoi molteplici nomi) che mi stava sulle scatole come in genere succede quando i protagonisti sono “troppo”: troppo figo, troppo successo con le donne, troppo acuto, e se per caso non capisce qual è la cosa giusta da fare ne fa una sbagliata ma ne esce bene comunque… Mi sembrava la classica proiezione dell’autore, o quantomeno di quello che all’autore piacerebbe vedere di sé.

Inoltre, altra cosa che mi ha disturbato, le scene di sesso nelle quali nulla è lasciato all’immaginazione infilate in quantità eccessiva rispetto alle reali necessità della trama.

Questi due particolari, in genere, io li associo a romanzi dalla trama scadente, che hanno pur bisogno di qualcosa per farsi leggere.
Quel che mi ha costretta ad andare avanti nella lettura era invece proprio la trama, che scadente non era, insieme all’ambientazione.

L’ambientazione riguarda il mondo dell’Imagica, qualcosa di misterioso e magico, ma che racchiude tutto, tutti i mondi esistenti. Si tratta di diversi “domini”, o “regni”, o “mondi”, ciascuno con un’esistenza indipendente, ma ciascuno legato agli altri. Antiche verità storiche scorrono da un mondo all’altro in sottofondo, nascoste, segrete, celate, a volte soffocate. Questa parte riguardante le verità storiche forse è stata un po’ frettolosa, sebbene ricorra dall’inizio alla fine del libro, poteva essere sviluppata meglio secondo me, magari sacrificando un amplesso o due (tono acido QUI).
La curiosità del protagonista, poi sostituita da volontà, infine da senso del dovere e responsabilità, lo porta a scoprire e svelare tante verità, una alla volta e mai tutte, sicché il ritmo riesce a mantenersi incalzante.

Gli squarci che si aprono sulla vita, le esistenze e le creature che caratterizzano i vari domini sono intriganti, a volte mi sarebbe piaciuto vederne una rappresentazione grafica. In ogni caso, oltre al mistico e al magnifico c’è parecchia cupezza, crudezza e malvagità. Ciò che si crede positivo non sempre si rivela tale, ciò che si crede reale talvolta non lo è.

Nella seconda metà, oltre a mantenere la trama incalzante e l’ambientazione fantastica, la storia ci mostra un protagonista ridimensionato e accettabile, nonché una più scarsa frequenza di situazioni hot, sebbene gli accenni al sesso si sprechino. Comunque la lettura è stata decisamente più scorrevole e più entusiasmante in questa parte che nella precedente.

Alla fine della storia i misteri vengono svelati, nuove possibilità scoperte e tutti sembrano trovare il proprio posto. Le antiche verità vengono ripristinate e accettate e si aprono timidamente nuove prospettive per tutti i domini dell’Imagica.

In definitiva, la storia è ben strutturata, con numerosi intrecci di trama ben gestiti e nessun filo lasciato in sospeso.
Un piccolissimo errore, ininfluente e rimediabile con un niente: diverse volte, nella prima parte del romanzo, si accenna al fatto che non esista una mappa dell’Imagica. Il protagonista, un artista di poco conto nel nostro mondo, ventila più volte la possibilità di mettersi lui a comporne una e infine decide proprio di farla e la fa. Ma c’è un momento in cui, in giro per non so più quale Dominio, vede sul tavolo alcuni oggetti, tra cui una mappa dell’Imagica. Non la usa, non la tocca, niente, quindi è una cosa che non ha alcuna influenza sulla trama e basta cancellarla e sostituirla con “un bicchiere di succo di pomodoro” o qualsiasi altra cosa e non è successo niente.

Un bel romanzo, che mi ha fatto piacere leggere nonostante ci abbia messo un po’ a decollare del tutto.

Adesso per un po’ cercherò di resistere e non affrontare altri romanzi, sebbene quelli che attendono in coda siano parecchi. Ho altre cose a cui dedicarmi, almeno per qualche settimana. Vediamo se ce la faccio!

sabato 12 giugno 2010

A te che mi hai insegnato i sogni E l’arte dell’avventura

Ho bisogno di una felpa nuova. Ne ho trovata una che mi piace veramente un sacco, eccola qui:




vista davanti
<----













vista dietro
---->








Il problema è che costa l'equivalente di quel che io spontaneamente sarei disposta a spendere per tre felpe e un pezzettino.
Ora l'arduo dilemma mi attanaglia.

Posso spendere meno, ed essere insoddisfatta della felpa che porto a casa, continuando a rivolgere il pensiero e il sospiro a quella che ho lasciato nel negozio. Con il rischio che un giorno, folle e accecata dalla cupidigia, io mi fiondi ugualmente nel negozio in questione e mi prenda comunque anche la felpa dei miei sogni, per poi vivere cullata dal rimorso.

Oppure posso prepararmi psicologicamente a superare l'attacco di panico che, so già, mi prenderà alla cassa allorché la commessa pronuncerà ad alta voce il totale; istruire il mio braccio affinché porga la carta di credito senza vacillare, intanto che le mie labbra si atteggiano a un sorriso naturale q.b. E poi vivere cullata dal rimorso MA con la mia bella felpina nuova addosso.

Uhmmmmmm......

giovedì 10 giugno 2010

Lagoon

Post Musicale per voi, in una lieta serata per me!

Nonostante il caldo torrido che mi ha fatto boccheggiare per quasi tutto il giorno, ora mi sto godendo una seratina tranquilla, sfruttando la luce che in queste giornate estive in prossimità del solstizio dura molto a lungo. Sono in giardino, seduta al tavolo, a picchiettare sulla tastiera mentre l'arietta fresca che si alza dal prato bagnato rinfresca tutto attorno. Che poesia.

E poi sono contenta perché sono riuscita a convincere i miei tre fratelli, tutti e tre, a venire a trovarmi qui a Berlino ad agosto. Veranno ciascuno accompagnato dalla rispettiva girlfriend, il che significa 6 ospiti contemporaneamente, un sacco di allegria e festa 24/24. Richiederà anche fantasia, spirito di adattamento e qualche sacco a pelo, ma ne vale la pena!

Così, esausta da tanto caldo e tanta felicità, la faccio breve e vi dedico un soave e rilassante post musicale: Lagoon, by Nightwish.



Imagine a perfect beach
Without a mermaid

Immagina una spiaggia perfetta
Senza sirene


Imagine a perfect hideaway
Without a time

Immagina un nascondiglio perfetto
Senza tempo


Ocean Soul

Anima dell'Oceano

Imagine a perfect Eden
Without a friend without a serpent

Immagina un Eden perfetto
Senza amici senza serpenti


Ocean Soul
Lonely Soul

Anima dell'Oceano
Anima Sola


"Feeling lonely and content at the same time,
I believe,
Is a rare kind of happiness"

"Sentirsi soli e soddisfatti allo stesso tempo,
Credo
Sia una rara forma di felicità"


Ocean Soul

Anima dell'Oceano

lunedì 7 giugno 2010

Oops! Riepilogo.

Tutta presa dalla bellezza della gita in bici fatta ieri e dal pensiero del concerto di David Garrett a cui assisterò insieme a Luca domani sera, mi era sfuggito il riepilogo.

Ah, beh, certo, poi c'è stata la faccenda dell'auto... riassuntino veloce? Diciamo che una boccata d'aria dal finestrino così salata non mi era mai capitato di prenderla!

Ahem.
Procediamo.

- Quando l'appetito c'è io mi sento come un re! -> dal film "Asterix e le dodici fatiche";

- Mai nessun ci dividerà -> dalla celebre canzoncina "Siam tre piccoli porcellin" (ah ah ah!!);

- Seven Woods -> da un poema di W.B. Yeats;

- My dreams -> idem;

- It's no sparrow -> idem (ma com'ero ispirata quella sera!);

- Guten Abend, gut Nacht, mit Rosen bedacht -> Dalla "Ninna Nanna" di Brahms;

- Quoth the Raven: "Nevermore." - Parte II -> appendice al post della settimana prima, citazione da "The Raven", by E.A. Poe (quel geniaccio!);

- Non avrò paura di crescere -> dalla canzone "A denti stretti", by Litfiba.

Pfiu! Finito anche per oggi. A settimana prossima!

domenica 6 giugno 2010

Non avrò paura di crescere



La costruzione della "Via del Muro" a Berlino è stata iniziata nel 2002 e terminata nel 2006.
La Via del Muro corre lungo il percorso del muro che sorgeva una volta a separare Berlino Ovest dalla DDR. È lunga 160 km.
[fonte: Berlin.de]


Non lontano da dove abito c'è un accesso alla Via del Muro, un tratto che corre tra l'autostrada da una parte e il Teltowkanal dall'altra. Prati, alberi, rane che gracidano, bivacchi improvvisati con tronchi e rami... questo ci ha accompagnato oggi mentre correvamo in bicicletta per quasi due ore lungo una piccolissima parte della Via del Muro.


Questa è una delle cose che adoro di Berlino: sei all'interno di una città in cui non manca niente, dal bar fighetto alla catena di supermercati e ti ritrovi a correre spensierato in bici per due ore (o più), circondato solo dalla natura e dai profumi e suoni che la caratterizzano: anatre, rane, vento tra le foglie, tigli in fiore, sottobosco... Il tutto senza dimenticare su che suolo si sta procedendo: il suolo di una città che ha vissuto e visto avvenimenti atroci, inumani e tristi e che si rifiuta di dimenticare e di seppellire tutto sotto una colata di anonimo cemento e le insegne luminose.

Abbiamo visto una colonna di bronzo, eretta in memoria di un uomo, rimasto ucciso nel tentativo di attraversare a nuoto il canale per passare a Ovest.
Così il vecchio e il nuovo si ritrovano fianco a fianco, il futuro ha bisogno della memoria per crescere solido e la memoria ha bisogno del futuro per diventare speranza.

venerdì 4 giugno 2010

Quoth the Raven: "Nevermore" - Parte II

Siccome bisogna sempre essere aperti alle nuove scoperte, e ammettere di tanto in tanto di non sapere tutto, gradisco apporre una giunta al post Quoth the Raven, "Nevermore.", di venerdÍ scorso.

L'aggiunta si veda nella forma del video seguente: una versione particolare del poema che mantiene il testo originale. Artista: Omnia.
L'ho appena scoperto, per questo motivo non potevo inserirlo una settimana fa.

Grazie per la cortese attenzione (non si sa mai, io sono ottimista).

Guten Abend, gut Nacht, mit Rosen bedacht

.


Avevo un sonno ieri sera...!

mercoledì 2 giugno 2010

It's no sparrow.



I will give no other proof than the hawk gives:
That it's no sparrow.

[On Baile's Strand, W.B. Yeats]
.

My Dreams



The boughs have withered
Because I have told them my dreams.

[The Withering of the Boughs, W.B. Yeats]

.

Seven Woods



I am contented for I know that Quiet
Wanders laughing and eating her wild heart
.

[In the Seven Woods, W.B. Yeats]

.

martedì 1 giugno 2010

Mai nessun ci dividerà

Avete presente il Cattivo tipico delle fiabe di poche pretese?
Quello che è Cattivo perché sì, quello che desidera visceralmente che il brutto, il malvagio e il puzzolente trionfino sul bello, il buono e il profumato...? Avete capito, no?
Voglio portare in tutto il mondo la Cattiveria e l'Oscurità! AHR AHR AHR!
Persnaggi poco credibili, insomma.

Personaggi che, per dire, minaccerebbero il sindaco di un paesino campano che ottiene un gran successo con la raccolta differenziata rendendo inutile la costruzione di un termovalorizzatore.
O, ancora più assurdo, staccherebbero la spina a interi parchi eolici per costruire delle entrali nucleari.
UHA UHA UHA! Sporcizia è il mio secondo nome! Ridurrò tutto a cenere e immondizia!

Oppure, questo genere di personaggio totalmente irreale permetterebbe a un sacco di terremotati di vivere in alloggi precari e/o tendoni spendendo i soldi che occorrerebbero per risanare le loro case nella costruzione di un inverosimilmente inutile ponte sullo Stretto di Messina. Che so, per dire.
MWHA MWHA MWHA! Sì! Cemento ovunque! Soffochiamo la Natura!

O anche - oggi davvero la mia fantasia non conosce limiti! - toglierebbero soldi agli invalidi o agli scolari di una intera nazione, preferendo finanziare carri armati e soldati.
YEEEE! Sono il Dio della Distruzione! Nulla mi fermerà!

...

Ma dai, ma chi ci crede, a questi personaggi? Sono solo finzioni...

Quando l'appetito c'è io mi sento come un re!

Ho deciso che un altro post di cucina è quel che vi meritate.

Nella mia infinita benevolenza vi illustrerò in qual maniera ottenere una sublime composta di fragole & rabarbaro.

STEP 1: Andate nell'orto e cogliete 1/2 chilo di fragole rosse e mature. Poi intrufolatevi nell'orto del vicino e fregategli quattro gambi di rabarbaro.
Nel caso vi siate già sbafati tutte le fragole dell'orto, o - peggio - non abbiate un orto, o - peggio ancora - non abbiate un vicino che coltiva rabarbaro, siete autorizzati a procurarvi detti ingredienti al mercato o al supermercato dietro casa.

STEP 2: Lo STEP 1 era uno scherzo.
Ecco gli ingredienti che vi servono per preparare la Sublime Composta di Fragole & Rabarbaro (di seguito: SCdF&R)

Come da foto, abbisognate di:
- 1/2 chilo di fragole;
- 1/2 chilo di rabarbaro;
- 1/2 chilo di zucchero (grezzo, raffinato, misto... fate voi);
- 1 mela.

STEP 3: Togliete i filini dai gambi di rabarbaro e tagliateli (i gambi) a pezzettini piccoli. La dimensione dei pezzettini è a piacere. Tenete conto che in fase di cottura si restringono un po', ma non del tutto.


STEP 4: Tagliate a pezzettini piccoli le fragole e privatele del picciolo (dettaglio che scrivo perché in tutti i veri ricettari viene scritto, ma mi sembra che uno dovrebbe essere in grado di arrivarci da solo, no? E che ti mangi, il picciolo della fragola? Mah!)

Utilizzate per l'operazione quello che volete: un coltellino da frutta, una mannaia da macellaio, una spada di Toledo o un raggio laser andranno egualmente bene.





STEP 5: Sbucciate la mela e tagliatela a spicchi.






STEP 6: Mescolate i pezzetti di frutta con lo zucchero in un capace recipiente.



STEP 7: Versate il tutto in un gran pentolone e mettete sul fornello acceso. Rimescolate un numero di volte che vi faccia sentire in pace con voi stessi e poi lasciate lì.



STEP 8: Quando il contenuto del pentolone si mette a bollire abbassate il calore e lasciatelo lì.

STEP 9: Di quando in quando date un'occhiata e una mescolata. La foto mostra il contenuto del pentolone al suo 45° minuto di cottura.



STEP 10: Quando il vostro occhio decide che secondo lui la marmellata è pronta, mettetene una cucchiaiata su un piattino per controllarne la consistenza. Al mio è successo dopo circa un'ora e mezza. (Scusate la foto sfocata)



Se giudicate che il vostro occhio ci abbia visto giusto, spegnete il fornello, levate gli spicchi di mela e versate la marmellata in vasetti di vetro, che poi chiuderete e metterete a testa in giù per tutta la notte (supponendo che sia sera). In questo modo si forma il vuoto, quella cosa che fa in modo che togliendo il coperchio al barattolo si senta clac! Il vuoto consentirà alla vostra SCdF&R di non fare la muffa pur non contenendo conservanti.




STEP 11: Il mattino dopo a colazione gustate la vostra formidabile SCdF&R accompagnandola con waffel caldi; pane; fette biscottate... e una tazza di tè, o caffè, o latte...





STEP 11: Fate morire d'invidia il vostro vicino taccagno che non vi ha offerto il suo rabarbaro svuotando un vasetto di SCdF&R a cucchiaiate davanti alla finestra aperta, in modo che vi veda.